giovedì 31 marzo 2022

NEL SEGNO DELLA SPIRITUALITA’ E DELLA MISSIONE DIPLOMATICA


Il congedo del Nunzio Apostolico a Malta e Libia rappresenta in qualche modo un momento culminante nel suo cammino personale ed ecclesiale. Un cammino che in questi giorni si incontra anche con quello di Papa Francesco che nel corso dell'udienza di mercoledì 30 marzo ha personalmente annunciato il suo viaggio a Malta.
Il Vescovo Alessandro D’Errico, in attesa preparatoria della annunciata Visita Apostolica di Papa Francesco a Malta (2-3 Aprile 2022), ha rivisitato i luoghi più significativi della sua missione religiosa ed istituzionale. Ha incontrato le comunità ecclesiali e diocesane di Gozo e Malta ed ha presenziato al ricevimento ufficiale di fine missione. 

In questi incontri, che si sono avuti tutti nel mese di Marzo, Don Sandro ha voluto lasciare un segno della sua personale esperienza spirituale e donare, attraverso le parole dei suoi discorsi, un memoriale pastorale e diplomatico della sua opera di rappresentante pontificio nell’arcipelago maltese. Dall’ascolto delle sue parole emergono i tratti significativi che hanno orientato la sua devozione mariana e paolina (come pellegrino devoto al santuario della Madonna di Ta’ Pinu e ai luoghi dell’Apostolo), il suo continuo affidarsi alla Provvidenza di Dio (Veni Sancte Spiritus: è il motto del suo stemma episcopale), ed infine la sua missione diplomatica ispirata al magistero di papa Francesco. 

Abbiamo recuperato testi ed immagini di questi incontri e le presentiamo nella loro semplice cronologia.


VISITA DI CONGEDO ALLA DIOCESI DI GOZO

(Omelia a Ta’ Pinu, 1⁰ marzo 2022)

Ho accolto con gioia l’invito del Vescovo Teuma a passare una intera giornata a Gozo, e a chiuderla con una Celebrazione Eucaristica in questo bel Santuario Mariano, per ringraziare il Signore della Storia, per il ministero che ho potuto svolgere per quasi 5 anni a Malta e a Gozo.

Come sapete, dopo andrò in pensione e così si aprirà un nuovo capitolo nella mia vita sacerdotale. È vero che un Sacerdote non va mai in pensione … perché c'è sempre tanto da fare nella Vigna del Signore. Tuttavia, potete immaginare anche il carico di apprensione che mi accompagna in questo periodo. Per questo, con tutta semplicità, consentitemi di dire che conto molto sulle vostre preghiere.

Guardando indietro a questi anni, vorrei confidarvi che ho seguito con particolare attenzione la vostra diocesi, anche perché dopo che il Santo Padre aveva chiamato l'allora Vescovo ora Cardinale Mario Grech a servire la Chiesa universale come Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, era dovere della Nunziatura Apostolica studiare approfonditamente la situazione diocesana, al fine di proporre al Santo Padre una terna di candidati per la successione del Vescovo Grech. Sono stati anni intensi, per i quali desidero ringraziare il Signore insieme a voi.

Conservo poi un particolare ricordo del giorno dell'ultima Vigilia di Pentecoste, quando il vostro nuovo Vescovo Dun Anton presentò il piano pastorale della Diocesi, quasi in coincidenza con il cammino sinodale che la Chiesa universale sta facendo.

Con viva gratitudine per le grazie che ho sperimentato qui, mi affido alla materna intercessione della Madonna di Ta' Pinu.

I testi liturgici che abbiamo proclamato, mi danno l'opportunità di condividere con voi due brevi riflessioni, che mi stanno molto a cuore: valide per tutti, ma specialmente per i Confratelli nel sacerdozio.

Come abbiamo ascoltato dal Vangelo, Pietro dice: “Ecco, abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” (Mc 10,28). Questo è ciò che è avvenuto per ciascuno di noi, quando - accogliendo la chiamata di Gesù a seguirlo più da vicino - abbiamo lasciato tutto e lo abbiamo seguito. 

