sabato 28 dicembre 2013

Iniziative ed incontri di Natale a Zagabria

La città in ogni stagione è sempre affascinante, ma di Natale sicuramente Zagabria indossa le vesti più belle, ed assume le dimensioni più umane e favolose. Essa diviene realmente un luogo 'a misura d'uomo', che si offre sia come contesto di esperienze estetiche e spettacolari della tradizione natalizia croata, e sia come ambito propositivo di relazioni sociali e personali di grande valore etico e culturale. 
Anche il Natale del Nunzio Apostolico a Zagabria si è caratterizzato in siffatte dimensioni, ed egli lo ha trascorso nell'incontro 'mondano' del Caffe pre-natalizio di beneficenza, poi nella Santa Messa di Natale concelebrata nella Cattedrale con il Cardinale Bozanic e nel successivo incontro con il presidente della Repubblica Croata Josipovic ospite dell'Arcidiocesi.

Di grande significato etico e religioso è stata l'iniziativa del “Caffè pre-natalizio” degustato con il Sindaco Milan Bandic in un bar della Piazza Ban Jelacic. L'iniziativa, alla sua 14.a edizione, è realizzata dal Sindaco di Zagabria in collaborazione con la Caritas dell'Arcidiocesi per raccogliere fondi a favore delle persone più povere della città. In poco più di due ore sono convenute all'incontro circa 35 mila persone consentendo una congrua raccolta. Il portale web della Città di Zagabria, insieme con molti altri media in rete, ha commentato l'avvenimento ed ha proposto alcune foto dell'incontro. Il commento lo leggiamo appresso nella traduzione ad sensum dal croato; d'altro canto è interessante riportare la sintesi del breve intervento del Nunzio pubblicato dal portale dnevno.hr:

Il Nunzio Apostolico in Croazia, mons. Alessandro D'Errico ha augurato a tutti un Buon Natale e un Buon Anno 2014. Egli ha sottolineato che il Caffè di Natale è un chiaro segno del desiderio della Amministrazione Comunale di fare tutto il possibile che i poveri non siano dimenticati, ed è un invito a tutta la città per fare sì che "noi tutti possiamo dare una mano ed agire per realizzare una società migliore."
Egli ha detto che “tutti coloro che sono qui stasera per il caffè pre-natalizio promotore di carità devono essere orgogliosi e felici perché si sta facendo qualcosa di bello e grande; e ciò ci aiuta a ricordare come il Natale dovrebbe essere vissuto". Ha poi detto che “ognuno dovrebbe impegnarsi nel modo migliore per servire questa nazione e questa città. Insieme, dobbiamo aiutare coloro che hanno bisogno di aiuto".

Il Caffè pre-natalizio del Sindaco e la Caritas
2013/12/23 20:34:39
L'iniziativa realizzata al fine di raccogliere il contributo di persone di buona volontà a favore dei nostri cittadini più bisognosi

Il Sindaco di Zagabria Milan Bandic in collaborazione con la Caritas dell'Arcidiocesi di Zagabria ha organizzato il tradizionale caffè di beneficenza di Natale


Per loro, per gli emarginati e i bambini gravemente malati nelle case della Caritas, in un piccolo caffè durante le due ore di socializzazione sono pervenute circa 35 mila persone, e il sindaco ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno partecipato a questa “azione nobile che ha mostrato il cuore di Zagabria durante l'Avvento.

Oltre al sindaco, e ai suoi collaboratori ed amici, all'azione umanitaria hanno partecipato il Nunzio Apostolico in Croazia, mons. Alessandro D'Errico e il Presidente dell'Assemblea Comunale Darinko Kosor.
Dalla Caritas dell'Arcidiocesi di Zagabria è stato rivolto al Sindaco e ai suoi amici un ringraziamento per la realizzazione anche in quest'anno del caffè pre-natalizio per beneficenza.

La Santa Messa di Natale, concelebrata insieme con il Cardinale Bozanic, Primate della Croazia, nella cattedrale di Zagabria è stato il momento culminante del Natale del Nunzio Apostolico a Zagabria, ricco dei significati ecclesiali del suo compito pastorale e di Rappresentante della Santa Sede nella nazione croata. Alla Santa Messa insieme con il popolo numeroso ha partecipato anche il Presidente Della Repubblica Josipovic, il quale ha poi avuto un incontro con il Cardinale Bozanic. All'incontro con le due Autorità ha partecipato anche S. E. l'arcivescovo Alessandro D'Errico che ha scambiato con loro gli auguri del Natale. Sia la Santa Messa e sia l'incontro con il Presidente della Repubblica hanno ricevuto l'attenzione ed il commento delle Agenzie Cattoliche IKA e Glas Koncila, le quali hanno pubblicato un ampio stralcio dell'omelia sul Natale del cardinale Bozanic. 



giovedì 26 dicembre 2013

Il Messaggio Natalizio del Nunzio Apostolico trasmesso alla Radio Croata

Il breve commento apparso sul portale in rete di Radio Croata, riguardante la trasmissione del Messaggio Natalizio Del Nunzio Apostolico in Croazia, ha messo in risalto il suo rivolgersi agli emigrati, ai lontani dalla patria, ai Croati di Bosnia-Erzegovina e ai poveri in difficoltà nella vita sociale ed economica della nazione. Ha evidenziato il suo riferirsi al magistero di Papa Francesco sull'atteggiamento etico e di fede cristiana da assumere nei confronti degli altri, ispirandosi all'accoglienza e alla carità del Padre del cielo. Sono sicuramente giuste chiavi di lettura che colgono nella prospettiva croata un messaggio semplice sul significato molteplice del Natale a Zagabria, che peraltro va recepito nella complessità delle sue dimensioni pastorali, teologiche ed esortative. Diamo lettura del testo originale ed intero del Messaggio Natalizio di S. E. l'Arcivescovo Alessandro D'Errico trasmesso dalla Radio Croata il giorno della Vigilia di Natale.   



Auguri natalizi
del Nunzio Apostolico
Arcivescovo Alessandro D’Errico
trasmessi alla Radio Croata
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Zagabria, Santo Natale 2013


Cari ascoltatori della Radio Croata, Sretan Božić!

Come Rappresentante del Santo Padre Francesco, sono lieto di poter porgere a ciascuno di voi e alle vostre famiglie auguri di un felice, cristiano e Santo Natale. Mi rivolgo a voi, cari amici che vivete in Croazia, e a tutti voi, che - per vari motivi - siete lontani dalla patria, in diverse parti del mondo. Un saluto particolare mi è caro indirizzare agli amici croati che sono in Bosnia ed Erzegovina e in Montenegro, ove ho avuto la gioia di servire la Chiesa per parecchi anni.
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Come forse saprete, questo è il secondo Natale che trascorro in Croazia. Qui, come avviene un pò dappertutto nei Paesi a grande maggioranza cattolica, direi che in questi giorni tutto parla di Natale: le strade, i negozi, il presepe, l’albero di Natale, i canti! Questo è bello. Questo senz’altro accresce il fascino di Natale. Ma insieme a Voi, oggi vorrei soprattutto cercare di approfondire il senso autenticamente cristiano del Natale, in maniera che possiamo valorizzare ancora di più i tanti segni esteriori che ci parlano di questa bella festa cristiana.

Un elemento mi sembra importante rilevare, come punto di partenza. Cosa celebriamo a Natale? La risposta è evidente. A Natale celebriamo il grande mistero di Dio che viene incontro a noi, nella nostra debolezza, e ci invia il Figlio, per liberarci dal peccato e indicarci la strada da seguire. È un mistero grande, che vogliamo contemplare dinanzi al presepe. Sono certo che questa contemplazione potrà portare molti frutti: di consolazione, di speranza e di pace, nella nostra vita personale, nelle nostre famiglie, in Croazia e dappertutto dove viviamo la nostra testimonianza di vita cristiana.

