mercoledì 25 luglio 2018

La visita a Carini del Vescovo titolare


A 20 anni dalla nomina a Vescovo titolare di Carini, antica sede episcopale siciliana documentata al VI secolo nell’epistolario di San Gregorio Magno, Mons. D’Errico ha visitato il luogo a cui fu apostolicamente legato dal Santo Padre Giovanni Paolo II nel 1998 all’inizio del cammino pastorale di Nunzio Apostolico.
In giro per il mondo in questi due decenni, per le Nunziature del Pakistan, della Bosnia ed Erzegovina e Montenegro, della Croazia e da un anno di Malta e Libia, l’arcivescovo Alessandro ha avuto finalmente occasione di visitare la sua sede apostolica titolare, per la letizia sua e della comunità ecclesiale locale di Carini che partecipa al vescovato di Monreale per le cure pastorali e che da oltre un cinquantennio non riceveva visite dai suoi vescovi titolari.
La visita ha assunto connotazioni religiose e storiche ed ha avuto momenti di grande condivisione spirituale. Mons. D’Errico ha vissuto intensamente i giorni delle sua visita ospite del vescovo di Monreale e della comunità ecclesiale e civile di Carini, nello scambio delle comunicazioni che riguardano il suo impegno di rappresentante del Santo Padre nell’area del Mediterraneo, interessata dalle dinamiche geopolitiche ed umanitarie che riguardano l’arcipelago maltese e la nazione libica; e nell’approfondimento della conoscenza del patrimonio storico-culturale che riguarda Carini, Monreale ed il territorio siciliano circostante.
I momenti della visita, ottimamente organizzata dalla comunità accogliente, sono stati ampiamente descritti e commentati dallo stesso Mons. D’Errico sulla sua pagina social, in dialogo continuo ed entusiastico con i contributi scritti, fotografici e in video, dei molti amici e media che lo hanno seguito nei giorni siciliani e nelle celebrazioni religiose e civili che si sono svolte numerose ed ampliative del programma ufficiale.
Di seguito leggiamo per primi i discorsi dell'arcivescovo Alessandro nel testo personale e la descrizione dei momenti significativi della visita. Seguirà poi la presentazione cronologica delle attività svolte dalla fine di Giugno a Malta prima della visita a Carini.

VISITA A CARINI
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OMELIA alla CHIESA MADRE
(Sabato, 21 luglio 2018)
Nei giorni scorsi mi domandavo quale messaggio potevo proporre a voi in questa Santa Messa. Mi sono detto che forse era meglio presentare qualcosa di pratico, che potesse approfondire la nostra reciproca conoscenza e alimentare la comunione di affetto e di preghiera che ci lega.
E così, dopo riflessione e preghiera, ho pensato che era meglio lasciare a domani un commento sulle letture bibliche e cercare di concentrarmi oggi su qualche elemento che fosse più consono a questa specifica circostanza. Sicché, vorrei presentare tre brevi riflessioni su argomenti che spero possano servire a tale scopo.

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In primo luogo, penso che molti vi sarete domandati com’è nata la mia nomina ad Arcivescovo titolare di Carini. È molto semplice. Eravamo nell’autunno del 1998. Ero allora in servizio alla Nunziatura Apostolica in Po-lonia, e il Papa di allora - San Giovanni Paolo II - mi aveva chiesto di essere Nunzio Apostolico (e cioè suo Rappresentante) in Pakistan e Afganistan, ele-vandomi al tempo stesso alla dignità di Arcivescovo, come si usa fare per i Nunzi Apostolici.
Stavamo preparando la pubblicazione della nomina, quando ricevetti una telefonata dalla Congregazione per i Vescovi, dall’allora Segretario della Congregazione, oggi Cardinale Francesco Monterisi, che mi chiedeva se avessi qualche preferenza per la sede titolare che doveva essermi assegnata, specificando che ovviamente non si trattava di governo pastorale, ma semplicemente di avere un riferimento a uno specifico territorio ecclesiastico, secondo l’antica tradizione della Chiesa. Risposi che francamente non ci avevo pensato e perciò forse era meglio che fosse lui stesso a propormi qualche sede. Egli mi feci tre-quattro nomi di sedi allora vacanti, e quando mi parlò di Carini, mi bastò sapere che essa è tra Palermo e Monreale. E così accettai Carini, con grande gioia.
La cosa più interessante però è un’altra. Qualche giorno dopo la pubbli-cazione della nomina (che avvenne il 14 novembre 1998), alcuni amici studiosi di storia locale della mia città natale (Frattamaggiore, in provincia di Napoli), mi dissero che questo era stato provvidenziale, perché tra Carini e Fratta-maggiore c’era già una consolidata connessione, che risaliva a un famoso poe-ta frattese vissuto nell’Ottocento, Giulio Genoino. Genoino tra l’altro fu autore di numerose canzoni, sia in italiano che in napoletano, la più famosa delle quali è Fenesta ca lucive. Come forse saprete, questa canzone è diventata ancora più conosciuta negli anni ‘70 del secolo scorso, perché entrò in due film di Pier Paolo Pasolini. Ora questa canzone (con il testo del Poeta frattese Giulio Genoino) si rifà ad un antico poema siciliano, ispirato al Castello di Carini e alla triste storia della Baronessa di Carini. “Quanto è piccolo il mondo. Sì, è stato proprio provvidenziale”, dissi ai miei amici. E ancora oggi sono ben feli-ce che si possa iscrivere anche il mio nome accanto a quello del grande Giulio Genoino, nello sviluppo delle relazioni tra quest’antica sede e Frattamaggiore.

