venerdì 27 aprile 2012

IN HONOREM - Intervento dell’Arcivescovo Alessandro D'Errico


Intervento dell’Arcivescovo ALESSANDRO D’ERRICO
alla cerimonia di presentazione del libro
  di Večernji list in suo onore
(Mostar, 21 marzo 2012)

Al molto che è stato detto con tanta benevolenza circa la mia missione in Bosnia ed Erzegovina e in Montenegro, vorrei aggiungere solo alcune brevi considerazioni, di carattere più personale, che forse potranno essere utili a chi avrà la pazienza e il tempo di sfogliare qualche pagina del libro che oggi è presentato.

 1.      Anzitutto una questione, che forse qualcuno si è già posto. Perché ho accettato che si pubblicasse un libro sul mio servizio in BiH (dal 2006) e in Montenegro (dal 2010)? La risposta è molto semplice. Ho accettato perché mi è sembrato meritevole di considerazione questo progetto, nel quale ho visto soprattutto l’intenzione di presentare al largo pubblico - e in qualche modo di lasciare ad perpetuam rei memoriam - qualcosa di scritto circa il modesto contributo che anch’io, per grazia di Dio, mi sono trovato a dare in questa regione al dialogo tra i popoli e le civiltà, alla tolleranza, all’armonia sociale, alla Santa Sede, e a queste belle Chiese particolari. 
A dir la verità, rimasi anche un poco imbarazzato quando, circa un anno fa, fui informato che si pensava ad un libro circa le mie attività in BiH e in Montenegro. Ma alla fine ritenni doveroso accettare, perché pensai che il libro non era dedicato solo alle mie attività, ma sopratutto alla missione che la Nunziatura Apostolica cerca di svolgere in BiH, a nome della Santa Sede.

 2.      Come sapete, l’annuncio del mio trasferimento in BiH avvenne il 21 novembre 2005; e cioè, nel giorno del decimo anniversario della firma dell’Accordo di Dayton (che nel 1995 aveva finalmente chiuso la pagina drammatica della guerra).
Ricordo che quando il Cardinale Angelo Sodano, allora Segretario di Stato di Sua Santità, mi comunicò che il Santo Padre Benedetto XVI mi chiedeva di essere Nunzio Apostolico in BiH, fui preso anche da un po’ di apprensione, per ciò che avevo sentito e letto sulla complessa situazione di queste terre, che tra l’altro aveva portato alla guerra degli inizi degli anni ’90. Ed anche perché sapevo bene che questo è un Paese al quale la Santa Sede guarda con particolare attenzione, per il fatto che la BiH tradizionalmente è un singolare punto d’incontro di popoli, di civiltà e di religioni.
La Provvidenza di Dio ha disposto che arrivassi a Sarajevo in un momento di particolare importanza per la vita della Chiesa. Com’è stato menzionato anche qui, fin dalla prima Visita di Giovanni Paolo II a Sarajevo (1997), si stava studiando la possibilità di un Concordato tra la Santa Sede e la Bosnia ed Erzegovina. Così, grazie anche alla concomitanza di favorevoli circostanze, potei subito condurre a buon termine i negoziati per la firma e la ratifica dell’Accordo di Base, nonostante parecchie difficoltà che continuavano a presentarsi, com’è documentato in questo libro da varie testimonianze.
Poi vennero la Commissione Mista per l’applicazione dell’Accor-do di Base, l’Accordo per l’Ordinariato Militare, l’Accordo di Base con il Montenegro, l’Intesa fra la nostra Facoltà di Teologia Cattolica e l’Università Statale di Sarajevo, le Visite in Vaticano delle più alte Autorità di BiH e del Montenegro. Ad un livello più specificamente ecclesiale, vorrei menzionare le nomine del Vescovo Ausiliare di Banja Luka e dell'Ordinario Militare, l'istituzione della Commissione Internazionale sul fenomeno di Medjugorje, le Visite del Cardinale Tarcisio Bertone e dell'Arcivescovo Dominique Mamberti.
È stato detto giustamente che questi eventi ormai sono consegnati alla storia della Chiesa in BiH e in Montenegro. Tuttavia, consentitemi di aggiungere che, accanto a questi avvenimenti di rilevanza storica, ce ne sono stati altri meno eclatanti, più discreti, ma altrettanto importanti. Penso in particolare ai contatti che abbiamo stabilito con tante autorità civili e religiose. Ritengo che questo aspetto non sia da trascurare, perché costituisce come il presupposto degli eventi maggiori ai quali ho accennato.
Ovviamente, non sono mancati momenti di imbarazzo o, se volete, di difficoltà. Penso sopratutto alle circostanze in cui mi son trovato a dover presentare posizioni o decisioni della Santa Sede, che erano un po’ diverse da quelle attese dai miei interlocutori. Specialmente allora mi sono affidato allo Spirito Santo - al quale ho consacrato il mio ministero episcopale con il motto “Veni Sancte Spiritus” – ed ho ripetuto a me stesso e ai miei Collaboratori il vecchio adagio che “ambasciator non porta pena”. In ogni caso, a scanso di equivoci, vorrei ripetere anche qui che presso la Santa Sede ho sempre cercato di essere preciso ed accurato, fin allo scrupolo, nel presentare le istanze di queste personalità e di queste terre, pur nell’assoluta fedeltà alle istruzioni che mi venivano impartite dal Santo Padre e dai Superiori.

3.      C’era anche un’altra ragione per accettare la proposta degli amici di Večernji list. In questi quasi trentatré anni di servizio alla Santa Sede in giro per il mondo, più volte ho dovuto costatare che non sempre sono chiari il ruolo e la funzione di un Nunzio Apostolico. Perciò, ho accolto la proposta del libro anche al fine di contribuire a chiarire un po’ meglio le attività e le competenze di un Nunzio Apostolico. 
Sono lieto di costatare che in diversi qualificati contributi di questa pubblicazione viene messo in evidenza che la funzione di un Nunzio Apostolico non può intendersi riduttivamente come quella di un diplomatico; e neppure solo come quella di un Arcivescovo inviato dal Papa al servizio della comunione tra le Chiese, del dialogo ecumenico e interreligioso. I due aspetti – quello diplomatico e quello ecclesiale – vanno considerati come le due facce di un’unica medaglia.
Personalmente sono convinto che la funzione diplomatica è al servizio di quella ecclesiale; e cioè, uno strumento al servizio della Santa Sede, e dei più alti ideali di cui essa si fa promotrice, nella società e nelle relazioni con altre civiltà. Ora voglio augurarmi che anche da queste pagine possa risultare più chiaro il ruolo di un Rappresentante Pontificio.

