sabato 30 marzo 2013

Venerdì Santo a Sisak in un clima di preghiera e spiritualità intensa


In un clima di preghiera, e di spiritualità intensa arricchita dal canto religioso, Mons. D'Errico ha partecipato al rito del Venerdì Santo, all'adorazione della Santa Croce, nella Cattedrale di Sisak in comunione con la Chiesa locale. Il Vescovo titolare Vlado Kosic, insieme con un stuolo di sacerdoti, con i seminaristi e con numerosi fedeli, ha accolto fraternamente il Nunzio Apostolico, ringraziandolo per la sua visita svolta durante il Triduo Pasquale, e gli ha chiesto di trasmettere gli auguri di Pasqua anche al Santo Padre Papa Francesco.
La commemorazione della Passione di Cristo fatta dal Vescovo Kosic ha riguardato il tema teologico del mistero della salvezza, della sofferenza e dell'obbedienza al Padre.
Alla conclusione del rito Mons. D'Errico si è rivolto all'assemblea comunicando che era suo desiderio visitare la Chiesa di Sisak, lodevole per il funzionamento organizzativo, per le innovazioni e le iniziative pastorali, e per gli impegni di carità e di solidarietà con i più poveri ed emarginati. Ha avuto parole di incoraggiamento ed ha invitato tutti a pregare per Papa Francesco e per il suo pontificato.

La Diocesi di Sisak è contigua a quella di Zagabria ed è modernamente impegnata a vivere la sua testimonianza ecclesiale. Ha un eccellente portale in rete e le sue iniziative sono molto seguite anche attraverso i media e i social-network.
La commemorazione del Venerdì Santo a Sisak è stata riportata sul portale diocesano con una bella galleria fotografica; ne hanno parlato anche le agenzia cattoliche di Croazia e di Bosnia-Erzegovina.



venerdì 29 marzo 2013

La Santa Messa Crismale nella Cattedrale di Zagabria


In comunione con la Chiesa particolare di Zagabria Mons. D'Errico ha partecipato alla celebrazione in cattedrale della Santa Messa Crismale del mattino del Giovedì Santo. La Santa Messa Crismale viene celebrata dal Pastore della diocesi all'inizio del Triduo Pasquale per la benedizione degli oli che si utilizzano per l'amministrazione dei Sacramenti durante l'anno liturgico e per rinnovare le promesse sacerdotali del presbiterio diocesano. La celebrazione nella cattedrale di Zagabria è stata presieduta dal Cardinale Josip Bozanić Arcivescovo titolare, il quale ha tenuto un'omelia che ha trattato il tema del sacerdozio e della comunione sacerdotale di tutto il popolo di Dio. Egli ha parlato in termini generali dell'Anno della Fede indetto da Benedetto XVI e delle speranze legate all'elezione di Papa Francesco; in particolare ha ripercorso gli avvenimenti e le iniziative pastorali ed ecclesiali vissute dalla Chiesa locale di Zagabria e da quella nazionale croata, ed ha fatto espresso riferimento alla fraterna presenza in Cattedrale del Nunzio Apostolico operante in Croazia dal luglio dell'anno scorso.

A Mons. D'Errico, Vescovo rappresentante pontificio concelebrante, durante la funzione sacra è stato assegnato il posto d'onore nel presbiterio formato da oltre 280 sacerdoti della Diocesi.
Sul portale dell'Arcidiocesi di Zagabria è riportata l'intera omelia del Cardinale Bozanic, con un approfondito commento e con una vasta galleria fotografica relativa alla celebrazione. Anche l'agenzia informativa cattolica croata (IKA) ed il portale cattolico di Gas Koncila  hanno riportato un commento con brani dell'omelia.



mercoledì 27 marzo 2013

Fiducia in Dio e preghiera per il Papa: l'omelia del Nunzio su Vecernji list


L'importante testata giornalistica croata di Vecernji list (Giornale della Sera) ha pubblicato nella sua versione in rete l'intera omelia che Mons. D'Errico ha tenuto il 19 marzo scorso nella Cattedrale di Dubrovnik in occasione della solennità di San Giuseppe. Ad una settimana di distanza dalla celebrazione il giornale ha divulgato il testo omiletico intitolandolo con una frase ispirata alla fiducia in Dio, riferita dal Nunzio Apostolico a San Giuseppe. Ha evidenziando così il significativo contributo spirituale dato dalle sue parole, pronunciate in qualità di rappresentante pontificio, alla ricezione dei cattolici di Croazia del grande evento della elezione di Papa Francesco e della celebrazione a piazza San Pietro dell'apertura del suo pontificato.
Il testo intero dell'omelia di Mons. D'Errico è stata già proposto su questo blog ed è leggibile attraverso il link segnalato insieme con quello che conduce all'articolo di Vecernji list, che utilizza una bella foto del Nunzio Apostolico in Croazia.