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Vorrei ora passare al secondo punto di queste brevi riflessioni di presentazione e di condivisione. Come ho menzionato, nel novembre 1998 accettai di diventare Nunzio Apostolico e Arcivescovo titolare di Carini. Ricevetti l’ordinazione episcopale il 6 gennaio 1999 direttamente da San Giovanni Pao-lo II. Poi, nel febbraio successivo, raggiunsi Islamabad in Pakistan, per la mia prima missione di Rappresentante Pontificio, appunto in Pakistan e Afgani-stan. Erano anni difficili per le minoranze cattoliche di quei Paesi, e le diffi-coltà aumentarono due anni dopo, nel 2001, quando - dopo l’attentato alle torri gemelle di New York, dell’11 settembre di quell’anno - gli americani organizzarono una coalizione militare per liberare l’Afganistan dall’allora regime radicale islamico. Tuttavia di quegli anni conservo un caro ricordo, per ciò che ho potuto vivere in circostanze veramente molto delicate, e per l’esempio che ho ricevuto da quelle comunità travagliate. Eravamo veramente in zone di frontiera, e a guardare oggi qualche foto (sempre circondato da persone armate, per motivi di sicurezza), resto ancora emozionato e pieno di gratitudine a Dio per quelle esperienze che ho potuto vivere.
Alla fine del 2005, Papa Benedetto XVI mi chiese di andare a Sarajevo, suo Rappresentante in Bosnia Erzegovina e successivamente anche in Montenegro (dal 2010): altri sette anni, che passarono molto in fretta. Era un periodo di grandi trasformazioni sociali, dopo la guerra degli inizi degli anni ’90, che aveva portato alla disgregazione dell’ex-Yugoslavia. Anche in Bosnia Er-zegovina e Montenegro le comunità cattoliche erano minoritarie, e il nostro impegno fu soprattutto di assicurare per esse un quadro giuridico definito, at-traverso la stipulazione di Accordi-quadro con i Governi, che assicurassero eguali diritti e doveri rispetto alle comunità religiose maggioritarie.
Nel 2012 Benedetto XVI nominò Nunzio Apostolico in Croazia, per continuare da Zagabria - che per i cattolici croati dei Balcani è il punto di riferimento principale - ciò che avevamo cercato di realizzare e di seminare a Sa-rajevo e Podgorica. La differenza principale era che per la prima volta potevo svolgere la mia missione di Rappresentante Pontificio in un Paese a grande maggioranza cattolica, pur restando nel contesto balcanico, che ormai cono-scevo bene.
Passai in Croazia cinque anni molto intensi, fino a quando lo scorso an-no Papa Francesco pensò a me per il ruolo di suo Rappresentante a Malta e in Libia, che - come sapete - costituiscono centri rilevanti nel Mediterraneo per questioni che spesso si dibattono a livello internazionale.
A questo punto, immagino che qualcuno tra voi si domanderà: “Ma in concreto, cosa fa un Nunzio Apostolico? Quali sono il suo ruolo e le sue at-tività, come Rappresentante del Santo Padre?” In breve, direi che la mis-sione del Rappresentante Pontificio si articola in tre compiti:
Il primo e quello diplomatico: e cioè, quello di rappresentare il Santo Padre e la Santa Sede presso gli Stati e le Organizzazione Internazionali, analogo a quello di altri Ambasciatori. Il secondo compito è più specificamente ecclesiale: il Nunzio ha una missione presso la comunità cattolica del Paese al quale è inviato; una funzione di coordinamento a livello locale, di ponte tra le comunità cattolica locali e il Governo centrale della Chiesa. Il terzo compito è ecumenico e interreligioso perché dopo le incomprensioni del passato, oggi si insiste molto sulla necessità di un dialogo con le culture e con le religioni.
Forse è utile chiarire soprattutto la terminologia. La parola Nunzio, di origine latina, significa messaggero, inviato. La parola Apostolico fa riferimento al Papa e alla sua missione. Perciò un Nunzio Apostolico è l’Inviato del Papa, il Rappresentante del Santo Padre, e spesso è chiamato l’Ambasciatore della Santa Sede. Tuttavia, dire che il Nunzio Apostolico è “Ambasciatore della Santa Sede” non afferma interamente la sua funzione e la sua missione, perché un Nunzio è Rappresentante del Papa non soltanto a livello diplomatico (come ho cercato di chiarire), ma anche a livello ecclesiale e di relazioni ecumeniche e interreligiose.