4.      Consentitemi di aggiungere una piccola confidenza, se vogliamo chiamarla così. Nei mesi scorsi mi sono domandato più volte se valeva la pena di aggiungere la parte dedicata a discorsi ed omelie che ho tenuto in varie circostanze: me lo domandavo un po’ per discrezione, un po’ perché mi chiedevo se i miei interventi erano degni di tanta considerazione. 
Ora, vorrei che fosse chiaro che questi discorsi e queste omelie non hanno nessuna pretesa di offrire un particolare contributo di novità, né da un punto di vista teologico, né da quello della dottrina internazionalistica. Sono semplicemente gli interventi di un Rappresentante Pontificio, maturati in circostanze a volte liete, a volte delicate. Si propongono di rispondere alle sfide del momento, e – soprattutto – di partecipare la sollecitudine del Santo Padre e della Santa Sede per queste Chiese e per questi popoli. Qualche volta essi intendono anche trasmettere istruzioni impartitemi dai Superiori. Ma posso assicurare che sono sempre il frutto di lunga riflessione e intensa partecipazione. Perciò, vi chiederei di leggerli in questa prospettiva, di servizio alla Chiesa e a questi popoli ai quali sono stato inviato.

5.      Così pure, sento il dovere di dire qualche cosa circa la sezione del libro dedicata alle testimonianze. Quando un anno fa il Sig. Pavković, Don Tolj e il Prof. Herceg mi dissero che si pensava anche di domandare qualche breve riflessione ad illustri personalità che mi avevano conosciuto in questi anni, risposi che l’idea mi sembrava semplicemente spropositata, ben conoscendo il peso delle responsabilità che grava sulle loro spalle. Poi, sono stato informato dei contributi che hanno dato non solo il Card. Puljić, il Vescovo Komarica - Presidente della Conferenza Episcopale - ed emeriti studiosi, ma anche ben note personalità politiche di BiH, del Montenegro e della Croazia.    
Ebbene, sono molto onorato dal fatto che tra queste ci siano quelle di Presidenti, Ministri, Ambasciatori, Politici e Presidenti di Partiti, Leaders religiosi. Ad essi va la mia grande gratitudine, per il tempo che hanno voluto dedicare a questa iniziativa e per i lusinghieri apprezzamenti che hanno espresso per la mia missione.

6.      Last but not least, sono veramente grato agli amici di Večernji list-edizione BiH e di Styria per la tenacia con cui hanno voluto che questo libro vedesse la luce. Ringrazio il Sig. Jozo Pavković e Don Ivan Tolj, per l’attenzione con cui il giornale, ed essi personalmente, accompagnano il mio servizio di Rappresentante Pontifico. Viva gratitudine sento di dover esprimere al Comitato ad hoc costituito al fine di portare avanti l’iniziativa, per il gran lavoro a cui i suoi membri si sono sobbarcati per la pubblicazione di questo libro. Un particolare ringraziamento va al carissimo Prof. Nevenko Herceg, Presidente del Comitato ad hoc, per il grande impegno che si è assunto di coordinare l’iniziativa; a tutti coloro che hanno dato il loro contributo per questa raccolta di studi e documenti; ai miei Collaboratori a Sarajevo, di oggi e di ieri, perché senza la loro preziosa collaborazione sarebbe stato veramente difficile andare incontro alle richieste dei curatori.
Grazie a tutti voi, cari amici qui presenti questa sera, perché con la vostra partecipazione rendete questa cerimonia ancora più significativa. Nella vostra presenza trovo la conferma di un personale convincimento. E cioè: se durante questi anni la Nunziatura Apostolica ha potuto vedere qualche frutto del suo lavoro, ciò è stato possibile anche perché abbiamo trovato accoglienza cordiale da parte di tante persone di buona volontà, e molta disponibilità a tutti livelli. Una volta di più, mi è caro ripetere che insieme, sottolineo insieme, possiamo trovare il coraggio e la determinazione per affrontare le sfide di oggi e di domani, per il bene dei popoli e dei cittadini di questa regione. Grazie!

IN HONOREM – La recensione di Marijan Šunjić


Dr. sc. Marijan Šunjić, prof.emer.
Recensione del libro
IN HONOREM - Alessandro D'Errico, Nunzio apostolico in Bosnia ed Erzegovina

L'intenzione principale di questo libro è quello di rendere omaggio ad un diplomatico e uomo straordinario: il Nunzio Apostolico in Bosnia-Erzegovina Alessandro D'Errico. Quest’atto di omaggio lo si realizza mediante una descrizione dettagliata delle sue attività nell'ultimo tumultuoso periodo storico dal 2005 fino ad oggi. Questa presentazione sarebbe incompleta e anche incomprensibile se venisse a mancare una disamina dettagliata delle condizioni in cui il Nunzio ha operato, una descrizione della complessa situazione geopolitica delle condizioni e delle difficoltà che si sono verificate in questa parte d'Europa e attraverso le quali sono è passati la Bosnia e, in particolare, i croati cattolici. Questo quadro storico ricco e sociologico dà un grande valore aggiunto al libro.
Il libro inizia con una prefazione del Cardinale Vinko Puljić, alla quale fa seguito un articolo introduttivo di mons. Tomo Vukšić I Romani Pontefici e il popolo croato. La maggior parte del testo è diviso in quattro capitoli e termina con una postfazione dal Vescovo Franjo Komarica.