Tuttavia, i Vangeli ci mostrano che c'è qualche cosa che Pietro e gli Apostoli non sono riusciti a lasciare, e perciò la sua affermazione non corrisponde pienamente a ciò che Gesù si aspettava. Gli Apostoli hanno lasciato le reti, ma non hanno lasciato le loro umane aspettative, il loro modo di pensare e di agire, la loro visione delle cose. 

Ricorderemo che Gesù ha fatto fatica su questo punto, e ciò non si è potuto realizzare in Pietro e negli Apostoli prima del giorno di Pentecoste, quando lo Spirito Santo ha finalmente prodotto la conversione, necessaria per lasciare veramente tutto, come Gesù si attendeva. Gli Apostoli non erano riusciti con le loro forze a cambiare la propria umana visione su varie questioni. Per esempio, sul tipo di Messia (che aspettavano come Liberatore politico); sul desiderio di primeggiare, e tante altre cose. Gesù fu anche parecchio severo con loro su questi punti, con parole forti di rimprovero; e a Pietro un giorno non esitò a dire: “Via da me, Satana; tu non pensi secondo Dio, ma pensi secondo gli uomini” (Mt 16,23).

Questa è una questione molto importante anche per noi. Anche noi abbiamo “lasciato tutto”, ma forse siamo anche noi nella situazione degli Apostoli: Abbiamo lasciato casa, famiglia, affetti, ma non come Gesù si aspettava, e si aspetta specialmente oggi, nel contesto delle complesse sfide pastorali con le quali dobbiamo confrontarci.

Ricorderemo che questo è molto importante per Papa Francesco, che spesso ritorna su questo punto, specialmente quando si rivolge ai Sacerdoti. Entrando nel tempo quaresimale, e nello spirito sinodale del vostro piano pastorale, penso che possiamo insieme interrogarci oggi sul tipo di scelte che animano il nostro servizio sacerdotale. Abbiamo lasciato tutto, ma forse non abbiamo ancora lasciato ciò che sta più a cuore a Gesù.

Perciò, nell'atmosfera di preghiera che anima questa celebrazione eucaristica, insieme domandiamo alla Madonna di Ta' Pinu, tanto cara a voi e a me, di continuare il nostro cammino di conversione ogni giorno, come il Signore Gesù si attende da noi. 

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Nella prima lettura c'è un altro elemento che mi colpisce, e cioè il riferimento specifico allo Spirito Santo, come agente primario del cammino di evangelizzazione di una comunità cristiana. Lì Pietro parla di “coloro che hanno portato il Vangelo mediante lo Spirito Santo” (1 Pietro 1,12).

Questo per me è un punto fondamentale. Non possiamo considerarci alla stregua di operatori sociali o di amministratori di Istituzioni civili. Nel cammino che facciamo di servizio alla Chiesa e al Regno di Dio, dovremmo sempre aver presente che lo Spirito di Dio è il primo agente della evangelizzazione e del ministero che la Chiesa di Dio è chiamata a svolgere per la società di oggi. 

Come ho già detto altre volte – e in particolare nel giorno della Veglia di Pentecoste dello scorso anno, il mio motto episcopale è Veni Sancte Spiritus. Durante questo periodo della mia vita - in cui per 45 anni ho cercato di servire la Chiesa come Rappresentante del Santo Padre - in varie circostante ho potuto sperimentare la presenza e la grazia dello Spirito Santo che ci accompagna. Molte volte mi rivolgo a lui durante la giornata con questa semplice invocazione del mio motto episcopale “Vieni Santo Spirito“. Vorrei invitare anche voi a fare lo stesso e ad essere aperti alle Sue ispirazioni.



Carissimi fratelli e sorelle, apriamo il nostro cuore alla Parola di Dio, proclamata dalla Chiesa oggi, e lasciamo che essa ci accompagni, ci ispiri e ci trasformi, oggi e sempre. Durante questa Santa Messa, insieme a voi domando che la Diocesi di Gozo, che si è sempre distinta per Sacerdoti esemplari ed evangelizzatori infaticabili, possa continuare a generare Sacerdoti santi, che abbiano a cuore di evangelizzare non solo a Gozo, ma dappertutto dove lo Spirito Santo li invierà. Penso che questo sia il modo migliore per prepararsi alla Quaresima che comincia domani, e ad accogliere Papa Francesco.