Possiamo poi aggiungere un secondo elemento, che ritengo altrettanto importante. Come il Santo Padre Francesco ripete spesso, la contemplazione del Padre Celeste che a Natale viene incontro a noi, ci invita anche a realizzare nella nostra vita quotidiana un movimento analogo, verso tutti i fratelli che incontriamo per le strade del mondo. In altre parole, anche noi siamo chiamati a comportarci con gli altri, come Dio si comporta con noi. Il Papa insiste molto sulla necessità che noi cristiani, come il Padre Celeste, dovremmo prendere l’iniziativa, uscire dai nostri piccoli o grandi egoismi, essere capaci di farci poveri in spirito, andare verso tutti, senza differenze, fino alle periferie del mondo, con amicizia e rispetto, lieti di annunciare e testimoniare la gioia del Vangelo, per la costruzione di una società migliore. In particolare, dovremmo andare verso coloro che sono un pò lontani dalla fede, e verso le fasce più povere della società, che di più avvertono il bisogno di una parola di solidarietà e di speranza.

Consentitemi di aggiungere una terza breve riflessione. Un po’ tutti ripetono che Natale è tempo di pace. Per noi questo è profondamente vero, perché, nella nostra visione cristiana, a Natale il “Principe della Pace” viene per noi e per tutti gli uomini di buona volontà! Perciò, soprattutto a Natale siamo chiamati ad essere operatori di pace, secondo la famosa beatitudine di Gesù “Beati gli operatori di pace”. E’ lui la nostra pace, e con Lui vogliamo annunciare con gioia la Sua pace per tutti gli uomini, specialmente nei contesti più difficili e delicati.

Personalmente sono convinto che, se troveremo il tempo di “andare” spiritualmente a Betlemme - nelle nostre chiese, nelle nostre case, nella nostra vita - sarà Natale vero anche per noi, come lo fu per i Magi e per i Pastori. Lì, a Betlemme, troveremo il Principe della Pace, l’Emmanuele, Dio che viene a noi. Ma al tempo stesso, troveremo una fonte inesauribile di energia e di grazia, che ci spingerà a fare la nostra parte per la costruzione di una società migliore.
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Cari ascoltatori, questo è l’augurio natalizio che mi è caro formulare oggi. Sia tempo di gioia, di pace e di amore, perché il Principe della Pace viene incontro a noi. Ma sia anche tempo di rinnovato impegno, di solidarietà, d’incontro, di dialogo, di attenzione agli altri. Accogliamo l’invito del Santo Padre! Andiamo a Betlemme! E da lì usciamo, andiamo fino alle periferie del mondo!

Sretan Božić!



mercoledì 25 dicembre 2013

Inaugurazione della Mostra Avvento-Natale alla Galleria Laudato Corde di Zagabria

Gli impegni del Nunzio Apostolico nel periodo natalizio assumono caratteristiche civili e religiose insieme. Le varie iniziative che attengono la celebrazione del Natale a Zagabria, siano esse della tradizione religiosa o artistiche e culturali, lo vedono partecipe attento ed invitato precipuo e benedicente in rappresentanza della Chiesa e del Santo Padre. Il Vescovo D'Errico non ha fatto mancare le sue considerazioni pastorali e catechetiche sul Natale all'inaugurazione della Mostra “Avvento-Natale:la venuta di Dio sulla terra” tenutasi il 16 Dicembre 2013 nelle Gallerie d'Arte Sacra “Laudato Corde” di Zagabria. Il suo intervento ha ricevuto una vasta eco ed è stato comunicato sulla rete soprattutto dal portale Laudato.hr. La semplice lettura del commento pubblicato, tradotto ad sensum dal croato, ci da il senso dell'importanza culturale e religiosa dell'avvenimento, e ci offre l'opportunità di recuperare dal testo croato anche le parole dette dal Nunzio invitato a benedire e ad inaugurare la Mostra. Una galleria fotografica molto bella si può raggiungere con il link segnalato. E' riportato il testo originale in italiano dell'intervento del Nunzio.

Il Nunzio Apostolico ha aperto la mostra “Avvento-Natale” nella "Laudato Corde"

"Penso che questa mostra sia una lodevole iniziativa, e che possa aiutare a valutare e ad approfondire il significato del Natale", ha detto il Nunzio Apostolico nella Repubblica di Croazia, mons Alessandro D'Errico all'inaugurazione della mostra “Avvento-Natale: la venuta di Dio sulla terra" nella galleria "Laudato Corde" di Zagabria Lunedi, 16 dicembre 2013
Nell'occasione, il Nunzio Apostolico ha sottolineato che “Natale è la festa del grande mistero di Dio che viene incontro alla nostra debolezza, e ci manda il Figlio per redimerci dal peccato e per indicarci la strada da seguire". Ha aggiunto: "Questo è un grande mistero, che ogni giorno dovremmo considerare e contemplare. Sono convinto che la meditazione su di esso può portare conforto, speranza e pace nella nostra vita personale e nella vita delle nostre famiglie e della nostra città ". Mons. D'Errico ha ricordato il messaggio di Papa Francesco che esorta a comportarsi verso gli altri come Dio lo fa con noi. "Il Papa insiste con forza sulla necessità, che noi cristiani, come il Padre celeste, dobbiamo prendere l'iniziativa, uscire dal nostro piccolo egoismo ed essere in grado di diventare poveri in spirito andare incontro a tutti, senza distinzione, fino ai confini del mondo. E 'il nostro andare verso quelli che sono un po' più lontani dalla fede e verso gli strati più poveri della società che ci rende più attenti alle loro necessità e ci permette di rivolgere una parola di solidarietà e di speranza ", ha detto il Nunzio Apostolico. (Leggi il discorso nella sua intierezza qui). Alla mostra, insieme a mons. D'Errico sono intervenuti il Vescovo Ausiliare di Zagabria, mons. John Sasko, il Capo del Dipartimento dell'Educazione, della Cultura e dello Sport della Città di Zagabria, Ivica Lovric, lo Storico dell'arte prof. Stanko Spoljaric ed il Direttore delle Gallerie d'arte religiosa croata "Laudato Corde" Ksenija Abramovic. Parlando degli artisti che espongono in questa mostra, mons. John Sasko li ha indicati come profeti che restano fedeli alla loro vocazione di rappresentare la presenza di Dio nelle loro opere. "Voi artisti, regalate momenti di visibilità di Dio, e del suo avvento nella storia ad un pubblico che trova sempre più difficile farne l'esperienza" ha affermato Mons. Sasko spiegando che l'artista produce visibilità profetica ascoltando il dolore della vita quotidiana e dei più poveri"; ed ha concluso il suo discorso dicendo: "I profeti rendono tutto per amore" (Leggi l'intervento integrale qui). Il Direttore delle Gallerie d'arte sacra croata "Laudato Corde", Ksenija Abramovic ha espresso l'orgoglio e la gratitudine per il lavoro degli artisti che espongono in questa mostra “Avvento-Natale”. "Nella moderna cultura consumistica si è completamente dimenticato l'Avvento, il tempo dell'attesa del Signore. Il fantasma commerciale si concentra solo sul giorno di Natale per incoraggiarci a spendere sempre di più - piuttosto che richiamare tutti insieme a prepararsi per l'incontro con Cristo. In corsa per conquistare regali costosi, ci si dimentica di ricevere il grande dono di Gesù. E Papa Francesco ci invita a vivere questo Natale con la serenità dall'ascolto il Dio che ci parla dolcemente, come un padre e come una madre", ha detto il direttore Abramovic. Durante il suo discorso, alla folla presente nelle Gallerie "Laudato Corde", ha ricordato le parole di Papa Francesco, che ha detto che "Dio parla a noi come il padre e la madre parlano al loro bambino", e che tale messaggio importante e misterioso può essere vissuto in modo speciale attraverso l'arte. "Allora chi meglio di noi pittori e scultori può avvicinarsi alla delicata scena della Natività, mentre il bambino divino dorme, composta con Giuseppe e Maria?", ha aggiunto. Il Capo del Dipartimento dell'Educazione, della Cultura e dello Sport della Città di Zagabria, Ivica Lovric, ha espresso la gioia che per il terzo anno partecipa alla inaugurazione della mostra Avvento-Natale. "E' per noi importante lo spirito del Natale che è presente in queste opere come un vero e duraturo distintivo" ha detto Lovric, “che aggiunge valore speciale alla galleria "Laudato Corde" dedicata all'esposizione dell'arte religiosa. Lo storico dell'arte prof. Stanko Spoljaric, ha detto che quest'anno, venti artisti croati famosi di diverse generazioni nelle loro rappresentazioni del Natale riflettono la loro convinzione e l'estetica artistiche, esprimendo una descrizione pittoresca terrena del Vangelo di Luca che appare con calma celeste attraverso la narrazione di scene bibliche e delle scene dell'Annunciazione, della Natività, della Visita dei Magi e della Fuga in Egitto. “Nel rispetto dell'intimità e di alcuni impianti rappresentativi offerti da questi motivi, essi hanno creato opere d'arte basate sul concetto figurativo specifico di una spiritualità che trascende le scene e produce scintille di emozioni; ed ogni autore completa sostanzialmente il proprio lavoro con un inventario figurativo veramente ricco, realistico ed espressionista", ha detto Spoljaric. Il programma musicale è stato eseguito dai cantanti lirici Sinisa HAPAC e Adela Golac-Rilovic, dal Direttore d'orchestra e pianista Simone Dešpalj, e da Tanja Popec. Hanno esposto e collaborato gli artisti: No Ancic, Vladimir Blazanovic, Ana Maria Botteri Peru , T. Potter, Anto Mamusa, Joseph Marinovic, Vladimir Meglič, H. Mark Peruzović, Zdenka Pozaić, D. Radic, Duro Seder, Svebor Vidmar, Maja Vidovic, Josip Zanki Blaženko Zvonković . La mostra “Avvento-Natale: la venuta di Dio sulla terra" sarà aperta fino al 12 gennaio del 2014. La mostra è patrocinata dal Ministero della Pubblica Istruzione, Cultura e Sport. Per le fotografie della mostra, vedere qui.

