Da
qualche anno il Nunzio Apostolico in Croazia trascorre alcuni giorni
di Agosto in Istria, ospite di una pensione di Novi Grad nella
Diocesi di Parenzo e Pola. Momenti di riposo e di riflessione
spirituale che egli trascorre immerso nella vita comunitaria del
luogo, insieme con amici e familiari e vivendo intensamente momenti
significativi della tradizione ecclesiale locale.
Quest'anno
egli è stato invitato dal Parroco di Novi Grad a celebrare la
solennità del Santo Patrono Pelagio martire ed ha avuto occasione di
rivolgere un messaggio omiletico ricco di di insegnamento e di
esortazione per la testimonianza cristiana.
La
presenza del Nunzio a Novi Grad e le sue parole sono state riportate
dalla Radio Vaticana nella traduzione croata, commentate sul portale
in rete dell'Arcidiocesi di Parenzo e Pola, e presentate con un
commento anche da un intervista della Radio Cattolica che ha
riguardato aggiornamenti della Santa Sede sulla questione della
canonizzazione del Cardinale Stepinac e dei tenimenti monastici
istriani di Dajla.
L'approfondimento
della conoscenza e di momenti della celebrazione della Festa
Patronale di Novi Grad è abbastanza agevole con la la lettura
diretta della traduzione informatica dei contributi offerti dai
portali in croato. In particolare il portale del'Arcidiocesi presenta
anche una vasta galleria fotografica riguardante la celebrazione.
Di
seguito presento il testo in italiano personalmente predisposto
dall'Arcivescovo D'Errico per la sua omelia nella chiesa di Cittanova
(Novi Grad).
FESTA PATRONALE DI SAN PELAGIO
Omelia del Nunzio Apostolico
(Novigrad, 28 agosto 2016)
Sono molto grato al carissimo don Luka Pranjić
per l'invito che mi ha rivolto a presiedere questa celebrazione Eucaristica
nella Festa patronale di San Pelagio. L'ho accolto molto volentieri per i
vincoli che mi legano a lui e a Cittanova. Sono ormai quattro anni che vengo
qui di estate per qualche giorno, ospite del Vescovo Dražen Kutleša ad Emaus.
Da Emaus ho potuto apprezzare non soltanto le bellezze naturali di queste terre,
ma anche la cordialità e la laboriosità dei cittanovesi, la vostra storia, la
vostra cultura, la vostra fede.
Sono
contento anche per il fatto che questa celebrazione in qualche modo si collega
a quelle che fino a qualche anno fa erano qui presiedute da un illustre Rappresentante
della Santa Sede, il Cardinale Leonardo
Sandri, che a quel tempo era non solo un'alta autorità vaticana
(Sostituto della Segreteria di Stato), ma anche Vescovo titolare di Cittanova.
Come allora invitavate il Sostituto della Segreteria di Stato, oggi avete
invitato il Nunzio Apostolico, Rappresentante del Santo Padre e della Santa Sede
in Croazia. Questo mi pare il segno di un elemento importante della vostra fede
e della vostra devozione. E cioè, di una fede ben radicata nella fedeltà alla
Sede Apostolica, e di cuore spero e prego che possiate sempre crescere in
questa direzione, nonostante i venti contrari che qualche volta possano venire.
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Nei giorni
scorsi ho cercato di sostare spesso in meditazione dinanzi all' esempio di vita
cristiana che ci viene da San Pelagio, e con tutta semplicità vorrei
condividere con voi qualche breve riflessione.
Com'è noto,
non sappiamo molto circa la sua vita e il suo martirio. Abbiamo soltanto alcuni
elementi. Sappiamo che era figlio di Cittanova e visse nel terzo secolo
dell'era cristiana, ai tempi dell'Imperatore Marco Aurelio Numeriano, in tempi
difficili di persecuzioni contro i
cristiani. Rimase orfano molto presto e fu educato dal Parroco Uranio.