lunedì 25 marzo 2013

Colloquio con il Mufti. Discusso il modello croato per il dialogo tra le religioni


Giovedì 21 marzo 2013 Mons. D'Errico ha ricevuto nella Nunziatura di Zagabria una visita del Mufti Aziz Hasanovic motivata dalla recente elezione di Papa Francesco e dalle nuove prospettive che si aprono per il dialogo tra Islam e Cristianesimo. Certamente la consolidata reciproca amicizia relazionale ed il comune approccio valoriale ed educativo hanno suggerito l'auspicio e la proposta del particolare “modello” di dialogo rispettoso che si sperimenta in Croazia da far valere anche a livello delle relazioni politiche e della società civile. Le due personalità si sono scambiati riconoscimenti ed hanno fissato un'agenda per impegni futuri. Il Mufti ha anche invitato il Nunzio a partecipare alla cerimonia che si terrà a Maggio per l'apertura del Centro Islamico di Fiume.
Riportiamo in traduzione ad sensum dal croato la dichiarazione congiunta leggibile sul portale del Centro Islamico di Zagabria e dalle agenzie cattoliche croate e bosniache.

Giovedi '21.3.2013./9.5.1434.
Il Mufti ha visitato il Nunzio S. E. Alessandro D'Errico.
La recente elezione del nuovo Papa Francesco a capo della Chiesa, è stata l'occasione di questa visita.

Il Mufti ha ringraziato Il Nunzio per la risposta sollecita e per le riunioni di consultazione rapida che riguardano molte questioni di interesse comune. Il Mufti ha rivolto parole di congratulazioni al Nunzio per la scelta di un nuovo papa, dicendo che ci sono prove della presenza di un positivo clima e di soddisfazione per la scelta di Francesco.

Il Nunzio lo ha ringraziato per la visita e le congratulazioni, ed ha concordata con il Mufti la necessità di discutere le sfide comuni.
Il Mufti ed il Nunzio hanno discusso la possibilità di risolvere i problemi delle minoranze musulmane in Europa secondo il modello realizzato in Croazia. E' stato proposto dal Nunzio Apostolico di estendere questo tema per discutere anche la questione delle minoranze cristiane in paesi a maggioranza musulmana. Il Nunzio è convinto che questo è un argomento fondamentale ed ha sottolineato esperienze di analoghe iniziative intraprese in passato. In particolare uno dei temi è stato la questione di introdurre un corso che si occupa di educazione alla salute, e il Mufti ed il Nunzio hanno convenuto che è necessario trovare un modello che potrebbe essere accettabile per tutti, e che la mancanza di consultazione con i rappresentanti delle comunità religiose è il difetto maggiore che si è registrato in Croazia.

Il Mufti ed il Nunzio hanno programmato attività per i prossimi incontri in continuità con quelle che hanno preceduto questa visita. In questa occasione il Mufti ha invitato il Nunzio all'apertura del Centro islamico di Fiume che si svolgerà nel prossimo mese di maggio.





venerdì 22 marzo 2013

Ispirazioni francescane del discorso del Santo Padre al Corpo Diplomatico


La mattina di venerdì 22 marzo 2013 ho avuto occasione di ascoltare in diretta televisiva il discorso di Papa Francesco al Corpo Diplomatico riunito in udienza nella Sala Regia al Vaticano.
Ho avvertito nella sintesi del Santo Padre il dono della rinnovata prospettiva spirituale ed ecclesiale che è necessaria al linguaggio antropologico e politico-diplomatico che impegna la Chiesa a livello internazionale. Il dialogo per la pace e lo sviluppo della società civile, la lotta alle povertà e alle emarginazioni, l'aiuto ai profughi e ai rifugiati, la carità eroica ed operante, l'ecumenismo ed il dialogo con le religioni, trovano l'annuncio più alto e desiderato nelle parole del Papa; e così ritrovano senso discorsi ed esperienze ispirati al Vangelo negli ambiti del pragmatismo socio-economico e delle relazioni diplomatiche vissute in luoghi aspri della terra. Immagino anche la letizia di Mons. D'Errico nel ricevere dalle parole del Papa la conferma dell'impostazione che ispira la sua testimonianza e la sua missione di Nunzio Apostolico.
Nel suo discorso rivolto al Corpo Diplomatico, riunito in udienza nella Sala Regia al Vaticano, Papa Francesco ha comunicato le ispirazioni legate alla scelta del nome del Santo di Assisi per il suo pontificato. Dopo i ringraziamenti rivolti ai rappresentanti delle varie nazioni del mondo egli ha prefigurato le aspettative e gli orientamenti della Santa Sede rispetto alle relazioni diplomatiche internazionali. Il riferimento a San Francesco, come ad “una personalità che è ben nota al di là dei confini dell’Italia e dell’Europa e anche tra coloro che non professano la fede cattolica”, significa per la Chiesa il suo “amore per i poveri “, l'adoperarsi di tanti “per aiutare i malati, gli orfani, i senzatetto e tutti coloro che sono emarginati, e che così lavorano per edificare società più umane e più giuste”. Con queste ispirazioni Papa Francesco, ricordando anche le origini italiane della sua famiglia, ha esortato tutti i diplomatici a collaborare con il Pontefice nella realizzazione di “ponti” di dialogo con Dio e tra i popoli e le religioni, superando anche le “povertà spirituali” di tanti paesi ricchi che rischiano di subire, secondo l'accezione di Benedetto XVI, la “dittatura del relativismo che lascia ognuno come misura di se stesso e mette in pericolo la convivenza tra gli uomini”.
In perfetta sintonia con lo spirito di Assisi, il Papa Francesco ha tracciato i riferimenti di un cammino diplomatico e ha rivolto un invito a tutti: “Lottare contro la povertà sia materiale, sia spirituale; edificare la pace e costruire ponti. Sono come i punti di riferimento di un cammino al quale desidero invitare a prendere parte ciascuno dei Paesi che rappresentate”.
Il Decano del Corpo Diplomatico ha rivolto i saluti introduttivi in francese. Papa Francesco ha tenuto il suo discorso in italiano. Di seguito leggiamo il testo del discorso del Santo Padre. 