Parole del Nunzio Apostolico
per l’apertura della Mostra natalizia di Laudato
(16 dicembre 2013)


Sono grato alla Sig.ra Ksenija Abramović per l’invito che mi ha rivolto a inaugurare questa bella Mostra. L’ho accolto volentieri, per la stima che ho di Lei, e per il bene che Laudato fa nel campo dell’informazione e della formazione cattolica.
Sono lieto di salutare fraternamente il Vescovo Ivan Šaško, gli artisti che espongono le loro opere, e tutti voi che siete venuti qui questa sera. A tutti ho l’onore di portare una particolare Benedizione del Santo Padre Francesco, con l’augurio di un sereno e cristiano Natale e di un felice Anno Nuovo.
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Penso che questa Mostra sia una iniziativa lodevole, che può aiutarci a valorizzare e approfondire il significato del Natale. Come sapete, sono in Croazia da un anno e mezzo. Per me è veramente bello vedere che in questi giorni tutto parla di Natale: il Presepe, l’albero di Natale, decorazioni, canti, luci, auguri, doni... Ma, con tutta semplicità, vorrei dirvi che più volte mi sto domandando come evitare il rischio che tutto si risolva in una festa bella, ma esteriore. E più volte mi chiedo come bisognerebbe vivere in maniera autenticamente cristiana questo Natale. Ebbene, mi stanno accompagnando due pensieri:
a) Il primo: a Natale celebriamo il grande mistero di Dio che viene incontro a noi, nella nostra debolezza, e ci invia il Figlio, per liberarci dal peccato e indicarci la strada da seguire. È un mistero grande, che dovremmo meditare e contemplare ogni giorno. Sono certo che questa contemplazione potrà portare molti frutti: di consolazione, di speranza e di pace, nella nostra vita personale, nelle nostre famiglie, e nelle nostre comunità.
b) C’è poi un altro pensiero che mi sta accompagnando, che ritengo altrettanto importante. Come il Santo Padre Francesco ripete spesso, la contemplazione del Padre Celeste che viene incontro a noi, ci invita anche a realizzare nella nostra vita quotidiana un movimento analogo, verso tutti i fratelli che incontriamo per le strade del mondo. In altre parole, anche noi siamo chiamati a comportarci con gli altri, come Dio si comporta con noi. Il Papa insiste molto sulla necessità che anche noi cristiani, come il Padre Celeste, dovremmo prendere l’iniziativa, uscire dai nostri piccoli o grandi egoismi, essere capaci di farci poveri in spirito, andare verso tutti, senza differenze, fino alle periferie del mondo. In particolare, dovremmo andare verso coloro che sono un po’ lontani dalla fede, e verso le fasce più povere della società, che di più avvertono il bisogno di una parola di solidarietà e di speranza.
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Miei cari amici, questo è l’augurio che mi è caro formulare a voi per Natale. Sia tempo di gioia, perché Dio viene incontro a noi. Ma sia anche tempo di rinnovato impegno, di solidarietà, d’incontro, di dialogo, di atten-zione agli altri. Questo mi pare importante, specialmente oggi, quando ancor più si avverte la necessità di camminare insieme con tutte le persone di buona volontà, per il bene della Croazia e del popolo croato.
Con questi sentimenti e con questo augurio, ho il piacere di dichiarare aperta questa Mostra.
Grazie!




domenica 15 dicembre 2013

Dialogo diplomatico e celebrazione ecclesiale in due brevi agenzie d'inizio dicembre

La prima agenzia è quella del Ministero degli Affari Esteri della Croazia che il 9 dicembre 2013 ha pubblicato sul suo portale in rete il comunicato che ha riguardato l'incontro tra il Ministro, la Signora Vesna Pulic, ed il Nunzio Apostolico S. E. l'Arcivescovo Alessandro D'Errico. Già qualche altro incontro tra le due Autorità era avvenuto nel corso del 2013, e ne abbiamo riportato la notizia su questo blog nel gennaio e nel luglio del 2013. L'incontro di dicembre si è posto in continuità con i precedenti nei quali si era discusso di importanti tematiche riguardati i rapporti bilaterali tra la Croazia e la Santa Sede, l'integrazione europea e l'entrata nell'UE, e la questione molto sentita dei cattolici dei paesi balcanici. In particolare si è voluto sottolineare l'importanza del nuovo stile impresso da Papa Francesco alle relazioni internazionali della Santa Sede, e si sono definiti aspetti rilevanti della questione dei Cattolici di Bosnia-Erzegovina.
La seconda agenzia, riportata dai principali portali cattolici della Croazia e della Bosnia-Erzegovina, ha riguardato la celebrazione eucaristica della solennità dell'Immacolata Concezione che il Nunzio Apostolico ha presieduto nella Chiesa del Convento Francescano di Dubrava, quartiere dell'Hinterland di Zagabria. Anche con i Francescani di Dubrava Mons. D'Errico ha avuto altri incontri nel corso dell'anno, in agosto settembre ed ottobre, descritti in questo blog. Gli incontri sono sempre stati improntati alla condivisione ecclesiale con le istanze della spiritualità francescana e con le problematiche particolari della catechesi del territorio e delle relazioni che i Francescani di Zagabria hanno con la questione dei Cattolici di Bosnia-Erzegovina, alla cui Provincia religiosa essi sono legati.
Di seguito riporto la traduzione ad sensum sia del comunicato del Ministero degli Afffari Esteri e sia il commento, letto su IKA,  della celebrazione eucaristica dell'Immacolata nel quale si fa rifarimento anche ad alcuni contenuti dell'omelia del Vescovo D'Errico.


