Il
messaggio per la Pasqua 2016 alla Chiesa e al Popolo della Croazia è
stato divulgato con un video realizzato dal portale televisivo di
Laudato, da sempre vicino alle attività del Nunzio Apostolico a
Zagabria, e dalla Radio Cattolica Croata.
Con
il link al video di Laudato possiamo ascoltare il messaggio dalla
viva voce di S. E. l'Arcivescovo Alessandro D'Errico, e di seguito
leggiamo il testo da lui direttamente predisposto in italiano.
Messaggio pasquale
del Nunzio Apostolico
Arcivescovo Alessandro
D'ErricO
(Santa
Pasqua, 27 marzo 2016)
Cari ascoltatori, Sretan Uskrs!
Saluto
cordialmente quanti mi state ascoltando nella nostra bella Croazia ed estendo
un fraterno saluto anche a quanti sono fuori della Croazia, in particolare ai
croati di Bosnia ed Erzegovina e di Montenegro, ove ho avuto la gioia di
servire il Santo Padre e la Chiesa per diversi anni.
A
tutti auguro una Felice
e Santa Pasqua. Per voi e con voi prego che le
festività pasquali portino tanta serenità, tanta rinnovata speranza e tanta
gioia.
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Alcuni
pensieri mi stanno accompagnando in questi giorni così santi, quando celebriamo
la festa più importante dell'anno liturgico; e vorrei condividerli con voi, con
tutta semplicità.
Anzitutto,
mi pare importante ricordare che a Pasqua celebriamo il centro della nostra
fede: Gesù, che con la sua Croce ha vinto il peccato e la morte. È la festa
della vita. È la festa della luce, che emana da Gesù Risorto. Ma, nella
prospettiva particolare di quest’Anno
Giubilare Straordinario della Misericordia, penso che possiamo ben dire che la Pasqua è anche la Festa della tenerezza, della cura
amorevole e della misericordia, che Dio ha per ciascuno di noi. E ciò perché in
Gesù che risorge dopo esser morto sulla Croce per i nostri peccati, possiamo
contemplare il volto della misericordia di Dio nella sua più alta espressione.
Come
sapete, il Santo Padre Francesco sta ripetendo molto spesso in questo Anno
Giubilare che la misericordia è al centro della riflessione biblica, sia
nell'Antico Testamento che nel Nuovo Testamento. La natura misericordiosa di
Dio nei nostri confronti trova riscontro in tanti eventi della storia della
salvezza, dove la Sua bontà prevale sulla punizione e sulla distruzione.
Ma
è evidente che la storia della misericordia del Padre celeste raggiunge il suo
culmine in Gesù. In Lui tutto parla di misericordia e di amore. La Sua missione
è di rivelare che Dio è amore. Il Suo stesso nome "Gesù" significa "Dio
salva". I gesti che Egli compie, soprattutto
nei confronti dei peccatori, dei poveri, degli esclusi, dei malati e dei
sofferenti sono tutti all'insegna della misericordia. Nel Suo insegnamento, la
misericordia è presentata come la forza che riempie il cuore e consola con il
perdono. Soprattutto, la Sua morte sulla Croce è il gesto supremo dell'amore
spinto fino al sacrificio della vita, per manifestare e rivelare la
misericordia del Padre.
Ebbene,
tutto ciò non può non colmare il nostro cuore di serenità e di pace, perché
nella contemplazione di Gesù, volto della misericordia di Dio, troviamo la
certezza che non siamo soli nei cammini del mondo, quali che possono essere le
difficoltà. E siamo confermati nella fede che Iddio in Cui crediamo è Dio-con-noi, “Misericordioso e pietoso, lento all'ira e grande
nell'amore” (Salmo 103,8); Buon Pastore che cerca le pecore
smarrite; Padre premuroso e paziente che attende il ritorno del figlio prodigo (Lc 15).
