giovedì 31 ottobre 2013

Presentazione del libro “I Croati di Kotor Varos” al convento francescano di Dubrava

I Francescani del Convento di Dubrava, comune della Regione di Zagabria, hanno organizzato la presentazione del libro di storia e documentazione “I Croati di Kotor Varos”. I Francescani di Dubrava appartengono alla provincia di Erzegovina e svolgono un particolare ruolo nel dialogo religioso in Croazia e nel collegamento culturale che riguarda i Croati di Bosnia-Erzegovina.
Il libro parla degli avvenimenti storici e recenti, legati alla guerra nell'ex-Jugoslavia, di una città della Bosnia-Erzegovina situata nella regione di Banja Luka; ed esso si inserisce nel complesso delle iniziative che attengono la riflessione e la documentazione intorno alla situazione dei Cattolici, rappresentati principalmente dalla componente croata, in Bosnia-Erzegovina. Questa riflessione in Croazia è molto sentita ed assume caratteristiche che attengono la tradizione religiosa e l'identità storico-culturale della nazione. Si comprende perciò l'importanza della presentazione che ha richiamato nel convento di Dubrava la partecipazione di molte personalità della cultura religiosa e laica della Croazia e della Bosnia-Erzegovina. Alla presentazione non è mancato l'Arcivescovo Alessandro D'Errico il quale, sia come Nunzio Apostolico in Bosnia-Erzegovina fino al 2012 e sia come attuale Nunzio Apostolico in Croazia, segue con particolare impegno ed attenzione la questione dei Cattolici e dei Croati di Bosnia-Erzegovina.

Il significato storico-culturale della presentazione è stato colto e pubblicato con particolare approfondimento dalle agenzie informative cattoliche di Croazia e di BiH (IKA e KTA) e dalla testata internazionale di Vecernji list. Segue la traduzione ad sensum del testo letto su Ika, ripreso e commentato anche dalle altre comunicazioni in rete.

2013/10/22 | 20:01 | IKA E – 154888/10
Presentazione del libro "I croati a Kotor Varos"
Pubblicato in occasione del 20° anniversario dell'aggressione serba a Kotor Varos


Zagabria (IKA) - Il libro "I croati a Kotor Varos", pubblicato in occasione del 20° anniversario dell'aggressione serba a Kotor Varos è stato presentato Martedì, il 22 Ottobre a Dubrava nel convento dei Francescani di Erzegovina. E' stato presentato da suoi redattori Ivo Pranjkovic, Don Stipo Karajica e Luca Vinojčić, con i contributi di Vlado Pandžić e del prof. Zoran PILIČIĆ, e del moderatore Dott. Vine Mihaljevic. Il libro è stato pubblicato in edizione congiunta dal convento francescano di Jajce, dalla canonica di Kotor Varos e da FMC "Luce delle parole" di Sarajevo.
L' edizione è sorta su iniziativa dei francescani di Kotor Varos, e grazie agli sforzi speciale di don Stipe KARAJICA vicario nella parrocchia di Sesvetska Sopnica a Zagabria, che insieme hanno operato una raccolta di dati sulle vittime dell'aggressione serba a Varos Kotor e dintorni dell'11 giugno del 1992. e sulle vittime della II seconda guerra mondiale e del dopoguerra. Per la memoria era stato eretto il monumento di fronte alla chiesa parrocchiale nel mese di ottobre dello scorso anno ed è stato celebrato il 20° anniversario dell'aggressione serba sulla città e i suoi dintorni.

La presentazione del libro è stata introdotta dal Dott. Mihaljevic che ha rivolto parole di benvenuto alle personalità presenti tra le quali il Nunzio Apostolico nella Repubblica di Croazia, l'Arcivescovo Alessandro D'Errico, il Superiore del convento di Dubrava don Draženko Tomic, l'Abate del monastero di S. Elias di Zagabria Bozo Lujic, l'Amministratore parrocchiale di Sesvetska Sopnica don Zdravko Dadić, Jozo Zovko, Anto Simunovic pastore di Kotor Varoš, il Presidente dell'Associazione dei Croati di Kotor Varoš a Zagabria Marko Bilobrk, il Presidente prima della guerra del Comune di Kotor Varos Anto Mandic, molti sacerdoti e suore, Darius Krsticevic, l'inviato presso l'Ufficio di Stato dei Croati all'estero Ivan Zeba, il Vice Sindaco di Zagabria Stipe Zeba, molti parrocchiani di Sesvetski Sopnica e delle parrocchie vicine e numerosi rifugiati di Kotor Varos e loro amici.
Il libro si presenta come una sorta di memoriale per Varos Kotor e i suoi abitanti, perché contiene una serie di informazioni dettagliate e preziose circa la storia, la geografia, la cultura e le persone in Varos Kotor, a partire dalla sua prima menzione documentata fino ad oggi, e numerose foto del repertorio museale sacro e degli avvenimenti. E' diviso in sette capitoli, con la copertina ornata dalla chiesa di Kotor Varoš, per un totale di 334 pagine.
L'organizzatore e co-editore Dr. Pranjkovic ha detto che il libro contiene due particolarità, le prime due liste pubblicate finora, la lista delle 600 vittime di Kotor Varos della II Seconda guerra mondiale e del dopoguerra, e la lista di 174 vittime dell'aggressione serba in Kotor Varos.

Il libro inizia con estratti selezionati dalle cronache francescane, scritti storici e diari di viaggio riguardanti Kotor Varos e le condizioni in Bosnia-Erzegovina; avvenimenti registrati da francescani come Nicholas Lašvanin, ad esempio, che descrive la peste in Bosnia a Kotor Varos nel 18° secolo, poi da Don Giovanni Frano Jukic con il suo viaggio in Bosnia del 1843. E poi da altri francescani bosniaci in diverse situazioni e in particolare durante la dominazione ottomana. Il secondo capitolo presenta le memorie storiche dei croati di Kotor Varoš e molti dettagli della storia antica e recente, della Chiesa cattolica, delle parrocchie e degli eventi legati all'aggressione serba e delle persecuzioni a Kotor Varoš. Segue un capitolo riguardante i Croati di Kotor Varoš e la la lista delle vittime della II seconda guerra mondiale e del dopoguerra. Il quarto capitolo contiene articoli di giornale su Kotor Varos prima e dopo l'aggressione; il quinto contiene le canzoni popolari di Kotor Varoš raccolte da Michael Pavlinović nel suo viaggio in Bosnia del 1874.