Zagabria, 09 dicembre 2013 - Il ministro ha incontrato il nunzio apostolico D'Errico


Il Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri Vesna Pusic ha ricevuto oggi il Nunzio Apostolico, Mons. Alessandro D'Errico, con il quale ha discusso delle relazioni bilaterali tra la Croazia e la Santa Sede, nonché su temi di attualità legati ai rapporti tra lo Stato e la Chiesa cattolica in Croazia. Durante l'incontro, modellato sulle parole di Papa Francesco, entrambe le parti hanno sottolineato la necessità di un dialogo costante e continuo che è l'unico modo per una convergenza di punti di vista diversi e per trovare soluzioni concordate. Durante la conversazione si è ha toccato la posizione dei cattolici croati in Bosnia-Erzegovina e i problemi del loro ritorno e della loro occupazione.


013/12/08 | 20:07 | IKA E - 156188/12
Il Nunzio D'Errico a Dubrava
La celebrazione dell'Immacolata Concezione nella chiesa francescana
Zagabria - La Santa Messa dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria a Dubrava, l'8 Dicembre è stato celebrata dal Nunzio Apostolico Alessandro D'Errico.

Durante la sua suo omelia il Nunzio ha indicato Maria come modello di adesione alla volontà di Dio ed ha riproposto le parole di Papa Francesco riguardanti il Padre celeste, che ci viene incontro, ci chiama alla vita di ogni giorno e ci spinge a fare lo stesso passo verso i fratelli che s'incontrano per le vie del mondo. Questo approssimarsi agli altri si manifesta principalmente nei confronti di ogni individuo considerato come creature di Dio. Il Nunzio, alla fine della Messa, ha rivolto loro un pensiero ed ha ribadito l'importanza della solidarietà e del sostegno per i cattolici in Bosnia-Erzegovina.
Ad accogliere il Nunzio è stato il Padre Guardiano Draženko Tomic. La Messa è stata concelebrata con 17 sacerdoti, tra i quali il padre Provinciale Zeljko Železnjak ed il frate cappuccino Antonio Logar.
La celebrazione è stata arricchita con la partecipazione di molte associazioni intervenute per il Concerto dell'immacolata e con molti cori di chiesa di Zagabria. 

Comunicato del Ministero degli Esteri
Incontri con il Ministro sul blog
Commento su IKA
Commento su Laudato
Commento su KTA
Incontri con i Francescani di Dubrava sul blog

lunedì 2 dicembre 2013

L'Accensione della Prima Candela di Avvento a Zagabria

Sul luogo di una fonte antica, di cui si narra il legame leggendario con l'origine della città di Zagabria; intorno alla Fontana Mandusevac dove sorge ora la Piazza del Bano Jelacic, la principale della Città Bassa, si è svolta la cerimonia dell'Accensione della Prima Candele di Avvento.
Il luogo d'origine della città ha offerto suggestioni congeniali e significative per la celebrazione dell'inizio del tempo di attesa del Natale, dei Primi Vespri della I Domenica di Avvento che introducono il cammino della fede incontro alla luce del Signore che nasce.
La leggenda narra che Manda, la fanciulla dal cui nome deriva quello della Fontana, offrì dell'acqua purissima da bere al grande condottiero fondatore, e che la stessa Zagabria abbia voluto significare nell'etimologia antica del suo nome questo avvenimento.
La leggenda d'origine della città e la dimensione liturgica della luminosa tradizione natalizia si sono così incrociate sabato sera, il 30 Novembre 2013, nelle auree serotine della piazza croata.
Le Agenzie cattoliche (IKA e Glas Koncila), ed il portale web con la pagina sui social-network della Città di Zagabria, hanno riportato la notizia dell'avvenimento con ampi commenti e con belle fotografie.


S. E. Alessandro D'Errico ha avuto l'onore di presiedere come Nunzio Apostolico la Celebrazione della Parola ed il Rito dell'Accensione della Prima Candela di Avvento. La cerimonia si è svolta con alcuni momenti distinti. Mons. D'Errico ha portato la parola della Chiesa e la benedizione Apostolica; ha colto i significati religiosi e civili del Natale a Zagabria ed ha indicato gli orientamenti pastorali in armonia con il magistero di Papa Francesco; ha poi esortato tutti a vivere i valori di fede e di civiltà che si legano al mistero della Natività del Signore. Il testo intero del suo intervento in italiano è riportato di seguito.


E' poi intervenuto, con la lettura del Vangelo e con breve omelia, il Vicario Episcopale Mons. Zvonimir Sekelj, accompagnato da Mons. Zlatka Golubića parroco di Santa Maria.
Il Sindaco Milan Bandić si è rivolto a tutti presenti “ricordando che l'Avvento è un momento in cui più che mai c'è bisogno di sacrificarsi per la gentilezza e la solidarietà, per dedicarsi alla famiglia, ai vicini e agli amici, ai poveri e agli infermi”. Citando Papa Francesco sulla dignità del dell'uomo e sul valore del servizio svolto per la giustizia e la verità, egli ha messo in risalto il significato civile e culturale dell'accensione della candela di Avvento: un modo per portare la luce necessaria delle buone azioni a tutti coloro che in questi tempi difficili di questa luce hanno estremo bisogno.

La celebrazione si è arricchita con i canti della tradizione natalizia zagabrese.


Parole del Nunzio Apostolico
alla Cerimonia di accensione
della Prima Candela di Avvento
(Zagabria, 30 novembre 2013)


Come Rappresentante Pontificio, sono lieto di partecipare a questa suggestiva Celebrazione, che apre il tempo di Avvento, e cioè il periodo liturgico di preparazione al Natale. Sono grato al Sindaco Milan Bandić, a Mons. Zvonimir Sekelj, e a Mons. Zlatko Golubić per l’invito che mi hanno rivolto a presiedere questa celebrazione. In essa vedo un segno ulteriore della felice collaborazione che c’è tra l’Amministrazione comunale e le Comunità religiose. Nella preghiera, auspico che questa collaborazione possa ancora crescere in futuro, per il bene della Città di Zagabria, e di coloro che vivono o vengono a Zagabria.

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Miei cari fratelli e sorelle, da oggi il nostro sguardo di fede già si volge al Natale, che è certamente una festa tra le più care della tradizione cristiana croata. A Natale celebriamo il grande mistero di Dio che viene incontro a noi, nella nostra debolezza, e ci invia il Figlio, per liberarci dal peccato e indicarci la strada da seguire. È un mistero grande, che vogliamo contemplare fin da oggi. Sono certo che questa contemplazione potrà portare molti frutti: di consolazione, di speranza e di pace, nella nostra vita personale, nelle nostre famiglie e nella nostra città.