Una volta di più ci tengo a dirvi un grande grazie, per tutte le volte che mi avete accolto qui, sempre con grande fraternità. Grazie a tutti voi per la preziosa testimonianza, che rendete in questa bella Chiesa locale. Grazie per la collaborazione che mi avete offerto, specialmente al momento delle consultazioni per la nomina del nuovo Vescovo. Mi affido alla Madonna di Ta' Pinu e alle vostre preghiere.


La visita di don Sandro alla Diocesi di Gozo, durata una intera giornata, ha avuto diversi momenti che sono stati ripresi con un lungo video dal quale è stato tratto la clip seguente.



SANTA MESSA DI CONGEDO alla Basilica di San Paolo in RABAT 

(12 marzo 2022) 

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PAROLE DI COMMIATO 

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Miei cari Fratelli e Sorelle, nei giorni scorsi, quando pensavo alla celebrazione liturgica di oggi, mi sono tornati alla mente molti bei ricordi di esperienze che ho vissuto qui… Tante volte sono venuto in questa bella Basilica, come semplice fedele, per ispirarmi al grande Apostolo delle Genti: qualche volta dentro la Basilica, molte volte fuori la chiesa, sulla piazza antistante, per soffermarmi in preghiera. 

E poi, sono venuto per tanti eventi che hanno avuto luogo qui … Penso alla Processione nel giorno della Festa di San Paolo … Penso alle Messe che ho presieduto per tante occasioni parrocchiali o diocesane… Sempre ho tratto molte ispirazioni dalle conversazioni che ho avuto con voi. 

Perciò, oggi soprattutto, sento il dovere di rendere grazie al Signore della Storia per tutto ciò che ho potuto sperimentare qui.

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Delle molteplici circostanze che hanno accompagnato la mia partecipazione alla vita della parrocchia, vorrei soprattutto menzionarne due-tre, che resteranno con me per sempre nel ricordo 

La prima è quella che riguarda la elevazione della chiesa parrocchiale a Basilica Minore. Ricordo con emozione che fin dal primo incontro, circa cinque anni fa l’Arciprete Louis Suban e il compianto venerato Mons. John Azzopardi mi presentarono il loro vivo desiderio a questo proposito. Risposi che condividevo pienamente l’iniziativa, per l'importanza della Parrocchia e della città di Rabat, e soprattutto per il fatto che proprio da qui si è irradiata la fede cristiana a Malta, attraverso la presenza e la predicazione di San Paolo. Sapete bene che feci la mia parte, specialmente quando al termine della fase arcidiocesana di studio e di valutazione, si trattò di presentare la supplica alla Santa Sede. Fu gioia grande il 4 aprile 2020, quando arrivò il Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, che condivisi soprattutto con l’Arciprete Suban e i suoi più stretti Collaboratori.

C’è poi un secondo evento che pure vorrei ricordare brevemente. Nel mese di aprile 2018, cioè ben prima che arrivasse il titolo di Basilica Minore, mi trovavo in Italia per impegni di ufficio, e con molta sorpresa ricevetti un messaggio dell'Arcivescovo Scicluna, con il quale mi veniva trasmesso il Decreto di nomina a Canonico Onorario del Capitolo della Collegiata. Risposi subito che ne ero molto onorato, per ciò che la Parrocchia significava per me, e per ciò che San Paolo rappresenta per Malta e per la Chiesa universale.

Un altro evento vorrei pure richiamare, ed è quello dell’estate scorsa (4 agosto 2021), quando venni a conoscenza del trasferimento dell’Arciprete Suban alla Basilica di Sant'Elena in Birkirkara; e della nomina di Don Joseph Mizzi a suo successore. Mi dispiaceva parecchio di “perdere” il Parroco che stimavo tanto; ma al tempo stesso ero felice per lui, perché era trasferito ad una comunità parrocchiale come quella di Birkirkara, che è tra le più importanti dell’Arcidiocesi. In ciò vedevo l'apprezzamento delle Autorità diocesane per le sue qualità, il suo stile sacerdotale, la sua saggezza pastorale.