L'articolo del Vescovo Tomo Vukšić I Pontefici romani e il popolo croato offre una panoramica molto buona circa i rapporti storici dei Croati con la Santa Sede dagli inizi fino alla visita del papa Giovanni Paolo II a Banja Luka nel 2003. Si pone l'accento su alcuni eventi chiave quali: il riconoscimento dello Stato croato e l'approvazione della liturgia slava (Giovanni III), i rapporti con i governanti bosniaci, tra cui il destino di Caterina Vukčić Kosača, moglie del penultimo re bosniaco Stjepan Tomaš, la grande attività di Papa Sisto V, l'aiuto fornito dal Papa nella difesa dall'invasione ottomana, il tutto fino ai giorni nostri. L'autore, in forma molto argomentata, copre l'intero campo di argomenti e i diversi quadri nazionali, in cui si è trovato in questo lungo periodo il popolo croato.
Utilissime sono quelle parti che, in forma sintetica, parlano delle specificità e della struttura della Santa Sede, della modalità d'azione del Papa, del suo ruolo nella storia europea politica e spirituale e degli importanti cambiamenti che si sono verificati in questo campo.

Capitolo I. La Diplomazia della Santa Sede in Bosnia-Hercegovina comincia con l'articolo del professor dr. sc. fra Iko Skoko Il rapporto tra la Santa Sede e la Bosnia fino al riconoscimento dell'indipendenza (fino al 2000). Il tema è trattato, in parte, dall'articolo precedente, ma si concentra sulla zona della Bosnia-Erzegovina e si caratterizza per lo stile e il modo conciso dell'esposizione. Questo articolo rende particolarmente importante e dettagliata la cronologia e la descrizione di ciò che sia il professore dr. sc. Franjo Sanjek, sia l'autore chiamano il "nodo gordiano bosniaco", l'apparizione dell'eresia e tutto ciò che, dopo, è accaduto nei rapporti tra la Santa Sede e i sovrani bosniaci (anche quelli croato-ungheresi), sia sul piano religioso che quello politico. Quello che segue è una descrizione dell'attività dei domenicani e dei francescani, le conquiste ottomane e la caduta del regno bosniaco. La sezione successiva descrive i rapporti, ancora non sufficientemente studiati, della Santa Sede dal 1463 al 1878, il processo di islamizzazione forzata e la penetrazione degli ortodossi e, infine, la difficile condizione dei cattolici come risulta dalle relazioni dei visitatori apostolici. Il periodo più recente è analizzato in forma esauriente, innanzitutto l'Impero austro-ungarico (1878-1918), quindi il Regno della Jugoslavia (1918-1941), il NDH (lo Stato Indipendente di Croazia) e la SFR Jugoslavia, il tutto fino alla disgregazione della Jugoslavia.
Per meglio capire l'attività del Nunzio Apostolico Alessandro D'Errico, tema principale di questo libro, nell'articolo del vescovo Vukšić La diplomazia della Santa Sede e la missione del Nunzio apostolico al servizio dell'uomo e dei valori vengono, prima di tutto, descritti brevemente gli obiettivi, i principi e le modalità di azione della diplomazia della Santa Sede. Già precedentemente è stato sottolineato l'unicità della struttura e lo status della Santa Sede che è, allo stesso tempo, il centro globale e spirituale di tutti i cattolici e uno Stato nel contesto del diritto internazionale, con tutti gli attributi e le funzioni. Sia lo status della Santa Sede sia l'ininterrotta tradizione di attività lungo duemila anni, danno alla diplomazia della Santa Sede, un carattere specifico che l'autore illustra anche con l'esempio concreto di impegno in Bosnia-Erzegovina. Vorrei solo aggiungere che nella sua attività diplomatica nel territorio della disintegrata Jugoslavia, nella nuova situazione venutasi a creare, in particolare in Bosnia-Erzegovina, Croazia, Slovenia, la Santa Sede, spinta dall'urgenza della situazione, ha addirittura rinunciato ad alcuni dei suoi principi e per prima ha assunto iniziative volte a porre fine ai conflitti armati e al raggiungimento di una pace giusta. Questo si vede meglio nell'articolo del prof. dr. sc. fra Velimir Blažević L'impegno del papa Giovanni Paolo II e della diplomazia vaticana per la Bosnia-Erzegovina durante la guerra in Bosnia 1992-1995. L'articolo descrive in dettaglio e in forma documentata gli interventi pubblici del Santo Padre, la diffusione della verità sulla guerra in Bosnia-Erzegovina, gli appelli per la fine della guerra e il ristabilimento della pace, le preghiere e gli appelli a soccorrere le vittime, nonché i pressanti inviti alla riconciliazione e al perdono dopo l'interruzione dei conflitti armati. Altrettanto importante, se non più importante, è quell'attività diplomatica invisibile della Santa Sede, che si è impegnata presso la cosiddetta comunità internazionale allo scopo di intervenire e mettere la parola fine all'aggressione, così come il riconoscimento internazionale dei paesi emergenti nella speranza che questo possa contribuire a stabilire la pace. La Santa Sede è stata tra i primi Stati a riconoscere la Slovenia, la Croazia e la Bosnia-Erzegovina nell'aprile del 1992, allacciando relazioni diplomatiche e inviando il suo primo Nunzio Apostolico, mons. Francesco Monterisi.
I successivi tre articoli descrivono la drammatica visita pastorale di papa Giovanni Paolo II a Sarajevo nell'aprile del 1997, la visita a Banja Luka nel giugno del 2003, e anche le visite nella Repubblica di Croazia. Mons. Ivo Tomšević nell'articolo Esperienze di un Nunzio in Bosnia-Erzegovina descrive gli anni di preparazione per una visita a Sarajevo a cui ha collaborato anche il Nunzio Apostolico, con molti dettagli interessanti che illustrano tutta l'incertezza e i possibili pericoli a cui è andato incontro, coraggiosamente, il Santo Padre, a anche tutti coloro che in quei giorni hanno lavorato per l'organizzazione della visita papale. Appunto questi dettagli, visti dal punto di vista del Nunzio e degli organizzatori diretti, sono una preziosa e istruttiva testimonianza di questi eventi storici.
Mons. Ante Orlovac nell'articolo Le due visite del papa Giovanni Paolo II in Bosnia-Erzegovina, scrive anch'egli su questi avvenimenti, in qualità di partecipante diretto, con particolare accento al clima sociale, economico e politico in cui si sono verificate le due visite papali, fornendoci quindi un altro punto di vista su questi eventi, complementare ai precedenti. Entrambi questi testi contengono una forte nota personale che impedisce loro di essere una fredda descrizione cronologica e consentendoci di comprendere meglio sia il coraggio di tutti i partecipanti sia il carattere di eventi stessi.
Il terzo articolo, intitolato La seconda visita pastorale del Santo Padre Giovanni Paolo II in Bosnia-Erzegovina (Banja Luka, 22 giugno 2003) - Viaggio Apostolico al servizio della fede, della speranza e dell'amore, è uscito dalla penna di una persona altamente qualificata ed informata il Cardinale Angelo Sodano, ex Segretario di Stato di Sua Santità, il primo dei suoi collaboratori. La storia confermerà il ruolo di primo piano svolto dal Cardinale Sodano in tutte le missioni affidategli dal Santo Padre.
Fanno seguito due articoli sulla regolamentazione delle questioni giuridiche tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina dopo il raggiungimento dell'indipendenza. Il vescovo mons. Tomo Vukšić nell'articolo Le relazioni tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina – dal riconoscimento dell'indipendenza fino ad oggi, fa l'analisi di due importanti documenti: l’Accordo di base tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina, e l’Accordo tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina circa l’assistenza religiosa ai fedeli cattolici, membri delle Forze Armate di Bosnia-Erzegovina.
Va posto l'accento sul fatto che, negli ultimi tempi, la definizione della posizione dei fedeli cattolici e delle relazioni della Santa Sede con gli altri paesi non sono più regolate da concordati, ma da accordi molto più flessibili e realistici come è stato fatto, per esempio, nel caso della Repubblica di Croazia: questo esempio è stato seguito da altri paesi post-comunisti. Data l'importanza di questo nuovo approccio vengono elencate le singole parti dell'articolo che meritano un'attenta lettura per la comprensione: Preparazione dell'accordo; Riferimento ai principi, Personalità giuridica, Libero esercizio della missione apostolica, Libertà di culto, Beni temporali della Chiesa, Istituti educativi e caritativi, forze militari e di sicurezza; la Questione dei matrimoni, i Possibili problemi e la ratifica dell'Accordo, il Protocollo aggiuntivo all'accordo di base tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina.
Il vescovo Vukšić, nei due successivi brevi articoli, fornisce una panoramica comparativa di questi rapporti nella regione multiconfessionale in cui si trova la Bosnia-Erzegovina. Il primo articolo L'Accordo di base tra la Santa Sede e il Montenegro, e poi L'importanza ecumenica, dialogica e politica dell'Accordo della Bosnia-Erzegovina con la Santa Sede, con i capitoli: La Bosnia-Erzegovina e il Montenegro più vicini agli standard europei, La Chiesa Cattolica non vuole privilegi, La parità di diritti per tutte le comunità religiose.
Questi due articoli sono una buona integrazione e spiegazione di alcuni importanti elementi degli Accordi sopraccitati; a tutto questo si collega bene anche l'articolo L'Accordo di base tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina nel rapporto con la comunità ortodossa e mussulmana, uscito dalla penna di mons. Pietro Parolin, ex sottosegretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati e attualmente Nunzio Apostolico in Venezuela. Questo testo, in realtà, si basa su una lezione tenuta, nel 2009, durante una conferenza internazionale dal titolo: „The Holy See and the States of Post-Communist Europe. Key Aspects of their Relations Twenty Years after the Fall of the Berlin Wal“, presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino. Esso si compone di tre parti. La prima tratta della situazione storica delle comunità religiose in Bosnia-Erzegovina nel contesto politico e sociale. La seconda parte descrive le fasi più importanti della preparazione, firma, ratifica e modifica del già nominato Accordo di base e del Protocollo Addizionale; mentre la terza parte discute l'importanza dell'Accordo nel suo significato ecumenico e interreligioso. Notiamo che c'è una grande copertura riguardo la trattazione di questi temi anche negli altri articoli di questo libro rivista ma, il particolare valore di questo testo deriva dal fatto che su questi temi scrive un autore di grande esperienza che gli consente di avere, su tutti questi problemi, una visione più ampia - specialmente di tipo giuridico – e un'altra prospettiva di tipo complementare.
Nell'articolo L'erezione della Facoltà teologica cattolica, il vescovo Tomo Vukšić scrive su questo importante evento grazie al quale la Facoltà di teologia cattolica è stata inserita nell'Università di Sarajevo il 28 febbraio 2011, con la firma dell'Accordo di diritti e doveri reciproci con l'Università di Sarajevo, e dopo che il Cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione romana per l'Educazione Cattolica, ha firmato il decreto con il quale si eleva la Teologia Cattolica Vrhbosna di Sarajevo - la più antica istituzione di istruzione superiore in Bosnia-Erzegovina - al livello di facoltà teologica. Questo evento è frutto di anni di preparazione a cui ha partecipato anche il Nunzio Apostolico Alessandro D'Errico.