Eccellenze,
Signore e Signori,
Ringrazio di cuore il vostro Decano, Ambasciatore Jean-Claude Michel, per le belle parole che mi ha rivolto a nome di tutti e con gioia vi accolgo per questo scambio di saluti, semplice ma nello stesso tempo intenso, che vuole essere idealmente l’abbraccio del Papa al mondo. Attraverso di voi, infatti, incontro i vostri popoli, e così posso, in un certo senso, raggiungere ciascuno dei vostri concittadini, con le sue gioie, i suoi drammi, le sue attese, i suoi desideri.

La vostra numerosa presenza è anche un segno che le relazioni che i vostri Paesi intrattengono con la Santa Sede sono proficue, sono davvero un’occasione di bene per l’umanità. È questo, infatti, che sta a cuore alla Santa Sede: il bene di ogni uomo su questa terra! Ed è proprio con questo intendimento che il Vescovo di Roma inizia il suo ministero, sapendo di poter contare sull’amicizia e sull’affetto dei Paesi che voi rappresentate, e nella certezza che condividete tale proposito. Allo stesso tempo, spero sia anche l’occasione per intraprendere un cammino con quei pochi Paesi che ancora non intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede, alcuni dei quali - li ringrazio di cuore - hanno voluto essere presenti alla Messa per l’inizio del mio ministero, o hanno inviato messaggi come gesto di vicinanza.

Come sapete, ci sono vari motivi per cui ho scelto il mio nome pensando a Francesco di Assisi, una personalità che è ben nota al di là dei confini dell’Italia e dell’Europa e anche tra coloro che non professano la fede cattolica. Uno dei primi è l’amore che Francesco aveva per i poveri. Quanti poveri ci sono ancora nel mondo! E quanta sofferenza incontrano queste persone! Sull’esempio di Francesco d’Assisi, la Chiesa ha sempre cercato di avere cura, di custodire, in ogni angolo della Terra, chi soffre per l’indigenza e penso che in molti dei vostri Paesi possiate constatare la generosa opera di quei cristiani che si adoperano per aiutare i malati, gli orfani, i senzatetto e tutti coloro che sono emarginati, e che così lavorano per edificare società più umane e più giuste.

Ma c’è anche un’altra povertà! È la povertà spirituale dei nostri giorni, che riguarda gravemente anche i Paesi considerati più ricchi. È quanto il mio Predecessore, il caro e venerato Benedetto XVI, chiama la “dittatura del relativismo”, che lascia ognuno come misura di se stesso e mette in pericolo la convivenza tra gli uomini. E così giungo ad una seconda ragione del mio nome. Francesco d’Assisi ci dice: lavorate per edificare la pace! Ma non vi è vera pace senza verità! Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra.

Uno dei titoli del Vescovo di Roma è Pontefice, cioè colui che costruisce ponti, con Dio e tra gli uomini. Desidero proprio che il dialogo tra noi aiuti a costruire ponti fra tutti gli uomini, così che ognuno possa trovare nell’altro non un nemico, non un concorrente, ma un fratello da accogliere ed abbracciare! Le mie stesse origini poi mi spingono a lavorare per edificare ponti. Infatti, come sapete la mia famiglia è di origini italiane; e così in me è sempre vivo questo dialogo tra luoghi e culture fra loro distanti, tra un capo del mondo e l’altro, oggi sempre più vicini, interdipendenti, bisognosi di incontrarsi e di creare spazi reali di autentica fraternità.