Fui ben contento della nomina di Don Joseph Mizzi a suo successore, perché di lui avevo sempre raccolto positivi apprezzamenti, specialmente per ciò che riguarda il dinamismo del servizio sacerdotale, la sua cordialità, il suo impegno per incontri personali con i parrocchiani. Questo ho visto confermato durante questi mesi. Perciò, caro Arciprete, mi è caro dirle anche pubblicamente la grande stima che ho per lei, e al tempo stesso assicurarle la mia preghiera per l’impegnativo ministero al quale l'Arcivescovo Scicluna l’ha chiamata a Rabat.

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A tutti voi, cari Fratelli e Sorelle, una volta di più ci tengo a rinnovare viva gratitudine per l'amicizia fraterna che sempre mi avete manifestato. 

Come sapete, questa non è solo una Messa di Congedo per i cinque anni di servizio a Malta, ma è anche Messa di Ringraziamento per i 45 anni di servizio che ho vissuto come Rappresentante Pontificio (di cui 23 come Nunzio Apostolico). 

Dopo andrò in pensione. Come per tutti coloro che si preparano a lasciare un servizio attivo, non posso nascondere un po’ di apprensione per la nuova fase di servizio alla Chiesa che mi aspetta … Certamente anche per me vale quello che spesso si dice per i Sacerdoti anziani, e cioè che un Sacerdote non va mai in pensione, perché c’è sempre tanto da fare nella Vigna del Signore. Tuttavia per me si tratta di una fase di vita completamente nuova, dopo 45 anni in giro per il mondo. Per questo, consentitemi di dire che conto molto sulla vostra preghiera al grande Apostolo delle Genti, perché sia Lui a conservarmi sempre quel fuoco di evangelizzazione che deve animare la vita di un Sacerdote. Grazie. Arrivederci …. a quando Dio vorrà!

OMELIA

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Il brano di Vangelo che la Liturgia di quest'oggi propone alla nostra meditazione è una pagina molto nota del Vangelo di San Luca: la Trasfigurazione di Gesù dinanzi a Pietro Giacomo e Giovanni. Una pagina che conosciamo bene, che abbiamo ascoltato tante volte, e che spesso vediamo proposta alla nostra riflessione spirituale in icone e quadri delle nostre chiese.

Mi domando insieme a voi come mai per questa seconda domenica del cammino quaresimale la Liturgia ha scelto questa pagina. La risposta può venire abbastanza facile da due elementi che vorrei evidenziare per la nostra riflessione.

C'è anzitutto un elemento scenico (o se vogliamo video). Gesù si trasfigura dinanzi agli apostoli Pietro Giacomo e Giovanni, e accanto a Lui compaiono i massimi rappresentanti dell'Antico Testamento: da una parte c’è Mosè, il Legislatore, la guida carismatica del popolo eletto; dall’altra c’è Elia, il più grande dei Profeti. Ma Gesù è al centro della scena. Questo è molto significativo specialmente nelle culture orientali, dove stare al centro significa mettere in risalto l’importanza di una persona.

C’è poi un elemento audio. Si ascolta una voce: “Questo è il Figlio mio prediletto. Ascoltatelo”. 

Ora proprio questo è lo scopo del cammino quaresimale. Siamo chiamati a mettere Gesù al centro della nostra vita, con più consapevolezza, e siamo chiamati ad ascoltarlo. In altri termini, a vivere secondo la Sua parola ogni giorno, nelle scelte di vita quotidiana che siamo chiamati a fare.

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Come possiamo attualizzare questi due inviti che ci vengono dal Vangelo di oggi? La risposta mi pare molto semplice. Riusciremo a vivere in pienezza il cammino quaresimale, se Gesù sarà veramente il centro della nostra vita e se ascolteremo la Sua parola. E cioè, se riusciremo a modellare la nostra vita secondo i Suoi criteri e il Suo esempio, a pensare e agire come Lui, in ogni momento della nostra vita.

