martedì 13 novembre 2012

Commento giornalistico sul ruolo del Nunzio in Croazia

Fonte: Croazia.hr

La Croazia ha vissuto recentemente, tra ottobre e novembre,  avvenimenti che l'hanno impegnata in un intenso e significativo dialogo con la Chiesa Cattolica. Istanze storiche ed antropologiche hanno caratterizzato il dialogo che ha spontaneamente assunto dimensioni di riflessione politica, culturale e religiosa. Una griglia che ha consentito di evidenziare percorsi storici ed etici, di lettura del passato e di analisi del presente, in un riconoscimento reciproco di specificità e di riferimenti identitari, con il rilievo di contraddizioni e di opportunità. 
La misura fattuale del dialogo proviene dagli eventi e dalle iniziative che lo hanno accompagnato, dalla visita del Primo Ministro in Vaticano al Simposio sulle Relazioni Diplomatiche e al Pellegrinaggio Nazionale a Roma per ricambiare i sensi della visita di Benedetto XVI in Croazia.
Si tratta di una esperienza ricca di reciprocità e portatrice di una simbolica esplicativa che esprime sia la sollecitudine evangelica della Chiesa per le sorti di un popolo credente e per i progetti di civiltà di una nazione europea, e sia la vivacità politica e culturale di una società che vive e manifesta tematiche peculiari della modernizzazione e dello sviluppo al suo interno e in rapporto al contesto internazionale.   
Nella chiave di lettura di una siffatta esperienza di reciprocità si può anche comprendere qualche perplessità che proviene dalla lettura esclusivamente laica e politica degli avvenimenti ricordati, fatta anche da importanti media croati. In effetti la ricerca della comprensione dei fatti, della loro capacità di stabilire le caratteristiche del presente e di orientare le scelte del futuro, ha indotto a considerare oscurità incoerenze ed arretratezze piuttosto che positività e chiarezze. Evidentemente sono preoccupazioni che rientrano e si risolvono senza preconcetti, con il riconoscimento giusto anche a livello mediale e con la pratica continua della ricerca del dialogo e della reciprocità. 
Questo ragionamento è mosso dalla lettura di una pagina di VL che riporta un commento che fa anche riferimento all'opera di S. E. Alessandro D'Errico, al suo passaggio di Nunziatura da Sarajevo a Zagabria. Il riferimento appare centrale nel commento perché in esso si da grande importanza alla questione dei Cattolici di Bosnia-Erzegovina che rischierebbero la 'scomparsa', e si rimarca l'impegno che appare essere poco sufficiente dei Cattolici di Croazia in loro aiuto. E' evidente il genere del contrasto giornalistico che viene utilizzato per una critica ideologica di alcuni aspetti ecclesiastici locali, ma in generale ne escono esaltati i ruoli e le aspettative ecclesiali e pastorali sia della Nunziatura Apostolica e sia della Chiesa Croata.  Segue la traduzione ad sensum dell'articolo di VL


UFFICIO DI PRESIDENZA
Messaggio nascosto per la Croazia da parte del Vaticano
Per il Vaticano l'importanza della Croazia che si sta preparando ad entrare nell'UE è così evidente che, come dice mons. Mamberti, nulla deve essere lasciato al caso.

E' passata la visita del primo ministro Zoran Milanovic in Vaticano e un simposio in Vaticano sui 20 anni di buoni rapporti tra la Croazia e la Santa Sede, e con buona fortuna si è chiuso il pellegrinaggio di ringraziamento per la visita di Papa Benedetto XVI in Croazia con la partecipazione di tutti i vescovi e di migliaia e migliaia di pellegrini, ma un dettaglio di questa storia è rimasto inosservato (o addirittura volutamente passato sotto silenzio), e sarà determinante nei rapporti della Santa Sede con la Croazia e la Chiesa cattolica in Croazia in un prossimo futuro. Si evince dalla dichiarazione del ministro degli esteri vaticano mons. Dominique Mamberti (può essere trovata sull'agenzia Zenit), che il punto focale dei rapporti dal punto di vista del Vaticano, è apertamente e chiaramente relazionato alla Nunziatura Apostolica di Zagabria, e al nuovo nunzio mons. Alessandro D'Errico, attraverso la quale il Vaticano continua ad operare nella costruzione dei rapporti istituzionali tra Stato e Chiesa, e nella realizzazione delle relazioni sociali e comunitarie della Chiesa. 
Mons. Mamberti ha anche enfatizzato l'opera e i nomi dei due ex nunzi Francisco Javier Lozano e Robert Cassari ed ha menzionato il primo nunzio Giulio Einaudi e l'attuale D'Errico al fine di caratterizzare il messaggio dal punto di vista del Vaticano rispetto alla Croazia.
Per la Città del Vaticano questo momento della Croazia è importante per diverse ragioni. In primo luogo è posta la Bosnia-Erzegovina con la questione dei cattolici e croati residenti, alla cui esistenza è legata l'esistenza stessa della Chiesa cattolica in questa area. In particolare, da Sarajevo alle Filippine la Chiesa Cattolica ha una comunità compatta, ed il suo timore è che possa scomparire completamente, e la scomparsa è minacciata non solo come un destino di civiltà, ma in gran parte come effetto dell'incuria e negligenza dei colleghi cattolici croati. A molti in Croazia, siamo onesti, sembra che in Bosnia-Erzegovina vivano eschimesi ed alieni, non una nazione omogenea della quale importa sapere se debba vivere o morire. La Chiesa cattolica in Bosnia-Erzegovina è stata inchiodata alla croce come il suo Salvatore e da anni grida aiuto, e a lei deve venire dai croati ben altro che varie forme di promesse politiche e parole o indifferenza ecclesiastica, e ben altro che lavare la coscienza con un'annuale Settimana congiunta di solidarietà con i cattolici in Bosnia-Erzegovina.
Al Vaticano preme ovviamente molto una tale "assistenza" dai croati e si è trasferito il Nunzio da Sarajevo a Zagabria, e dal discorso di mons. Mamberti emerge ovviamente per lui un ruolo di primo piano nella progettazione e nell'attuazione della politica del Vaticano in questo settore. 
[...]
[traduzione ad sensum]



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