Il capitolo "Le dichiarazioni e le testimonianze", sottotitolato "La verità della sofferenza, tortura e trattamenti inumani da serbi contro croati e musulmani nella zona di Kotor Varos" porta la testimonianza di Viktor Grgic, sopravvissuto alla tortura, sull'uccisione di due suoi fratelli, e le testimonianze delle altre torture che hanno sperimentato i musulmani. 
Il libro si conclude con discorsi di alcuni dei partecipanti ed organizzatori tenuti in Kotor Varos all'apertura delle commemorazioni delle vittime croate. Secondo il prof. PILIČIĆ, che in tempo di guerra era il comandante del Primo Battaglione del HVO, in Kotor Varos vivevano 10.700 fedeli croati, e ora ve ne sono solo 226, per cui si prevede che questo libro troverà il suo posto nelle mani e nelle case degli sfollati di Kotor Varos in qualunque luogo oggi vivono.
La presentazione del libro si è conclusa con don Stipe Karajica, uno dei redattori, che ha evidenziato come questo libro sia il risultato di anni di lavoro svolto insieme per raccogliere le numerose e fino a quel momento informazioni non registrate, i dati, e come il libro sarà sicuramente un buon fondamento ispirativo per i giovani di Kotor Varoš e per ulteriori ricerche. Fra Stipe ha ringraziato i redattori, i collaboratori, gli organizzatori e i partecipanti che presentano i libri commemorativi, e cioè: l' Associazione dei Croati di Kotor Varoš a Zagabria e l'Associazione degli studenti del Gymnasium francescano classico a Zagabria.


venerdì 25 ottobre 2013

La 47.a Sessione Plenaria della Conferenza Episcopale Croata

La 47.a Sessione Plenaria della Conferenza Episcopale Croata si è tenuta nella sede di Zagabria dal 16 al 18 ottobre 2013. Essa è iniziata con il discorso di apertura del Presidente Mons. Zelimir Pulic, Arcivescovo di Zara; si è conclusa con una conferenza stampa dei Vescovi delegati e con una dichiarazione finale ufficiale che ha comunicato l'andamento dei lavori e i deliberati assunti. Le agenzie cattoliche informative (IKA, KTA, Glas Koncila ed altre), nelle versioni on line e nelle pubblicazioni cartacee hanno divulgato commenti ed approfondimenti che hanno consentito di avere un buona conoscenza pubblica circa i lavori e i messaggi della Conferenza Episcopale. Il portale web della HBK ha poi dato una visione completa del quadro informativo pubblicando in due post successivi sia l'intero discorso dell'Arcivescovo Pulic e sia l'intera Dichiarazione Conclusiva prodotta dalla Segreteria della Conferenza Episcopale Croata.

In particolare la Dichiarazione della Segreteria ha fatto riferimento anche alla presenza del Nunzio Apostolico in Croazia, S. E. Mons. Alessandro D'Errico.
Gli spunti introduttivi del discorso di Mons. Pulic hanno fatto riferimento simbolico all'opera svolta dal beato Giovanni Paolo II a favore della pace nei Balcani e all'esempio della testimonianza di Miroslav Bulešić sacerdote cattolico ultimamente beatificato in Croazia. Le tematiche discusse dalla Conferenza Episcopale sono state descritte nella conferenza stampa dei Vescovi delegati e nella Dichiarazione Conclusiva. Di seguito leggiamo nella traduzione ad sensum il testo della Dichiarazione riportato sul portale della Conferenza Episcopale Croata.

Dichiarazione del 47 ° Sessione plenaria della CCB
Il significato della beatificazione di don Miroslav Bulešić; le norme di legge relative alla famiglia, le questioni riguardanti le scuole elementari e secondarie cattoliche, lo stato dell'Ordinariato Militare, le questioni legate alla religione nella scuola e le difficoltà di comunicazione con il Ministero della Scienza e della Tecnologia, sono stati tra i temi della sessione.