Il Capitolo II dal titolo Il messaggero di pace: l'arcivescovo Alessandro D'Errico, è dedicato alla descrizione dettagliata della vita e dell'opera del Nunzio Apostolico. Si inizia con un reportage sul suo luogo natale Frattamaggiore, vicino Napoli, segue poi una descrizione del suo percorso sacerdotale a partire dall'ordinazione avvenuta il 24 marzo 1974. Zoran Krešić e l'ex segretario del Nunzio, Valdemar, hanno preparato una breve presentazione della carriera diplomatica del Nunzio, durante la quale ha prestato servizio nelle Nunziature apostoliche in tutto il mondo: in Thailandia (dal 1977 al 1981), in Brasile (dal 1981 al 1984), in Grecia (dal 1984 al 1986), in Polonia (1992-1998) e in Pakistan (dal 1998 al 2005).-paragrafo da rivedere
L'articolo successivo Raccolta delle più significative omelie, conferenze, discorsi, interviste, lettere e di altri interventi pubblici del Nunzio Alessandro D'Errico, preparati da Zoran Krešić è molto interessante, perché illustra la persona del Nunzio da un altro punto di vista meno formale - come uomo e come amico. L'articolo consiste, come da titolo, in una raccolta dei suoi discorsi tenuti in varie occasioni e in luoghi diversi. Essi rivelano che il Nunzio non solo possiede un'ottima conoscenza della storia dei Croati cattolici nella regione, con tutti i momenti belli e difficili, ma anche una familiarità con i tanti problemi e dolori che attualmente affliggono i Croati.
Si può poi notare qualcosa di insolito che lo fa discostare dalla solita prassi „diplomatica“ e dal riserbo: il Nunzio si identifica con le persone a cui si rivolge, condivide le loro preoccupazioni e sofferenze ma, allo stesso tempo, come un buon pastore e rappresentante del Sommo Pontefice, indica loro la strada giusta e li incoraggia. Sorprende la sua conoscenza delle circostanze e ancor di più la prontezza all'impegno concreto e, „senza peli sulla lingua“, la cura dei giusti interessi degli emarginati e delle persone lese. Particolarmente interessante è l'intervista del Nunzio con il giornalista Jozo Pavković, in cui si espone una visione generale della sua vita e le sue opinioni personali sulle questioni trattate in questo libro.