In quest’opera è fondamentale anche il ruolo della religione. Non si possono, infatti, costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri. Per questo è importante intensificare il dialogo fra le varie religioni, penso anzitutto a quello con l’Islam, e ho molto apprezzato la presenza, durante la Messa d’inizio del mio ministero, di tante Autorità civili e religiose del mondo islamico. Ed è pure importante intensificare il confronto con i non credenti, affinché non prevalgano mai le differenze che separano e feriscono, ma, pur nella diversità, vinca il desiderio di costruire legami veri di amicizia tra tutti i popoli.

Lottare contro la povertà sia materiale, sia spirituale; edificare la pace e costruire ponti. Sono come i punti di riferimento di un cammino al quale desidero invitare a prendere parte ciascuno dei Paesi che rappresentate. Un cammino difficile però, se non impariamo sempre più ad amare questa nostra Terra. Anche in questo caso mi è di aiuto pensare al nome di Francesco, che insegna un profondo rispetto per tutto il creato, il custodire questo nostro ambiente, che troppo spesso non usiamo per il bene, ma sfruttiamo avidamente a danno l’uno dell’altro.

Cari Ambasciatori, Signore e Signori, grazie ancora per tutto il lavoro che svolgete, insieme alla Segreteria di Stato, per costruire la pace ed edificare ponti di amicizia e di fraternità. Attraverso di voi, desidero rinnovare ai vostri Governi il mio grazie per la loro partecipazione alle celebrazioni in occasione della mia elezione, con l’auspicio di un fruttuoso lavoro comune. Il Signore Onnipotente ricolmi dei suoi doni ciascuno di voi, le vostre famiglie e i popoli che rappresentate. Grazie! ​

Papa Francesco


mercoledì 20 marzo 2013

A Dubrovnik per la solennità di San Giuseppe e l'inizio del pontificato di Papa Francesco


Mons. D'Errico ha visitato la diocesi di Dubrovnik ed ha presieduto la celebrazione eucaristica della solennità di San Giuseppe nella cattedrale di Nostra Signora. Egli ha accolto l'invito del Vescovo Uzinić e insieme con la comunità diocesana ha pregato in comunione con Papa Francesco che a Piazza san Pietro ha celebrato la Santa Messa dell'inizio del suo pontificato. Il grande significato spirituale dell'avvenimento, celebrato dalla Chiesa universale proprio nel giorno dedicato alla “custodia” del Santo padre putativo di Gesù, è stato sottolineato dal Nunzio Apostolico in Croazia che ha svolto un'omelia intensa ed ha condiviso la benedizione del Santo Padre.
Il portale della Diocesi di Dubrovnik ha dedicato un ampio commento alla celebrazione del Vescovo D'errico insieme con una bella galleria fotografica e con un un efficace video incentrato sull'omelia.

Sullo stesso portale, a firma di Angelina Tadic, è riportato un commento con vasta galleria fotografica alla visita pomeridiana del Nunzio al centro storico svolta in compagnia del Vescovo e di alcuni funzionari. Sono riferite le impressioni del Nunzio sulla città e le sue dichiarazioni ai giornalisti che lo hanno intervistato. Dalla sintesi tradotta ad sensum leggiamo:
Il Nunzio ha detto di essere felice di visitare Dubrovnik in veste di Nunzio in Croazia. Egli ha fatto un confronto con la precedente esperienza di servizio in Bosnia-Erzegovina e in Montenegro ed ha espresso le preoccupazioni della Santa Sede per le sorti in queste nazioni della componente croata, sostanzialmente cattolica: "La Santa Sede è molto preoccupata per la scomparsa del popolo croato in Bosnia-Erzegovina e in Montenegro. La nostra preoccupazione deriva dal punto di vista religioso. Perché se scompare il popolo croato con lui scompare la fede cattolica. Vi è una continuità del popolo croato in tutti questi paesi, le radici stesse, la stessa fede, la tradizione, la devozione alla Chiesa e al Papa, le dinamiche stesse della missione, gli stessi doveri e gli obblighi per la pastorale. Ma c'è una grande differenza. In questi paesi, i croati sono solo un piccolo gruppo che ha grandi problemi. In Bosnia-Erzegovina non si sentono riconosciuti come popolo costituente, mentre la situazione è leggermente migliore in Montenegro. Qui in Croazia, l'atmosfera è completamente diversa, perché è un ambiente cattolico”. Per quanto riguarda il cattolicesimo in Croazia, dove le autorità non hanno alcun problema a riconoscere il valore storico della tradizione cattolica e la fede, il Nunzio Apostolico ha detto che questo sarebbe più una riscoperta del cattolicesimo. La fede cattolica è stata intimamente legata alla storia e all'identità dell'uomo croato. I Vescovi non possono abbandonare ciò che ha dato l'identità del popolo croato, e le tensioni che si registrano tra alcuni vescovi e il governo saranno senz'altro risolte ed avranno buon esito”.

 Anche le principali agenzie cattoliche croate (IKA e Glas Koncila) hanno divulgato commenti che si possono leggere ai link segnalati. Possiamo leggere tutti i contenuti dell'omelia direttamente dal testo in italiano preparato dal Nunzio.