La 47.a Sessione plenaria della Conferenza episcopale croata si è svolta dal 16 al 18 ottobre 2013 nella sede della CBC a Zagabria, Ksaverska Strada 12 bis. Alla seduta hanno partecipato il Nunzio Apostolico nella Repubblica di Croazia, l'Arcivescovo Alessandro D'Errico, l'inviato della Conferenza Episcopale della Bosnia-Erzegovina Ordinario Militare Tomo Vukšić il Vescovo di Subotica Ivan Penzes e il Vescovo di Syrmian Duro Gasparovic.
Nel suo discorso di apertura, il presidente della CBC, l'arcivescovo di Zara Zelimir Puljic, in primo luogo ha sottolineato che l'inizio della sessione corrisponde al giorno della elezione di Papa Giovanni Paolo II nel 1978. Egli ha sottolineato che non si potrà mai ringraziare abbastanza per quanto l'amore e l'impegno del papa è stato importante nel momento della difficoltà ed ha fatto di tutto per fermare la guerra in Croazia e Bosnia-Erzegovina. Ha anche espresso la sua gioia che il prossimo anno, il 27 Aprile 2014, il beato Giovanni Paolo II viene canonizzato. Poi l'Arcivescovo Puljic ha ricordato gli avvenimenti più importanti del periodo dopo l'ultima sessione e brevemente ha dichiarato tutti i temi più importanti che saranno affrontati nel corso della riunione.
Nella parte iniziale della sessione dei vescovi croati si è parlato della grande festa della beatificazione del sacerdote Miroslav Bulešić nell'Arena ove si sono riuniti sacerdoti e fedeli. Ricordando il forte messaggio della manifestazione, ha sottolineato che molti della beatificazione di Miroslav sentono grande vicinanza a causa del suo martirio, e riconoscono le loro sofferenze e le persecuzioni che hanno vissuto durante lo stesso regime comunista che lo stava uccidendo. Sebbene Bulešić non apparteneva ad alcun sistema ideologico, ha sperimentato la persecuzione dei fascisti e dei nazisti, e alla fine è stato ucciso dai comunisti. I Vescovi hanno ricordato la feroce persecuzione che la Chiesa in Croazia ha vissuto negli anni Quaranta del secolo scorso, durante i quali vennero anche uccisi 434 sacerdoti, diocesani e religiosi, 73 seminaristi e 30 suore. Così, nella persona del nuovo beato si vive tutta la tragedia che ha colpito il popolo croato e i popoli d'Europa durante il secolo scorso, caratterizzato dai tre grandi sistemi disumani del fascismo, del nazismo e del comunismo. L'esempio del Beato Miroslav vale per i sacerdoti e ricorda la Confermazione, dal momento che è stato ucciso subito dopo la celebrazione di questo sacramento in Lanišće nel 1947. I vescovi concludono che nel nostro tempo intriso di materialismo e di laicismo la beatificazione del sacerdote Miroslav è segno di speranza e di ottimismo, ed è certezza di una Chiesa fertile.
L'attenzione è stata rivolta alle norme di legge relative a questioni familiari. In seguito all'adozione della legge sulla procreazione medicalmente assistita nel luglio 2012, è proseguita con l'adozione di una normativa come il diritto di famiglia, la legge sugli aiuti sociali e di altre leggi che sono direttamente collegate al matrimonio, alla famiglia e alle questioni morali ed etiche generali. Un'attenzione da estendere e collegare con l'introduzione di strutture scolastiche obbligatorie, quali il curricolo dell'educazione sanitaria e dell'educazione civica. Affrontare da parte della Conferenza Episcopale croata i punti fondamentali e le questioni ideologiche del progetto di diritto di famiglia; ed il Programma sperimentale di educazione civica, che dovrebbe diventare materia obbligatoria per l'anno scolastico 2014/2015, e che a quanto pare, vuole ottenere cambiamenti attraverso il modulo di "parità di genere" in sostituzione del curriculum originale per l'educazione sanitaria.
Attraverso la realizzazione di progetti in materia di matrimonio e di pastorale familiare, i vescovi indicano la data e il luogo della seconda Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate. Dopo questo anno, che ha visto una giornata di studio a Zara, il prossimo anno si hanno in programma incontri diocesani della famiglia e ne 2015 vi sarà un incontro nazionale. Si è convenuto di tenere l'Assemblea Nazionale del 19 Aprile 2015 nel Santuario mariano costruito a Fiume con il motto "Famiglia portatrice della vita - speranza e futuro della Croazia".
I vescovi hanno discusso lo status e le attività dell'Ordinariato Militare all'interno del Ministero della Difesa e del Ministero dell'interno. Al fine di risolvere alcune questioni necessarie La BBC si prenderà cura di modificare ordinanze e di definire il funzionamento della Cappellania militare a tutti i livelli.
I vescovi hanno discusso questioni riguardanti l'autonomia di programmi religiosi in terapia ormonale sostitutiva, garantita da un accordo firmato da HRT (Radio Televisione Croata) e la CBC, ed il contratto unilateralmente violato all'articolo 2 dell'accordo promesso di strutture concordate. Si è espresso la volontà di discutere le specifiche disposizioni degli accordi, ma si cerca di rispettare l'accordo che è in vigore.
Analizzando alcune delle questioni connesse con l'attuazione dell'educazione religiosa nelle scuole, i membri della CBC hanno espresso preoccupazione per le difficoltà di comunicazione con il Ministero della Scienza, dell'Istruzione e dello Sport. Ciò si è verificato in diverse occasioni, quando si è cercato l'incontro tra il Presidente del Consiglio della BCC per la catechesi, Duro Hranić Arcivescovo di Đakovo-Osijek, con il ministro Zeljko Jovanovic. Dal momento che rimangono molte questioni irrisolte, come la discriminazione contro l'educazione religiosa nel programma scolastico e la mancanza di attuazione della formazione religiosa in terza, quarta e quinta della scuola media secondaria, ignorando la richiesta per la riunione, ciò è stato visto come un ostacolo.
I vescovi hanno prodotto un documento sulle scuole cattoliche elementari e secondarie per un periodo di tre anni. Il documento adottato è l'espressione dei bisogni emersi dall'istituzione di scuole elementari e secondarie cattoliche nel nostro paese al fine di definire il loro scopo e la struttura. Caratterizzato da una educazione speciale nella loro fase di attuazione, nonché di responsabilità e di reciproca relazioni delle persone e degli organismi che garantiscono il loro funzionamento. In conformità con le disposizioni stabilite nel nuovo Consiglio della BCC per l'educazione cattolica, la quale affida alla Chiesa cattolica la cura delle questioni di pre-scuola, di scuola e degli istituti di istruzione superiore. Per delegato è stato eletto il Vescovo di Pozeski Anthony Škvorčević.
I Vescovi hanno presentato la Lettera Apostolica "Intima Ecclesiae Natura" per il servizio della carità nella Chiesa pubblicata da Papa Benedetto XVI in forma di Motu Proprio nel novembre 2012, il primo anno della fede. La lettera è una continuazione delle riflessioni di Papa Benedetto XVI sulla scia delle enciclica "Deus caritas est" e "Caritas in Veritate". L'intima natura della Chiesa si esprime in un triplice compito: annuncio della Parola di Dio, la celebrazione dei sacramenti e il servizio della carità. Il documento sottolinea la responsabilità dei vescovi per il servizio di amore nella loro area. In questo senso, i vescovi hanno l'obbligo più forte, soprattutto in questo momento, di incoraggiare e sostenere attività di beneficenza, supervisionare e gestire il lavoro delle organizzazioni di beneficenza, e, tra l'altro, di promuovere la cooperazione e l'amicizia con i corpi di altre diocesi, soprattutto i poveri, in patria e all'estero, così come il supporto di forme di cooperazione ecumenica.
I Vescovi hanno familiarità con la sessione plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa », che dal 3 al 6 ottobre 2013 si è tenuta a Bratislava, in occasione del 1150° anniversario dell'arrivo dei Santi Cirillo e Metodio nelle regioni slave. Il tema principale della riunione era "Dio e il paese. Europa tra laicità e laicismo." Sulla base del sondaggio condotto tra le conferenze episcopali che hanno riguardato diversi ambiti della vita in alcuni paesi è stato sottolineato che in diversi settori della vita sociale spesso si osserva l'interferenza di un certo secolarismo ed il tentativo di creare un'immagine puramente negativa della Chiesa e della fede. La Chiesa non può rispondere con la chiusura e trasformarsi in una fortezza in Europa. Non importa cosa succede, i cristiani hanno una chiara identità sulla base della loro fede che è viva e che porta speranza. Nella discussione i vescovi definiscono i settori prioritari specifici che devono chiarire la riflessione della Chiesa: il problema della Pubblica Istruzione, il Ministero della Gioventù, il tema della pastorale familiare e la cura per la famiglia così come la questione della disoccupazione, soprattutto tra i giovani.
L'azione della Università Cattolica Croata in dettaglio è stata presentata dal rettore Zeljko Tanjic. Al HKS sono attualmente iscritti 310 studenti in tre studi: la storia, la psicologia e la sociologia. In preparazione del lancio di nuovi programmi di studio, in infermieristica comunicazione e ostetricia. Dal momento che la CBF è stato istituito sotto gli auspici della BCC, ha proposto alcune nuove forme di cooperazione attraverso l'impegno di HKS per la realizzazione di alcuni progetti tesi alla presenza della Chiesa cattolica nella scuola elementare, nella scuola superiore e nell'università.
I vescovi hanno anche promesso il supporto per l'iniziativa dei cittadini europei "Uno di noi" che ha lo scopo di competenza del diritto dell'Unione europea di tutelare la dignità e l'integrità di embrioni umani e vietare il finanziamento di attività che causano la loro distruzione. I Vescovi croati, pertanto, invitano i fedeli entro Novembre ad aderire a questa iniziativa e a dare la propria adesione tramite il sito web www.oneofus.eu o utilizzando gli appositi moduli.
Speriamo che presto si tenga un referendum sulla definizione costituzionale del matrimonio come unione, donne e uomini, come ha richiesto un gran numero di cittadini che hanno firmato per il referendum.
Presidenti e Capi di commissioni, consigli, comitati e istituzioni HBK e le relazioni presentate sui loro campi di attività. Delegati HBK e le sessioni di altre Conferenze Episcopali nell'anno 2014. L'adesione della Croazia all'Unione europea ha comportato per la Conferenza episcopale croata il diritto di nominare i suoi delegati al Consiglio delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea (COMECE). Durante i negoziati di adesione della Croazia la CBC ha avuto delegati in qualità di osservatori. Alla sessione dei delegati della BCC al ComECE è stato eletto il Cardinale Josip Bozanić, ed è stato deputato Vjekoslav Huzjak iVescovo di Bjelovar-križevački.
I membri della CBC hanno visitato la tomba del Beato Alojzije Stepinac nella cattedrale di Zagabria. Là, insieme con i seminaristi nel seminario arcivescovile di Zagabria hanno avuto una Celebrazione della Parola. Josip Mrzljak Vescovo di Varazdin ha tenuto un discorso con cui ha ricordato il suo incontro personale con il beatificato.
Si è concordato il calendario delle Sessioni e degli incontri dell'anno prossimo. Una Sessione straordinaria del CCB si terrà il 27 gennaio 2014. Una riunione congiunta dei vescovi della Croazia e della Bosnia-Erzegovina vi sarà il 24 Febbraio 2014 a Banja Luka. La Sessione Plenaria di Primavera è in programma dal 13 al 15 Maggio 2014, il 2 giugno 2014 vi sarà l'incontro con i leader religiosi. In Autunno la sessione plenaria del CCB si terrà dal 21 a 23 Ottobre 2014. Nel 2014 ci sarà un Incontro Nazionale della Gioventù Cattolica Croata il 26 e il 27 Aprile a Dubrovnik.

