domenica 15 settembre 2013

Le considerazioni di Večernji list sulla nomina di Mons. Parolin alla Segreteria di Stato

Con la nomina del nuovo Segretario di Stato fatta da papa Francesco, i cattolici di Croazia e i Croati cattolici di Bosnia-Erzegovina si aspettano novità e attenzioni nuove per le espressioni della fede e del dialogo interreligioso nelle loro nazioni. Di questa aspettativa si è fatta interprete l'importante testata giornalistica di Večernji list nelle edizioni di Zagabria e di Mostar, sia con il mezzo cartaceo e sia con la comunicazione in rete, dedicando un ampio spazio all'importanza e ai significati della nomina del vescovo Pietro Parolin.
Večernji list è anche la testata che ha curato la pubblicazione nel marzo 2012 del libro IN HONOREM scritto per la celebrazione della missione settennale di S. E. Alessandro D'Errico come Nunzio Apostolico a Sarajevo, e per evidenziare il lavoro diplomatico svolto con la firma dell'Accordo di Base tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina. 

Un lavoro svolto, a conclusione della crisi iugoslava, per ristabilire il giusto ruolo dei Cattolici di BiH e per proporre un orizzonte formale ed operativo al dialogo interreligioso e sociale con le componenti ortodosse e musulmane.
La presentazione dell'Accordo di Base e del quadro storico-politico che ha rappresentato il contesto della sua formulazione, insieme con il suo proporsi come modello per gli accordi delle altre confessioni religiose con lo Stato: sono stati anche gli argomenti della Relazione svolta con grande competenza da mons. Pietro Parolin nel maggio 2009, nell'ambito di un Convegno svolto all'Angelicum di Roma sul tema del rapporto tra la Santa Sede e gli Stati Europei del post-comunismo. La Relazione del Monsignore, divenuto prima Nunzio Apostolico in Venezuela ed ora nominato Segretario di Stato del Vaticano, fu pubblicata in italiano nel libro del decennale del Nunzio Apostolico D'Errico (Diplomazia e Servizio Pastorale, 2009), ed in croato nel libro In Honorem; essa è stata proposta alla rilettura anche nel post del 7 settembre 2013 di questo blog Chiesa e Diplomazia.

Negli articoli scritti sulla nomina di Mons. Parolin, uno dei quali riportato anche sul portale dei Croati di Bosnia-Erzegovina, Večernji list ha fatto espresso riferimento alla relazione letta all'Angelicum e al legame di amicizia con Mons. D'Errico. Di seguito possiamo leggere il testo tradotto in italiano dell'articolo sulla edizione cartacea di Zagabria. La traduzione ci è offerta da Sr. Stella, collaboratrice della Nunziatura.