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A conclusione di queste riflessioni, nel contesto di preghiera di questa bella celebrazione eucaristica, consentitemi di aggiungere un terzo punto, che ritengo di grande importanza. E cioè, come forse avrete già notato, il ministero episcopale di un Nunzio Apostolico è per molti aspetti un servizio missionario, perché per sua natura si svolge fuori della propria patria, presso i popoli le Nazioni e le Chiese locali a cui è inviato. Ora, come per ogni ministero missionario, sono profondamente convinto che esso sarà tanto più efficace quanto più sarà accompagnato e sostenuto dalla preghiera delle persone che lo se-guono e gli vogliono bene.
Questo ho ripetuto sin dall’inizio del mio servizio episcopale, nella mia parrocchia e nella mia diocesi d’origine, e dappertutto dove ho servito la Santa Sede. Ho sempre insistito sulla necessità di una preghiera che sostenga questo servizio. Ovviamente, sono certo che altrettanto avete fatto voi in questi anni per il vostro Arcivescovo titolare. Ora sono fiducioso che questi vincoli di preghiera si potranno ancor più rafforzare, dopo questo nostro incontro.
A questo proposito, vorrei pure far riferimento al mio motto episcopale. Come sapete, i Vescovi hanno uno stemma araldico, ove sono presentati in breve la loro origine e il loro programma pastorale. Sotto lo stemma, è pure indicato un motto che indica qualche elemento specifico della sua spiritualità. Ebbene, quando nel 1998 definii il mio stemma, per motto scelsi tre brevi parole, che sono: Veni Sancte Spiritus (Vieni Spirito Santo). Feci questa scelta per due motivi. Il primo, perché la mia elezione all’episcopato era maturata durante l’anno che il Papa di allora, San Giovanni Paolo II, aveva consacrato allo Spirito Santo nel cammino di preparazione al Terzo Millennio. Il secondo motivo è che ritenevo fondamentale accompagnare con la preghiera questo ministero, e anche invitare amici e conoscenti alla preghiera per me: una preghiera rivolta specialmente allo Spirito Santo, che è datore di vita e anima interna della Chiesa.
Perciò, questo vorrei raccomandare a voi questa sera, con tanto affetto e gratitudine. Rimanete uniti al vostro Arcivescovo titolare e sostenetelo, non solo con affetto e amicizia, ma soprattutto con la preghiera. Vi chiedo di pregare spesso per me lo Spirito Santo, che è il celeste Patrono del mio ministero episcopale. Vi domando di invocarlo spesso con questa preghiera semplice, insieme a me. E una preghiera breve, facile da ricordare. Veni Sancte Spiritus (Vieni Spirito Santo). Sono sicuro che porterà molti buoni frutti, non solo per me, ma anche per voi, per la nostra bella e amata Carini, per la Repubblica di Malta e per la Libia.
Amen.