Visita a Dubrovnik
Solennità di San Giuseppe
(Omelia, 19 marzo 2013)

Sono grato al Vescovo Uzinić per la gioia che mi dà oggi di celebrare con voi la Solennità di San Giuseppe, Patrono della Chiesa universale. Lo ringrazio vivamente per le parole di benvenuto che mi ha rivolto e per la fraternità con cui mi ha accolto. Saluto cordialmente i Vescovi presenti, i sacerdoti, i religiosi, le religiose, gli operatori di pastorale e tutti voi che partecipate con tanta devozione a questa Santa Messa.
Oggi è un grande giorno per la Chiesa Universale, perché questa mattina il Santo Padre Francesco ha inaugurato solennemente il Suo pontificato. Il Vescovo mi diceva che state pregando molto per Lui. Ora, come Rappresentante Pontificio, vorrei invitarvi ad intensificare la preghiera per Lui, specialmente in questa Santa Messa. Egli è Pietro, la roccia su cui è fondata la Chiesa; è il principio ed il fondamento visibile dell’unità. Il nostro augurio per Lui oggi - che si fa preghiera in questa Eucaristia - è che da tutti sia accolto fedelmente il Suo magistero; e per tutti Egli sia un costante punto di riferimento, soprattutto nelle difficoltà in cui talvolta vengono a trovarsi le Chiese particolari e le società civili.
Mons. Uzinić mi aveva invitato a venire a Dubrovnik due mesi fa, quando ancora era Papa il venerato Santo Padre Benedetto XVI, che oggi celebra la festa onomastica. Anche per Lui vorrei invitarvi a pregare oggi, come segno di filiale gratitudine per il molto che Egli ci ha dato, in otto anni di illuminato magistero e di esemplare ministero apostolico.
Inoltre, questo è un giorno importante per la vostra comunità diocesana anche perché voi celebrate il secondo anniversario dell’Ordinazione episcopale del vostro Vescovo. Ho un caro ricordo di quel giorno. Ero Nunzio Apostolico in Bosnia ed Erzegovina. Mi trovavo a Mostar per la Sessione primaverile della Conferenza Episcopale di Bosnia e Erzegovina; e, naturalmente, nelle conversazioni con i confratelli Vescovi, l’Ordinazione del nuovo Vescovo di Dubrovnik era un argomento ricorrente. In questi due anni, Mons. Uzinić ha saputo raccogliere l’eredità spirituale dei venti anni di episcopato di Mons. Puljić; e abbiamo tutti apprezzato lo zelo e il dinamismo del suo ministero episcopale. Perciò, in questa Santa Messa rendiamo grazie a Dio per tutto ciò che egli ha realizzato e sta realizzando; ci congratuliamo con Lui; e, guardando al futuro, affidiamo allo Spirito Santo, attraverso l’intercessione di San Giuseppe, i suoi progetti e le sue speranze per la Chiesa di Dio che è in Dubrovnik.
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Miei cari fratelli e sorelle, per la nostra meditazione vorrei proporre qualche breve riflessione sulla figura e sull’insegnamento di San Giuseppe, così come ci vengono presentati dai pochi passi di Vangelo che parlano di lui. Mi colpiscono soprattutto due aspetti. In primo luogo, egli appare nei momenti chiave dell’infanzia di Gesù, ma di lui non è registrata neppure una parola. In secondo luogo, si sottolinea sempre la sua piena disponibilità a fare la volontà di Dio.
Così avviene anche nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato. Giuseppe si trova dinanzi ad una situazione umanamente imbarazzante: Maria, sua promessa sposa, attende un bambino. Egli si domanda, come farebbe ogni uomo, cosa deve fare. Riceve un sogno, rivelatore dei disegni di Dio: “Non temere Giuseppe. Ciò che è avvenuto è opera dello Spirito Santo”. E la sua risposta è pronta e incondizionata: “Fece come l’angelo del Signore gli aveva ordinato”.
