sabato 12 ottobre 2013

Celebrazione a Zara della festa di San Simeone

Il giorno 8 ottobre la città di Zara, la principale della Dalmazia, celebra la festa di San Simeone, il suo amato Patrono, che fu il primo “giusto” in Israele a riconoscere il Salvatore nel Bambino Gesù presentato da Giuseppe e da Maria al Tempio di Gerusalemme. Il Vangelo (Lc 2, 25-32) lo presenta come “uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui” e che poté finalmente chiedere congedo al Signor (cantico "nunc dimittis" della compieta) perché i suoi occhi “hanno visto la tua salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli”.
Il Santuario dedicato al Santo in Zara è uno dei luoghi più significativi del pellegrinaggio in Croazia. Il corpo di San Simeone si venera in esso dal XIII secolo e fu portato da un nobile crociato in navigazione verso Venezia che lo aveva devotamente traslato dalla Siria. La narrazione agiografica della traslazione e della presenza della reliquia di Simeone a Zara registra anche una controversia con Venezia che pure ha dedicato al santo una chiesa. Questa narrazione è ricca di riferimenti storici e rappresenta il fondamento devozionale sia della dedicazione della chiesa patronale e sia della grande arca di legno rivestita d'argento, considerata l'opera più notevole e preziosa dell'arte orafa croata, fatta costruire dalla regina Elisabetta nel XIV secolo per contenere il corpo di San Simeone.
Zara è una città ricca di storia antica, di archeologia romana e di espressioni monumentali dell'arte cristiana bizantina e romanica medievale, come la cattedrale di Santa Anastasia, la basilica di San Donato ed altri luoghi del complesso episcopale urbano. In essa particolare rilievo assume anche il patrimonio storico-religioso legato alla celebrazione di San Simeone, la cui arca viene devotamente aperta ogni anno nel giorno celebrativo per offrire ai fedeli e ai pellegrini la visione del suo corpo intero.
La celebrazione serotina del Nunzio Apostolico nel santuario di San Simeone, invitato nel giorno della festa patronale da Mons. Želimir Puljić arcivescovo di Zara, è stata annunziata e commentata dalle agenzie cattoliche ed è stata seguita e raccontata sul portale dell'Arcidiocesi di Zara. L'agenzia IKA ha dedicato un ampio commento all'omelia del Nunzio ed al suo messaggio spirituale. Ines Grbic, che ha postato una bella descrizione della celebrazione sul portale dell'Arcidiocesi, ha messo in risalto i contenuti pastorali ed ecclesiali dello scambio dialogale, ispirato al magistero e agli auspici di Papa Francesco, avutosi tra il Nunzio Apostolico in Croazia ed il vescovo di Zara che è Presidente della Conferenza Episcopale Croata. Ha anche narrato i sentimenti dell'incontro fraterno e caloroso che si è avuto tra i due Vescovi, i quali hanno annunciato di voler celebrare insieme il 40° anniversario della loro ordinazione sacerdotale avvenuta per ambedue nello stesso giorno del 24 Marzo del 1974.
Il post sul portale dell'Arcidiocesi evidenzia anche i contenuti del discorso di accoglienza di Mons. Puljić che ha ripercorso la travagliata storia recente della Croazia e le vicende della Chiesa croata evidenziando la gratitudine per l'opera di Giovanni Paolo II. Il post è arricchito da una bella galleria fotografica che da il segno della grande partecipazione, del popolo e del clero, e dei momenti più significativi e devoti della celebrazione in onore di San Simeone.

Di seguito leggiamo il testo intero dell'omelia di S. E. Mons. Alessandro D'Errico, ricca dei messaggi spirituali ed esortativi riferiti all'exemplum del Santo ed attualizzati rispetto alle problematiche della chiesa locale e croata.

Festa di San Simeone, Patrono di Zadar
Santuario di San Simeone in Zadar
(8 ottobre 2013) 

         Rendo grazie alla Provvidenza di Dio, per la gioia che mi da’ oggi di celebrare con voi la Festa di San Simeone. E’ un giorno importante specialmente per Zadar, che ha scelto San Simeone come Patrono della città. Perciò ho accolto volentieri l’invito del vostro Arcivescovo, Mons. Želimir Puljić. Insieme con lui, in questa Santa Messa affido a San Simeone i progetti e i programmi della Chiesa di Dio che è in Zadar, e prego che la sua intercessione ottenga per ciascuno d voi abbondanza di benedizioni e di grazie.