VISITA A CARINI
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OMELIA alla PARROCCHIA
DEL SACRO CUORE DI GESÙ IN Carini
(Domenica, 22 luglio 2018)
Desidero anzitutto rinnovare al Parroco, il carissimo Don Giuseppe Billeci, viva gratitudine per l’invito che mi ha rivolto a presiedere questa Celebrazione Eucaristica, e al tempo stesso dire un grande grazie ai suoi Collaboratori e agli Operatori di pastorale per tutto ciò che hanno voluto preparare e organizzare per questo nostro incontro. Ho accolto volentieri l’invito, perché mi sembrava importante avere a Carini non soltanto una diretta conoscenza della Parrocchia della Chiesa Madre, ma anche di un più vasto contesto pastorale.
In questa Santa Messa domando per voi, cari fratelli e sorelle che partecipate con tanta devozione a questa solenne Liturgia, abbondanza di benedizioni e di grazie per ciascuno di voi, per le vostre famiglie, e specialmente per la testimonianza di fede che rendete in questa storica e importante città.

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Per la nostra meditazione, vorrei proporre qualche breve riflessione a partire del Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Contempliamo la scena. Siamo nella prima parte del ministero pubblico di Gesù, quando Egli ormai è già conosciuto e ricercato da folle numerose. Moltissimi vanno da Lui, perché avvertono che Egli non è un profeta tra i tanti, ma è il Profeta che parla con autorità, e soprattutto perché accompagna la sua parola e i suoi insegnamenti con tanti miracoli, che sono sempre un invito alla speranza e alla fiducia incondizionata in Dio. Poi, come spesso accade in circostanze di spontanea partecipazione popolare, non sempre riesce facile pensare agli aspetti organizzativi, e così può succedere anche, come in questo episodio, che si arrivi a sera inoltrata senza aver pensato a dove e cosa mangiare, né aver tenuto conto delle distanze che bisogna percorrere per far ritorno alle proprie case.
Questo è il contesto della pagina evangelica di oggi, che fa capire meglio la preoccupazione di Gesù per il necessario riposo degli Apostoli (nella prima parte del brano) e ancor più la nota dell’evangelista circa le folle che accorrevano a Lui, ove egli dice che Gesù “ebbe compassione di loro, perche erano come pecore senza pastore”.
Qui vorrei indicare il primo punto per la nostra meditazione. In questa pagina, abbiamo un’ulteriore conferma della compassione o misericordia di Gesù, che lo ha accompagnato e lo accompagna nel ministero pubblico. Sempre Egli si mostra compassionevole quando persone in necessità si rivolgono a Lui con cuore sincero. Spesso è Lui stesso ad avere l’iniziativa, come oggi; o come nel caso della vedova di Nain che piange la morte dell’unico figlio; o come nel caso del cieco nato, che non ha chi possa spingerlo nella piscina che opera la guarigione.
Altrettanto spesso Gesù accompagna le Sue manifestazioni di misericordia con una predicazione molto ricca e suggestiva, come per esempio quando racconta le grandi parabole della misericordia di Dio (quella del Figlio Prodigo o quella del Buon Pastore).
Sicché, il messaggio centrale della liturgia di oggi mi sembra abbastanza chiaro. Siamo inviatati alla speranza, alla fiducia senza limiti in Gesù, Figlio di Dio e nostro Signore, ricco di misericordia. Come spesso è ribadito dal Vangelo, soprattutto quando qualcosa non va per il verso giusto, possiamo andare da Lui, sicuri di avere attenzione, ascolto e compassione per le nostre necessità. L’unica condizione che Egli chiede da noi è di andare da Lui come i poveri del Vangelo, e cioè con la consapevolezza che da soli non posiamo fare nulla, e gridare la nostra fede in Lui, Maestro e Redentore. Perciò mi pare molto opportuno ripetere spesso nelle nostre giornate alcune frasi del Salmo che abbiamo proclamato: “Il Signore è il mio Pastore, non manco di nulla, se anche vado per valle tenebrosa non temo alcun male, perché tu sei con me”.

