Il
Bollettino della sala Stampa della Santa Sede riporta oggi l'intero
intervento di S. E. Dominique Mamberti alla Conferenza in occasione
del 20° anniversario dei rapporti diplomatici tra Croazia e Santa
Sede. Esso è stato ripreso da blog e portali diversi che seguono le
vicende vaticane ed in molte lingue è stato divulgato anche a cura
di Zenit 'il mondo visto da Roma', l'agenzia informativa cattolica
internazionale promossa dalla vivace congregazione dei Legionari di
Cristo e avvalentesi di volontari qualificati. La lettura intera
dell'intervento di Mons. Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli
Stati che corrisponde a 'Ministro degli Esteri' del Vaticano, offre
una visione di grande rilevanza storica e religiosa circa i rapporti
tra la Croazia e la Chiesa Cattolica, ed in particolare evidenzia
l'attuale importanza del ruolo della Nunziatura Apostolica a
Zagabria. Per questo blog che segue il ministero pastorale di S.E.
Alessandro D'Errico, Nunzio in Croazia, risulta fondamentale ed
illuminante recuperare e riecheggiare i concetti e le parole dedicate
del Segretario per i Rapporti con gli Stati:
“Tramite
le Rappresentanze Pontificie, la Santa Sede è in grado di facilitare
il dialogo con le Autorità civili, di promuovere i contatti con le
Chiese locali e di mantenere la sua presenza nella vita
internazionale. Come sancisce il Codice di Diritto Canonico, oltre al
suo ruolo di Rappresentante del Santo Padre presso la Chiesa locale,
spetta al Nunzio Apostolico promuovere e sostenere le relazioni fra
la Sede Apostolica e la comunità politica e istituzionale e
affrontare le questioni che riguardano i rapporti fra la Chiesa e lo
Stato (cfr. can. 365, § 1). Come è noto, il 21 maggio scorso, il
Santo Padre ha conferito tale incarico all’Ecc.mo Mons. Alessandro
D’Errico, che con saggezza ed esperienza prosegue l’opera dei
suoi predecessori, rendendo ancora più intensi tali rapporti.”
La
Conferenza, tenutasi alla Casina Pio IV sede della Pontificia
Accademia delle Scienze in Vaticano, è seguita all'Incontro del
Primo Ministro Milanovic con Benedetto XVI, ed anche la parole che il
Papa ha dedicato alle problematiche dei cattolici della
Bosnia-Erzegovina, nello stesso momento in cui ha rinnovato
l’appoggio
della Santa Sede alle legittime aspirazioni della Croazia alla piena
integrazione europea, sono state recepite dai media di BH e
rilanciate come un esplicito riconoscimento della brillante e saggia
opera diplomatica del Nunzio D'Errico. Di seguito leggiamo
direttamente il testo pubblicato dal Bollettino della Sala Stampa
Vaticana.
INTERVENTO
DEL SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON GLI STATI ALLA CONFERENZA IN
OCCASIONE DEL 20° ANNIVERSARIO DEI RAPPORTI DIPLOMATICI TRA LA SANTA
SEDE E LA REPUBBLICA DI CROAZIA (29 OTTOBRE 2012)
Eminenze,
Signor Presidente del Governo, Eccellenze, Signore e Signori,
In
questa occasione della celebrazione del 20° anniversario dei
Rapporti diplomatici tra la Santa Sede e la Repubblica di Croazia,
sono lieto di porgere i miei saluti e felicitazioni in modo
particolare a Lei, Signor Presidente del Governo della Repubblica di
Croazia, che ci onora con la Sua partecipazione, nonché al Signor
Ambasciatore, che, con competenza e passione, rappresenta un Paese
così vicino alla Santa Sede geograficamente e ancora di più
storicamente e religiosamente.
Il
tema di cui tratteremo oggi è molto specifico, perché riguarda i 20
anni dei rapporti diplomatici tra la Santa Sede e la Repubblica di
Croazia, che giustamente sono qualificati come intensi nello stesso
titolo della Conferenza. Tuttavia non possiamo avere una visione
completa senza almeno accennare alla ricca storia anteriore
all’ultimo ventennio.
Come
premessa, infatti, vorrei ricordare che, da oltre tredici secoli, ci
sono stati rapporti stretti e cordiali tra la Santa Sede e la
Croazia. In questo spirito mi piace fare un passo indietro nella
storia. Nel lontano 879, nello stesso mese di giugno in cui la
Croazia moderna celebra ogni anno la propria indipendenza, Papa
Giovanni VIII, in una lettera indirizzata al Principe Branimir,
l’informava di aver elevato preghiere al Signore affinché
"principatum terrenum, quem habes, prospere et securiter
reggere possis". Questo riconoscimento del "principato
terreno" di Branimir ebbe naturalmente un rilievo particolare,
essendo stato compiuto dalla più alta Autorità ecclesiale e
politica del mondo cristiano di quell’epoca. Questi forti legami
fra la Croazia e la Santa Sede non sono venuti meno attraverso i
secoli. In diverse occasioni, nel corso della storia e in circostanze
non facili, i Croati hanno dimostrato fedeltà al Vangelo e al
Successore di Pietro.