                                                                     Segreteria della Conferenza Episcopale Croata


giovedì 24 ottobre 2013

La 45.a Assemblea Plenaria della Conferenza Croata dei Superiori Religiosi

La 45.a Assemblea Plenaria della Conferenza dei Superiori Religiosi della Croazia si è svolta nei giorni 16 e 17 ottobre nel Monastero dello Spirito Santo dei Francescani Conventuali di Zagabria.
La notizia ampiamente commentata è stata divulgata in rete dalle agenzie informative cattoliche, e soprattutto dal portale della stessa Conferenza dei Religiosi che rappresenta un nodo importantissimo nella comunicazione ecclesiale in Croazia. Ufficialmente aperta dal suo Presidente, il padre carmelitano Vinco Mamic, la Conferenza ha discusso ed approfondito varie tematiche, in particolare quella trattata dal prof. Zdravko Tomac relativa ai significati religiosi e culturali dell'entrata della Croazia nell'UE. Altri temi sono stati quelli riguardanti i rapporti della Conferenza dei Religiosi con la Conferenza Episcopale, il ruolo da svolgere nelle dinamiche della vita religiosa in Croazia, le espressioni della vita consacrata, lo sviluppo delle esperienze vocazionali, l'impegno rispetto alle povertà e alle emarginazioni sociali e, non ultimo come tema, la presenza attiva e testimoniale della Conferenza nel quadro della comunicazione mediale e nel campo dell'informazione. Sul piano organizzativo, alle varie tipologie di problematiche (scuola, formazione, vocazioni, sanità, comunicazioni sociali) la Conferenza dei Superiori ha legato la costituzione di Comitati con la nomina ed il lavoro di responsabili e di delegati appartenenti ai vari ordini religiosi. All'Assemblea hanno preso parte anche rappresentanti di alcune Province religiose della Slovenia e, durante la sessione, si è discusso l'estensione della Conferenza anche alla Serbia.
Sul portale web dei Superiori particolare risalto è stato dato alla partecipazione del Nunzio Apostolico in Croazia, l'Arcivescovo Alessandro D'Errico; il quale è stato accolto in un clima di intensa spiritualità, in qualità di rappresentante del Papa, insieme con il Consigliere di Nunziatura mons. Jean Francois Lantheaumea e con p Ivica Hadassah accompagnatore ed interprete. La sua presenza ha avuto il momento culminante nella celebrazione della Santa Messa nella Cappella del Monastero dedicata allo Spirito Santo.
Di seguito riportiamo nella traduzione ad sensum la parte del commento, riguardante la partecipazione di Mons. D'Errico, che si legge sul portale della Conferenza Croata dei Superiori.

L'INCONTRO CON IL NUNZIO APOSTOLICO

Il secondo giorno del Plenum dei Superiori Maggiori si è avuta la visita del Nunzio Apostolico in Croazia mons. Alessandro D'Errico, accompagnato dal primo consigliere mons. Jean Francois Lantheaumea e p Ivica Hadassah, collaboratori della Nunziatura.
Accogliendo l'arcivescovo, che giunge in rappresentanza del Santo Padre, Padre Vincenzo ha espresso gratitudine a nome di tutti i monaci e monache sottolineando l'importanza dei religiosi nella vita ecclesiale. Il Presidente ha ringraziato il Nunzio per la relazione presentata alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, come comunicato dal Prefetto della Congregazione, monsignor Joao Braz de Aviz, che ha scritto alla Conferenza e ha elogiato il suo impegno per la missione, in particolare nella pastorale vocazionale.
Parlando ai Superiori maggiori il Nunzio ha sottolineato la sua gioia di essere con i religiosi nella loro plenum annuale, ringraziandoli per il loro lavoro ed il loro contributo alla Chiesa in Croazia. Egli ha sottolineato che è contento che i monaci e le monache si sono riuniti intorno a tematiche così attuali e rilevanti della presenza croata in Europa.
Ha presentato l'impegno della Nunziatura in Croazia in rapporto all'episcopato croato e a vantaggio di tutta la Chiesa, ed ha fatto riferimento a figure di religiosi di spicco in Croazia in sintonia con gli sforzi del Santo Padre per la nomina di pastori della Chiesa. Lo Spirito Santo soprattutto insieme con la preghiera ed il contributo concreto agli sforzi dei pastori aiuterà le intenzioni del Santo Padre perché la Chiesa abbia buoni pastori che sono vicini alla gente. In questo senso, ha riferito della nomina di Mons. Duro Hranić così ben accolto. La Chiesa ha necessità di buoni pastori: è il senso del messaggio che aveva inviato il Santo Padre, nel giugno di quest'anno, ed il Nunzio Apostolico presenta proprio questo programma. La Chiesa oggi ha bisogno di pastori. E ciò è molto importante per il Santo Padre. "Questa è una questione fondamentale per il futuro della Chiesa e per il futuro della Chiesa in Croazia. Grazie alla vita religiosa la Chiesa è viva per tutto l'aiuto che le viene dato", ha detto l'arcivescovo.
Un'altra missione del Santo Padre, che è data alla Nunziatura è il rapporto tra Chiesa e Stato. In questi mesi i rapporti in Croazia non sono stati facili soprattutto quando si è a vari livelli di governo discusso il quarto modulo di educazione alla salute”, ha detto l'arcivescovo.
Il Nunzio ha poi aggiunto: "E 'importante per noi, ed è importante per il Santo Padre, che la Chiesa non si chiuda in se stessa, la Chiesa deve andare verso le periferie, materiali e spirituali, ma anche verso coloro che non la pensano e non hanno fede come noi. In tutto questo dobbiamo avere grande fiducia che possiamo e dobbiamo servire le persone a cui siamo inviati. Il Santo Padre pochi giorni fa al Consiglio per la Nuova Evangelizzazione ha detto che la nuova evangelizzazione deve rivolgersi a tutti, senza distinzione; negli ambienti della Chiesa non si devono aspettare che siano gli altri a venire da noi, ma dobbiamo andare da loro per primi”.
Poi è seguita una discussione aperta, e nella conversazione con i monaci e le monache il vescovo ha rivolto il suo invito a seguire il carisma dei loro fondatori, al fine di rimanere in vita della chiesa.