Il Capitolo III intitolato Le testimonianze – i racconti sul Nunzio, contiene le dichiarazioni sul Nunzio rilasciate da persone pubbliche e famose: i presidenti della Repubblica di Croazia e del Montenegro, un membro presidenziale della Presidenza della Bosnia-Erzegovina, il Presidente della Repubblica Serba e altre illustri personalità. Anche se ciò che meglio descrivere la figura del Nunzio è il suo lavoro e le sue parole, come testimoniano i testi di questo volume, l'immagine è ben completata dalle numerose dichiarazioni di elogio, rilasciate sulla base di posizioni molto diverse e di esperienze personali.

Il Capitolo IV contiene gli allegati che riguardano i documenti giuridici, presi in esame in forma dettagliata anche nel capitolo I. Essi sono stati preparati dal vescovo Tomo Vukšić. Sono i testi bilingue (inglese-croato) dei Trattati tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina: l’Accordo di base tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina, il Protocollo Addizionale all'accordo tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina, l’Accordo tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina circa l’assistenza religiosa ai fedeli cattolici, membri delle Forze Armate di Bosnia-Erzegovina e il testo (italiano-montenegrino) dell'Accordo di Base tra la Santa Sede e il Montenegro. Questa raccolta di saggi, dedicata al Nunzio Apostolico in Bosnia Erzegovina Alessandro D'Errico, si conclude con una calorosa postfazione del vescovo Franjo Komarica.
Permettetemi di concludere. Da quanto detto è evidente che questo libro ha molti livelli e raggiunge diversi obiettivi importanti.
• La descrizione dell'azione e della luminosa figura del Nunzio Apostolico Alessandro D'Errico è il modo migliore di riconoscimento e di apprezzamento per l'impegno saggio e generoso a favore del popolo croato e di tutti gli altri cittadini della Bosnia-Erzegovina.
• L'attività del Nunzio Apostolico, inserita nel necessario quadro politico e sociale, consente una corretta valutazione e apprezzamento delle sue posizioni e di quelle della Santa Sede, o più precisamente del Capo della Chiesa cattolica, sia nell'immediato che nella storia precedente. Sono state anche offerte indicazioni utili sulla struttura e sul lavoro diplomatico della Santa Sede.
• Un aspetto importante di questa attività è la descrizione dettagliata degli sforzi della Santa Sede e, in particolare, del papa Giovanni Paolo II per l'instaurazione della pace in Bosnia-Erzegovina e delle sue visite apostoliche, attraverso le quali, si possono vedere come tutte le procedure si sono distaccate dalla prassi diplomatica abituale della Santa Sede.
• In forma esauriente sono presentati gli Accordi tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina, come importante fattore di nuove relazioni, con una loro analisi comparativa che permette di analizzare meglio ciò che - secondo questi accordi - potrebbe e dovrebbe essere la posizione dei cattolici nella multiconfessionale Bosnia-Erzegovina.
• Attraverso la descrizione dell'attività e delle parole del Nunzio Apostolico Alessandro D'Errico, pronunciate in numerose occasioni negli incontri con i fedeli, questo libro trasmette il suo messaggio di speranza e di incoraggiamento, tanto necessario in questi tempi difficili, a tutti i cattolici e a tutti i cittadini della Bosnia-Erzegovina.

Su Marijan Šunjić:

IN HONOREM – La prefazione del cardinale Vinko Puljić


Card. Vinko Puljić  
Arcivescovo di Vrhbosna-Sarajevo
Prefazione
Caro lettore!