Con tutta semplicità, devo aggiungere che oggi mi accompagna pure un altro pensiero, che ritengo altrettanto importante. Come il Santo Padre Francesco ripete spesso, la contemplazione del Padre Celeste che viene incontro a noi, ci invita anche a realizzare nella nostra vita quotidiana un movimento analogo, verso tutti i fratelli che incontriamo per le strade del mondo. In altre parole, anche noi siamo chiamati a comportarci con gli altri, come Dio si comporta con noi. Il Papa insiste molto sulla necessità che anche noi cristiani, come il Padre Celeste, dovremmo prendere l’iniziativa, uscire dai nostri piccoli o grandi egoismi, essere capaci di farci poveri in spirito, andare verso tutti, senza differenze, fino alle periferie del mondo. Il nostro andare verso gli altri dovrebbe sempre essere segnato da amicizia e rispetto; ma evidentemente dobbiamo coltivare la responsabilità e la gioia di annunciare e testimoniare i valori in cui crediamo, per la costruzione di una società migliore. In particolare, dovremmo andare verso coloro che sono un pò lontani dalla fede, e verso le fasce più povere della società, che di più avvertono il bisogno di una parola di solidarietà e di speranza.

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Miei cari fratelli e sorelle, questo è l’augurio che mi è caro formulare per Natale e per questo tempo di Avvento: a voi oggi, e - attraverso voi - a tutti i cittadini di Zagabria. Sia tempo di gioia, perché Dio viene incontro a  noi. Ma sia anche tempo di rinnovato impegno, di solidarietà, di incontro, di dialogo, di attenzione agli altri, perché solo così sarà possibile costruire la tanto auspicata armonia sociale, per il bene di tutti. E questo mi pare importante, specialmente oggi, quando ancor più si avverte la necessità di camminare insieme, per il bene della Croazia e del popolo croato.

Affido queste intenzioni all’intercessione di Maria, che celebreremo Immacolata nei prossimi giorni, e del grande Beato Alojzije Stepinac. E fin da ora mi è caro augurare per tutti un Natale di serenità, di gioia e di pace.

Amen ! 



martedì 19 novembre 2013

La prefazione di papa Francesco al libro del cardinale Bertone sulla Diplomazia Pontificia

Un libro sorto nel cuore del Magistero della Chiesa che contribuisce a delineare i tratti contemporanei della Diplomazia Pontificia ed offre una contestualizzazione storico-dottrinaria nella quale si possono ritrovare anche molti sensi e riferimenti dell'opera pastorale e diplomatica di S. E. Alessandro D'Errico, Nunzio Apostolico in Croazia. Appaiono in essi temi, infatti, come la Tradizione Diplomatica della Chiesa, il Dialogo Interreligioso, l'Integrazione Europea e l'entrata della Croazia nella UE, che siamo abituati a considerare seguendo e descrivendo le attività di Mons. D'Errico fin dai tempi del suo ministero in Pakistan e in Bosnia-Erzegovina.
Si tratta del libro del cardinale Tarcisio Bertone intitolato “La diplomazia pontificia in un mondo globalizzato”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, presentato Martedì 12 novembre 2013 nell’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano. Il volume è dotato della prefazione di Papa Francesco nella quale, accanto alla testimonianza per l'opera svolta dal Cardinale Segretario di Stato, egli esprime lo spirito ecclesiale e la forza crescente del suo magistero circa la Diplomazia della Santa Sede.
Alla presentazione, insieme con il Cardinale Bertone, hanno partecipato con qualificati interventi mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, Hans-Gert Poettering, già presidente del parlamento europeo e presidente della Fondazione Adenauer, e il prof. Vincenzo Buonomo, docente di diritto internazionale e curatore del testo. L’incontro è stato moderato da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana.
In particolare il Cardinale ha voluto sottolineare “la pastoralità dell'azione diplomatica” e descrivere “il ricco e travagliato settennato” vissuto insieme con Benedetto XVI come Segretario di Stato del Vaticano, la cui funzione egli ha così descritto: “Direi che la funzione di segretario di Stato, erede di una antica e peculiare tradizione, diventata dopo il Concilio Vaticano II tanto diversa e lontana dalla cosiddetta 'monarchia papale', è quella di essere collaboratore, consigliere e strumento fedele di una missione che viene dall’alto e che si incarna nella variegata e originale personalità dei distinti Successori di Pietro".
Egli ha poi espresso gratitudine per le parole che il Santo Padre Francesco ha scritto per lui nella prefazione: “la storia, la cui misura è la verità della croce, renderà evidente l’intensa azione del cardinale Bertone”.
Il cardinale ha poi concluso con un sincero augurio al suo successore, mons. Pietro Parolin.
Mons. Dominique Mamberti ha rimarcato il ruolo della Diplomazia della Santa Sede e le peculiarità delle funzioni dei Pontefici, dei Segretari di Stato, e dei Rappresentanti Pontifici.
Hans-Gert Poettering ha parlato dell'integrazione europea sottolineando il contributo della Curia Romana per la realizzazione di una prospettiva di democrazia e di condivisione di una etica forte significativamente riferita ai valori religiosi e cristiani.
Vincenzo Buonomo ha sottolineato il forte e costante impegno della Chiesa e della Diplomazia Pontificia per il bene comune, giustizia libertà e dignità della persona, dei popoli e delle comunità.
Padre Lombardi ha chiuso l'incontro descrivendo i contenuti del libro, che riporta decine di interventi del Cardinale Bertone, evidenziando di questi “la tempra piemontese” condivisa con papa Bergoglio, e rinnovandogli “stima e gratitudine per il servizio grandissimo e generoso che ha svolto per la Chiesa”.

Di seguito riporto il testo della Prefazione scritta da Papa Francesco, che è peraltro interamente leggibile sul portale della Radio Vaticana raggiungibile con il link segnalato.

Sfida per il futuro

Con questo volume, il cardinale Tarcisio Bertone consegna a coloro che sono impegnati nel servizio diplomatico della Santa Sede, e non solo, un'abbondante serie di riflessioni sulle principali questioni che riguardano la vita della comunità delle Nazioni e toccano da vicino le aspirazioni più profonde della famiglia umana: la pace, lo sviluppo, i diritti umani, la libertà religiosa, l'integrazione sovranazionale.

Per la diplomazia pontificia, poi, si tratta di preziose indicazioni che consentono di coglierne l'unicità, ad iniziare dalla figura del diplomatico, sacerdote e pastore, chiamato ad un'azione che, pur mantenendo il rigoroso profilo istituzionale, è impregnata di afflato pastorale; azione che del cardinale Bertone ha caratterizzato il settennato di servizio come segretario di Stato, a sostegno generoso e fedele del pontificato di Benedetto XVI. Il suo servizio al vertice, sia nella sfera più amministrativa della Curia romana, sia in quella dei rapporti internazionali della Santa Sede, si è opportunamente prolungato durante i primi mesi del mio pontificato. La sua pacata e matura esperienza di servitore della Chiesa ha aiutato anche me, chiamato alla sede di Pietro da un Paese lontano, nell'avvio di un insieme di relazioni istituzionali doverose per un Pontefice.