Dopo la Santa Messa nella Cappella dello Spirito Santo, che è stata presieduta dall'arcivescovo D'Errico con la predica di fr. Anto Gavrić, la 45.a Assemblea Plenaria è stata dichiara chiusa da Jasna Lucic Vice Presidente della HKVRPP.

lunedì 21 ottobre 2013

Pellegrinaggio dei Cattolici di BiH al Santuario Nazionale Croato di Marija Bistrica

Il pellegrinaggio di BiH, delle diocesi di Sarajevo e di Banja Luka in particolare, al Santuario Nazionale Croato di Marija Bistrika è una tradizione giunta all'ottava edizione nel contesto della situazione geopolitica ingeneratasi da qualche decennio con le indipendenze nazionali nell'area della ex Jugoslavia. Il forte sentimento religioso dei cattolici di BiH che li conduce pellegrini alla meta religiosa extra-territoriale in Croazia si lega anche alla storia delle molte comunità ecclesiali che in Bosnia-Erzegovina hanno una quasi esclusiva componente croata. 
Quest'anno il pellegrinaggio si è svolto sul tema del progetto di Dio: "ricapitolare in Cristo tutte le cose" (Ef 1,10), ed ha avuto per guida pastorale l'Arcivescovo di Sarajevo, il Cardinale Vinko Puljic, accompagnato dal Vescovo di Banja Luka, Mons. Franjo Komarica. Al pellegrinaggio si sono uniti anche molti fedeli provenienti dalla Croazia, dall'Austria e da altre aree geografiche. Alla celebrazione eucaristica, svoltasi il giorno 12 ottobre nell'area esterna del santuario, ha preso parte anche il Nunzio Apostolico in Croazia, Mons. Alessandro D'Errico che, fin dai tempi della Nunziatura a Sarajevo, ha un un forte legame storico e di vicinanza con la Chiesa di Bosnia-Erzegovina.
La notizia circa il pellegrinaggio è stata riportata dalle Agenzie cattoliche ed un ampio commento è stato diffuso da Vecernji List, che ha dedicato molto spazio alle parole del Cardinale Puljic. Ne riportiamo una traduzione "ad sensum".

CARDINALE VINKO PULJIC

E' Cristo che dà senso alla vita e non l'opinione pubblica che ci avvelena

Cristo dà senso alla vita, non l'opinione pubblica malata che ci sta avvelenando, ha detto il Cardinale Vinko Puljic

Al Santuario Nazionale Croato di Marija Bistrica oggi si sono radunati circa cinquemila fedeli e pellegrini per l'ottavo tradizionale pellegrinaggio di Vrhbosanska e Banja Luka; erano presenti pellegrini provenienti dall'Austria che si sono uniti alla Missione cattolica croata originaria di Bosnia. La Celebrazione Eucaristica nella Chiesa esterna è stata presieduta dall'arcivescovo della Arcidiocesi, il Cardinale Vinko Puljic, e alla Messa hanno partecipato Mons. Franjo Komarica, il Nunzio Apostolico Alessandro D'Errico e numerosi sacerdoti. Presente anche il sindaco di Zagabria Milan Bandic.
Il principio guida del pellegrinaggio di quest'anno è stato "ricapitolare tutte le cose in Cristo", che è anche il motto del Sinodo della stessa arcidiocesi. L'iniziatore di questo pellegrinaggio, il Cardinale Vinko Puljic, ha detto: "E 'bello essere con la Madre, in Lei siamo tutti fratelli e sorelle che portano le loro esigenze ed il loro dolore insieme con la preghiera per la Chiesa cattolica, per essere noi degni sacerdoti e pastori, per le famiglie, per i pazienti, per i nostri nemici, chiedendo alla Regina della Pace di ottenere la pace nell'anima, per la nazione e per il mondo". Nel sermone ricco di emozioni Puljic ha detto: "La Chiesa cattolica in questo momento sta attraversando prove che le chiedono di adeguarsi allo spirito moderno. I giornalisti fanno domande sull'ordinazione delle donne, sull'aborto, sul celibato, sul matrimonio, sull'insegnamento della Chiesa. Paventano la paura della povertà e la mancanza di un posto per godere di quello che abbiamo. Così anche la paura della malattia. La salute è un dono, ma ciò non significa che la malattia è una maledizione, e spesso la sofferenza ci ha salvato. Imposta dalla paura di essere soli, non è sorprendente che è stata introdotta la mentalità che i ragazzi non si preoccupano dei genitori e i genitori dei bambini. Le statistiche mostrano il tasso di disoccupazione, soprattutto in BiH, e si è introdotto il timore che le persone dipendono dal governo, si diffonde il nichilismo nei media, il sincretismo in politica, nella politica mondiale non solo nazionale. Come contrastare tutto ciò? La crisi non è una tragedia, e la si può cogliere come la possibilità di mostrare i valori che portiamo dentro di noi. Siamo qui oggi per sperimentare noi stessi, per riconoscere la dignità di figli di Dio, per capire che Cristo ci dà il senso della vita, non l'opinione pubblica malata che ci avvelena". Puljic ha aggiunto che al momento attuale un uomo in fuga da se stesso può incontrarsi con Dio nel silenzio: "La coscienza dell'uomo ascolta la verità e il bene. La democrazia crolla se non vi è alcuna responsabilità, se la coscienza è influenzata dal governo di carota e bastone e dal suo condizionamento. Il mondo è assuefatto alla morte, i nichilisti negano la verità, i fondamentalismi si impongono. Il crimine non è trattato come crimine. Ma l'uomo è responsabile rispetto a Dio. L'anima si nutre di Dio, della preghiera, dei sacramenti. E qui veniamo a sperimentare l'orgoglio dei fedeli, di tornare a casa con una fede audace e con la testimonianza della Chiesa che rimane fedele a Cristo" - Dopo il sermone del Cardinale Puljic è scoppiato l'applauso dei pellegrini.