Ricordo che quando da giovane Sacerdote presentavo simili riflessioni a un Gruppo di catechesi, una persona molto seria e molto pia mi chiese: “Padre, potrebbe darci qualche indicazione concreta su cosa possiamo fare, per vivere secondo il modello di Gesù?”. Risposi - e altrettanto faccio oggi - che nella vita di Gesù possiamo vedere soprattutto due aspetti, che sono molto importanti per la nostra vita: c’è una dimensione verticale della Sua spiritualità, e una dimensione orizzontale.

La dimensione di spiritualità verticale che ci viene da Gesù è il Suo esempio di preghiera. Prega molto, e prega bene. Si alza presto al mattino per fare la Sua preghiera al Padre Celeste. Spesso si ritira appartato in preghiera. Prima di ogni momento importante, cura anzitutto di alzare gli occhi al cielo e presentare le Sue necessità. E questo non soltanto nei momenti lieti della Sua vita, ma anche nei momenti tristi, come possiamo vedere nei giorni della Passione ... Altrettanto dobbiamo fare noi, specialmente durante la Quaresima. Dobbiamo pregare come Gesù. Dobbiamo pregare di più, in termini di quantità; e pregare meglio, in termini di qualità.

C'è poi la dimensione di spiritualità orizzontale della vita di Gesù. La Sua esistenza non è soltanto rivolta costantemente verso il Padre celeste, in preghiera. Attua anche una dimensione di servizio, disponibilità, solidarietà, preoccupazione per gli altri. 

Per questo Egli disse “Non sono venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita per molti” (Mt 20,28). Questa attenzione di servizio ha sempre mostrato verso tutti, specialmente verso le fasce più deboli. Verso i poveri, i malati, i lontani. Ma non soltanto i poveri in senso materiale, ma anche i poveri in senso spirituale. E cioè, quelli che più hanno bisogno di una parola di sostegno e di conforto.

Anche questa dimensione di spiritualità orizzontale Gesù domanda a noi nel cammino di conversione quaresimale. Anzi, ci ripete pure che proprio su questo saremo giudicati alla fine dei tempi. A coloro che inviterà nella sua gloria, dirà: “Venite, benedetti del Padre mio, … perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi (Mt 25,34-36).

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Miei cari fratelli e sorelle, conosco bene la grande devozione che anima la nostra parrocchia verso Paolo Apostolo, che realizzò in pienezza la sua conversione quando incontrò Gesù sulla via di Damasco. L’augurio e la preghiera è che come lui anche noi possiamo incontrare Gesù durante questa Quaresima. E convertirci alle due dimensioni di vita spirituale che animarono Gesù, e sul Suo esempio San Paolo e i grandi Santi della storia cristiana. Amen.


SANTA MESSA DI CONGEDO alla CATTEDRALE di Mdina, MALTA 

(18 marzo 2022) 

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PAROLE DI COMMIATO 

(Mdina, 18 marzo 2022)

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Mentre mi accingo a lasciare Malta e Gozo, sono lieto di aver poter vivere con voi questo momento di preghiera e di ringraziamento all’eterno Signore della Storia per il mio servizio qui di Rappresentante Pontificio per quasi cinque anni. 

Non mi è facile esprimere i sentimenti che si affollano nel animo. Perciò, con tutta semplicità, vorrei più che altro condividere con voi alcuni pensieri sparsi, che mi stanno accompagnando in queste settimane.

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La Provvidenza di Dio ha disposto che arrivassi a Malta in un momento di particolare importanza per la per la Chiesa locale. Il pensiero va soprattutto agli eventi più importanti che hanno segnato questo cammino: la nomina del Vescovo Ausiliare di Malta, S.E. Mons. Joseph Galea Curmi; la nomina dell’allora Vescovo di Gozo a Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, e poi la sua elevazione al cardinalato, S. Em. il Card. Mario Grech; la nomina del Vescovo di Gozo, S.E. Mons. Anthony Teuma; la Commissione Paritetica per i Laptops nelle Scuole cattoliche; varie necessità legate alla implementazione degli Accordi con la Repubblica di Malta, stipulati a suo tempo; il lavoro intenso che c’è stato con e per il Comitato Consultivo per l’alienazione di beni ecclesiastici. Ovviamente, non posso non menzionare l’evento più importante, che è come il coronamento di questi cinque anni di servizio: la imminente Visita del Santo Padre Francesco, che come sapete era già in programma due anni fa nel 2020, e poi era stata rinviata a causa della pandemia tre volte. 

