Il
pellegrinaggio delle diocesi di Sarajevo e di Banja Luka al Santuario
mariano croato di Marija Bistrica (vedi post precedente in questo
blog) ha avuto il momento culminante nella celebrazione eucaristica
di Sabato 13 ottobre 2012. Il sentimento religioso dei pellegrini
cattolici di BiH ha potuto vivere un momento di forte intensità
nella lode al Signore e nell'ascolto della parola dei Pastori che
hanno guidato il pellegrinaggio.
Il
cardinale Pulijc ha parlato della fede coraggiosa e dell'ottimismo
cristiano che per i cattolici di Bosnia si lega alla speranza di un
popolo provato dalla guerra che desidera ed opera, pur nei sacrifici
e nelle difficoltà della minoranza, per il miglioramento sociale e
per la realizzazione della propria identità storico-culturale nel
dialogo e nel confronto con le altre componenti etniche e religiose.
Ha esemplificato con il segno della forza che viene dalla sofferenza
benedetta dal Signore e che egli ha notato anche al recente Sinodo
dei Vescovi a Roma, ove ha potuto costatare come siano vivaci la
tensione e l'ottimismo evangelico in quei vescovi che provengono dai
paesi più poveri e più in difficoltà.
Come
Nunzio Apostolico in Croazia, ancora impegnato per continuità di
ministero anche rispetto alle particolari problematiche dei cattolici
che si estendono per contiguità e diaspora alla Bosnia-Erzegovina,
Mons. D'Errico ha voluto rivolgere ai pellegrini un messaggio chiaro
e forte. Egli si è agganciato ai concetti del Cardinale ed ha
espresso la vicinanza della Santa Sede con l'incoraggiamento ad una
fede forte e profonda, ricca di spiritualità e preghiera a Dio, che
deve legarsi alla testimonianza etica, all'impegno diretto nella vita
sociale e all'autonoma capacità progettuale dei cattolici.
Il
pellegrinaggio ha ricevuto la benedizione di Benedetto XVI con
annessa l'indulgenza plenaria, ed ha avuto il suo compimento nella
Via Crucis guidata da Mons, Franjo Komarika vescovo di Banja Luka.
L'avvenimento è stato seguito e comunicato in rete dalle principali
agenzie d'informazione cattoliche di Croazia e di BiH.
Per
il messaggio di S. E. Alessandro D'Errico si riporta il testo intero
originale in italiano e in croato.
Pellegrinaggio di Bosnia ed Erzegovina
al Santuario di Marija Bistrica
(13 ottobre 2012)
Ho
partecipato con grande gioia a questa solenne celebrazione
eucaristica, che costituisce il momento più importante dell’annuale
pellegrinaggio dell’Arcidiocesi di Vrhbosna-Sarajevo e della
diocesi di Banja Luka al Santuario della Madonna di Marija Bistrica.
Ciò mi ha consentito di affidare nelle mani della Madonna la mia
gratitudine a Dio per gli anni belli che ho vissuto in Bosnia ed
Erzegovina, e per il molto che ho ricevuto da voi nell’esercizio
della mia missione di Rappresentante Pontificio. Al tempo stesso,
sono ritornato con un po’ di amarezza alle spinose questioni circa
il presente e il futuro del popolo croato cattolico in Bosnia ed
Erzegovina, le quali - a quanto pare - ancora attendono una
soluzione.
E
così, mi sono domandato che cosa potevo e dovevo raccomandare a voi,
questa volta da una prospettiva un po’ diversa: quella di una
persona che vi vuole molto bene, ma ora vive un po’ lontano da voi,
nella Repubblica di Croazia, a voi tanto cara. Ebbene, nell’atmosfera
di preghiera di questo pellegrinaggio, mi sono detto che dovevo
trasmettervi qualche convincimento che mi sta molto a cuore.
Primo.