In questo senso possiamo capire una piccola nota dello stesso brano, ove si dice: “Era un uomo giusto”. Qui “giusto” non è da intendersi nel senso di giustizia distributiva, e cioè di dare a ciascuno il suo. Qui “giusto” significa che Giuseppe era un uomo pio: uomo sempre alla ricerca della volontà di Dio, e sempre animato da grandi criteri di amore per il prossimo. In altre parole, anche per Giuseppe, come per Maria sua sposa, alla base della sua vita c’è anzitutto un atteggiamento di fede, come ci viene suggerito dalla seconda lettura. Fede è fidarsi di Dio sempre, in ogni circostanza. Anche e soprattutto nelle difficoltà. Fede è sperare contro ogni speranza, nella rinuncia ai criteri dell’uomo, per un completo abbandono ai criteri di Dio.
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Nei giorni scorsi, pensando a questa celebrazione, mi chiedevo che cosa può dire in concreto a noi oggi l’esempio di Giuseppe. Vorrei limitarmi a presentare brevemente qualche pista di riflessione.
Prima pista. Giuseppe è uomo “giusto” che confida nel Signore. Egli ci dice che - quali che siano o che saranno le difficoltà che incontreremo - il nostro impegno di vita cristiana e il contributo che vogliamo dare a livello sociale e civile per il bene del Paese, devono nutrirsi soprattutto di fede e di preghiera. L’esempio di San Giuseppe ci ricorda che la preghiera non è un aspetto “opzionale” della vita cristiana. Come farebbe ogni figlio, che sa di avere un padre che si preoccupa di lui, dobbiamo presentare a Dio, che è nostro Padre celeste, le nostre ansie, le nostre difficoltà, le nostre speranze, i nostri desideri, i nostri progetti. Ed è proprio questo che vogliamo fare oggi: per noi, per le nostre famiglie, per la comunità diocesana, per la Chiesa, per il mondo intero, e specialmente per Papa Francesco e per Benedetto XVI.
Seconda pista. L’esempio di Giuseppe, uomo laborioso, che accompagna lo spirito di fede con lavoro intenso, umile e responsabile, ci dice che ciascuno deve avvertire il dovere di fare la sua parte, nella Chiesa e nella società. Nessuno deve esimersi da questa responsabilità. Ciascuno deve sentirsi chiamato da Gesù, il Maestro, a fare buon uso dei talenti ricevuti. Con serietà e responsabilità. Perché come si dice: “La casa grande si costruisce con piccoli mattoni”.
Terza pista. La vita di Giuseppe, uomo giusto, che cerca di conformare sempre le sue scelte ai criteri di Dio, ci invita a continuare la nostra ricerca, sincera e appassionata, dei criteri di Dio. Così com’è avvenuto in passato, secondo le migliori tradizioni del popolo croato, dobbiamo cercare in Lui, Padre celeste, e nella Parola di Gesù, il riferimento costante per le questioni che dobbiamo affrontare. Così, per esempio:  Dio è Amore, che pensa al di sopra dei criteri dell’uomo: perciò, come Lui siamo chiamati a diffondere perdono, misericordia e comprensione. Dio è Principe della Pace: come Lui, abbiamo il dovere di essere operatori di pace, annunciatori e costruttori di riconciliazione, lavorando insieme con tutte le persone di buona volontà, cercando insieme la soluzione dei problemi, in spirito di dialogo positivo e costruttivo. Dio è comunione di vita nelle diversità delle Persone: questa unità - unità nella diversità - è ciò che dobbiamo auspicare per le nostre comunità diocesane e per la società civile.
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Miei cari fratelli e sorelle, affido queste riflessioni alla celeste protezione di San Giuseppe, di San Biagio, e di Maria Madre della Chiesa. Attraverso la loro intercessione, prego per il Santo Padre Francesco e per Benedetto XVI, per il vostro Vescovo, per i degni sacerdoti che lo accompagnano nell’esercizio del Suo ministero episcopale, per tutti e per ciascuno di voi. Per tutti auspico abbondanza di benedizioni e di grazie, per il bene della Chiesa di Dio che è in Dubrovnik e della Chiesa Universale. Amen!