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Consentitemi
di aggiungere un'altra breve riflessione. Lo scopo del-l'Anno Giubilare non è
soltanto quello di contemplare la misericordia che da sempre Dio ha verso di
noi, ma anche di ricordarci che i criteri che Dio usa nei nostri confronti
devono essere un punto di riferimento costante nelle relazioni che abbiamo con
i fratelli e le sorelle che incontriamo nella vita di ogni giorno.
È
quello che Gesù ha domandato fin dagli inizi del Suo ministero pubblico, nel
famoso Discorso della Montagna:
"Siate perfetti, com’è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48); "Beati
i misericordiosi, perché troveranno misericordia" (Mt 5,7). Proprio per questo
motivo Papa Francesco ha scelto come motto dell'Anno Giubilare le parole: "Misericordiosi come il Padre" (Misericordiae Vultus, 13). In altri termini, siamo chiamati a vivere e a testimoniare la
misericordia sempre, ma specialmente in quest’Anno di Grazia, sia nella vita
personale sia in quella comunitaria o sociale.
Vedete
bene che qui i campi di applicazione sono molteplici e impegnativi. C'è
anzitutto la necessità del perdono che dobbiamo offrire e domandare, come
ripetiamo nella preghiera che Gesù stesso ci ha insegnato: "Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li
rimettiamo ai nostri debitori" (Mt 6,12). Sappiamo per
esperienza che purtroppo questo non sempre è facile, specialmente quando
vediamo calpestati i nostri diritti e la nostra dignità di persone, o quando
vediamo gli interlocutori chiusi in angusti orizzonti di umane prospettive.
Tuttavia, anche allora Gesù continua a ripetere che dobbiamo perdonare e usare
misericordia, non solo sette volte ma settanta
volte sette (Mt 18,22).
Inoltre,
è necessario che ci rendiamo conto di quanto attuale e urgente sia la richiesta
di Gesù, anche al livello delle relazioni tra i popoli, e di quelle sociali,
specialmente nel contesto delle tensioni che spesso sperimentiamo nella nostra società, e ancor più delle ferite della guerra recente, che non sembrano ancora del tutto rimarginate.
Ebbene,
oggi che è Pasqua, dalla contemplazione di Gesù morto e risorto, volto della
misericordia di Dio, dobbiamo sentire il dovere di rinnovare il nostro impegno
di testimoni della misericordia,
della riconciliazione e del perdono. In questo modo, sono
certo che - come comunità cristiana – potremo dare anche uno specifico
contributo alla soluzione di tanti problemi che si dibattono.
Ricorderete
che San Giovanni XXIII, all’apertura del Concilio Vaticano II, affermò che
dobbiamo preferire la “medicina
della misericordia”, invece di
imbracciare le armi del rigore. E proprio questo ricordò San Giovanni Paolo II
anche al popolo croato, fin dal suo Primo
Viaggio Apostolico in Croazia, nel 1994. “Le ferite prodotte dall'odio - egli disse nel famoso discorso all'aeroporto - non si sanano col rancore, ma piuttosto con la
terapia della pazienza e con il balsamo del perdono: perdono da chiedere e da
concedere, con umile e generosa magnanimità".
Oggi, Papa Francesco - ispirandosi ai
suoi grandi predecessori - ripete che misericordia e giustizia non sono due
aspetti in contrasto tra di loro, ma due dimensioni di un'unica realtà. Davanti
all'idea spesso ricorrente della giustizia come mera osservanza della legge
(legalismo farisaico), egli afferma che il criterio da proporre oggi, per noi e
per tutti, è il grande esempio della misericordia di Dio, che va in cerca dei
peccatori, per offrire loro il perdono e la salvezza. E cioè, se la strada di
Dio è di andare oltre la giustizia, con la misericordia e il perdono, anche noi
siamo chiamati a percorrere il medesimo cammino di misericordia e perdono.
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Cari
amici, grazie per l'attenzione. A tutti vada il mio cordiale e fraterno augurio
pasquale.
Sretan
Uskrs!
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