sabato 20 febbraio 2016

Intervista sulla canonizzazione del beato Stepinac

Laudato.TV, portale cattolico croato in rete, il 12 febbraio 2016 ha postato sulla piattaforma di youtube il video dell'intervista rilasciata da S.E. l'Arcivescovo Alessandro D'Errico Nunzio Apostolico in Croazia. In una quindicina di minuti di dialogo con il giornalista, Mons. D'Errico ha avuto occasione di precisare i vari aspetti della questione riguardante la canonizzazione del beato Aloisio Stepinac e di evidenziare la posizione della Santa Sede unitamente con il magistero del Santo Padre.
L'intervista è stata condotta in italiano da Nikola Bolsec, e può essere seguita agevolmente e direttamente con la visione e l'ascolto del video in rete che è stato accompagnato dalla seguente didascalia tradotta ad sensum dal croato: 
'Lo scopo del gruppo di lavoro congiunto non è un nuovo processo del Beato. Stepinac a Belgrado'
Pubblicato il 12 feb 2016
Il nunzio apostolico in Croazia, l'Arcivescovo Alessandro D'Errico esclusivamente per Laudato TV ha parlato del suo colloquio con il Santo Padre sul processo di canonizzazione del Beato Cardinale Alojzije Stepinac.


Il testo dell'intervista

Eccellenza, abbiamo letto molte volte, in vari articoli di stampa, che il Santo Padre, proponendo un Gruppo di Esperti misto sul Card. Stepinac, ha l'intenzione di costruire un "ponte" verso il Patriarca di Belgrado, Ireneo, e verso il Patriarca della Chiesa Ortodossa Russa, Cirillo. Può dirci qualcosa a proposito di questa strategia ecumenica?

Grazie, caro Nikola, per questa domanda che ritengo molto importante. Anch’io ho letto tante volte in merito a questa supposta "strategia", ecumenica o geo-politica, del Santo Padre, attraverso la proposta di un Gruppo di Esperti misto (della Chiesa cattolica e della Chiesa serbo-ortodossa) in merito al Beato Alojzije Stepinac. Anzi, di questo ho parlato con Lui personalmente, quando mi ha ricevuto il 17 dicembre scorso. Quando sono tornato, poco prima di Natale, ho pensato spesso a quell'Udienza (che durò buoni 45 minuti). Devo dire che sono veramente e sinceramente convinto che non c’è nessuna "strategia" del tipo di quello che abbiamo letto in questi giorni e nei mesi passati.
Sono stato dal Santo Padre e abbiamo parlato soprattutto di questa Sua proposta, e poi anche di questioni che riguardano il presente e il futuro della Chiesa in Croazia. Mi ha colpito soprattutto una cosa: Papa Francesco mi ha fatto anche qualche confidenza, ma non una volta sola ha fatto riferimento ad una Sua "strategia", attraverso il Gruppo di lavoro sul Cardinale Stepinac.
D’altra parte, per come conosciamo il Santo Padre, che è veramente un esempio di vita cristiana e di Pastore illuminato, a me personalmente sembrerebbe molto strano che Egli faccia questi giochetti, che sanno più di manovre politiche, che di un'alta visione ecclesiale, che certamente dobbiamo riconoscere al nostro amatissimo Papa Francesco.

Eccellenza, Signor Nunzio Apostolico, può dirci di che cosa Lei ha parlato con il Santo Padre, e che cosa ha detto il Santo Padre di questo Gruppo di Lavoro misto?