Tra le mani hai un libro impostato a mo' di un mosaico, intessuto con la vita di questa terra della Bosnia-Erzegovina. In tutta la storia passata, in questa regione si sono avvicendate varie signorie e condotte svariate guerre. Ogni guerra ha portato con sè sempre pesanti conseguenze in termini di persecuzione, distruzione e odio diffuso. La Chiesa cattolica in queste terre è sopravvissuta per grazia di Dio e per la dedizione di tanti pastori tra i quali, occupano un posto speciale, i francescani. Con il ristabilimento di una gerarchia regolare circa 130 anni fa, questa Chiesa si risveglia attraverso l'auto-organizzazione della vita.
I Papi, in tutti i periodi storici, hanno seguito, con attenzione, gli eventi in questa regione, manifestando una preoccupazione paterna per l'esistenza e la permanenza della Chiesa cattolica, coscienti della sua missione speciale e della vita di dialogo con gli altri e con i diversi, un dialogo che si è attuato non solo in teoria, ma con l'impegno della vita. Forse proprio questo ha particolarmente motivato il papa Giovanni Paolo II, ora beato, ad impegnarsi, con particolare zelo, per la pace, al fine di fermare la guerra e stabilire le condizioni per una vita normale attraverso una struttura statale. Proprio in questo libro troverete i contributi che parlano di tutto questo. Con questo libro si vuole preservare nel tempo la memoria di quei momenti luminosi che contrastano con l'oscurità della guerra che ha avvolto questo povero paese e i suoi abitanti. La voce del papa Giovanni Paolo II non era solo la voce paterna della pace ma, soprattutto, l'espressione degli sforzi persistenti per fermare il male. Questo è evidente per il fatto che la Santa Sede, insieme ad altri Stati del mondo, ha riconosciuto l'indipendenza di questo paese stabilendo relazioni diplomatiche e nominando il proprio rappresentante nella persona del Nunzio Apostolico. I contributi, presenti in questo libro descrivono i tempi turbolenti durante i quali si è alzata la voce coraggiosa del Papa e l'atteggiamento paterno verso coloro che sono stati umiliati. Da questo libro si evince, allo stesso tempo, l'impegno visibile e coraggioso del Nunzio Apostolico, braccio destro del Santo Padre nel suo lavoro e nello sforzo pacifico di dar vita ad una società giusta. Nel desiderio di comprendere meglio l'impegno del Santo Padre attraverso la diplomazia vaticana, nel libro si riportano alcuni contributi sull'argomento. In questo modo un pubblico più vasto ha l'opportunità di conoscere la complessità della lotta per i diritti umani in queste regioni ma, anche, i meccanismi di azione della diplomazia vaticana.
Nel libro è stato dedicata una particolare attenzione alle visite del Santo Padre in questo paese della Bosnia-Erzegovina, precisamente nell'aprile del 1997 a Sarajevo e nel giugno del 2003 a Banja Luka. Particolare importanza, per l'attività della Santa Sede in questo paese, riveste l'istituzione della sede della Nunziatura Apostolica a Sarajevo e la nomina del Nunzio Apostolico residenziale in Bosnia. Attualmente l'ufficio del Nunzio Apostolico residenziale è ricoperto dall'Arcivescovo Nunzio mons. Alessandro D'Errico giunto a Sarajevo nel febbraio del 2006. La sua peculiarità sta nel fatto che le sue dichiarazioni pubbliche spesso possono essere rintracciate mediante i media. Con affetto ricordo il nostro incontro cordiale all'aeroporto di Sarajevo quando, per la prima volta, entrò nella Bosnia-Erzegovina. Fu un incontro molto franco e cordiale, durante il quale si comportò come se da anni vivesse in Bosnia.
La Sua missione in questo paese è stata ed è di particolare importanza. In questo libro si possono leggere, in forma particolareggiata, articoli sulle sue attività che rivelano la sua persona, il suo fedele servizio alla Chiesa e, specialmente, il suo impegno disinteressato al fine di creare numerose e importanti strutture in questo paese. Un significato speciale in tutto questo assume l’Accordo di base tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina, l’Accordo tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina circa l’assistenza religiosa ai fedeli cattolici, membri delle Forze Armate di Bosnia-Erzegovina e l'erezione dell'Ordinariato militare. Accanto al suo inesauribile impegno sia diplomatico che politico, come arcivescovo è stato sempre molto disponibile a servire la Chiesa in questa regione partecipando alle sedute della Conferenza episcopale, alle Celebrazioni eucaristiche e alle feste delle parrocchie. Questi discorsi rivelano la sua personalità come pastore e annunciatore del Vangelo. In modo speciale, in tutti gli incontri egli è stato molto cordiale, ma anche fermo e profondo nell'esposizione dei principi. Queste esposizioni non hanno mai dato facile adito a tentativi di demolizione, perché si trattava di principi e dichiarazioni molto ponderate e ragionate. Questo libro cerca di presentare al lettore i discorsi, gli interventi e le omelie di mons. Alessandro D'Errico.
Il successo del Suo incarico in Bosnia risiede nella grande esperienza che ha portato con sé, ma anche nella mentalità della sua terra e della sua famiglia di origine. Durante la sua missione in Bosnia-Erzegovina, il Santo Padre gli ha affidato un altro paese: il Montenegro. Ben presto è riuscito a preparare l’Accordo di base tra la Santa Sede e il Montenegro, dando prova della sua abilità di stabilire contatti fruttuosi e portando a compimento gli incarichi affidatigli. In questo lavoro è regolarmente molto aperto verso i suoi collaboratori, i quali lo aiutano generosamente.
Questo libro è stato preparato da giornalisti esperti che, come organizzatori, hanno trovato diversi autori per i vari temi che analizzano sia le opportunità di questo paese della Bosnia-Erzegovina, sia tutta la complessa situazione della vita nella diversità che caratterizza l'attività della Chiesa cattolica in questa regione. Siamo grati al Santo Padre Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che hanno mostrato e mostrano una premura paterna; anche attraverso i loro Nunzi Apostolici, con successo, sostengono la sopravvivenza di questa Chiesa e il suo sforzo costante per compiere la sua missione in questa regione. Nel libro un particolare accento è stata posto nel presentare il Nunzio Apostolico l'arcivescovo mons. dr. Alessandro D'Errico che, nel corso degli anni, ha ottenuto tanto successo in queste regioni. Visibile è la sua tristezza per la lentezza di questo paese, cosìcchè anche lui nella sua attività non è riuscito a fare più di quello che ha potuto.
La Sua mediazione ha permesso alla Chiesa locale di avere due nuovi vescovi, alla cui consacrazione ha partecipato personalmente. Costantemente ha incoraggiato, in ​​questa complessa situazione, i Vescovi. Ha inviato messaggi di speranza in questo clima di disperazione.
Non posso tralasciare di indirizzare il mio ringraziamento personale perché ho trovato in Lui un Vescovo confratello, che ha comprensione e che mi dà sostegno per poter realizzare la mia missione episcopale in queste terre e in questi tempi difficili. Non so quando è stato più difficile – durante il clima di morte della guerra oppure durante questa cupa attuazione della pace. Lo ringrazio di essere riuscito con il cuore e la mente ad immedesimarsi nella nostra situazione complessa. É veramente ammirevole il fatto che egli non solo abbia compreso la problematica del ristabilimento di una pace giusta, ma specialmente il fatto di non aver mai perso l'occasione di evidenziare le cose che rappresentano i problemi in questo paese, impegandosi a favore della parità dei diritti dei cattolici in queste regioni. Apertamente ha affermato che "senza l'esistenza e la parità di diritti dei Croati, non vi esistenza neanche della parità di diritti dei cattolici". Lo ringrazio per la Sua cordialità in tutti gli incontri e per aver così fedelmente trasmesso il messaggio del Santo Padre. Anche se per la sua salute questo clima è rigido rispetto al clima da cui è venuto, questo non gli ha impedito di accettare un clima di lotta per la convivenza e la parità di diritti in queste regioni.
Auguro che questo libro introduca il lettore e la lettrice alla conoscenza di questo paese, della Chiesa locale, di una persona preziosa che ho speso una parte della sua vita a favore di questa Chiesa e di una pace giusta in questa terra. Ringrazio tutti gli autori dei contributi contenuti in questo libro e, in particolare, ringrazio tutti gli organizzatori che hanno lavorato per la sua preparazione e pubblicazione. Grazie anche a coloro che prenderanno tra le mani e leggeranno gli articoli di questo libro, in modo da conoscerci meglio e comprendere la missione della Chiesa attraverso la missione di un arcivescovo nel suo ruolo di Nunzio Apostolico. Affido tutti all'intercessione della nostra Madre celeste e su tutti invoco l'abbondanza della benedizione divina.