         Sono grato al carissimo Arcivescovo Puljić non solo per l’invito a presiedere questa Eucarestia, ma anche per le parole di benvenuto che mi ha rivolto e per la fraterna cordialità con cui mi ha accolto. Saluto fraternamente i sacerdoti, i religiosi, le religiose, gli operatori di pastorale, e in particolare il Parroco di questo storico Santuario, Don Josip Lenkić. A tutti sono onorato di portare una speciale Benedizione del Santo Padre Francesco, che sarò felice di impartire al termine di questa Santa Messa.

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Miei cari Fratelli e Sorelle,

         Per la nostra meditazione, vorrei contemplare insieme a voi la scena che il Vangelo di Luca propone al nostro sguardo di fede. Come abbiamo ascoltato, Simeone era una persona anziana, alla quale lo Spirito Santo aveva preannunziato che avrebbe visto il Messia. San Luca lo descrive come “giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele”. Era un uomo “giusto”, e cioè santo. Un uomo distaccato dai pettegolezzi e dai discorsi inutili del mondo. Un uomo saggio e di preghiera. Una persona che viveva “nel timor di Dio”, conscio di trovarsi sempre alla Sua presenza.


Viene il giorno della presentazione di Gesù Bambino al Tempio, secondo la Legge. Ed ecco arriva Simeone, che riconosce in Gesù il Messia e lo stringe tra le braccia, benedicendo il Signore.

San Simeone fu dunque uno dei primi a “vedere” Gesù (Gv. I, 39; XII, 21) - e cioè, a riconoscerLo - e a prenderLo tra le braccia. Non solo. Le brevi note del Vangelo che ci parlano di lui, ci indicano anche un cammino spiri-tuale, sul quale vorrei soffermarmi per una breve riflessione.

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Di San Simeone, come abbiamo ascoltato, l’evangelista dice pure: “Mosso dallo Spirito, si recò al Tempio”. Cosa significa questo “essere mosso”? Evidentemente significa ricevere una spinta, esser messo in movimento. Nel caso di Simeone, è lo Spirito di Dio a spingere e a muovere i suoi passi, verso il Tempio e verso Gesù.

Ebbene, qualcosa di analogo avviene anche nella nostra vita spirituale ed ecclesiale. Anche noi abbiamo ricevuto il dono dello Spirito per una missione, fin dal giorno del battesimo. Questo dono si accresce in noi ogni volta che riceviamo i Sacramenti, per far sì che ognuno faccia buon uso dei talenti ricevuti, per l’edificazione del Corpo di Cristo, che è la Chiesa. E cioè, anche in noi agisce lo Spirito di Dio; ma, per rendere efficace e fruttuosa la Sua presenza, come San Simeone dobbiamo essere docili alla Sua azione. Solo così potremo tutti, ciascuno in una maniera priora e singolare, fare la nostra parte nella Chiesa.

Possiamo allora capire alcuni punti, sui quali ritorna spesso il Santo Padre Francesco. Dinanzi alle sfide complesse che la Chiesa deve affrontare nell’ora presente, quando urge una nuova evangelizzazione anche nei Paesi tradizionalmente a maggioranza cristiana, è necessario che tutti ci rendiamo docili al soffio dello Spirito. E cioè, non dovremmo porre diaframmi all’opera dello Spirito di Dio. Non dovremmo chiuderci nelle nostre umane illusioni o in false certezze. Non dovremmo restare seduti, soddisfatti per quello che ancora ci resta di una gloriosa eredità del passato. Non dovremmo frapporre la superbia del mondo, nel nostro servizio allo Spirito e alla Chiesa di Cristo.

         Al contrario, dovremmo avere sempre - come atteggiamento di fondo - una disponibilità sincera a metterci in discussione, e mossi dallo Spirito andare per le vie del mondo, verso le periferie del mondo, in povertà di spirito, lieti di annunciare e di testimoniare a tutti la buona Novella di Gesù. In altre parole, non possiamo restar fermi. Non possiamo ancorarci al passato. Non possiamo chiuderci a nessuno. Mossi dallo Spirito, dobbiamo essere sinceri e fedeli “servitori della comunione e della cultura dell’incontro… quasi ossessionati in questo senso. E farlo senza essere presuntuosi, imponendo ‘le nostre verità’, ma bensì guidati dall’umile e felice certezza di chi è stato trovato raggiunto e trasformato dalla verità che è Cristo, e non può non annunciarla!” (Papa Francesco, Rio di Janeiro, 27 luglio 2013).