Certamente. È quello che spesso mi domandano da diverse parti e che in qualche modo ho già cercato di esporre, prima ai nostri Vescovi - quando li ho incontrato in occasione della Conferenza Episcopale di gennaio – e poi anche alla Settimana Pastorale, organizzata dalla Facoltà Teologica di Zagabria. Volentieri posso richiamare qualche elemento anche oggi.
Anzitutto, sono rimasto impressionato da come il Santo Padre è informato delle reazioni venute in Croazia. Poi sono rimasto impressionato anche dalla chiarezza del quadro che aveva, dalla Sua "visione" della questione, e al tempo stesso, dalla fermezza con cui diceva le cose.
Circa i contenuti, posso sintetizzarli intorno a tre nuclei, e cioè intorno a tre argomenti. Il primo: Il Santo Padre ha cercato di dirmi quali sono le Sue intenzioni a proposito di questo Gruppo di Esperti misto. Il secondo: la natura di questo Gruppo. E terzo: alcuni aspetti organizzativi, che riguardano il lavoro del Gruppo.
Allora, per quanto riguarda le Sue intenzioni, Egli ha insistito soprattutto sul fatto che potrebbe firmare anche subito il Decreto sulla santità di Stepinac perché non ha dubbi, e me l'ha fatto capire in mille modi. Non ha dubbi sulla figura di Stepinac, per la conoscenza che già aveva del Beato (attraverso i tanti croati che ha incontrato in Argentina, quando era Arcivescovo di Buenos Aires), e che ora ha approfondito ancora meglio attraverso il lavoro compiuto dalla Congregazione per le Cause dei Santi, che è quasi terminato. Come sa, lo scorso anno tutti speravamo che si potesse giungere al Decreto del Santo Padre in tempi brevi. Invece sono nate le difficoltà che conosciamo, che hanno portato a questa proposta del Santo Padre.
Lei mi domanda: che cosa ha detto il Santo Padre? Cercherò di essere fedele il più possibile.
"Se firmo oggi questo decreto, mi ha detto, c'è il rischio di una nuova tensione tra le due Chiese, la Chiesa serbo-ortodossa e la Chiesa cattolica in generale, e in particolare la Chiesa di Dio che è in Croazia”. E aggiungeva: "Questo dobbiamo evitarlo, perché noi siamo sicuri del lavoro che abbiamo fatto. Non dobbiamo avere paura di mostrare il lavoro che abbiamo fatto. Ci ho pensato a lungo, personalmente. Quando il Patriarca Ireneo mi ha scritto, ci ho pensato a lungo e ho ritenuto che potevamo metterci insieme intorno a un tavolo e rileggere insieme il ruolo che il Beato Stepinac ha avuto durante la Seconda Guerra Mondiale, e così presentare anche il lavoro che è stato fatto dalla Congregazione, in un'atmosfera di serenità. La speranza è che questo possa servire a dissipare le ombre che ci sono state nel cammino tra le due Chiese, e così mettere le due Chiese intorno a un tavolo per una serena e fraterna discussione. La speranza è anche che questo possa servire nel cammino di piena riconciliazione tra i due popoli, perché anche questo è un aspetto importante. Dobbiamo lavorare insieme per una piena riconciliazione, perché questo sarebbe di grande significato, non solo tra le due Chiese, ma anche tra i due popoli e i due Stati. E questo sarebbe un grande contributo anche alla stabilità nella regione.
D'altra parte, se si legge bene l'Evangelii Gaudium, questa proposta che faccio è soltanto un'applicazione dei principi che ho esposto in quel Documento, e che cerco di proporre frequentemente nelle Messe che celebro a Santa Marta. Io parlo spesso di un cambiamento di mentalità. Questo è il punto di partenza: dobbiamo cambiare mentalità. Purtroppo dobbiamo riconoscere che c'è stata, e in qualche ambiente c'è ancora, una mentalità di Chiesa un po' chiusa, che andava avanti da sola per le proprie strade, e non si preoccupava di quello che altri possono obiettare o possono dubitare. Invece noi dobbiamo sentire la necessità di confrontarci con le diverse istanze che incontriamo nella vita sociale, nella vita politica, nella vita religiosa. Sentiamo la necessità di costruire una cultura del dialogo e dell'incontro, e di non restare chiusi nei nostri parametri.
Questa proposta è un po' anche l'applicazione delle ultime parole di Gesù: "Andate nel modo intero, annunciate la Buona Novella a tutti i popoli". È necessario "uscire" dai nostri schemi e "andare" verso tutti, in particolare verso le periferie; ma non solo le periferie "materiali" (i poveri, i diseredati, i profughi che incontriamo nella vita di ogni giorno). Ci sono anche le "periferie spirituali": di tante persone che venivano e non vengono più, o che non sono mai venute nelle nostre chiese. In questo "uscire", in questo "andare" verso le periferie spirituali, evidentemente dobbiamo dare un posto privilegiato ai fratelli separati. E cioè, penso che la via ecumenica sia molto importante in questo processo di Chiesa-in-uscita che vogliamo costruire".
E poi, aggiungeva con tanto calore e con tanta fermezza: "Lo dica a tutti, e non si stanchi di ripeterlo: io non ho niente contro la figura del Cardinale Stepinac e non ho niente contro il popolo croato. So che alcuni dicono che io non capisco la storia e le relazioni tra serbi e croati; ma vorrei che fosse chiaro che per me la Chiesa dovrebbe essere una Chiesa aperta, nonostante le difficoltà che si presentano: una Chiesa che dialoga, una Chiesa ecumenica; e questo si applica anche nel campo specifico di ciò che riguarda la decisione che dobbiamo prendere, circa la canonizzazione del Beato Cardinale Alojzije Stepinac".

Grazie mille, caro Nunzio. Abbiamo compreso questo primo punto. Lei ha menzionato altri due punti, che mi pare siano interessanti per il nostro popolo e per i nostri media.

Sì, ci sono altri due punti. Il secondo è collegato alle intenzioni del Santo Padre. Esso riguarda la natura di questo Gruppo di Esperti; e cioè, che cosa è questo Gruppo, che cosa si propone di realizzare. Egli è stato molto chiaro. Poi me ne ha parlato ancora di più il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, con il quale mi sono fermato per un'altra ora e mezza, per approfondire ciò che il Santo Padre mi aveva detto. In breve, posso ribadire che la natura del Gruppo di Esperti non è quella di studiare o ristudiare la santità del Cardinale Stepinac. Questa è una questione interna alla Chiesa Cattolica. Invece, la natura della Commissione vuole essere, anzitutto, quella di rileggere le circostanze nelle quali il Beato Stepinac storicamente si è trovato a svolgere la sua missione di cristiano, di Sacerdote e di Vescovo. E' una rilettura storica di ciò che il Beato Stepinac ha potuto fare, durante quegli anni molto travagliati. D'altra parte è facile renderci conto che non è possibile giudicare con gli occhi di oggi una realtà di cinquanta, sessanta, settant'anni fa, che per molti aspetti era parecchio diversa da quella attuale, sia per il contesto generale, sia per il contesto di riflessione ecumenica, che è venuta successivamente.
Allora, la scopo della Commissione non è quello di "far giudicare di nuovo da Belgrado - come qualcuno pure ha scritto - la santità di Stepinac", di fare "un secondo giudizio" su Stepinac. La sua natura è di ordine storico: rileggere le circostanze che il Cardinale ha affrontato in quel tempo e che in qualche modo possono avere influito su qualche aspetto della sua personalità o dei suoi interventi. Inoltre direi che essa ha anche uno scopo informativo, nel senso che si vuole condividere il lavoro storico, che è stato fatto in questi anni. Mons. Batelja mi ha ripetuto tante volte che ci sono quattro grandi volumi che raccolgono gli studi che sono stati fatti, a livello di inchiesta diocesana, e al livello della Congregazione per le Cause dei Santi. Si tratta di mostrare il lavoro compiuto sulla figura di Stepinac e serenamente di rispondere a eventuali obiezioni che ancora ci fossero, per potere arrivare - nella maniera più serena possibile - a una decisione, da parte nostra, di canonizzazione del Cardinale.
D'altra parte, i nostri Vescovi, nella Conferenza Episcopale di ottobre, hanno diffuso un comunicato molto bello, in cui hanno detto che dobbiamo ringraziare il Santo Padre per l'iniziativa di questo Gruppo di Esperti, perché questo darà l'opportunità di far meglio conoscere  la santità, l'eroicità, l'esemplarità del Cardinale Stepinac in una maniera più approfondita, e in ambiti più larghi di quelli che potevano essere costituiti dalle nostre comunità. Attraverso questo Gruppo, speriamo di poter mostrare la figura luminosa del Beato Alojzije Stepinac anche alle Chiese Ortodosse, e non soltanto in Croazia e nei Paesi vicini, ma anche fuori degli orizzonti geografici di queste terre.

Grazie. Signor Nunzio, è molto interessante. E il terzo punto?

Il terzo punto riguarda gli aspetti organizzativi. Eravamo al 17 dicembre, il Santo Padre mi diceva che aspettava per metà gennaio un'alta Delegazione serbo-ortodossa per discutere del Gruppo di Esperti (e, come sapete, ciò è avvenuto). Il Santo Sinodo della Chiesa serbo-ortodossa aveva accettato in linea di principio la proposta del Santo Padre. Ora si trattava di mettere a punto qualche aspetto pratico e di stabilire quanti saranno i membri del Gruppo, quando si incomincerà il lavoro, dove si farà la prima riunione, ecc. Il 17 dicembre, il Santo Padre diceva che si pensa grosso modo a tre membri per ciascuna parte, ma che si può essere elastici se sarà opportuno allargare il numero dei membri per una parte e per l'altra; si pensa a un patrocinio della Santa Sede e si dovrà stabilire quale Organismo della Santa Sede avrà il patrocinio di questa Commissione; e aggiungeva che si proporrà che la prima riunione si faccia a Roma, e sarà proprio durante questa prima riunione che si stabilirà con esattezza il programma di lavoro da seguire e in particolare l'arco di tempo necessario per il lavoro di questa Commissione.

Nessun commento:

Posta un commento