sabato 12 ottobre 2013

Celebrazione a Zara della festa di San Simeone

Il giorno 8 ottobre la città di Zara, la principale della Dalmazia, celebra la festa di San Simeone, il suo amato Patrono, che fu il primo “giusto” in Israele a riconoscere il Salvatore nel Bambino Gesù presentato da Giuseppe e da Maria al Tempio di Gerusalemme. Il Vangelo (Lc 2, 25-32) lo presenta come “uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui” e che poté finalmente chiedere congedo al Signor (cantico "nunc dimittis" della compieta) perché i suoi occhi “hanno visto la tua salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli”.
Il Santuario dedicato al Santo in Zara è uno dei luoghi più significativi del pellegrinaggio in Croazia. Il corpo di San Simeone si venera in esso dal XIII secolo e fu portato da un nobile crociato in navigazione verso Venezia che lo aveva devotamente traslato dalla Siria. La narrazione agiografica della traslazione e della presenza della reliquia di Simeone a Zara registra anche una controversia con Venezia che pure ha dedicato al santo una chiesa. Questa narrazione è ricca di riferimenti storici e rappresenta il fondamento devozionale sia della dedicazione della chiesa patronale e sia della grande arca di legno rivestita d'argento, considerata l'opera più notevole e preziosa dell'arte orafa croata, fatta costruire dalla regina Elisabetta nel XIV secolo per contenere il corpo di San Simeone.
Zara è una città ricca di storia antica, di archeologia romana e di espressioni monumentali dell'arte cristiana bizantina e romanica medievale, come la cattedrale di Santa Anastasia, la basilica di San Donato ed altri luoghi del complesso episcopale urbano. In essa particolare rilievo assume anche il patrimonio storico-religioso legato alla celebrazione di San Simeone, la cui arca viene devotamente aperta ogni anno nel giorno celebrativo per offrire ai fedeli e ai pellegrini la visione del suo corpo intero.
La celebrazione serotina del Nunzio Apostolico nel santuario di San Simeone, invitato nel giorno della festa patronale da Mons. Želimir Puljić arcivescovo di Zara, è stata annunziata e commentata dalle agenzie cattoliche ed è stata seguita e raccontata sul portale dell'Arcidiocesi di Zara. L'agenzia IKA ha dedicato un ampio commento all'omelia del Nunzio ed al suo messaggio spirituale. Ines Grbic, che ha postato una bella descrizione della celebrazione sul portale dell'Arcidiocesi, ha messo in risalto i contenuti pastorali ed ecclesiali dello scambio dialogale, ispirato al magistero e agli auspici di Papa Francesco, avutosi tra il Nunzio Apostolico in Croazia ed il vescovo di Zara che è Presidente della Conferenza Episcopale Croata. Ha anche narrato i sentimenti dell'incontro fraterno e caloroso che si è avuto tra i due Vescovi, i quali hanno annunciato di voler celebrare insieme il 40° anniversario della loro ordinazione sacerdotale avvenuta per ambedue nello stesso giorno del 24 Marzo del 1974.
Il post sul portale dell'Arcidiocesi evidenzia anche i contenuti del discorso di accoglienza di Mons. Puljić che ha ripercorso la travagliata storia recente della Croazia e le vicende della Chiesa croata evidenziando la gratitudine per l'opera di Giovanni Paolo II. Il post è arricchito da una bella galleria fotografica che da il segno della grande partecipazione, del popolo e del clero, e dei momenti più significativi e devoti della celebrazione in onore di San Simeone.

Di seguito leggiamo il testo intero dell'omelia di S. E. Mons. Alessandro D'Errico, ricca dei messaggi spirituali ed esortativi riferiti all'exemplum del Santo ed attualizzati rispetto alle problematiche della chiesa locale e croata.

Festa di San Simeone, Patrono di Zadar
Santuario di San Simeone in Zadar
(8 ottobre 2013) 

         Rendo grazie alla Provvidenza di Dio, per la gioia che mi da’ oggi di celebrare con voi la Festa di San Simeone. E’ un giorno importante specialmente per Zadar, che ha scelto San Simeone come Patrono della città. Perciò ho accolto volentieri l’invito del vostro Arcivescovo, Mons. Želimir Puljić. Insieme con lui, in questa Santa Messa affido a San Simeone i progetti e i programmi della Chiesa di Dio che è in Zadar, e prego che la sua intercessione ottenga per ciascuno d voi abbondanza di benedizioni e di grazie.

         Sono grato al carissimo Arcivescovo Puljić non solo per l’invito a presiedere questa Eucarestia, ma anche per le parole di benvenuto che mi ha rivolto e per la fraterna cordialità con cui mi ha accolto. Saluto fraternamente i sacerdoti, i religiosi, le religiose, gli operatori di pastorale, e in particolare il Parroco di questo storico Santuario, Don Josip Lenkić. A tutti sono onorato di portare una speciale Benedizione del Santo Padre Francesco, che sarò felice di impartire al termine di questa Santa Messa.

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Miei cari Fratelli e Sorelle,

         Per la nostra meditazione, vorrei contemplare insieme a voi la scena che il Vangelo di Luca propone al nostro sguardo di fede. Come abbiamo ascoltato, Simeone era una persona anziana, alla quale lo Spirito Santo aveva preannunziato che avrebbe visto il Messia. San Luca lo descrive come “giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele”. Era un uomo “giusto”, e cioè santo. Un uomo distaccato dai pettegolezzi e dai discorsi inutili del mondo. Un uomo saggio e di preghiera. Una persona che viveva “nel timor di Dio”, conscio di trovarsi sempre alla Sua presenza.


Viene il giorno della presentazione di Gesù Bambino al Tempio, secondo la Legge. Ed ecco arriva Simeone, che riconosce in Gesù il Messia e lo stringe tra le braccia, benedicendo il Signore.

San Simeone fu dunque uno dei primi a “vedere” Gesù (Gv. I, 39; XII, 21) - e cioè, a riconoscerLo - e a prenderLo tra le braccia. Non solo. Le brevi note del Vangelo che ci parlano di lui, ci indicano anche un cammino spiri-tuale, sul quale vorrei soffermarmi per una breve riflessione.

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Di San Simeone, come abbiamo ascoltato, l’evangelista dice pure: “Mosso dallo Spirito, si recò al Tempio”. Cosa significa questo “essere mosso”? Evidentemente significa ricevere una spinta, esser messo in movimento. Nel caso di Simeone, è lo Spirito di Dio a spingere e a muovere i suoi passi, verso il Tempio e verso Gesù.

Ebbene, qualcosa di analogo avviene anche nella nostra vita spirituale ed ecclesiale. Anche noi abbiamo ricevuto il dono dello Spirito per una missione, fin dal giorno del battesimo. Questo dono si accresce in noi ogni volta che riceviamo i Sacramenti, per far sì che ognuno faccia buon uso dei talenti ricevuti, per l’edificazione del Corpo di Cristo, che è la Chiesa. E cioè, anche in noi agisce lo Spirito di Dio; ma, per rendere efficace e fruttuosa la Sua presenza, come San Simeone dobbiamo essere docili alla Sua azione. Solo così potremo tutti, ciascuno in una maniera priora e singolare, fare la nostra parte nella Chiesa.

Possiamo allora capire alcuni punti, sui quali ritorna spesso il Santo Padre Francesco. Dinanzi alle sfide complesse che la Chiesa deve affrontare nell’ora presente, quando urge una nuova evangelizzazione anche nei Paesi tradizionalmente a maggioranza cristiana, è necessario che tutti ci rendiamo docili al soffio dello Spirito. E cioè, non dovremmo porre diaframmi all’opera dello Spirito di Dio. Non dovremmo chiuderci nelle nostre umane illusioni o in false certezze. Non dovremmo restare seduti, soddisfatti per quello che ancora ci resta di una gloriosa eredità del passato. Non dovremmo frapporre la superbia del mondo, nel nostro servizio allo Spirito e alla Chiesa di Cristo.

