lunedì 17 settembre 2012

La via del dialogo strada maestra per la pace


E' la sintesi dell'indirizzo di saluto rivolto dal cardinale Vinko Puljic a tutti i rappresentanti delle culture e delle religioni convocati per l'incontro internazionale di preghiera a Sarajevo dal 9 al 11 settembre 2012. Ho letto l'indirizzo di saluto nelle pagine dedicate dal portale della Comunità di Sant'Egidio all'incontro realizzato nello 'Spirito di Assisi' e denominato “World Meeting for Peace - Sarajevo 2012 – Living Together is the Future – Religions and the Cultures in Dialogue”. L'incontro è stato organizzato dalla stessa Comunità di Sant'Egidio in collaborazione con la Comunità Islamica in BiH, con la Chiesa Serbo-Ortodossa, con l'Arcidiocesi di Vrhbosna-Sarajevo e con la Comunità Ebraica in BiH. Numerosissimi sono stati i rappresentanti i relatori e le personalità intervenuti.
L'arcivescovo di Vrhbosna-Sarajevo nella sua omelia svolta durante la celebrazione d'apertura dell'8 settembre, in una cattedrale riempita da una assemblea variegata e proveniente da molte parti e religioni del mondo, ha utilizzato parole e concetti che mi hanno portato alla mente gli stessi che ho osservato operanti nell'opera diplomatica ed ecclesiale svolta da S. E. Alessandro D'Errico nel suo ministero di Nunzio Apostolico a Sarajevo dal 2005 al 2012. Alla mente mi è soggiunto insieme con il noto legame di amicizia personale tra il cardinale ed il nunzio apostolico anche l'umile e paziente lavoro di discussione di dialogo e di impegno personale che è necessario per giungere alla realizzazione di momenti importanti e significativi per costruire istituzionalmente un futuro di pace, di concordia e di sacro rispetto reciproco tra le religioni e le culture. Un lavoro paziente ed umile efficacemente svolto in nome della Santa Sede che ha ricevuto alti riconoscimenti internazionali (Golden Charter di International League of Humanists for peace, Premio Bonifacio VIII) e celebrazioni della sua esemplarità (Libro: In Honorem). Si tratta di un lavoro proficuo svolto in un luogo divenuto 'simbolo' dello storico stridore tra le diversità antropologiche ma anche dell'attuale speranza della loro concilazione e della loro condivisione di interessi e valori umani comuni. In un luogo che oggi gli organizzatori dell'Incontro Internazionale di preghiera hanno voluto paragonare alla Gerusalemme d'Europa ed indicarlo come esempio di città futura della convivenza pacifica dei popoli e delle religioni.
Condivido un brano memorabile circa i concetti espressi nell'omelia del cardinale Puljic:

La preghiera è stata forza per sopportare gli orrori della guerra, però adesso sempre di più si stende la nuvola della disperazione. Ecco perché è importante che da questa città parta il grande messaggio di speranza, il messaggio di energia positiva, che dice: le diversità non sono uno svantaggio ma una risorsa. Da questa diversità, infatti, nasce il bisogno di costruire un mondo in cui nella convivenza e nella tolleranza si possa sperare in un futuro migliore.
Qui desidero citare le parole che il beato papa Giovanni Paolo II doveva dire a Sarajevo l’otto settembre 1994, ma non potendo venire queste parole le ha inviate: la Dichiarazione dei diritti dell’uomo è uno dei primi pilastri verso l’edificazione della pace. La guerra è contro l’uomo. Se si vuole evitare la guerra è necessario assicurare il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo tra i quali occupa il primo posto il diritto alla vita di ogni uomo, dal momento del concepimento fino alla morte naturale.
Esistono anche altri diritti, per esempio la libertà religiosa e la libertà di coscienza, che dirigono i principi della convivenza degli uomini nell’ambito spirituale. Il Concilio Vaticano II ha dedicato a questi diritti una dichiarazione particolare, la dichiarazione sulla Dignità della persona, la Dignitatis humanae.
La convivenza del singolo e dei popoli innanzi tutto deve fondarsi sui “diritti dei popoli”. Come ogni singolo uomo, così anche ogni popolo ha diritto di esistere, ha diritto di sviluppare il proprio patrimonio culturale. Esso è fonte di ispirazione per le famiglie che educando i figli, trasmettono alle generazioni future i beni culturali della patria.
“… Così nasce la pace nel rispetto dei diritti della persona e dei diritti dei popoli; così si edifica e si difende la pace”.
Noi siamo consapevoli che la pace è un compito grande. Siamo consapevoli di non essere i padroni di noi stessi, ma secondo il diritto Divino, facciamo parte di una grande famiglia; partendo dalla famiglia della nostra Chiesa locale dell’arcidiocesi di Vrhbosna, della Chiesa cattolica in Bosnia ed Erzegovina, come anche della Chiesa universale Cattolica, e guardando in senso politico anche dell’integrazione Europea. Per questo è necessaria la solidarietà del mondo nell’impegno per costruire la pace e allargare i nostri orizzonti. In primo luogo ci affidiamo a colui che è la nostra pace, il Cristo Signore risorto che ci dona la sua pace, non come lo dona il mondo, dove la legge del più forte sembra comandare, ma la pace nella quale ogni essere umano è creato da Dio, amato, redento da Cristo; così costituiamo la comunità dei credenti nella via d’amore e di pace.




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