domenica 17 marzo 2013

Parole del Nunzio Apostolico subito dopo l’elezione del Papa Francesco


Dopo l'annuncio dell'elezione del Cardinale Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires, che ha scelto il nome di Francesco, S. E. Alessandro D'Errico, Nunzio Apostolico a Zagabria, ha subito espresso il suo pensiero per il nuovo Papa. Le sue parole sono state divulgate sulla rete dalle agenzie informative cattolica di Croazia (IKA e Glas Koncila) con immediatezza ed in contemporanea con la dichiarazione del Presidente della Conferenza Episcopale Croata e di altri Vescovi. Nel saluto del Papa rivolto ai fedeli raccolti in Piazza San Pietro nella sera del 13 Marzo 2013, Mons. D'Errico ha colto nella semplicità e nella profondità spirituale l'espressione di fondamentali tratti, evidenziati sin dall'esordio, del magistero del nuovo Vescovo di Roma.
Le agenzie croate forniscono una sintesi della dichiarazione del Nunzio che si può leggere attraverso i link ai portali. Di seguito possiamo leggere il testo intero scritto in italiano dallo stesso Nunzio. 


Parole del Nunzio Apostolico
subito dopo l’elezione
del Papa Francesco


Ho seguito con molta attenzione e partecipazione l’annuncio della elezione di Papa Francesco. Sono colpito da alcuni particolari, che mi sembrano importanti:

-         Anche questa volta i Cardinali non hanno avuto bisogno di molto tempo per eleggere il nuovo Papa. E ciò nonostante che i media parlavano di un Collegio cardinalizio “spaccato” nei suoi orientamenti.
-         Era impressionante vedere Piazza San Pietro gremita da persone che accorrevano da ogni parte, con grande gioia, per ricevere la prima benedizione del nuovo Papa.
-         Penso che il nome che il Santo Padre ha scelto vuole essere anche un programma, com’è sempre stato con i Suoi Predecessori. E ciò tanto più che alcuni particolari del Suo breve discorso e la maniera con cui si è presentato, sono stati abbastanza diversi da quelli previsti dal cerimoniale vaticano.
-         Vorrei sottolineare anche la semplicità e al tempo stesso la profondità delle parole che ha pronunciato. Ha insistito sul Suo ruolo di Vescovo di Roma, ha chiesto con insistenza di pregare per il Suo ministero, ha parlato di un cammino da fare insieme. Sono certo che questi elementi ritorneranno presto nel magistero di Papa Francesco.

Alla Nunziatura Apostolica preghiamo intensamente per Lui, perché in Lui vediamo Pietro, la roccia su cui è fondata la Chiesa, il principio ed il fondamento visibile dell’unità. L’augurio è che per tutti Egli sia un costante punto di riferimento, soprattutto nelle difficoltà in cui talvolta vengono a trovarsi le Chiese particolari e le società civili.






lunedì 11 marzo 2013

Celebrazione della peregrinatio della reliquia di Don Bosco


Per celebrare il bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco (1815-1888), i Salesiani stanno facendo girare per il mondo, dal 2009, l'urna di vetro con la reliquia del loro Fondatore. Il senso dell'iniziativa è anche quello di celebrare il centocinquantesimo della loro fondazione (1849) e di portare la memoria del Santo educatore “Padre dei giovani” a diretto e devoto contatto con le molteplici comunità che a lui sono ispirate in ogni luogo della terra.
Sul portale della Congregazione sono pubblicate tutte le notizie riguardanti la ricorrenza ed il tour mondiale con le varie tappe della peregrinatio.

In Croazia, che vede la presenza dei Salesiani da oltre un secolo, la reliquia di San Giovanni Bosco viene onorata con veglie e preghiere dall'8 al 23 marzo 2013 nei diversi luoghi ove è presente la Provincia Salesiana. In particolare a Zagabria un luogo della peregrinatio è stato il Santuario della Santa Madre della Libera di Jarun, ove domenica 10 marzo il Nunzio Apostolico, l'arcivescovo Alessandro D'Errico, ha celebrato la Santa Messa delle ore 12.00 ed ha pregato per l'elezione del nuovo Papa.
L'annuncio qualche giorno prima è stato dato dai media croati e dall'agenzia KTA, e sul portale del Santuario è stato postato in contemporanea un commento con galleria fotografica della celebrazione che ha visto la partecipazione di una folta schiera di giovani, del Sindaco e di oltre duemila fedeli.

Sul portale culturale di hrsvijet.net si è dato particolare rilievo all'avvenimento religioso e alla conversazione con Mons. D'Errico seguita alla celebrazione della Santa Messa. E' stata riportata una sintesi del suo intervento che ha riguardato il carisma di Don Bosco e l'impegno per diffondere anche in Croazia e a Zagabria la scuola ed il metodo educativo dei Salesiani. Leggiamo nella traduzione ad sensum dal croato:

Nel suo incontro dopo la Santa Messa il Nunzio Apostolico ha espresso il suo pensiero su San Giovanni Bosco ed ha parlato della positiva collaborazione avuta con i Salesiani in altri paesi. Mons. Alessandro D'Errico ha detto che aveva il sogno di aprire una scuola salesiana a Zagabria. Per il carisma salesiano, che si prende cura di bambini e giovani, è caratteristica peculiare il lavorare attraverso l'istituzione scolastica. I Salesiani lavorano in tutto il mondo, ed il loro metodo è molto rispettato anche nei paesi in cui la maggioranza della popolazione non è cristiana. Ha detto che gli dispiace che per le opportunità precedentemente esistenti sul suolo croato i Salesiani sono stati in grado di lavorare solo nelle parrocchie nelle quali sono stati molto limitati nelle loro attività per i giovani. Certamente il loro contributo alla società sarebbe stato di gran lunga maggiore se avessero avuto le loro proprie scuole nelle quali offrire ai giovani una educazione nello stile di Don Bosco.
 

sabato 2 marzo 2013

La Chiesa e la consegna spirituale di Benedetto XVI


In due momenti, a compimento del suo pontificato, Benedetto XVI ha detto parole di congedo che hanno aperto orizzonti di luce e di speranza per la vita della Chiesa. Nell'ultima udienza del 27 febbraio 2013 a Piazza San Pietro quando ha parlato al popolo del Vangelo e del ministero di Pietro; e nel saluto del 28 febbraio 2013 rivolto ai cardinali nella Sala Clementina quando ha delineato i tratti mistici della Chiesa di Cristo. Due momenti che si completano e rappresentano le dimensioni interlocutorie ecclesiali, del Popolo e della Gerarchia, evidenziate negli ultimi due discorsi teologico-pastorali divenuti per tutti i credenti componenti irrinunciabili del magistero e dell'eredità spirituale di Benedetto XVI.