L'incontro con la figura del cardinale Tarcisio Bertone, nota per il suo ruolo e la sua personalità gioviale, ha avuto per me, nel passato, tre particolari momenti. Ricordo anzitutto il primo approccio alla Torre San Giovanni in Vaticano l'11 gennaio 2007 dove sono stato in visita con la Presidenza della Conferenza Episcopale argentina: uno scambio molto sereno e nello stesso tempo assai costruttivo sui problemi che allora ci assillavano. Quando nel 2007, egli si è recato in Argentina come Legato pontificio per la celebrazione della beatificazione di Zeffirino Namuncurá, il suo tratto fraterno nell'incontrare i vescovi della Conferenza episcopale, l'affabilità tutta salesiana nel trattare con la gente dopo ogni celebrazione pubblica, avevano riscosso il mio interesse e la mia ammirazione. Il cardinale Bertone, nei suoi colloqui con le maggiori istanze politiche della nazione aveva sottolineato l'apporto della Chiesa nella pacificazione e riconciliazione, necessari per rigenerare il tessuto sociale lacerato da tante situazioni che avevano messo in pericolo la concordia nazionale, e con ciò aveva dato un prezioso sostegno all'opera intrapresa dall'episcopato argentino per ricostruire il tessuto etico, sociale e istituzionale del Paese.

Qualche mese prima dello stesso anno aveva avuto luogo in Brasile la V Conferenza generale dell'episcopato latinoamericano e dei Caraibi (9-14 maggio 2007) alla quale ho partecipato in qualità di primate della Chiesa di Argentina. Lì trovai il cardinale Bertone, che accompagnava Papa Benedetto XVI, interessato non solo agli aspetti ecclesiali salienti, ma alla dimensione sociale e culturale presentati nel documento finale e affidati in primo luogo alle comunità ecclesiali latino-americane.

Un interesse che riappare scorrendo l'insieme dei suoi interventi pronunciati in diverse aree geografiche, rivolti sia all'interno della Chiesa e delle sue strutture, sia di fronte alle istanze politiche dei diversi Stati e a pubblici eterogenei. 

Ci si accorge subito di un'attenzione rivolta alla crisi che stiamo vivendo, globale e complessa, che rende concreta l'idea di un mondo senza confini. La crisi, però, se è una certezza per tutti, ci interroga sulle scelte sin qui fatte e sulla direzione che in futuro intendiamo seguire, richiamando la responsabilità delle persone e delle istituzioni per eliminare le tante barriere che hanno sostituito i confini: disuguaglianze, corsa agli armamenti, sottosviluppo, violazione dei diritti fondamentali, discriminazioni, impedimenti alla vita sociale, culturale, religiosa. 

Questo domanda una riflessione realistica non solo sul nostro piccolo mondo quotidiano, ma anche sulla natura dei legami che uniscono la comunità internazionale e delle tensioni presenti al suo interno. Lo sa bene l'azione della diplomazia che attraverso i suoi protagonisti, le sue regole e i suoi metodi è strumento concorrente alla costruzione del bene comune, chiamato anzitutto a leggere i fatti internazionali, che è poi un modo di interpretare la realtà. Questa realtà siamo noi, la famiglia umana in movimento, quasi un'opera in continua costruzione che include il luogo e il tempo in cui si incarna la nostra storia di donne e di uomini, di comunità, di popoli. La diplomazia è, dunque, un servizio, non un'attività ostaggio di interessi particolari dei quali guerre, conflitti interni e forme diverse di violenza sono la logica, ma amara, conseguenza; né strumento delle esigenze di pochi che escludono le maggioranze, generano povertà ed emarginazione, tollerano ogni genere di corruzione, producono privilegi e ingiustizie.

La crisi profonda di convinzioni, di valori, di idee offre all'attività diplomatica una nuova opportunità, che è allo stesso tempo una sfida. La sfida di concorrere a realizzare tra i diversi popoli delle nuove relazioni veramente giuste e solidali per cui ogni Nazione e tutte le persone siano rispettate nella loro identità e dignità, e promosse nella loro libertà. In tal modo i diversi Paesi avranno modo di progettare il loro avvenire, così come le persone potranno scegliere i modi per realizzare le loro aspirazioni di creature fatte a immagine del creatore. 

In questa fase storica la comunità internazionale, le sue regole e le sue istituzioni si trovano, infatti, obbligate a scegliere una direzione che riprenda le loro rispettive radici costitutive e porti la famiglia umana verso un futuro che non solo parli il linguaggio della pace e dello sviluppo, ma sia capace nei fatti di includere tutti, evitando che qualcuno resti ai margini. Questo significa superare l'attuale situazione nella vita degli Stati e in quella internazionale che vede l'assenza di convinzioni forti e di programmi sul lungo periodo intrecciarsi con la profonda crisi di quei valori che da sempre fondano i legami sociali.

Di fronte a questa globalizzazione negativa che è paralizzante, la diplomazia è chiamata a intraprendere un compito di ricostruzione riscoprendo la sua dimensione profetica, determinando quella che potremo chiamare utopia del bene, e se necessario rivendicandola. Non si tratta di abbandonare quel sano realismo che di ogni diplomatico è una virtù non una tecnica, ma di superare il dominio del contingente, il limite di un'azione pragmatica che spesso ha il sapore dell'involuzione. Un modo di pensare e di agire che, se prevale, limita qualsiasi azione sociale e politica e impedisce la costruzione del bene comune. 

La vera utopia del bene, che non è un'ideologia né sola filantropia, attraverso l'azione diplomatica può esprimere e consolidare quella fraternità presente nelle radici della famiglia umana e da lì chiamata a crescere, a espandersi per dare i suoi frutti.
Una diplomazia rinnovata significa diplomatici nuovi, e cioè capaci di ridare alla vita internazionale il senso della comunità rompendo la logica dell'individualismo, della competizione sleale, del desiderio di primeggiare, promuovendo piuttosto un'etica della solidarietà capace di sostituire quella della potenza, ormai ridotta ad un modello di pensiero per giustificare la forza. Proprio quella forza che contribuisce a spezzare i legami sociali e strutturali tra i diversi popoli, e allo stesso tempo a distruggere i vincoli che legano ognuno di noi ad altre persone fino al punto di condividere lo stesso destino. La direzione che prenderanno i rapporti internazionali sarà allora legata all'immagine che abbiamo dell'altro: persona, popolo, Stato.

Ecco la chiave della rinascita di quella unità tra i popoli che fa sue le differenze senza ignorare gli elementi storici, politici, religiosi, biologici, psicologici e sociali che sono espressione di diversità. Anche di fronte a limiti, condizionamenti, ostacoli è possibile fondere e integrare i comportamenti, i valori e le regole che si sono andati costituendo nel tempo. 

La prospettiva cristiana sa valutare sia ciò che è autenticamente umano sia quanto scaturisce dalla libertà della persona, dalla sua apertura al nuovo, in definitiva dal suo spirito che unisce la dimensione umana alla dimensione trascendente. Questo è uno dei contributi che la diplomazia pontificia offre all'umanità intera, operando per far rinascere la dimensione morale nei rapporti internazionali, quella che permette alla famiglia umana di vivere e svilupparsi assieme, senza diventare nemici gli uni degli altri. Se l'uomo manifesta la sua umanità nella comunicazione, nella relazione, nell'amore verso i propri simili, le diverse Nazioni possono legarsi intorno a obiettivi e pratiche condivise, e generare così un sentire comune ben radicato. Ancora di più possono dar vita a istituzioni unitarie in seno alla comunità internazionale, capaci di compiere un servizio senza che ciò neghi l'identità, la dignità e la libertà responsabile di ogni Paese. Il servizio di queste istituzioni sarà di chinarsi davanti al bisogno dei diversi popoli, scoprendo cioè le capacità e le necessità dell'altro. È il rifiuto dell'indifferenza o di una cooperazione internazionale frutto dell'egoismo utilitaristico, per fare invece attraverso organi comuni qualcosa per gli altri. 