Vinko Cardinale Puljić
Arcivescovo metropolita di Vrhbosna-Sarajevo

Sarajevo, solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria 2011


Scheda biografica del cardinale:

IN HONOREM - La presentazione editoriale


Mostar 21 marzo 2012 - I relatori della presentazione
Introduzione

La diplomazia della Santa Sede è una forma specifica di attività e di presenza della Chiesa cattolica nelle varie parti del mondo. A differenza di tutte le altre diplomazie, quella Vaticana è innanzitutto la voce morale dei principi cristiani che cerca di entrare nelle varie aree della vita sociale dove molto spesso si decide del destino delle persone; la sua forza si riflette proprio nella grandezza dei valori che rappresenta. Questa diplomazia, naturalmente, ha i suoi protagonisti specifici, gli Ambasciatori della Santa Sede, più propriamente i Nunzi Apostolici - così sono ufficialmente chiamati - i quali, dove operano, sono i messaggeri (nuntius, lat. - messaggero), del Capo supremo della Chiesa cattolica, il Papa di cui sono i rappresenti, allo stesso tempo, su due livelli: presso le autorità nazionali del paese in cui sono stati inviati e presso quella parte della Chiesa cattolica che si trova in quello stesso paese.
Il libro, che il caro lettore comincia a sfogliare, è stata preparato in onore di mons. Alessandro D'Errico, Nunzio Apostolico in Bosnia-Erzegovina. In realtà, questo è il suo titolo: In honorem! In onore del Nunzio Apostolico. Egualmente, in onore di colui che egli rappresenta. Questo testo vuole essere un’espressione di gratitudine alla Santa Sede per la cura costante che mostra verso questa parte della Chiesa cattolica.
Oltre alla prefazione, compilata dall'arcivescovo di Sarajevo, cardinale Vinko Puljić, e alla postfazione, per la quale ringraziamo il vescovo di Banja Luka e Presidente della Conferenza Episcopale della Bosnia-Erzegovina, mons. Franjo Komarica, il libro si compone di quattro parti. Ma prima di queste quattro parti, è pubblicato un articolo introduttivo sui rapporti dei Pontefici Romani e il popolo croato, con il quale si è voluto inquadrare tutto ciò che segue nel libro.
Nella prima parte vengono trattati i seguenti argomenti: il rapporto tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina fino ai nostri giorni; la diplomazia della Santa Sede e il Nunzio Apostolico al servizio dell'uomo e dei valori; l'impegno del papa Giovanni Paolo II e della diplomazia vaticana a favore della Bosnia-Erzegovina durante la guerra dal 1992 al 1995; le visite del Nunzio Apostolico in preparazione all'arrivo del papa Giovanni Paolo II a Sarajevo; le visite del Santo Padre in Bosnia-Erzegovina, con particolare accento sul clima sociale, economico e politico in cui sono avvenute; la riflessione sulla visita del papa Giovanni Paolo II a Banja Luka, come viaggio apostolico al servizio della fede, speranza e carità; i rapporti della Santa Sede e della Bosnia-Erzegovina dal suo riconoscimento fino ad oggi attraverso la stipulazione dell'Accordo di base e dell'Accordo circa l’assistenza religiosa ai fedeli cattolici, membri delle Forze Armate; c’e’ anche un articolo sull'Accordo di base tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina in relazione alla Chiesa ortodossa serba e alla Comunità islamica; e un articolo sull'erezione della Facoltà di teologia a Sarajevo.
Nella seconda parte, dal titolo "Messaggero di pace: l'arcivescovo Alessandro D'Errico" si presentano brevemente la vita e il lavoro del Nunzio Apostolico con un ricordo della sua terra natale, la formazione diplomatica e intellettuale, il suo percorso sacerdotale, il suo servizio nelle nunziature apostoliche in tutto il mondo, alcuni estratti dalle sue più importanti omelie e discorsi ed anche una lunga intervista in cui ha risposto a varie domande.
E' noto che il lavoro di ogni diplomatico porta un obbligo naturale e una moltitudine di opportunità che conducono spesso ad incontrarsi con i rappresentanti dei vari governi, con i leader religiosi, con gli operatori culturali e con la gente comune. Il ministero pastorale di vescovo da la possibilità al Nunzio Apostolico di essere spesso tra i fedeli cattolici. Tutte queste persone, in questo modo, acquisiscono una propria personale esperienza, pensieri e opinioni, sul Nunzio Apostolico e sulla sua modalità di azione. Ecco allora la ragione per cui la terza parte del libro offre diverse testimonianze di persone viventi sull'arcivescovo Alessandro D'Errico: i rappresentanti di governo, della diplomazia, delle Chiese e comunità religiose, di operatori sociali e altre persone provenienti dalla Bosnia-Erzegovina, dalla Repubblica di Croazia e del Montenegro e i rappresentanti della comunità internazionale.
Il quarto capitolo del libro, sotto forma di allegato, riporta importanti documenti internazionali, in più lingue, alla cui stesura mons. Alessandro D'Errico ha direttamente partecipato, come rappresentante della Santa Sede, alla guida della parte ecclesiastica delle Commissioni miste che hanno preparato questi accordi. Ecco i testi: l’Accordo di base tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina con il suo Protocollo Addizionale, l’Accordo tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina circa l’assistenza religiosa ai fedeli cattolici, membri delle Forze Armate di Bosnia-Erzegovina, e l’Accordo di Base tra la Santa Sede e il Montenegro. Circa la natura di tali accordi internazionali che, di regola, hanno un’importanza storica, questa parte del libro sarà certamente di buon grado consultata dagli specialisti che si occupano di diritto internazionale. Questo vale anche per gli esperti stranieri, perché questi trattati sono stampati in parallelo non solo in croato e montenegrino, ma anche in inglese e in italiano.
Crediamo che contribuiscono a rendere interessante questo libro anche le pagine in cui sono pubblicate numerose foto, che sono sia una sorta di ricordo della vita passata di mons. Alessandro D'Errico, sia un’illustrazione della sua attività come sacerdote, vescovo e Nunzio Apostolico.
Lecturis fortunam salutemque!