Ritengo che molto opportunamente il Cardinale Puljić e il Vescovo
Komarica hanno scelto come tema di questo pellegrinaggio la parola
dei discepoli che leggiamo nel Vangelo: “O
Signore, aumenta la nostra fede!”. Questo
mi pare importante per collocare al giusto posto anche le gravi
questioni dell’ora presente. E cioè, anch’esse dobbiamo
guardarle in una ottica di fede. Ciò mi pare molto ancora più
significativo nel contesto più generale del cammino che il Santo
Padre Benedetto XVI ha indicato a noi per questo anno, Anno della
Fede, aperto l’11 ottobre scorso.
Personalmente,
ritengo che - secondo le migliori tradizioni di fede dei nostri padri
- dinanzi alla Madre Celeste, in primo luogo oggi dovremmo affermare
una volta di più la nostra fiducia che il Padre Celeste sa bene di
cosa abbiamo bisogno, prima ancora che lo domandiamo. E che è Lui,
l’Eterno Signore della vita e della storia, che guida la storia e
conduce per le Sue vie coloro che confidano in Lui: e cioè, per
strade ed avvenimenti che non sempre coincidono con le vie che a noi
sembrerebbero le migliori, dalla piccola prospettiva dei nostri
interessi. Perciò, una volta di più, dovremmo affidarci a Lui come
bambini in braccio alla madre,
certi che non ci farà mancare sostegno e forza lungo il cammino,
quali che siano le difficoltà.
Secondo.
In questi primi tre mesi della mia missione nella Repubblica di
Croazia, ho avuto modo di intrattenermi spesso, a tutti i livelli
ecclesiali e politici, sul presente e sul futuro del popolo croato
cattolico in Bosnia ed Erzegovina. Da parte mia, ritengo che questo
sia un preciso dovere, perché lo richiede non solo l’affetto e la
gratitudine che ho per voi. C’è di più, molto di più. Il fatto è
che il Santo Padre e i Superiori della Santa Sede mi hanno detto
espressamente che la mia missione nella Repubblica di Croazia deve
essere intesa come una logica continuazione del mio servizio al
popolo croato cattolico e a quest’area geografica tanto
travagliata.
Ebbene,
sono rimasto colpito dalla disponibilità che mi è stata manifestata
di continuare a lavorare insieme, per trovare le soluzioni più
opportune. Perciò, mi sta a cuore dire a voi che, pur nelle
difficoltà, non dovete aver paura. Non abbiate paura! Non lasciatevi
prendere dallo scoraggiamento! Il Santo Padre vi è intensamente
vicino ed è solidale con voi; e con lui lo sono i Superiori della
Santa Sede, com’è evidente anche dal Messaggio che il Santo Padre
ha inviato nel mese di gennaio scorso ai Vescovi della regione croata
sulla vostra situazione. Così pure, qui sto sperimentando ogni
giorno di più che ci sono tante persone di buona volontà - dentro e
fuori la Chiesa - che cercano di venirvi incontro, e cercano di far
valere le vostre legittime aspettative, al meglio delle loro
possibilità.
A
questo proposito, consentitemi di esprimere anche pubblicamente viva
gratitudine alle più alte autorità della Repubblica di Croazia, che
mi hanno confermato in varie circostanze il loro vivo interessamento
ed il loro pieno sostegno per la vostra causa. La Santa Sede è
fiduciosa che si vorrà continuare nel cammino intrapreso.
L’augurio, che si fa preghiera oggi, è che insieme possiamo
trovare giuste soluzioni per le questioni che sono allo studio, e far
sì che in Bosnia ed Erzegovina il popolo croato cattolico possa
continuare a dare il suo prezioso contributo per il presente ed il
futuro del Paese, con pari dignità e pari diritti rispetto agli
altri popoli costitutivi.
Terzo.