Il servizio così, non è semplicemente un impegno etico o una forma di volontariato, né un obiettivo ideale, ma una scelta frutto di un vincolo sociale basato su quell'amore capace di costruire una nuova umanità, un nuovo modo di vivere. Non sarà facendo prevalere la ragion di Stato o l'individualismo che elimineremo i conflitti o daremo ai diritti della persona la giusta collocazione. Il diritto più importante di un popolo e di una persona non sta nel non essere impedito di realizzare le proprie aspirazioni, bensì nel realizzarle effettivamente e integralmente. Non basta evitare l'ingiustizia, se non si promuove la giustizia. Non è sufficiente proteggere i bambini dall'abbandono, dagli abusi e dai maltrattamenti, se non si educano i giovani ad un amore pieno e gratuito per l'esistenza umana nelle sue diverse fasi, se non si danno alle famiglie tutte le risorse di cui hanno bisogno per compiere la loro imprescindibile missione, se non si favorisce in tutta la società un atteggiamento di accoglienza e di amore per la vita di tutti e di ciascuno dei suoi membri. 

Una comunità degli Stati matura sarà quella in cui la libertà dei suoi membri è pienamente responsabile della libertà degli altri, sulla base dell'amore che è solidarietà operante. Questa, però, non è qualcosa che cresce spontaneamente, ma implica la necessità di investire lavoro, pazienza, impegno quotidiano, sincerità, umiltà, professionalità. Non è questa la via maestra che la diplomazia è chiamata a percorrere in questo XXI secolo?

Sono tanti e pregnanti gli spunti di questo lavoro che dimostra quanto il cardinale Bertone abbia saputo presentare l'annuncio evangelico, i valori e le grandi istanze della dottrina della Chiesa, in conformità con le linee portanti del magistero di Benedetto XVI, con quell'equilibrio e quella sobrietà necessari a favorire una cultura del dialogo, propria della Santa Sede. 

Il metro della vita dei servitori della Chiesa non è dettato da quel "stampare una notizia a grandi lettere, perché la gente pensi che sia indiscutibilmente vera" (Jorge Luis Borges), anzi è intessuto, pur nei limiti inerenti alla condizione e possibilità di ciascuno, dalla silenziosa e generosa dedizione al bene autentico del corpo di Cristo e al servizio duraturo della causa dell'uomo. Perciò la storia, la cui misura è la verità della croce, renderà evidente l'intensa azione del cardinale Bertone, che ha dimostrato anche di avere la tempra piemontese del gran lavoratore che non lesina nelle fatiche nel promuovere il bene della Chiesa, preparato culturalmente e intellettualmente e animato da una serena forza interiore che ricorda la parola dell'apostolo delle genti: "Di null'altro mai ci glorieremo se non della Croce di Gesù Cristo, nostro Signore: egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione; per mezzo di Lui siamo stati salvati e liberati" (Galati, 6, 14).



lunedì 18 novembre 2013

50 anni di Magistero Pontificio per il Dialogo Interreligioso

In questo blog dedicato al ministero pastorale di S.E. l'Arcivescovo Alessandro D'Errico, Nunzio Apostolico in Croazia e da sempre testimone e ministro operoso del Dialogo Interreligioso tra la Chiesa, le Comunità e le Nazioni, trova il giusto luogo anche il post, annunciato nel precedente, sulla presentazione del più recente libro di cui la Santa Sede ha promosso la pubblicazione.
Il titolo è Il Dialogo Interreligioso nell'insegnamento ufficiale della Chiesa Cattolica (1963-2013) ed è edito dalla Libreria Editrice vaticana.
Un volume di 2100 pagine realizzato “per un accesso agevole al metodo e ai fondamenti teologici del dialogo interreligioso insegnato e praticato nel Magistero della Chiesa cattolica”: tale è la connnotazione proposta dal Cardinale Jean-Louis Tauran per qualificare il libro presentato il 12 Novembre 2013 nella Sala Stampa della Santa Sede. Il libro pubblicato dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso riguarda 50 anni di Magistero Pontificio, di encicliche documentazioni e studi, che partono dal Concilio Vaticano II e giungono al compimento del pontificato di Benedetto XVI. In esso si raccolgono brani conciliari, encicliche, esortazioni apostoliche, discorsi dei pontefici, da Giovanni XXIII a Benedetto XVI, e documenti della Curia Romana. Per la statistica si tratta di 909 documenti: 7 testi conciliari, 2 di Giovanni XXIII, 97 di Paolo VI, 2 di Giovanni Paolo I, 591 di Giovanni Paolo II, 188 di Benedetto XVI, 15 della Curia Romana, 3 testi legislativi, e 4 della Commissione Teologica Internazionale.
Un lavoro poderoso che viene accolto dal nuovo pontificato di Papa Francesco che ha già dato segni importanti della metodologia del “dialogo dell'amicizia” della Chiesa con le altre Religioni.
Alla presentazione sono intervenuti Il Cardinale Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Padre Miguel Angel Ayuso Guixot, Segretario dello stesso Consiglio, ed il Vescovo Francesco Gioia, Cappuccino, curatore “certosino” del libro.
Il portale della Sala Stampa presenta i loro interventi sotto la forma di risposte a domande e questioni.
Riportiamo di seguito, con qualche rimaneggiamento tali risposte, rimandando la lettura diretta ed intera al link del portale.

Intervento del Cardinale Tauran: Prima parte – aspetti generali

Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso è lieto di pubblicare la terza edizione del volume sul Magistero Pontificio nel campo del Dialogo Interreligioso dall’inizio del Concilio Vaticano II fino a Benedetto XVI.

Benedetto XVI il dialogo interreligioso
La vera novità del volume consiste proprio nella raccolta ragionata dei testi di Benedetto XVI, sui quali è bene soffermarsi un istante, perché – soltanto sulla base di alcuni dati statistici – si può comprendere quanto sia ingiusta una simile idea.
In sette anni di pontificato, si possono contare ben 188 interventi di Benedetto XVI sul dialogo interreligioso, rispetto ai 591 di Giovanni Paolo II in più di un quarto di secolo. L’attenzione a questo tema è stata costante, anzi crescente, in un pontificato, come nell’altro. Benedetto XVI ha proposto il "dialogo della carità nella verità".


Ratisbona e la relazione col mondo musulmano
Un anno dopo Ratisbona, 38 saggi musulmani, divenuti poi 138, scrissero al papa, in un documento noto come "A common word between us and you", esponendo i principi dell’islam e auspicando una mutua comprensione, e un rapporto tra islam e cristianesimo fondato sull'amore di Dio e del prossimo, secondo l’insegnamento di Gesù. Frutto di questa lodevole iniziativa fu la creazione di un Forum islamo-cristiano, che dura ancora oggi.


La libertà religiosa e il contributo di Benedetto XVI
Come i suoi predecessori, Benedetto XVI ha affermato che la libertà religiosa è un diritto sacro e inalienabile, e non ha perso occasione per sostenerla.
Convinto che negare o limitare in maniera arbitraria la libertà religiosa significhi coltivare una visione riduttiva della persona umana e rendere impossibile l’affermazione di una pace autentica e duratura di tutta la famiglia umana (Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace, 1° Gennaio 2011, n.1.4.), Benedetto XVI ha individuato nel processo di globalizzazione mondiale, tuttora in corso, un’occasione propizia per promuovere relazioni di universale fraternità tra gli uomini.