Tuttavia, guardando indietro con sguardo di insieme, trovo che, accanto a questi avvenimenti maggiori, ce ne sono stati altri meno eclatanti, più discreti, ma di primaria rilevanza per la missione che il Santo Padre mi aveva affidato. Mi riferisco in particolare ai contatti che ho potuto stabilire con tante Autorità civili e religiose, al fine di contribuire a promuovere una cultura di dialogo e un’atmosfera di reciproca fiducia.

Al tempo stesso, è stato un piacere per me visitare spesso Istituzioni diocesane, Parrocchie, Comunità religiose e Centri laicali. Mi avete accolto nelle vostre case e mi avete aperto il vostro cuore. Presso di voi e con voi ho avuto la possibilità di conoscere meglio la ricchezza di civiltà, le grandi tradizioni di fede e di fedeltà alla Sede Apostolica, la bellezza di queste Isole. 

Perciò, insieme al rendimento di grazie all’Eterno Signore della Storia, mi è caro dirvi la mia profonda gratitudine per l’amicizia fraterna che mi avete offerto, la comprensione che ho trovato, il sostegno e la vicinanza spirituale con cui mi avete accompagnato, il buon esempio che mi avete dato, anche in circostanze talvolta delicate. 

A tutti e a ciascuno di voi – e, attraverso voi, a tutto il popolo di Dio che è in Malta e Gozo lasciate che ripeta: grazie, grazie di tutto, grazie di cuore.

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Ora è tempo di dirci arrivederci. Per me non è facile, dopo questi anni di intenso servizio. Come sapete, dopo Malta andrò in pensione. Come per tutti coloro che si preparano a lasciare un servizio attivo, non posso nascondere un po’ di apprensione per la nuova fase di servizio alla Chiesa che mi aspetta … Certamente anche per me vale quello che spesso si dice per i Sacerdoti anziani, e cioè che un Sacerdote non va mai in pensione, perché c’è sempre tanto da fare nella Vigna del Signore. Tuttavia, per me è una fase di vita completamente nuova, dopo tanti anni in giro per il mondo. Mi sento un po’ nella situazione di Abramo: chiamato ad iniziare una nuova “avventura”, che si aggiunge - ora che non sono più in verde età - a quelle che ho vissuto in quarantacinque anni di servizio nelle Rappresentanze Pontificie. 

Al Santo Padre ho detto pure che due parole chiavi accompagnano la mia riflessione durante questi giorni. La prima è Getsemani. Mi sento un po' come Gesù nel Getsemani: come Lui, affido tutto nelle mani di Dio, e con Lui durante questi giorni ripeto spesso “Sia fatta la Tua volontà”. L’altra parola chiave è kairós: si tratta di una opportunità che lo Spirito di Dio mette sul mio cammino, per un nuovo inizio, da accogliere con fede, e vivere con rinnovato impegno di fedeltà alla Chiesa e al Santo Padre. 

Confido molto nella vicinanza affettiva e spirituale degli amici e delle persone che mi vogliono bene. E nelle vostre preghiere. Sono certo che vorrete accompagnarmi con preghiera intensa. Vi chiedo di pregare spesso per me il grande Apostolo Paolo e San Giorgio Preca, che sono stati Compatroni del mio servizio a Malta. 

Vi chiedo pure di pregare spesso per me lo Spirito Santo, che è il celeste Patrono del mio ministero episcopale. Come sapete, il mio motto episcopale è “Veni Sancte Spiritus”. Vi domando di invocarLo spesso con questa preghiera, insieme a me. È una preghiera breve, facile da ricordare. Sono sicuro che porterà molti buoni frutti: non solo per me, ma anche per voi e la Chiesa di Dio che è in Malta. Amen!

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OMELIA

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Con i primi Vespri di oggi, si apre un grande giorno per la Chiesa Universale: Solennità di San Giuseppe, Sposo della Vergine Maria e Patrono della Chiesa Universale. 