Il
Santo Padre Benedetto XVI, durante la sua recente Visita Pastorale in
Croazia, ha sottolineato tale aspetto dicendo: "Possiamo
contare oltre tredici secoli di forti e speciali legami, sperimentati
e consolidati in circostanze talvolta difficili e dolorose. Questa
storia è testimonianza eloquente dell’amore del vostro popolo per
il Vangelo e per la Chiesa. Fin dalle origini, la vostra Nazione
appartiene all’Europa e ad essa offre, in modo peculiare, il
contributo di valori spirituali e morali che hanno plasmato per
secoli la vita quotidiana e l’identità personale e nazionale dei
suoi figli" (Cerimonia di benvenuto all’Aeroporto di
Zagreb, 2 giugno 2011).
Ovviamente,
ci riferiamo al passato per comprendere il presente e costruire un
futuro migliore. Pertanto i valori spirituali e morali, di cui ha
parlato il Santo Padre, devono ispirarci quando si adottano decisioni
per oggi e per domani.
Nella
più che millenaria storia della Croazia, gli ultimi venti anni sono
stati tra quelli più difficili ed allo stesso tempo cruciali per il
suo futuro. Specialmente quelli immediatamente successivi
all’indipendenza. Tuttavia, le sfide continuano. Adesso i Croati
non possono che interrogarsi circa i valori sui quali intendono
costruire la vita dei singoli e quella dell’intera nazione.
Il
13 gennaio 1992 la Santa Sede ha riconosciuto l’indipendenza del
Paese e il 29 febbraio dello stesso anno è stato nominato il primo
Nunzio Apostolico. Un frutto visibile di questi rapporti diplomatici
stabiliti nel 1992 sono stati i quattro Accordi, stipulati nel
periodo dal 1996 al 1998, riguardanti i seguenti ambiti: questioni
giuridiche, collaborazione in campo educativo e culturale, assistenza
religiosa ai membri cattolici delle Forze Armate e della Polizia,
questioni economiche.
Una
testimonianza indiscutibile dell’affetto che la Santa Sede nutre
per la Croazia sono state le quattro Visite dei Sommi Pontefici
avvenute negli ultimi venti anni: tre del Beato Giovanni Paolo II, e
quella appunto di Benedetto XVI. La prima Visita ha avuto luogo solo
due anni dopo l’allacciamento dei rapporti diplomatici. Nella
cerimonia di benvenuto, il 10 settembre 1994, il Papa nel suo
discorso notò:
"Un
evento di rilevante significato si è avuto nel 1992, quando il
crollo del regime comunista, la proclamazione della sovranità croata
ed il successivo riconoscimento internazionale portarono - per la
prima volta nella storia più che millenaria della Nazione croata -
allo scambio di Rappresentanze diplomatiche tra la Croazia e la Santa
Sede".
A
tale proposito, è di particolare interesse la relazione del primo
Rappresentante Pontificio, S.E. Mons. Giulio Einaudi, che purtroppo
non è potuto essere presente tra noi. Il suo intervento ripercorrerà
le tappe salienti dell’Attività della Nunziatura a Zagreb nei
primi anni dell’indipendenza. Illustrando gli intensi
rapporti diplomatici fra la Santa Sede e la Repubblica di Croazia,
non possiamo infatti non sottolineare il ruolo importante della
Nunziatura Apostolica in tale processo.
Tramite
le Rappresentanze Pontificie, la Santa Sede è in grado di facilitare
il dialogo con le Autorità civili, di promuovere i contatti con le
Chiese locali e di mantenere la sua presenza nella vita
internazionale. Come sancisce il Codice di Diritto Canonico, oltre al
suo ruolo di Rappresentante del Santo Padre presso la Chiesa locale,
spetta al Nunzio Apostolico promuovere e sostenere le relazioni fra
la Sede Apostolica e la comunità politica e istituzionale e
affrontare le questioni che riguardano i rapporti fra la Chiesa e lo
Stato (cfr. can. 365, § 1). Come è noto, il 21 maggio scorso, il
Santo Padre ha conferito tale incarico all’Ecc.mo Mons. Alessandro
D’Errico, che con saggezza ed esperienza prosegue l’opera dei
suoi predecessori, rendendo ancora più intensi tali rapporti.
Un
segno visibile della cordialità delle relazioni è l’odierna
presenza del Presidente del Governo della Repubblica di Croazia, il
Sig. Zoran Milanović. Auspico vivamente che ciò sia un ulteriore
stimolo perché i rapporti diventino ancora più stretti, alcuni nodi
che sono pendenti si sciolgano e la collaborazione sia sempre più
amichevole ed efficace.
Benché
la Chiesa e la Comunità politica operino a livelli diversi e siano
indipendenti l'una dall'altra, entrambe servono gli stessi soggetti
che, allo stesso tempo, sono fedeli della Chiesa e cittadini dello
Stato. In questo servizio c'è ampio spazio per il dialogo e la
cooperazione, a servizio della dignità di ogni uomo. Al centro della
mutua cooperazione, infatti, sta il nostro impegno condiviso per il
bene comune e per la promozione dei valori spirituali e morali, che
conferiscono alla società croata il suo saldo fondamento.
Concludendo,
desidero quindi formulare un vivo e sentito augurio di continuo
progresso alla Repubblica di Croazia, sia sotto il profilo materiale
che, soprattutto, quello spirituale. In particolare, auguro che, nel
momento in cui viene prospettata e realizzata l’aspirazione di
piena integrazione nell’Unione Europea, la Croazia rafforzi la sua
identità e così sia fermento di bene per gli altri Paesi –
Grazie.
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