         Al contrario, dovremmo avere sempre - come atteggiamento di fondo - una disponibilità sincera a metterci in discussione, e mossi dallo Spirito andare per le vie del mondo, verso le periferie del mondo, in povertà di spirito, lieti di annunciare e di testimoniare a tutti la buona Novella di Gesù. In altre parole, non possiamo restar fermi. Non possiamo ancorarci al passato. Non possiamo chiuderci a nessuno. Mossi dallo Spirito, dobbiamo essere sinceri e fedeli “servitori della comunione e della cultura dell’incontro… quasi ossessionati in questo senso. E farlo senza essere presuntuosi, imponendo ‘le nostre verità’, ma bensì guidati dall’umile e felice certezza di chi è stato trovato raggiunto e trasformato dalla verità che è Cristo, e non può non annunciarla!” (Papa Francesco, Rio di Janeiro, 27 luglio 2013).

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Questa necessità di andare, di uscire - mossi dallo Spirito - è stata sottolineata più volte da Papa Francesco, fin dall’inizio del Suo pontificato. Ricorderete che già durante la Messa del 14 marzo 2013 nella Cappella Sistina, il giorno seguente la Sua elezione al Supremo Pontificato, Egli diceva che nelle letture del giorno vedeva qualcosa di comune: il movimento necessario per la Chiesa di oggi. Il movimento nel cammino; il movimento nell’edificazione della Chiesa; il movimento nella confessione. Queste tre parole (camminare, edificare, confessare) furono oggetto di una meditazione semplice nella presentazione, ma profonda nel contenuto. E il Santo Padre sottolineò che è nel movimento il compito principale che lo Spirito di Dio affida alla Chiesa oggi.

Per la verità, questi pensieri Egli li aveva già proposti ai Cardinali convocati per il Conclave (dopo le dimissioni di Benedetto XVI), poco prima della Sua elezione a Successore di Pietro. “Evangelizzare presuppone nella Chiesa la ‘parresia’ di uscire da se stessa. La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa ed ad andare verso le periferie. Non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia; quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria. Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare, diviene autoreferenziale e allora si ammala. I mali che, nel trascorrere del tempo, affliggono le istituzioni ecclesiastiche hanno una radice nell’autoreferenzialità, in una sorta di narcisismo teologico… La Chiesa autoreferenziale pretende di tenere Gesù per sé e di non lasciarlo uscire”. 
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Ecco allora il messaggio importante e attuale che viene per noi oggi, dalla meditazione della figura del grande San Simeone.  Siamo invitati a farci muovere dallo Spirito. A metterci in cammino, per seguire Cristo, e - con Lui - andare verso tutti, senza preclusioni, lasciando da parte i nostri schemi precostituiti. Siamo invitati a lasciarci plasmare dallo Spirito con fiducia, perché Lui sa meglio di noi sa dove e come guidare la Chiesa di Cristo.

Mossi dallo Spirito, siamo invitati a coltivare la grande eredità del Concilio, che è di una sincera apertura al mondo, e di un autentico dialogo con gli altri – anche con i lontani – con un atteggiamento positivo e costruttivo. Un dialogo che privilegi ciò che c’è in comune, anziché ciò che divide. Un dialogo che manifesti il sincero desiderio di lavorare insieme, con tutte le persone di buona volontà, in un’atmosfera di fiducia reciproca. Un dialogo, per il quale cerchiamo sinceramente di capire l’altro, di ascoltare l’altro, di credere nell’altro.

A questo proposito consentitemi pure di menzionare che San Paolo ancora oggi ammonisce che al di sopra di tutto, nel nostro movimento di Chiesa, ci deve sempre essere la carità. Ecco il principio al quale dovremmo ispirarci sempre, anche nelle difficoltà che purtroppo non mancano. Solo così sarà possibile giungere alle tanto auspicate soluzioni di armonia sociale, dove le parti trovano un comune accordo, sulla base di ciò che hanno in comune; e, per il bene comune, rinunciano ad elementi minori, senza snaturare le convinzioni di principio che guidano il loro impegno nella società.

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So bene che queste indicazioni del Santo Padre sono oggetto di attenta considerazione in questa gloriosa Chiesa di Zadar e in Croazia. Come Rappresentante Pontificio, non posso non rallegrarmene con voi. Perciò, con San Simeone elevo a Dio, eterno Signore della vita e della storia, il mio cantico di lode e di ringraziamento. Al tempo stesso, a lui - che è stato tra i primi a vedere Gesù e a tenerLo tra le braccia – affido la mia preghiera, affinché ci faccia ancora più docili all’azione dello Spirito, per continuare - insieme al Santo Padre Francesco e a tutta la Chiesa – ad andare con gioia e con fiducia verso tutti, per le vie del mondo. Amen



venerdì 11 ottobre 2013

Messa in suffragio per Luigi D'Errico nel Santuario di San Gennaro a Cervinara

Nella sera di sabato 28 settembre 2013, all'indomani della celebrazione dei funerali solenni in San Sossio di Frattamaggiore, Mons. D'Errico ha celebrato nel Santuario di San Gennaro di Cervinara una Santa Messa in suffragio per il fratello Luigi D'Errico. Leggiamo di seguito il testo della sua omelia predisposto nella condizione del “carico emotivo”, che ha accompagnato i sofferti giorni della dipartita di Luigi, ed articolato nello sviluppo di tre punti commemorativi: la gratitudine, la preghiera e la riflessione.


Messa di suffragio per Gino
Santuario di San Gennaro in Cervinara
(28 settembre 2013)

Miei cari fratelli e sorelle,

A conclusione di questa incredibile settimana di dolore e di preghiera, siamo riuniti nel nome del nostro carissimo Gino, in questo Comune e in questo Santuario a lui tanto cari. Durante questi giorni, abbiamo ascoltato - quasi come un ritornello - da parte di tanti amici: “E’ incredibile che tutto si sia consumato così presto, all’età di soli 61 anni.  È incredibile come tutto si sia risolto così in fretta, in meno di una settimana, tra il ricovero in ospedale per accertamenti e i giorni imprevisti che sono seguiti di terapia intensiva”.

Abbiamo sofferto tanto. Abbiamo fatto il possibile per far sì che egli ritornasse alle sue attività e al nostro affetto. Abbiamo anche fatto tutto ciò che - diciamo così - era richiesto dalle consuetudini sociali e religiose. Ora, come fratello maggiore e come Vescovo della Chiesa di Dio, sento il dovere di invitare tutti a dire di nuovo: “Sia fatta la volontà di Dio”. E cioè sento il dovere di invitare tutti a guardare a ciò che è avvenuto nella giusta prospettiva di fede e di preghiera.

Ci è caro pensare che anche per lui lunedì notte è passato l’eterno Signore della vita e della storia, per sussurrargli - come talvolta ha fatto agli apostoli e ai discepoli durante la sua vita terrena: “Caro Gino, passiamo all’altra riva” (Lc. 8,22). E cioè, passiamo dall’altra parte, alla vita eterna.