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Questa necessità di andare, di uscire - mossi dallo Spirito - è stata sottolineata più volte da Papa Francesco, fin dall’inizio del Suo pontificato. Ricorderete che già durante la Messa del 14 marzo 2013 nella Cappella Sistina, il giorno seguente la Sua elezione al Supremo Pontificato, Egli diceva che nelle letture del giorno vedeva qualcosa di comune: il movimento necessario per la Chiesa di oggi. Il movimento nel cammino; il movimento nell’edificazione della Chiesa; il movimento nella confessione. Queste tre parole (camminare, edificare, confessare) furono oggetto di una meditazione semplice nella presentazione, ma profonda nel contenuto. E il Santo Padre sottolineò che è nel movimento il compito principale che lo Spirito di Dio affida alla Chiesa oggi.

Per la verità, questi pensieri Egli li aveva già proposti ai Cardinali convocati per il Conclave (dopo le dimissioni di Benedetto XVI), poco prima della Sua elezione a Successore di Pietro. “Evangelizzare presuppone nella Chiesa la ‘parresia’ di uscire da se stessa. La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa ed ad andare verso le periferie. Non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia; quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria. Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare, diviene autoreferenziale e allora si ammala. I mali che, nel trascorrere del tempo, affliggono le istituzioni ecclesiastiche hanno una radice nell’autoreferenzialità, in una sorta di narcisismo teologico… La Chiesa autoreferenziale pretende di tenere Gesù per sé e di non lasciarlo uscire”. 
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Ecco allora il messaggio importante e attuale che viene per noi oggi, dalla meditazione della figura del grande San Simeone.  Siamo invitati a farci muovere dallo Spirito. A metterci in cammino, per seguire Cristo, e - con Lui - andare verso tutti, senza preclusioni, lasciando da parte i nostri schemi precostituiti. Siamo invitati a lasciarci plasmare dallo Spirito con fiducia, perché Lui sa meglio di noi sa dove e come guidare la Chiesa di Cristo.

Mossi dallo Spirito, siamo invitati a coltivare la grande eredità del Concilio, che è di una sincera apertura al mondo, e di un autentico dialogo con gli altri – anche con i lontani – con un atteggiamento positivo e costruttivo. Un dialogo che privilegi ciò che c’è in comune, anziché ciò che divide. Un dialogo che manifesti il sincero desiderio di lavorare insieme, con tutte le persone di buona volontà, in un’atmosfera di fiducia reciproca. Un dialogo, per il quale cerchiamo sinceramente di capire l’altro, di ascoltare l’altro, di credere nell’altro.

A questo proposito consentitemi pure di menzionare che San Paolo ancora oggi ammonisce che al di sopra di tutto, nel nostro movimento di Chiesa, ci deve sempre essere la carità. Ecco il principio al quale dovremmo ispirarci sempre, anche nelle difficoltà che purtroppo non mancano. Solo così sarà possibile giungere alle tanto auspicate soluzioni di armonia sociale, dove le parti trovano un comune accordo, sulla base di ciò che hanno in comune; e, per il bene comune, rinunciano ad elementi minori, senza snaturare le convinzioni di principio che guidano il loro impegno nella società.

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So bene che queste indicazioni del Santo Padre sono oggetto di attenta considerazione in questa gloriosa Chiesa di Zadar e in Croazia. Come Rappresentante Pontificio, non posso non rallegrarmene con voi. Perciò, con San Simeone elevo a Dio, eterno Signore della vita e della storia, il mio cantico di lode e di ringraziamento. Al tempo stesso, a lui - che è stato tra i primi a vedere Gesù e a tenerLo tra le braccia – affido la mia preghiera, affinché ci faccia ancora più docili all’azione dello Spirito, per continuare - insieme al Santo Padre Francesco e a tutta la Chiesa – ad andare con gioia e con fiducia verso tutti, per le vie del mondo. Amen



1 commento:

  1. Commento di Antonio Anatriello su fb:
    "Grande abilità nel collegare il ‘mosso dallo spirito’ di Simeone al nuovo stile di tolleranza, misericordia e apertura di Papa Bergoglio; cose queste, poi, comunicate a un uditorio nel quale probabilmente albergano non pochi credenti ‘sconcertati’ e preoccupati proprio per questo stile del Papa.
    Colgo molta sintonia con Papa Bergoglio e, conoscendo bene Il Nunzio, egli si esprime così non per ‘adattarsi’ al nuovo Papa, ma semplicemente perché già è così; e esprime con disinvoltura e naturalezza la sua vera natura di uomo e credente aperto e tollerante e, pertanto, capace di armonizzare i contrasti sia sociali che ecclesiali…"

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