mercoledì 25 aprile 2012

IN HONOREM – Un libro per il Nunzio Apostolico


In onore di un uomo che è tra gli amici più grandi della Bosnia-Erzegovina e della Croazia”: tale è il senso della pubblicazione e della presentazione del libro che parla dell'opera del Nunzio Apostolico Alessandro D'Errico. E' un riconoscimento che proviene direttamente dalla cultura e dalla comunicazione ufficiale dei Balcani e si aggiunge ai due precedenti riconoscimenti che già lo avevano indicato come uomo dell'anno nel 2007 e nel 2010; per il suo essere uomo del dialogo umanistico ed interreligioso in un'area che rammemora i disastri della guerra trascorsa e vive le speranze di una pace fraterna e duratura tra popoli, religioni ed etnie.
Al vescovo Alessandro e alla sua opera avevano conferiti riconoscimenti altissimi anche la International League of Humanists con la consegna della Golden Charter (settembre 2011), e l'Accademia Bonifaciana di Anagni con l'attribuzione del Premio Bonifacio VIII (dicembre 2011).
E nel 2009 anche L'Istituto di Studi Atellani, espressione della cultura locale del suo paese natio, aveva curato la pubblicazione di un libro a celebrazione del decennale del suo episcopato e del suo lavoro apostolico e diplomatico a servizio della Santa Sede.
La sera del 21 Marzo 2012 durante la presentazione del libro a Mostar, città-simbolo del dialogo e della cultura di Bosnia-Erzegovina, è intervenuto direttamente Mons. D'Errico ed ha rivolto all'assemblea e ai relatori i suoi saluti e suoi ringranziamenti. Egli ha spiegato di aver favovorevolmente accolto l'idea della pubblicazione per l'opportunità e per la grazia di Dio che gli si offriva nel contribuire con la sua persona e con la sua opera di rappresentante della Santa Sede al dialogo tra le civiltà e le nazioni, all'armonia sociale e alla tolleranza, al rendere più bella la vita ecclesiale. All'iniziale trepidazione legata alla nomina alla Nunziatura di Bosnia-Erzegovina ricevuta da Benedetto XVI nel 2005, e che lo avrebbe visto operare nella situazione complessa di questo paese, è subentrata la serenità e la convinzione di agire in un luogo che riceve dal Papa una grandissima attenzione e per realizzare un Concordato che avrebbe migliorato e costruito rapporti nuovi tra la Santa Sede e le realtà sociali culturali e religiose.
Ha così inquadrato la sua opera nella recente storia dei rapporti tra il Vaticano e l'area della Bosnia-Erzegovina e del Montenegro, a partire dalla visita di Giovanni Paolo II a Sarajevo (1997) che aveva prefigurato l'importanza del Concordato. Ha poi descritto le tappe e le relazioni diplomatiche che hanno caratterizzato la formazione di Commissioni, gli Scambi accademici e le Visite ufficiali, le Nomine episcopali, la formulazione di Accordi. Ha messo in risalto l'importanza delle relazioni umane, dei i rapporti di conoscenza e di dialogo con le persone e con gli esponenti della vita pubblica e sociale del paese. Ha spiegato che la sua prospettiva fondamentale è sempre rimasta quella della Santa Sede e che nelle difficoltà delle aspettative diverse dei suoi interlocutori ha sempre fatto ricorso all'illuminazione del motto del suo stemma episcopale, rivolgendosi nella preghiera alla Spirito Santo: “Veni Sancte Spiritus”, e rincuorandosi col vecchio detto: “Ambasciator non porta pena”.
Una motivazione particolare dell'accoglienza favorevole della pubblicazione del libro egli l'ha posta anche come occasione che gli si è offerta per contribuire, con la sua esperienza più che trentennale nell'ambito del lavoro di nunziatura, a definire con maggiore attenzione la figura del Nunzio Apostolico e della sua specifica opera di rappresentante della Santa Sede presso i popoli ove si svolge la sua attività. Nella sua prospettiva Diplomazia e Chiesa non sono esperienze distinte ma ricche di rimandi e di valori reciproci. Così anche legati sono i significati teologici dell'attività propria del Nunzio che continua a vivere il suo sacerdozio e la sua pastorale nella vita ecclesiale e nella rappresentanza del Pontefice nei luoghi della sua opera.
Le sue considerazioni conclusive sono state sviluppate con i ringranziamenti delle personalità che hanno voluto onorarlo offrendo le loro testimonianze nel libro e con il riconoscimento del grande lavoro svolto dagli editori per la stampa e la presentazione, e per la devoluzione dei ricavi all'aiuto dei bambini del Burundi.



domenica 22 aprile 2012

 S. E. MONS. ALESSANDRO D'ERRICO
ARCIVESCOVO DI CARINI
NUNZIO APOSTOLICO IN BOSNIA-ERZEGOVINA
E IN MONTENEGRO



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