Per la nostra meditazione, vorrei proporre qualche breve riflessione sulla figura e sull'insegnamento di San Giuseppe, così come ci vengono presentati dai pochi passi di Vangelo che parlano di lui. 

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Mi colpiscono soprattutto due aspetti. In primo luogo, egli appare nei momenti chiave dell'infanzia di Gesù, ma di lui non è registrata neppure una parola. In secondo luogo, si sottolinea sempre la sua piena disponibilità a fare la volontà di Dio. 

Così avviene anche nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato. Giuseppe si trova dinanzi ad una situazione umanamente imbarazzante: Maria, sua promessa sposa, attende un bambino. Egli si domanda, come farebbe ogni uomo, cosa deve fare. Riceve un sogno, rivelatore dei disegni di Dio: “Non temere Giuseppe. Ciò che è avvenuto è opera dello Spirito Santo”. E la sua risposta è pronta e incondizionata: “Fece come l'angelo del Signore gli aveva ordinato”. 

In questo senso possiamo capire una piccola nota dello stesso brano, ove si dice: “Era un uomo giusto”. Qui giusto non è da intendersi nel senso di giustizia distributiva, e cioè di dare a ciascuno il suo. Qui “giusto” significa che Giuseppe era un uomo pio: uomo sempre alla ricerca della volontà di Dio. In altre parole, anche per Giuseppe, come per Maria sua sposa, alla base della sua vita c'è anzitutto un atteggiamento di fede, come ci viene suggerito dalla seconda lettura. Fede è fidarsi di Dio sempre, in ogni circostanza. Anche e soprattutto nelle difficoltà. Fede è sperare contro ogni speranza, nella rinuncia ai criteri dell'uomo, per un completo abbandono ai criteri di Dio. 

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Nei giorni scorsi, pensando a questa celebrazione, mi chiedevo che cosa può dire in concreto a noi oggi l'esempio di Giuseppe. Vorrei limitarmi a presentare qualche pista di riflessione.

Prima pista. Giuseppe è una persona che confida nel Signore. Egli ci dice che - quali che siano o che saranno le difficoltà che incontreremo - il nostro impegno di vita cristiana e il contributo che vogliamo dare a livello ecclesiastico e civile per il bene del Paese, devono nutrirsi soprattutto di fede e di preghiera. Come farebbe ogni figlio, che sa di avere un padre che si preoccupa di lui, dobbiamo presentare a Dio, che è nostro Padre celeste, le nostre ansie, le nostre difficoltà, le nostre speranze, i nostri desideri, i nostri progetti. Sempre, e specialmente nei momenti di prova e di difficoltà. Questo vogliamo fare oggi. Vogliamo pregare specialmente per la pandemia, per la guerra in Ucraina, per le prossime elezioni, per me che sto terminando la mia missione a Malta. 

Seconda pista. L'esempio di Giuseppe, è di un uomo laborioso, che accompagna lo spirito di fede con lavoro intenso, Umile e responsabile, ci dice che ciascuno deve avvertire il dovere di fare la sua parte, nella Chiesa e nella società. Nessuno deve esimersi da questa responsabilità. Ciascuno deve sentirsi chiamato da Gesù, il Maestro, a fare buon uso dei talenti ricevuti. Con serietà e responsabilità. Perché, come dice il proverbio: “Una casa grande si costruisce con piccoli mattoni”. 

Terza pista. La vita di Giuseppe, uomo giusto, che cerca di conformare sempre le sue scelte ai criteri di Dio, ci invita ad orientare il nostro impegno e la nostra ricerca, secondo i criteri di Dio… Anche noi, secondo le migliori tradizioni del popolo maltese, siamo chiamati a cercare nel Padre celeste e nella Parola di Gesù, il riferimento costante per le questioni che dobbiamo affrontare. 

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Miei cari Fratelli e Sorelle, affido queste semplici riflessioni alla celeste protezione di San Giuseppe, di Maria Madre della Chiesa, di San Paolo Apostolo, Patrono di Malta. Attraverso la loro intercessione, prego per il Santo Padre Francesco, che presto potremo accogliere a Malta, per i Vescovi maltesi, per i degni sacerdoti che li accompagnano nell'esercizio del loro ministero episcopale, per tutti e per ciascuno di voi. Per tutti auspico abbondanza di benedizioni e di grazie, per il bene della Chiesa di Dio che è in Malta, e della Chiesa Universale. Amen!