Probabilmente fu Diacono, come si può dedurre da elementi iconografici costanti
con cui diversi artisti lo hanno rappresentato lungo il corso dei secoli. Da
buon Diacono, si dedicò alla cura dei poveri e dei bisognosi, aiutandoli nei
modi più disparati. Specialmente si distinse per le visite che faceva ai
cristiani che erano in carcere a motivo della loro fede, in quel tempo di
persecuzioni, portando cibo materiale e spirituale, incoraggiandoli a
perseverare nella fede. Era molto umile, ma anche molto coraggioso. Perciò nel
283 si rivolse al Rappresentante romano Evilasio, rimproverandolo per la sua
crudeltà verso i cristiani. Non piacque questo gesto di coraggio. Fu egli
stesso incarcerato e condannato a morte. Il suo martirio avvenne nello stesso
anno 283 o secondo alcuni storici nel 284.
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Cosa
insegna a noi San Pelagio?
1.
Anzitutto, meditando sulla sua vita e sul suo martirio, mi sono ritornate alla
mente le famose parole di Gesù: "Sarete miei testimoni". San Pelagio ci
ricorda che la fede cristiana non può essere limitata soltanto ad una sfera
personale e privata di relazione con Dio, ma deve avere una dimensione
pubblica. Come lui, dobbiamo con coraggio e perseveranza essere "sale
della terra e luce del mondo". Con umiltà, ma anche con fermezza
dobbiamo affermare e vivere sempre, pure a livello pubblico, secondo i valori
che abbiamo appreso dalla nostra fede. Questo mi sembra un insegnamento
importante anche oggi, dinanzi alle sfide della secolarizzazione e della
progressiva scristianizzazione della nostra società, con cui spesso dobbiamo
confrontarci.
2. In
secondo luogo, direi che l'esempio di
San Pelagio mi pare stimolante specialmente in quest'Anno Giubilare della
Misericordia che stiamo celebrando. Ricorderete che il Santo Padre Francesco
sta articolando le sue catechesi intorno a tre punti fondamentali:
a) Tutta il rivelarsi e l'agire di Dio verso di noi è
ispirato a criteri di misericordia. "Il Suo nome è misericordia".
b) Gesù che muore sulla croce è la massima espressione
dell'amore, della tenerezza e della misericordia del Padre celeste verso l'umanità peccatrice.
c) Ma Gesù non soltanto pratica la misericordia, ma anche
predica la misericordia e invita ad essere misericordiosi come il Padre celeste: "Siate misericordiosi com'è misericordioso il Padre vostro celeste".
Questo San Pelagio lo capì molto bene. Le
opere di misericordia furono un segno distintivo della sua vita di Diacono,
testimone cristiano in tempi difficili. Perciò ci può essere di esempio
nell'impegno di misericordia che stiamo vivendo in quest'anno giubilare.
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Miei cari
fratelli e sorelle,
Fin dalla
mia prima visita alla vostra Parrocchia quattro anni fa, sono stato colpito
dalla statua di San Pelagio che avete messo in cima al campanile da più di
cento anni. Con questo gesto mi pare che i vostri padri nella fede hanno voluto dire anche
pubblicamente non soltanto la fede dei cittanovesi verso il loro grande Patrono,
ma anche il desiderio di prenderlo come guida e come esempio. L'augurio che
formulo a voi con tanto affetto oggi è che l'esempio di San Pelagio possa
sempre illuminare le vostre menti e riscaldare il vostro cuore, per una
autentica vita di testimonianza cristiana, specialmente in quest' Anno
Straordinario della Misericordia. Possa l'esempio di San Pelagio rendervi
artefici di un presente e di un futuro di progresso civile e religioso, nel
solco della vostra storia millenaria, fondata sui valori umani e cristiani, che
San Pelagio testimoniò con tanta convinzione e tanto coraggio. Amen.
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