Di là, dalla vita eterna, dall’altra riva, siamo certi - nella prospettiva di fede e di preghiera che anima questa Eucaristia  -  che egli è presente con noi questa sera. Di là siamo certi che continuerà con noi il cammino della  vita di ogni giorno. E non ci farà mancare, come ha fatto durante la sua vita terrena, il suo consiglio, il suo incoraggiamento, il suo sostegno, soprattutto nei momenti di necessità.

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Con tutta semplicità, consentitemi di dire che in queste ore non è stato facile per me organizzare una riflessione articolata, per il carico emotivo che inevitabilmente ha accompagnato questi giorni. Ma nella meditazione e nella preghiera, ho trovato utile soffermarmi su tre parole.

La prima parola è gratitudine. Sì, in questo momento così denso di sentimenti e di affetti, sento il dovere di dire un grande grazie. Anzitutto, grazie a tante persone che sono venute, o ci hanno scritto, o hanno telefonato per manifestarci la loro sofferta partecipazione e la loro solidarietà in questo momento di prova. La gratitudine non è solo mia, ma di tutta la famiglia D’Errico-Luongo-Del Prete. In questi gesti di vicinanza e di amicizia abbiamo trovato un prezioso umano sostegno. Ma in essi abbiamo visto con piacere anche un segno di stima e di considerazione per ciò che Gino aveva cercato di fare durante 61 anni di vita intensa.

La nostra gratitudine si rivolge in particolare a lui – a Gino che ci ha lasciato – per quello che ci ha dato (ed è veramente tanto!) durante il cammino che insieme abbiamo percorso durante la sua vita terrena. Oggi tutto parla di lui, come prima e più di prima. Lo ricordiamo per la grande sensibilità di cuore. Una sensibilità umana e spirituale che lo portava naturalmente a stare dalla parte di chi era nel bisogno. Lo ricordiamo per la capacità di farsi carico delle nostre situazioni, sempre: nei momenti lieti e nei momenti meno lieti, che insieme abbiamo affrontato in famiglia. Lo ricordiamo per la sua esemplare disponibilità a mettere tutto da parte in qualsiasi momento, per stare con noi e farci sentire il suo incoraggiamento.

Aveva un grande amore per la famiglia. In particolare, lo ricordiamo per l’esemplare cura che ha avuto per i figli, che egli considerava pupille dei suoi occhi, dei quali spesso mi diceva di essere veramente orgoglioso.

Lo ricordiamo per la grande laboriosità, che lo aveva portato a ricoprire responsabilità importanti a livello sociale e politico. Aveva incominciato praticamente da zero. Ora si ritrovava a essere Commissario della Regione Campania per l’Istituto Autonomo Case Popolari di Avellino.

Lo ricordiamo per il tratto signorile e distinto. Sì, anche questo abbiamo sentito spesso durante questi giorni: “Era un signore, un gran signore”. Ma era un signore non soltanto per la maniera di presentarsi e di vestire - alla quale dava sempre molta cura. Era un signore soprattutto per i sentimenti e per la vita interiore di cui era capace.

         Lo ricordiamo per la sua fede semplice, ma matura. Una fede che l’ha sostenuto nei momenti di difficoltà e che sempre riusciva a trasmettere a noi, talvolta in maniera bonaria come sapeva fare lui, ma indubbiamente con grande efficacia.

         Perciò, per le tante belle qualità della sua personalità e per i tanti talenti che egli aveva ricevuto dal Padre Celeste, vogliamo pure, una volta di più, ripetere: “O Signore, non ci lamentiamo perché ce l’hai tolto; piuttosto dobbiamo ringraziarTi perché ce lo hai dato”.

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La seconda parola è preghiera. Nell’atmosfera particolare di questa sera, a conclusione di questa settimana intensa, sento il dovere di invitare tutti a pregare. È vero, capita sempre così. E’ sopratutto nei momenti un po’ tristi che avvertiamo quanto sia importante la preghiera.

Vogliamo pregare anzitutto per Gino, perché - pur con le sue belle qualità - evidentemente anche lui aveva qualche limite. Preghiamo per lui, affinché il Padre ricco di misericordia gli mostri il Suo volto di misericordia e perdono e lo accolga presto nella sua luce e nella sua gioia.

Al tempo stesso, vogliamo pregare per noi, che ancora non riusciamo a capacitarci di ciò che è avvenuto. Preghiamo in particolare per Maria, per Teresa, per Alberto e Mario. E per tutti noi, me suo fratello, le sue e mie  sorelle, i cugini, i nipoti, gli amici, perché anche noi in quest’ora dolorosa abbiamo bisogno di tanto sostegno dall’Alto. Abbiamo bisogno della luce e del conforto della fede. Abbiamo bisogno di ritrovare serenità interiore per poter ritornare alle nostre attività con il ricordo tenero di Gino, fiduciosi che da esso potremo trarre nuova ispirazione e nuove motivazioni.

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La terza parola è riflessione.  Avvenimenti come questi – tristi e dolorosi - ci invitano a meditare di nuovo sugli interrogativi profondi della vita e della storia. Chi siamo? Dove andiamo? Che senso ha questa nostra vita se poi tutto finisce così all’improvviso? Quali sono i valori ai quali dovremmo dare priorità nella nostra esistenza?

La risposta che ci viene dalla fede è che siamo popolo in cammino, secondo la bella immagine biblica; in cammino verso la Patria eterna. Crediamo nella vita eterna. Crediamo che un giorno anche a noi il Signore Gesù dirà, come a Gino e agli apostoli: “Passiamo all’altra riva, passiamo dall’altra parte”, dove potremo contemplare faccia a faccia il volto di Dio. Dove potremo contemplare il volto del Padre misericordioso, ricco di amore per noi suoi figli, per quanto poveri e peccatori.

Crediamo che la morte non è la fine. La morte è soltanto un passaggio, da questa vita all’altra, come ci viene ricordato dalla bella espressione che è riportata sul frontone d’ingresso del cimitero di Frattamaggiore: Vita mutatur non tollitur. E cioè, è trasformata, ma non è tolta. 

Crediamo nella comunione dei santi. Comunione tra noi - Chiesa pellegrina sulla terra, Chiesa militante, come si diceva un tempo - con i nostri cari trapassati, quelli che sono in Purgatorio e quelli che sono in cielo: Chiesa purgante e Chiesa trionfante. Questa comunione ci fa sentire ancora uniti, nonostante la morte. È per questa comunione che fermamente crediamo che Gino, e i nostri cari che ci hanno preceduto nel segno della fede, sono qui realmente presenti oggi. È per questa comunione che noi possiamo offrire al Padre la nostra preghiera di suffragio, nella cristiana fiducia che soprattutto ciò può servire per essi.

È così, in questa prospettiva spirituale e di matura riflessione cristiana, che dobbiamo chiudere questa settimana. Da questa visione di fede, invito a rivolgere al nostro carissimo Gino un cordiale e affettuoso “Arrivederci in Paradiso”. Ed è in questa prospettiva che invito a ripetere insieme, una volta di più, la bella preghiera che abbiamo recitato tante volte in questi giorni per lui e per i nostri cari defunti: L’eterno riposo dona loro Signore. Splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen.