Laudato.TV,
portale cattolico croato in rete, il 12 febbraio 2016 ha postato
sulla piattaforma di
youtube il video dell'intervista rilasciata da S.E. l'Arcivescovo
Alessandro D'Errico Nunzio Apostolico in Croazia. In una quindicina
di minuti di dialogo con il giornalista, Mons. D'Errico ha avuto
occasione di precisare i vari aspetti della questione riguardante la
canonizzazione del beato Aloisio Stepinac e di evidenziare la
posizione della Santa Sede unitamente con il magistero del Santo
Padre.
L'intervista è stata
condotta in italiano da Nikola Bolsec, e può essere seguita agevolmente e direttamente
con la visione e l'ascolto del video in rete che è stato
accompagnato dalla seguente didascalia tradotta ad sensum dal croato:
'Lo
scopo del gruppo di lavoro congiunto non è un nuovo processo del
Beato. Stepinac a Belgrado'
Pubblicato
il 12 feb 2016
Il
nunzio apostolico in Croazia, l'Arcivescovo Alessandro D'Errico
esclusivamente per Laudato TV ha parlato del suo colloquio con il
Santo Padre sul processo di canonizzazione del Beato Cardinale
Alojzije Stepinac.
Il testo dell'intervista
Eccellenza,
abbiamo letto molte volte, in vari articoli di stampa, che il Santo
Padre, proponendo un Gruppo di Esperti misto sul Card. Stepinac, ha
l'intenzione di costruire un "ponte" verso il Patriarca di
Belgrado, Ireneo, e verso il Patriarca della Chiesa Ortodossa Russa,
Cirillo. Può dirci qualcosa a proposito di questa strategia
ecumenica?
Grazie,
caro Nikola, per questa domanda che ritengo molto importante. Anch’io
ho letto tante volte in merito a questa supposta "strategia",
ecumenica o geo-politica, del Santo Padre, attraverso la proposta di
un Gruppo di Esperti misto (della Chiesa cattolica e della Chiesa
serbo-ortodossa) in merito al Beato Alojzije Stepinac. Anzi, di
questo ho parlato con Lui personalmente, quando mi ha ricevuto il 17
dicembre scorso. Quando sono tornato, poco prima di Natale, ho
pensato spesso a quell'Udienza (che durò buoni 45 minuti). Devo dire
che sono veramente e sinceramente convinto che non c’è nessuna
"strategia" del tipo di quello che abbiamo letto in questi
giorni e nei mesi passati.
Sono
stato dal Santo Padre e abbiamo parlato soprattutto di questa Sua
proposta, e poi anche di questioni che riguardano il presente e il
futuro della Chiesa in Croazia. Mi ha colpito soprattutto una cosa:
Papa Francesco mi ha fatto anche qualche confidenza, ma non una volta
sola ha fatto riferimento ad una Sua "strategia",
attraverso il Gruppo di lavoro sul Cardinale Stepinac.
D’altra
parte, per come conosciamo il Santo Padre, che è veramente un
esempio di vita cristiana e di Pastore illuminato, a me personalmente
sembrerebbe molto strano che Egli faccia questi giochetti, che sanno
più di manovre politiche, che di un'alta visione ecclesiale, che
certamente dobbiamo riconoscere al nostro amatissimo Papa Francesco.
Eccellenza,
Signor Nunzio Apostolico, può dirci di che cosa Lei ha parlato con
il Santo Padre, e che cosa ha detto il Santo Padre di questo Gruppo
di Lavoro misto?
Certamente. È quello che spesso mi domandano da diverse
parti e che in qualche modo ho già cercato di esporre, prima ai
nostri Vescovi - quando li ho incontrato in occasione della
Conferenza Episcopale di gennaio – e poi anche alla Settimana
Pastorale, organizzata dalla Facoltà Teologica di Zagabria.
Volentieri posso richiamare qualche elemento anche oggi.
Anzitutto,
sono rimasto impressionato da come il Santo Padre è informato delle
reazioni venute in Croazia. Poi sono rimasto impressionato anche
dalla chiarezza del quadro che aveva, dalla Sua "visione"
della questione, e al tempo stesso, dalla fermezza con cui diceva le
cose.
Circa
i contenuti, posso sintetizzarli intorno a tre nuclei, e cioè
intorno a tre argomenti. Il primo: Il Santo Padre ha cercato di dirmi
quali sono le Sue intenzioni a proposito di questo Gruppo di Esperti
misto. Il secondo: la natura di questo Gruppo. E terzo: alcuni
aspetti organizzativi, che riguardano il lavoro del Gruppo.
Allora,
per quanto riguarda le Sue intenzioni, Egli ha insistito soprattutto
sul fatto che potrebbe firmare anche subito il Decreto sulla santità
di Stepinac perché non ha dubbi, e me l'ha fatto capire in mille
modi. Non ha dubbi sulla figura di Stepinac, per la conoscenza che
già aveva del Beato (attraverso i tanti croati che ha incontrato in
Argentina, quando era Arcivescovo di Buenos Aires), e che ora ha
approfondito ancora meglio attraverso il lavoro compiuto dalla
Congregazione per le Cause dei Santi, che è quasi terminato. Come
sa, lo scorso anno tutti speravamo che si potesse giungere al Decreto
del Santo Padre in tempi brevi. Invece sono nate le difficoltà che
conosciamo, che hanno portato a questa proposta del Santo Padre.
Lei
mi domanda: che cosa ha detto il Santo Padre? Cercherò di essere
fedele il più possibile.
"Se
firmo oggi questo decreto, mi ha detto,
c'è il rischio
di una nuova tensione tra le due Chiese, la Chiesa serbo-ortodossa e
la Chiesa cattolica in generale, e in particolare la Chiesa di Dio
che è in Croazia”. E aggiungeva:
"Questo dobbiamo evitarlo, perché noi siamo sicuri del lavoro
che abbiamo fatto. Non dobbiamo avere paura di mostrare il lavoro che
abbiamo fatto. Ci ho pensato a lungo, personalmente. Quando il
Patriarca Ireneo mi ha scritto, ci ho pensato a lungo e ho ritenuto
che potevamo metterci insieme intorno a un tavolo e rileggere insieme
il ruolo che il Beato Stepinac ha avuto durante la Seconda Guerra
Mondiale, e così presentare anche il lavoro che è stato fatto dalla
Congregazione, in un'atmosfera di serenità. La speranza è che
questo possa servire a dissipare le ombre che ci sono state nel
cammino tra le due Chiese, e così mettere le due Chiese intorno a un
tavolo per una serena e fraterna discussione. La speranza è anche
che questo possa servire nel cammino di piena riconciliazione tra i
due popoli, perché anche questo è un aspetto importante. Dobbiamo
lavorare insieme per una piena riconciliazione, perché questo
sarebbe di grande significato, non solo tra le due Chiese, ma anche
tra i due popoli e i due Stati. E questo sarebbe un grande contributo
anche alla stabilità nella regione.
D'altra parte, se si legge bene l'Evangelii Gaudium,
questa proposta che faccio è soltanto un'applicazione dei principi
che ho esposto in quel Documento, e che cerco di proporre
frequentemente nelle Messe che celebro a Santa Marta. Io parlo spesso
di un cambiamento di mentalità. Questo è il punto di partenza:
dobbiamo cambiare mentalità. Purtroppo dobbiamo riconoscere che c'è
stata, e in qualche ambiente c'è ancora, una mentalità di Chiesa un
po' chiusa, che andava avanti da sola per le proprie strade, e non si
preoccupava di quello che altri possono obiettare o possono dubitare.
Invece noi dobbiamo sentire la necessità di confrontarci con le
diverse istanze che incontriamo nella vita sociale, nella vita
politica, nella vita religiosa. Sentiamo la necessità di costruire
una cultura del dialogo e dell'incontro, e di non restare chiusi nei
nostri parametri.
Questa proposta è un po' anche l'applicazione delle
ultime parole di Gesù: "Andate nel modo intero, annunciate la
Buona Novella a tutti i popoli". È necessario "uscire"
dai nostri schemi e "andare" verso tutti, in particolare
verso le periferie; ma non solo le periferie "materiali" (i
poveri, i diseredati, i profughi che incontriamo nella vita di ogni
giorno). Ci sono anche le "periferie spirituali": di tante
persone che venivano e non vengono più, o che non sono mai venute
nelle nostre chiese. In questo "uscire", in questo "andare"
verso le periferie spirituali, evidentemente dobbiamo dare un posto
privilegiato ai fratelli separati. E cioè, penso che la via
ecumenica sia molto importante in questo processo di Chiesa-in-uscita
che vogliamo costruire".
E
poi, aggiungeva con tanto calore e con tanta fermezza: "Lo
dica a tutti, e non si stanchi di ripeterlo: io
non ho niente contro la figura del Cardinale Stepinac e non ho niente
contro il popolo croato. So che alcuni dicono che io non capisco la
storia e le relazioni tra serbi e croati; ma vorrei che fosse chiaro
che per me la Chiesa dovrebbe essere una Chiesa aperta, nonostante le
difficoltà che si presentano: una Chiesa che dialoga, una Chiesa
ecumenica; e questo si applica anche nel campo specifico di ciò che
riguarda la decisione che dobbiamo prendere, circa la canonizzazione
del Beato Cardinale Alojzije Stepinac".
Grazie
mille, caro Nunzio. Abbiamo compreso questo primo punto. Lei ha
menzionato altri due punti, che mi pare siano interessanti per il
nostro popolo e per i nostri media.
Sì,
ci sono altri due punti. Il secondo è collegato alle intenzioni del
Santo Padre. Esso riguarda la natura di questo Gruppo di Esperti; e
cioè, che cosa è questo Gruppo, che cosa si propone di realizzare.
Egli è stato molto chiaro. Poi me ne ha parlato ancora di più il
Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, con il quale mi sono
fermato per un'altra ora e mezza, per approfondire ciò che il Santo
Padre mi aveva detto. In breve, posso ribadire che la natura del
Gruppo di Esperti non è quella di studiare o ristudiare la santità
del Cardinale Stepinac. Questa è una questione interna alla Chiesa
Cattolica. Invece, la natura della Commissione vuole essere,
anzitutto, quella di rileggere le circostanze nelle quali il Beato
Stepinac storicamente si è trovato a svolgere la sua missione di
cristiano, di Sacerdote e di Vescovo. E' una rilettura storica di ciò
che il Beato Stepinac ha potuto fare, durante quegli anni molto
travagliati. D'altra parte è facile renderci conto che non è
possibile giudicare con gli occhi di oggi una realtà di cinquanta,
sessanta, settant'anni fa, che per molti aspetti era parecchio
diversa da quella attuale, sia per il contesto generale, sia per il
contesto di riflessione ecumenica, che è venuta successivamente.
Allora,
la scopo della Commissione non è quello di "far
giudicare di nuovo da Belgrado - come
qualcuno pure ha scritto - la
santità di Stepinac", di fare "un
secondo giudizio" su Stepinac. La sua
natura è di ordine storico: rileggere le circostanze che il
Cardinale ha affrontato in quel tempo e che in qualche modo possono
avere influito su qualche aspetto della sua personalità o dei suoi
interventi. Inoltre direi che essa ha anche uno scopo informativo,
nel senso che si vuole condividere il lavoro storico, che è stato
fatto in questi anni. Mons. Batelja mi ha ripetuto tante volte che ci
sono quattro grandi volumi che raccolgono gli studi che sono stati
fatti, a livello di inchiesta diocesana, e al livello della
Congregazione per le Cause dei Santi. Si tratta di mostrare il lavoro
compiuto sulla figura di Stepinac e serenamente di rispondere a
eventuali obiezioni che ancora ci fossero, per potere arrivare -
nella maniera più serena possibile - a una decisione, da parte
nostra, di canonizzazione del Cardinale.
D'altra
parte, i nostri Vescovi, nella Conferenza Episcopale di ottobre,
hanno diffuso un comunicato molto bello, in cui hanno detto che
dobbiamo ringraziare il Santo Padre per l'iniziativa di questo Gruppo
di Esperti, perché questo darà l'opportunità di far meglio
conoscere la santità, l'eroicità, l'esemplarità del
Cardinale Stepinac in una maniera più approfondita, e in ambiti più
larghi di quelli che potevano essere costituiti dalle nostre
comunità. Attraverso questo Gruppo, speriamo di poter mostrare la
figura luminosa del Beato Alojzije Stepinac anche alle Chiese
Ortodosse, e non soltanto in Croazia e nei Paesi vicini, ma anche
fuori degli orizzonti geografici di queste terre.
Grazie.
Signor Nunzio, è molto interessante. E il terzo punto?
Il
terzo punto riguarda gli aspetti organizzativi. Eravamo al 17
dicembre, il Santo Padre mi diceva che aspettava per metà gennaio
un'alta Delegazione serbo-ortodossa per discutere del Gruppo di
Esperti (e, come sapete, ciò è avvenuto). Il Santo Sinodo della
Chiesa serbo-ortodossa aveva accettato in linea di principio la
proposta del Santo Padre. Ora si trattava di mettere a punto qualche
aspetto pratico e di stabilire quanti saranno i membri del Gruppo,
quando si incomincerà il lavoro, dove si farà la prima riunione,
ecc. Il 17 dicembre, il Santo Padre diceva che si pensa grosso modo a
tre membri per ciascuna parte, ma che si può essere elastici se sarà
opportuno allargare il numero dei membri per una parte e per l'altra;
si pensa a un patrocinio della Santa Sede e si dovrà stabilire quale
Organismo della Santa Sede avrà il patrocinio di questa Commissione;
e aggiungeva che si proporrà che la prima riunione si faccia a Roma,
e sarà proprio durante questa prima riunione che si stabilirà con
esattezza il programma di lavoro da seguire e in particolare l'arco
di tempo necessario per il lavoro di questa Commissione.
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