Ciò posto, mi pare importante evitare un altro rischio, di natura
opposta: quello di restare inoperosi, aspettando che altri risolvano
i problemi. E cioè, dovrebbe essere chiaro che il rinnovato impegno
per il futuro - che oggi ci sembra di assoluta urgenza - è un
compito che non riguarda soltanto coloro che hanno maggiori
responsabilità nella società o a livello ecclesiastico. E’ una
questione che riguarda tutti, ciascuno per quello che può fare. C’è
chi può fare di più, e chi di meno. E’ la parabola dei talenti.
Ma tutti devono sentirsi chiamati a fare la propria parte, con senso
di cristiana e di civile responsabilità. Perciò anche oggi vorrei
ricordarvi quello che disse il Beato Papa Giovanni Paolo II a Banja
Luka, nel 2003: “Non aspettate che altri
risolvano i vostri problemi… Siate voi stessi i primi costruttori
del vostro futuro”. Ed io credo che se
tutti avvertiranno l’urgenza di questo compito, sarà più facile
guardare al futuro con maggiore serenità.
Miei
cari fratelli e sorelle, affido alla potente intercessione della
Madonna di Marija Bistrica le vostre intenzioni, i vostri desideri e
le vostre speranze. Sia Lei, Aiuto di
Cristiani, ad ottenere rinnovata luce e forza
per voi, e per tutti coloro che insieme a voi lavorano per il bene
del popolo croato in Bosnia ed Erzegovina. Amen!
Velikom
radošću sudjelovao sam na ovom svečanom
euharistijskom slavlju, koje predstavlja najvažniji trenutak
hodočašća koje svake godine organizira Vrhbosanska Nadbiskupija sa
sjedištem u Sarajevu i Banjalučka Biskupija u ovo svetište Majke
Božje Bistričke. To mi omogućava da stavim u Gospine ruke svoju
zahvalnost Bogu za prekrasne godine koje sam proživio u Bosni i
Hercegovini, i za velike stvari koje sam primio od vas tijekom moje
službe Papinskog Predstavnika. U isto vrijeme, vraćam se pomalo
žalostan na trnovita pitanja u svezi sa sadašnjošću i budućnošću
hrvatskog naroda u Bosni i Hercegovini, koja, čini se, još uvijek
čekaju rješenje.
Pitam
se evo, što bih mogao i trebao preporučiti vama, ovaj put iz pomalo
drugačije perspektive: u kojoj se nalazim kao osoba koja vas voli,
ali sada živi malo dalje od vas, u Republici Hrvatskoj, koju vi
toliko volite. Dakle, u molitvenom ozračju ovog hodočašća, rekao
sam samom sebi da vam moram prenijeti uvjerenje koje mi je na srcu.
Prvo.
Smatram da su vrlo prikladno kardinal Puljić i biskup Komarica
izabrali kao temu ovog hodočašća riječi učenika koje čitamo u
Evanđelju: „O
Gospodine, umnoži našu vjeru!“
Isto tako čini mi se važno postaviti na pravo mjesto teška pitanja
koja nam se upravo sada nameću. A to znači da ih gledamo u svjetlu
vjere. Što mi se čini još više značajno u općenitijem kontekstu
puta na koji nas Sveti Otac Benedikt XVI. usmjerava ove godine, u
Godini Vjere, koja je otvorena 11.listopada.
Osobno,
držim da – prema
najboljoj tradiciji vjere naših otaca, pred Nebeskom Majkom – na
prvom mjestu danas moramo potvrditi još jednom naše povjerenje da
Otac Nebeski zna dobro što nam je potrebno, još prije nego što ga
zamolimo. I da je On, Vječni Gospodar života i povijesti, koji
upravlja poviješću i vodi svojim putima one koji se uzdaju u Njega:
to znači putevima i događajima koji se ne podudaraju uvijek s
putevima koji se nama čine najboljima, iz našeg uskog vidokruga
naših interesa. Zbog toga, još jednom, moramo se povjeriti Njemu
kao djeca u naručje
majke, sigurni da
nam neće nedostajati potpora i snaga na putu, na kojem nas mogu
pratiti različite teškoće.