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Vorrei aggiungere anche un’altra breve riflessione, che ritengo molto importante. E cioè, Gesù non solo pratica e predica la misericordia di Dio, ma spesso invita pure noi a fare lo stesso. E cioè, ad essere anche noi compassionevoli e misericordiosi sempre, come Dio ha compassione e misericordia per noi.
Certamente ricorderete alcuni principi brevi che Gesù indica per la nostra vita quotidiana, facili da memorizzare, che dovremmo sempre ripetere a noi stessi: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. “Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15,12). “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,12), “Se fate del bene solo a coloro che vi fanno del bene che merito ne avrete no fanno così anche i pagani (Mt 5,46). Voi invece amati i vostri nemici, pregate per i vostri persecutori fatte del bene a coloro che vi fanno del male (Mt. 5,45)”.
Ovviamente Gesù sa bene che non è facile praticare la misericordia e il perdono, perché la nostra natura umana è decaduta, e in noi spesso abita ancora l’uomo vecchio: quello del così fan tutti, o del si è sempre fatto così; quello che ci rende più inclini alla vendetta e alla ritorsione; quello dell’occhio per occhio e dente per dente. Ma egli insiste nella sua predicazione sul perdono, sulla misericordia e sulla compassione, perché per Lui questa è una questione veramente importate e centrale. Così importante, da farne il segno distintivo della nostra fede e del nostro comportamento e del nostro essere cristiani: “Da questo riconosceranno che siete miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri come io vi ho amati” (Gv 13,35). E cioè, saremo riconosciuti per veri discepoli di Gesù non per le belle liturgie che siamo capaci d’organizzare, e neppure per l’abito che portiamo o per le decorazioni cristiane che adornano le nostre case e i nostri luoghi sacri, ma per la capacità di amare e perdonare sempre, o settanta volte sette come dice a Pietro.
E anzi, Egli aggiunge pure che proprio su questo dovremo rendere conto nel Giudizio Finale: Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero in carcere e mi avete visitato, ero forestiero e mi avete accolto, ecc. (Mt 25,35). In altre parole questa è la condizione necessaria per essere figli dell’Altissimo, che fa splendere il sole indistintamente sui buoni e sui cattivi.

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Non mi dilungo sulle applicazioni concrete che ne vengono per la vita di ogni giorno, che mi sembrano abbastanza ovvie. Solo vorrei ricordare che esse riguardano non soltanto la sfera delle nostre relazioni personali con i fratelli e le sorelle che incontriamo sul nostro cammino, ma riguardano anche la sfera pubblica e sociale, quando - come comunità cristiana - siamo chiamati a dare il nostro contributo per costruire una città migliore, più giusta, più aperta, più compassionevole, ispirandoci ai criteri di una civiltà dell’amore, dell’accoglienza, della compassione … Specialmente quando, come in queste settimane, spesso si dibattono spinose questioni d’accoglienza cristiana o respingimento pagano, per persone in necessità (… tanti profughi per esempio), che bussano alle nostre porte.
Ci accompagni e ci benedica nel nostro cammino Maria la Madre celeste ed ottenga per ciascuno di noi tanta luce e tanto coraggio per rendere sempre più credibile la nostra fede in Dio ricco di misericordia, che chiama anche noi ad essere segni e strumenti della Sua misericordia e compassione. Amen.


I MOMENTI DELLA VISITA A CARINI

18 luglio 2018. Con grande gioia nel fine settimana farò una breve VISITA ALLA MIA SEDE TITOLARE e al popolo di Dio che è in CARINI (in provincia di Palermo e Arcidiocesi di Monreale), che mi ha sempre accompagnato con grande affetto in questi anni di episcopato e di servizio del ministero petrino. Domando una preghiera per questa visita, alla quale attribuisco speciale importanza. Grazie

20 luglio 2018 . Visita alle CATACOMBE PALEOCRISTIANE DI CARINI, guidata dalla Chiarissima Professoressa ROSA MARIA CARRA BONACASA, Ispettrice Generale per le Catacombe della Sicilia Orientale


21 luglio 2018. Incontro con i Sacerdoti di MONREALE, insieme all'Arcivescovo MICHELE PENNISI.


21 luglio 2018. Visita al Duomo di Monreale


21 Luglio 2018. Messa Pontificale alla Chiesa Madre.


22 luglio 2018. Santa Messa alla PARROCCHIA DEL SACRO CUORE.


22 luglio 2018. Visita al CASTELLO DI CARINI, con il Sindaco e altre Personalità.


23 luglio 2018. VIDEO della BREVE INTERVISTA circa le RELAZIONI TRA FRATTAMAGGIORE e CARINI, attraverso "Fenesta ca luciva" di GIULIO GENOINO, alla Casa Comunale di Carini.

23 luglio 2018. Partenza da Palermo per il ritorno a Malta.



ATTIVITA’ A MALTA PRIMA DELLA VISITA A CARINI

27 giugno 2018. Incontro con il Sig . MICHEL PACE ROSS, Segretario amministrativo della Curia arcidiocesana di Malta, e il Il Sig . OLIVER CARUANA, Direttore dell'Ufficio informatico della medesima.