Il momento dell'ultima udienza ha avuto una risonanza mondiale ed è stato seguito da tutti i media del pianeta. E' stato il tempo della comunicazione diretta a tutti del papa che si avvia “all'ultima tappa del pellegrinaggio terreno”
Per tutti egli ha avuto parole di ringraziamento e di condivisione, e non ha tralasciato di ringraziare quanti nel mondo, e in rappresentanza della Santa Sede, si impegnano nel dialogo tra i popoli e nel lavoro diplomatico.


Il secondo momento si è avuto all'avvicinarsi dell'ora della partenza da Roma di Benedetto XVI.
E' stato intensamente vissuto con commozione e discrezione all'interno del Vaticano, perciò ricco dei significati di una consegna conclusiva dell'eredità spirituale e teologica del grande pontefice.
Riporto il testo del saluto ai Cardinali che si può leggere sul portale del Vaticano. 

SALUTO DI CONGEDO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AGLI EM.MI SIGNORI CARDINALI PRESENTI IN ROMA


Sala Clementina
Giovedì, 28 febbraio 2013


Venerati e cari Fratelli!
Con grande gioia vi accolgo e porgo a ciascuno di voi il mio più cordiale saluto. Ringrazio il Cardinale Angelo Sodano che, come sempre, ha saputo farsi interprete dei sentimenti dell'intero Collegio: Cor ad cor loquitur. Grazie Eminenza di cuore. E vorrei dire – riprendendo il riferimento all'esperienza dei discepoli di Emmaus – che anche per me è stata una gioia camminare con voi in questi anni, nella luce della presenza del Signore risorto.
Come ho detto ieri davanti alle migliaia di fedeli che riempivano Piazza San Pietro, la vostra vicinanza e il vostro consiglio mi sono stati di grande aiuto nel mio ministero. In questi otto anni, abbiamo vissuto con fede momenti bellissimi di luce radiosa nel cammino della Chiesa, assieme a momenti in cui qualche nube si è addensata nel cielo. Abbiamo cercato di servire Cristo e la sua Chiesa con amore profondo e totale, che è l'anima del nostro ministero. Abbiamo donato speranza, quella che ci viene da Cristo, che solo può illuminare il cammino. Insieme possiamo ringraziare il Signore che ci ha fatti crescere nella comunione, e insieme pregarlo di aiutarvi a crescere ancora in questa unità profonda, così che il Collegio dei Cardinali sia come un'orchestra, dove le diversità – espressione della Chiesa universale – concorrano sempre alla superiore e concorde armonia.
Vorrei lasciarvi un pensiero semplice, che mi sta molto a cuore: un pensiero sulla Chiesa, sul suo mistero, che costituisce per tutti noi - possiamo dire - la ragione e la passione della vita. Mi lascio aiutare da un'espressione di Romano Guardini, scritta proprio nell'anno in cui i Padri del Concilio Vaticano II approvavano la Costituzione Lumen Gentium, nel suo ultimo libro, con una dedica personale anche per me; perciò le parole di questo libro mi sono particolarmente care. Dice Guardini: La Chiesa "non è un'istituzione escogitata e costruita a tavolino…, ma una realtà vivente… Essa vive lungo il corso del tempo, in divenire, come ogni essere vivente, trasformandosi… Eppure nella sua natura rimane sempre la stessa, e il suo cuore è Cristo". E' stata la nostra esperienza, ieri, mi sembra, in Piazza: vedere che la Chiesa è un corpo vivo, animato dallo Spirito Santo e vive realmente dalla forza di Dio. Essa è nel mondo, ma non è del mondo: è di Dio, di Cristo, dello Spirito. Lo abbiamo visto ieri. Per questa è vera ed eloquente anche l'altra famosa espressione di Guardini: "La Chiesa si risveglia nelle anime". La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che - come la Vergine Maria - accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito Santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo. Attraverso la Chiesa, il Mistero dell'Incarnazione rimane presente per sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi e tutti i luoghi.
Rimaniamo uniti, cari Fratelli, in questo Mistero: nella preghiera, specialmente nell'Eucaristia quotidiana, e così serviamo la Chiesa e l'intera umanità. Questa è la nostra gioia, che nessuno ci può togliere.
Prima di salutarvi personalmente, desidero dirvi che continuerò ad esservi vicino con la preghiera, specialmente nei prossimi giorni, affinché siate pienamente docili all'azione dello Spirito Santo nell'elezione del nuovo Papa. Che il Signore vi mostri quello che è voluto da Lui. E tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c'è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza. Per questo, con affetto e riconoscenza, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.