Večernji List, 10 settembre 2013, pag. 24
Zoran Krešić

IL NUOVO “PRIMO MINISTRO” DEL VATICANO CAPISCE ANCHE I PROBLEMI DI DAYTON E DELLA BiH

Petro Parolin, il Segretario di Stato della Santa Sede, testimonia la profondità del rinnovamento tra i sacerdoti
Il Nuovo Segretario di Stato, l’Arcivescovo Pietro Parolin non e’ una sorpresa nella Curia Vaticana, e il suo arrivo testimonia il molteplice rinnovamento tra i sacerdoti incominciato con l’arrivo di Papa Francesco. Con la sua nomina è terminato il periodo dell’uomo più potente del Vaticano, il Cardinale Tarcisio Bertone, persino considerato più potente del Santo Padre, di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Il Nuovo Segretario ha anche una specificità: per la prima volta questa funzione è affidata a una persona che non ha il titolo del Cardinale.
Vive i principi del Papa
Il Segretario di Stato presiede uno dei Dicasteri più vecchi e più importanti nella Curia Vaticana. Fra poco sarà annoverato nel Collegio dei Cardinali, il corpo che elegge il Papa. Egli è una persona che nel suo lavoro fatto fin’ora ha vissuto i principi proposti dal Papa Francesco e testimonia un nuovo volto della Chiesa che esprime il rinnovamento interno. Secondo i dati accessibili il Papa si fida molto di lui e questa considerazione si è dimostrata evidente dopo la sua nomina, sulla quale da tempo ci sono state speculazioni e ora si sono verificate. Al momento della nomina egli ha detto che “non merita” quella posizione, e questa non è stata un’espressione di disubbidienza o di rifiuto ma di umiltà. Le aspettative dal nuove Segretario di Stato sono grandi perché in un certo modo la Chiesa sta vivendo la sua trasfigurazione per quanto riguarda l’umiltà e l'avvicinamento all’uomo povero. Le sue competenze sono ampie e la sua posizione nella Segreteria di Stato della Santa Sede si è affermata con i cambiamenti fatti negli anni 1968 e 1973 e svolgendo quasi tutte le funzioni politiche e diplomatiche della Santa Sede e della Città del Vaticano. L'impegno più importante è quello degli Affari Generali che richiegr un servizio quotidiano, dipendente dalle esigenze del Santo Padre, e poi ci sono i rapporti con le altre sezioni della Curia Romana. Egli collabora alla stesura di tutti i documenti che prepara il Santo Padre, ordina i compiti e le attività dei rappresentanti della Santa Sede, sopratutto quando si tratta delle Chiese locali. Un'altra parte del suo lavoro riguarda i rapporti con gli Stati, le relazioni diplomatiche, i concordati e accordi simili. Parolin ha un’esperienza sufficiente nella diplomazia (è stato in varie missioni della Santa Sede e da una di esse proprio sta tornando in Vaticano) poi ha lavorato anche in Vaticano. In tutti i posti dove ha lavorato - Nigeria, Messico, Vaticano, Venezuela dove è stato Nunzio - ha dimostrato la massima competenza, e il suo lavoro ha portato buoni frutti. Nel breve curriculum vitae del nuovo Segretario di Stato sta scritto che ha lavorato come Sotto-Segretario nella Segreteria di Stato – Sezione per i Rapporti con gli Stati, quindi conosce bene la situazione negli Stati con i quali il Vaticano ha i rapporti diplomatici. Svolgendo questo servizio ha seguito con molta attenzione il lavoro dell’attuale Nunzio Apostolico in Croazia, l’Arcivescovo Alessandro D’Errico il quale, in quel periodo è stato Nunzio Apostolico in BiH.
Da quale parte si possa applicare
L’Arcivescovo Parolin, già Nunzio Apostolico in Venezuela, è amico molto stretto del Nunzio D’Errico. Nella sua relazione fatta nella Pontificia Università di San Tomaso d’Aquino a Roma, in mese di maggio 2009, con parole precise e misurate ha testimoniato la conoscenza della situazione nella società e la pressione sulla Chiesa, durante il comunismo sui territori della Jugoslavia, e anche ha sottolineato che gli è noto il significato della stipulazione del accordo principale tra due Stati, tra Santa Sede e Bosnia ed Erzegovina. Secondo lui, questo accordo dovrebbe essere l’introduzione nella ristabilizzazione della convivenza secolare dopo gli anni di guerra nella BiH.
Questo cambiamento della situazione politica, delle leggi e della prassi quotidiana da una parte permette l’applicazione dei principi e delle regole di democrazia e contribuisce alla costruzione della concordia sociale, e d’altra parte e molto utile per il processo dell’integrazioni della BiH in Europa. Questa è una grande aspirazione della BiH che storicamente è sempre appartenuta all’Europa come ha detto il Segretario di Stato, il Cardinale Tarcisio Bertene nel momento dello scambio degli strumenti di ratifica dell’Accordo fondamentale tra la Santa Sede e la BiH”: questa e’ la valutazione di Pietro Parolin. In questo contesto l’Accordo principale tra due Stati ha un significato storico. “Non è soltanto importante, ma è anche storico: non e’ soltando un segno in più della cura della Sante Sede per la comunità cattolica locale, tanto provata nella sua storia recente, ma e’ una dimostrazione che le Autorità nella BiH desiderano intraprendere una nuova strada verso i principi democratici riconosciuti a livello internazionale. Questo accordo conferma che esse (autorità) intendono dare un’importanza effettiva al principio della libertà religiosa per arrivare in tal modo alla tanto desiderata concordia sociale nel Paese”: ha detto il neoeletto Segretario di Stato della Santa Sede. La BiH ha un’accordo specifico che non può essere applicato in nessun altra parte del mondo, dopo aver fermato la guerra che ha portato questo Paese in una totale paralisi. Invece questo accordo con la Santa Sede, dal Nunzio Apostolico Parolin, e ora Segretario di Stato della Santa Sede, è stato presentato come un modello ideale per stabilire i rapporti tra la Santa Sede e altri Stati multinazionali e multiconfessionali. Il modello presentato è stato inaugurato dal Rappresentante Pontifico di allora, l’Arcivescovo Alessandro D’Errico. Il rientro dell’Arcivescovo Parolin in Vaticano sarà molto importante per le Chiese locali in Croazia e BiH nonché per i croati cattolici nella BiH, perchè la loro posizione è molto delicata, più delicata degli altri popoli costituzionali. Avendo una comunicazione molto vivace e molto buona con il Nunzio in Croazia, il Segretario di Stato avrà anche una precisa e esatta diagnosi della completa situazione nello Stato e si potrà aspettare un proseguimento del forte appoggio alla società croata e alla comunità cattolica.
CHI E’ D’ERRICO
La sua prima missione è stata quella in Pakistan
Ha 62 anni, l’Arcivescovo Alessandro D’Errico ha una buona comunicazione con il nuovo Segretario di Stato Pietro Parolin, che prende possesso di questo ufficio nella metà del mese di Ottobre. Prima di essere stato Nunzio in Croazia ha trascorso 7 anni come Nunzio Apostolico in BiH, e per due anni, nello stesso tempo, è stato anche il Nunzio in Montenegro. La prima missione come Nunzio Apostolico è stata quella in Pakistan. Večernji list ha pubblicato il libro “In honorem Alessandro D’Errico, Nunzio Apostolico in BiH”, nel quale sono state portate le testimonianze molto positive su di lui, da parte di varie personalità ed è stata pubblicata anche la relazione del Segretario di Stato Parolin sulla BiH.


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