La finalità del libro 
Il vantaggio di un volume cartaceo, anche se corposo, perché conta 2100 pagine, è quello di offrire un accesso agevole al metodo e ai fondamenti teologici del dialogo interreligioso insegnato e praticato nel Magistero della Chiesa cattolica.
I tre indici, analitico, geografico e generale, consentono in pochi minuti di reperire i contenuti più interessanti, e poi magari di andare a cercare i testi in formato elettronico su internet. Penso, in particolare, proprio a voi giornalisti, ma anche agli studenti e ai docenti delle facoltà teologiche, agli incaricati diocesani per il dialogo interreligioso, e a chi lavora nel campo della formazione teologica e pastorale ad ogni livello.


Una eventuale edizione digitale
Non si deve dimenticare poi che il divario digitale non è ancora del tutto superato, e inoltre vi sono molti che preferiscono ancora la carta stampata al computer, pur possedendo adeguate attrezzature elettroniche. Ci si stanca di meno e, forse si memorizza più facilmente. Questo si vedrà nei prossimi anni, perché quello degli e-book è un fenomeno troppo recente per dare valutazioni. Non è escluso, in ogni caso, che se ne possa realizzare un’edizione digitale.


Il volume non si rivolge solo ai cattolici
No, lo scopo è anche quello di presentare direttamente ai seguaci di altre religioni il pensiero ufficiale della Chiesa, secondo lo spirito della Nostra aetate, che esorta «per mezzo del dialogo e la collaborazione con i seguaci delle altre religioni, a rendere testimonianza alla fede e alla vita cristiana, e a riconoscere, conservare e far progredire i beni spirituali e morali e i valori socio-culturali che si trovano in essi» (cfr NA n. 2).


Le relazioni con gli ebrei
La scelta dei testi rispetta le competenze del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, tralasciando, pertanto, sia il dialogo con gli ebrei, che è di competenza della Commissione per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo costituita in seno al Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, sia il dialogo ecumenico, ossia l’aspetto delle relazioni con le altre Chiese e comunità ecclesiali, delle quali si occupa lo stesso Consiglio per l’Unità.


Intervento di p. M. A. A. Guixot: Seconda parte – uno sguardo ai contenuti specifici

I contenuti del volume
Per comprendere il cammino percorso in quest’ultimo mezzo secolo, è utile rievocare telegraficamente quello che gli ultimi sei Papi hanno affermato nel loro Magistero sul dialogo con i seguaci delle altre religioni.


Si può cominciare da Giovanni XXIII, che nel Discorso di apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962) invitò a promuovere l’unità basata sulla stima e il rispetto che coloro che seguono le diverse forme di religione non ancora cristiane nutrono verso la Chiesa cattolica, e non solo l’unità nella famiglia cristiana e umana, l’unità dei cattolici, l’unità con i cristiani non ancora in piena comunione (Gaudet Mater Ecclesia, § 8.2). Anche nell’Enciclica Pacem in Terris (11 aprile 1963), Giovanni XXIII metteva in guardia: «Non si dovrà confondere l’errore con l’errante, anche quando si tratta di errore o di conoscenza inadeguata della verità in campo morale o religioso. L’errante è sempre e anzitutto un essere umano e conserva, perciò, la sua dignità di persona; va sempre considerato e trattato come si conviene a tanta dignità» (n. 83).

Paolo VI, nell’ Ecclesiam Suam (6 agosto 1964), espresse la profonda convinzione che «la Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere; la Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio» (n. 67).

Giovanni Paolo I, pur nella brevità dei suoi 33 giorni di pontificato, si è incamminato sulla strada tracciata dal suo Predecessore, «chiamando tutti alla collaborazione per fare argine, all’interno delle nazioni, alla violenza cieca e, nella vita internazionale, promuovere l’elevazione dei popoli meno favoriti».

Giovanni Paolo II sviluppò la "cultura del dialogo". Sarebbe impossibile elencare qui tutti gli incontri che hanno costellato il suo pontificato. Mi piace ricordare quando, nel 1986, ad Assisi incontrò i seguaci di tutte le religioni del mondo per una Giornata di Preghiera. O quando, nel 2002, dopo i drammatici avvenimenti di New York e Washington dell’11 settembre 2001 e le loro tragiche conseguenze nel Medio e Vicino Oriente, propose un Decalogo per la pace ai Capi di Stato e ai Rappresentanti dei Governi di tutto il mondo.

Nel 50° dell’apertura del Concilio, Benedetto XVI ha ribadito che, per trovare l’autentico spirito del Vaticano II, si deve ritornare alla sua "lettera", cioè ai suoi testi. Ad illustrare l’apertura della Chiesa vi sono, soprattutto, le due Dichiarazioni: Nostra Aetate (28 ottobre 1965) e Dignitatis Humanae (6 dicembre 1965). Nella prima, ormai considerata "la Magna Charta del dialogo", vi è il riconoscimento del bene presente in tutte le tradizioni religiose. La seconda insiste sulla libertà, propria di ogni uomo, di seguire la propria coscienza in ambito religioso.
In cinquant’anni sono stati compiuti passi significativi verso le tappe indicate dal Concilio Vaticano II e dagli ultimi cinque papi, passi documentati in questo volume.

Il dialogo secondo Benedetto XVI
Il frutto maturo del suo pontificato si coglie alla fine. Nel suo ultimo Natale vissuto da papa, in occasione degli auguri natalizi alla Curia romana, egli ha colpito tutti con l’affermazione che «non siamo noi a possedere la verità, ma è essa a possedere noi: Cristo, che è la Verità, ci ha presi per mano, e sulla via della nostra ricerca appassionata di conoscenza sappiamo che la sua mano ci tiene saldamente. L’essere interiormente sostenuti dalla mano di Cristo ci rende liberi e al tempo stesso sicuri. Liberi: se siamo sostenuti da Lui, possiamo entrare in qualsiasi dialogo apertamente e senza paura. Sicuri, perché Egli non ci lascia, se non siamo noi stessi a staccarci da Lui. Uniti a Lui, siamo nella luce della verità» (Presentazione degli auguri natalizi della Curia romana, 21 dicembre 2012). Nel cammino del dialogo, è Cristo stesso che ci garantisce la libertà e la sicurezza che ci sono necessarie.
D’altronde, all’inizio del Pontificato, egli si è posto subito sul solco del magistero di papa Wojtyła, dicendo che "la Chiesa vuolecontinuare a costruire ponti di amicizia con i seguaci di tutte le religioni, al fine di ricercare il bene autentico di ogni persona e della società nel suo insieme" (Ai Delegati delle altre religioni, 25 aprile 2005). E poi, nella Verbum Domini (30 settembre 2010): «La Chiesa riconosce come parte essenziale dell’annuncio della Parola l’incontro, il dialogo e la collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà, in particolare con le persone appartenenti alle diverse tradizioni religiose dell’umanità, evitando forme di sincretismo e di relativismo e seguendo le linee indicate dalla Dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra aetate, sviluppate dal Magistero successivo dei Sommi Pontefici" (NA, n. 117)».



La direzione di Papa Francesco
Il cammino è ancora lungo, ma con papa Francesco esso continua con il "dialogo dell’amicizia". In pochi mesi, Papa Francesco ha già tenuto numerosi incontri con rappresentanti di altre religioni e speso molte parole sul dialogo interreligioso.
Ad esempio, rivolgendosi all’inizio del Suo Pontificato ai Rappresentanti delle chiese e delle comunità ecclesiali e di altre religioni, egli ha ricordato e ripetuto che "La Chiesa cattolica è consapevole dell’importanza che ha la promozione dell’amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose (Ai Rappresentanti delle chiese e delle comunità ecclesiali e di altre religioni, 20 marzo 2013). Vorrei anche ricordare che quest’anno è stato lui stesso a firmare il messaggio annuale di auguri alla comunità musulmana per la festa della fine del Ramadan.