Drugo.
U ova prva tri mjeseca moje službe u Republici Hrvatskoj, imao sam
priliku razgovarati često, na svim razinama, crkvenim i političkim,
o sadašnjosti i budućnosti hrvatskog katoličkog naroda u Bosni i
Hercegovini. Sa svoje strane, smatram da je to točno moja dužnost,
zato jer to ne traži samo ljubav i zahvalnost koju imam prema vama.
Osim toga, ima nešto iznad toga. Činjenica je da su mi Sveti Otac i
Poglavari Svete Stolice izričito rekli da moja služba u Republici
Hrvatskoj mora biti shvaćena kao nastavak mojeg služenja hrvatskom
katoličkom narodu koji je na tom području toliko izmučen.
Dakle,
ugodno sam iznenađen
zbog otvorenosti i raspoloživosti koju su mi iskazali drugi da
nastavimo raditi zajedno kako bismo našli prikladnija rješenja.
Zato vam moram reći ono što mi je na srcu, unatoč teškoća, ne
smijete se bojati. Ne
bojte se! Nemojte se obeshrabriti!
Sveti Otac vam je jako bliz i solidaran s vama; i zajedno s njim
također i Poglavari Svete Stolice, kao što se to vidi iz Poruke
Svetog Oca koju je poslao o vašoj situaciji svim hrvatskim biskupima
u siječnju ove godine. Isto tako, ovdje svaki dan stječem još više
iskustvo da je toliko osoba dobre volje – unutar i izvan Crkve –
koje vam nastoje pomoći, nastoje da se vrednuju vaša zakonska
očekivanja, na najbolji mogući način.
U
svezi s tim, dopustite mi
iskazati javno moju živu zahvalnost najvišim vlastima Republike
Hrvatske, koje su mi posvjedočile u različitim prilikama svoje
istinsko zanimanje i potpunu potporu za vašu stvar. Sveta Stolica je
puna nade da će se nastaviti započetim putem. Želja, za koju
molimo danas, je da zajedno možemo naći prava rješenja za pitanja
koja razmatramo, kako bi hrvatski katolički narod u Bosni i
Hercegovini mogao nastaviti davati svoj dragocjeni doprinos za
sadašnjost i budućnost Zemlje, s jednakim dostojanstvom i jednakim
pravima u odnosu na druge konstitutivne narode.
Treće.
U tom smislu, čini mi se važno izbjeći jedan drugi rizik, suprotne
naravi: onaj da ostanete besposleni, čekajući da drugi riješe
probleme. Znači, mora biti jasno da obnovljena zauzetost za
budućnost – koja nam se danas čini apsolutno hitnom – je
zadatak koji se ne odnosi samo na one koji imaju najviše
odgovornosti u društvu ili na crkvenoj razini. To se pitanje odnosi
na sve, na svakoga u onom što može učiniti. Ima onih koji mogu
učiniti više i onih koji mogu napraviti manje. To je usporedba o
talentima. Međutim, svi se moraju osjećati pozvanima napraviti svoj
dio, s osjećajem kršćanske i građanske odgovornosti. Zato vas
također i danas želim podsjetiti na ono što je rekao blaženi papa
Ivan Pavao II. u Banja Luci 2003.: „Nemojte
čekati da drugi rješavaju vaše probleme… Budite vi sami prvi
graditelji vaše budućnosti“.
Vjerujem, ako svi upozore na hitnost ovog zadatka, da će biti lakše
gledati na budućnost s najvećim mirom.
Draga
moja braćo i sestre,
povjeravam moćnom zagovoru Majke Božje Bistričke vaše nakane,
vaše želje i vaše nade. Neka bude Ona, Pomoćnica
kršćana, koja će
ishoditi novo svjetlo i snagu vama i svima onima koji zajedno s vama
rade za dobro hrvatskog naroda u Bosni i Hercegovini. Amen!
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