Rabat, Malta, 27 giugno 2018. Incontro con il MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI della Repubblica di Malta, On. Carmelo Abela, la gentile Consorte Sig.ra Melanie (Melanie Abela), e Collaboratori del Ministro.
- GRAZIE caro Ministro per il tempo che ha voluto dedicare a questo nostro incontro di oggi, che è stato ancora più significativo e importante per le questioni di cui abbiamo parlato, nel quadro attuale delle relazioni bilaterali e delle sfide che Malta si trova ad affrontare nella travagliata situazione mediterranea.


30 giugno alle ore 15:03. Pranzo in onore di S.E. Mons. CARLOS ALBERTO DE PINHO MOREIRA AZEVEDO, Delegato del Pontificio Consiglio per la Cultura, con la partecipazione di: S.E. Mons. Charles J. Scicluna, Arcivescovo di Malta; Mons. Louis Camilleri, Presidente del Capitolo Cattedrale; Mons. Aloysius Deguara, Presidente della Commissione per il Museo della Cattedrale; Mons. Gwann Azzopardi, Presidente dell’Archivio Diocesano e curatore del Museo di San Paolo (Rabat); Mons. Edgar Vella, curatore del Museo della Cattedrale; Mons. Victor Zammit, Pro-Rettore della Co-Cattedrale di San Giovanni Rev.do Don Alber Buhagiar, Rettore del Seminario Arcivescovile; Rev.do Can Brendan Gatt, Vicario Giudiziale; Mons. Hector Scerri, Vice-Decano della Facoltà Teologica.

30 giugno 2018. Festa patronale alla Parrocchia di San Paolo in Rabat (Malta). Solenne processione con la reliquia del Santo, Vespri solenni e Benedizione Eucaristica.


Rabat, Malta, 2 luglio 2018. Ricevimento del CORPO DIPLOMATICO per la partenza dell'AMBASCIATORE DI OLANDA, S. E. il Sig. JOOP NIJSSEN.


RABAT, MALTA, 4 luglio 2018. Incontro con il Rev. P. SANDRO OVEREND, OFM., Delegato del Ministro Generale O.F.M . per la Libia.


Rabat, 14 luglio 2018. Visita al Santuario della MADONNA DELLA GROTTA e all'annesso Convento domenicano. Incontro con la comunità domenicana, con la partecipazione del Rev.mo Superiore Provinciale, P. FRANS MICALLEF, 0.P, il Priore del Convento P. CHRISTOPHER CARUANA, O. P. e l' Arcivescovo emerito di Malta, S. E. Mons. PAUL CREMONA, O. P..

La Valletta, Malta, 15 luglio 2018. Santa Messa alla BASILICA DELLA BEATA MARIA VERGINE VERGINE del CARMELO in La Valletta, - in occasione dell' ANNIVERSARIO DELL ' INCORONAZIONE della venerata icona da parte del Capitolo Vaticano (del 15 luglio 1881) - con la partecipazione del Priore Generale dell'Ordine, del Priore Provinciale e del Priore del Convento.


DALL ''OMELIA DEL 15 LUGLIO 2018. (Santa Messa alla Basilica della Beata Maria Vergine del Carmelo In La Valletta, Malta): "Vorrei pure aggiungere che ho accolto volentieri l’invito anche per motivi più personali. Come forse saprete, sono originario della provincia di Napoli, e a Napoli la devozione alla Madonna del Carmine e la devozione dello Scapolare sono molto diffuse. Anzi, la parrocchia da cui provengo (in Frattamaggiore, diocesi di Aversa e provincia di Napoli) è dedicata proprio alla Madonna del Carmine. Sicché, celebrando con voi questa festa, ho l’occasione di unirmi ancora più solennemente ai Sacerdoti e ai pellegrini che oggi si recano alla mia parrocchia di origine, per cantare le lodi di Maria, affidare a Lei i loro progetti e le loro speranze, e domandare da Lei aiuto e protezione nelle diverse circostanze della vita". Alessandro D'Errico.


Alessandro D'Errico. 15 luglio alle ore 22:09 - SPIRITUALMENTE UNITO ALLA PARROCCHIA DI PROVENIENZA, PER LA FESTA PATRONALE DI MARIA SANTISSIMA DEL CARMINE.