SANTA MESSA DI CONGEDO alla Comunità parrocchiale italiana di SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA 

(La Valletta, Malta, 20 marzo 2022)




FAREWELL RECEPTION (Ricevimento di Congedo) 

(Rabat, Malta, 22 marzo 2022) 


ADDRESS OF THE APOSTOLIC NUNCIO DURING THE RECEPTION ON THE COMPLETION OF HIS DIPLOMATIC MISSION IN MALTA AND LYBIA

(Malta, 22 March 2022)

Mr President of the Republic of Malta,

Madam President Emeritus of the Republic of Malta,

Dear Dr. Lydia Abela (Spouse of the Hon. Prime Minister),

Mr Minister for Foreign and European Affairs,

Dear Ambassadors and Members of the Diplomatic Corps,

Your Grace, Archbishop of Malta,

Your Excellencies, Brother Bishops, 

Distinguished Representatives of Religious Communities,

Ladies and Gentlemen,

First of all, I would like to say a big thank you to each and every one of you for your presence at this Reception, which gives me the opportunity to bid my personal farewell, at the end of my diplomatic mission.

1. Already before my arrival in Malta five years ago, I had heard many times that relations between the Holy See and the Republic of Malta were characterized by bonds of shared concern and interests. This evening, at the end of my mission, I am happy to have personally experienced all that in these years of intense service. A concrete sign of the excellent relations between Malta and the Holy See are the Agreements signed and ratified between 1985 and 1993; as well as the frequent Visits of the highest Maltese Authorities to the Vatican and of Dignitaries of the Roman Curia to Malta.

2. I would like to add that God's Providence has given me the opportunity to arrive in Malta at a time of particular importance for the local Church. I am thinking above all of the most important events that have marked this journey and in particular the appointments of Bishops that have taken place, and of course the imminent Visit of the Holy Father, Pope Francis.

3. Moreover, looking back at these past years, I find that, aside from these major events, there are other accomplishments, certainly more discrete, but nevertheless of great importance for the diplomatic mission entrusted to me by the Holy Father. I think, in particular, of the contacts established with many civil and religious authorities in order to promote a culture of dialogue and an atmosphere of mutual trust. In my view, this was and remains a priority, if one truly cares about the progress of these islands and the development of these populations.

4. Now, as I am leaving Malta, allow me to express my heartfelt gratitude to all of you. I am truly honored this evening to note the participation of President George Vella, and that of President Marie Louise Coleiro Preca to whom I presented the credentials five years ago; the Minister for Foreign and European Affairs, Evarist Bartolo; Minister Carmelo Abela, whom I first met at the Ministry for Foreign Affairs, when I arrived in Malta. Together with them, I would like to thank the Prime Minister Hon. Robert Abela and all the civil authorities for the attention they have always had for me and the Holy See.

A special thanks to the Collaborators of the Apostolic Nunciature, those past and present; to the Representatives of the various Religious Confessions; to the colleagues of the Diplomatic Corps, whom I warmly thank for the souvenir they presented to me; to Archbishop Charles J. Scicluna, President of the Episcopal Conference; to the Archbishop Emeritus Paul Cremona OP; to Cardinal Mario Grech and to the brother Bishops; to the brothers in the priesthood, to the Religious, and to the many friends who have accompanied and supported my mission.

To all of you, I wish to extend my sincere gratitude for the fraternal friendship you have offered me.

5. I also thought of offering you a small souvenir at the end of my mission. And so, thanks also to the generosity of the Maltese Episcopal Conference, you will be given a recently published book. It is a short monograph which people of good will wanted to pen about my service in Malta and Libya. With pleasure, I accepted this initiative, in which I have seen above all the intention to leave something written about the modest contribution, which, by the grace of God, I was able to offer in these years.

6. Again, thank you all. I am leaving with fond memories of these years. I wish each of you all the best in your activities. I am confident that we will have the opportunity to meet again in the future and develop our friendship. Thank you.