A
20 anni dalla nomina a Vescovo titolare di Carini, antica sede
episcopale siciliana documentata al VI secolo nell’epistolario di
San Gregorio Magno, Mons. D’Errico ha visitato il luogo a cui fu
apostolicamente legato dal Santo Padre Giovanni Paolo II nel 1998
all’inizio del cammino pastorale di Nunzio Apostolico.
In
giro per il mondo in questi due decenni, per le Nunziature del
Pakistan, della Bosnia ed Erzegovina e Montenegro, della Croazia e da
un anno di Malta e Libia, l’arcivescovo Alessandro ha avuto
finalmente occasione di visitare la sua sede apostolica titolare, per
la letizia sua e della comunità ecclesiale locale di Carini che
partecipa al vescovato di Monreale per le cure pastorali e che da
oltre un cinquantennio non riceveva visite dai suoi vescovi titolari.
La
visita ha assunto connotazioni religiose e storiche ed ha avuto
momenti di grande condivisione spirituale. Mons. D’Errico ha
vissuto intensamente i giorni delle sua visita ospite del vescovo di
Monreale e della comunità ecclesiale e civile di Carini, nello
scambio delle comunicazioni che riguardano il suo impegno di
rappresentante del Santo Padre nell’area del Mediterraneo,
interessata dalle dinamiche geopolitiche ed umanitarie che riguardano
l’arcipelago maltese e la nazione libica; e nell’approfondimento
della conoscenza del patrimonio storico-culturale che riguarda
Carini, Monreale ed il territorio siciliano circostante.
I
momenti della visita, ottimamente organizzata dalla comunità
accogliente, sono stati ampiamente descritti e commentati dallo
stesso Mons. D’Errico sulla sua pagina social, in dialogo continuo
ed entusiastico con i contributi scritti, fotografici e in video, dei
molti amici e media che lo hanno seguito nei giorni siciliani e nelle
celebrazioni religiose e civili che si sono svolte numerose ed
ampliative del programma ufficiale.
Di
seguito leggiamo per primi i discorsi dell'arcivescovo Alessandro nel
testo personale e la descrizione dei momenti significativi della
visita. Seguirà poi la presentazione cronologica delle attività
svolte dalla fine di Giugno a Malta prima della visita a Carini.
VISITA
A CARINI
============
OMELIA
alla CHIESA MADRE
(Sabato,
21 luglio 2018)
Nei
giorni scorsi mi domandavo quale messaggio potevo proporre a voi in
questa Santa Messa. Mi sono detto che forse era meglio presentare
qualcosa di pratico, che potesse approfondire la nostra reciproca
conoscenza e alimentare la comunione di affetto e di preghiera che ci
lega.
E
così, dopo riflessione e preghiera, ho pensato che era meglio
lasciare a domani un commento sulle letture bibliche e cercare di
concentrarmi oggi su qualche elemento che fosse più consono a questa
specifica circostanza. Sicché, vorrei presentare tre brevi
riflessioni su argomenti che spero possano servire a tale scopo.
**********
In
primo luogo, penso che molti vi sarete domandati com’è nata la mia
nomina ad Arcivescovo titolare di Carini. È molto semplice. Eravamo
nell’autunno del 1998. Ero allora in servizio alla Nunziatura
Apostolica in Po-lonia, e il Papa di allora - San Giovanni Paolo II -
mi aveva chiesto di essere Nunzio Apostolico (e cioè suo
Rappresentante) in Pakistan e Afganistan, ele-vandomi al tempo stesso
alla dignità di Arcivescovo, come si usa fare per i Nunzi
Apostolici.
Stavamo
preparando la pubblicazione della nomina, quando ricevetti una
telefonata dalla Congregazione per i Vescovi, dall’allora
Segretario della Congregazione, oggi Cardinale Francesco Monterisi,
che mi chiedeva se avessi qualche preferenza per la sede titolare che
doveva essermi assegnata, specificando che ovviamente non si trattava
di governo pastorale, ma semplicemente di avere un riferimento a uno
specifico territorio ecclesiastico, secondo l’antica tradizione
della Chiesa. Risposi che francamente non ci avevo pensato e perciò
forse era meglio che fosse lui stesso a propormi qualche sede. Egli
mi feci tre-quattro nomi di sedi allora vacanti, e quando mi parlò
di Carini, mi bastò sapere che essa è tra Palermo e Monreale. E
così accettai Carini, con grande gioia.
La
cosa più interessante però è un’altra. Qualche giorno dopo la
pubbli-cazione della nomina (che avvenne il 14 novembre 1998), alcuni
amici studiosi di storia locale della mia città natale
(Frattamaggiore, in provincia di Napoli), mi dissero che questo era
stato provvidenziale, perché tra Carini e Fratta-maggiore c’era
già una consolidata connessione, che risaliva a un famoso poe-ta
frattese vissuto nell’Ottocento, Giulio Genoino. Genoino tra
l’altro fu autore di numerose canzoni, sia in italiano che in
napoletano, la più famosa delle quali è Fenesta ca lucive. Come
forse saprete, questa canzone è diventata ancora più conosciuta
negli anni ‘70 del secolo scorso, perché entrò in due film di
Pier Paolo Pasolini. Ora questa canzone (con il testo del Poeta
frattese Giulio Genoino) si rifà ad un antico poema siciliano,
ispirato al Castello di Carini e alla triste storia della Baronessa
di Carini. “Quanto è piccolo il mondo. Sì, è stato proprio
provvidenziale”, dissi ai miei amici. E ancora oggi sono ben
feli-ce che si possa iscrivere anche il mio nome accanto a quello del
grande Giulio Genoino, nello sviluppo delle relazioni tra
quest’antica sede e Frattamaggiore.
**********
Vorrei
ora passare al secondo punto di queste brevi riflessioni di
presentazione e di condivisione. Come ho menzionato, nel novembre
1998 accettai di diventare Nunzio Apostolico e Arcivescovo titolare
di Carini. Ricevetti l’ordinazione episcopale il 6 gennaio 1999
direttamente da San Giovanni Pao-lo II. Poi, nel febbraio successivo,
raggiunsi Islamabad in Pakistan, per la mia prima missione di
Rappresentante Pontificio, appunto in Pakistan e Afgani-stan. Erano
anni difficili per le minoranze cattoliche di quei Paesi, e le
diffi-coltà aumentarono due anni dopo, nel 2001, quando - dopo
l’attentato alle torri gemelle di New York, dell’11 settembre di
quell’anno - gli americani organizzarono una coalizione militare
per liberare l’Afganistan dall’allora regime radicale islamico.
Tuttavia di quegli anni conservo un caro ricordo, per ciò che ho
potuto vivere in circostanze veramente molto delicate, e per
l’esempio che ho ricevuto da quelle comunità travagliate. Eravamo
veramente in zone di frontiera, e a guardare oggi qualche foto
(sempre circondato da persone armate, per motivi di sicurezza), resto
ancora emozionato e pieno di gratitudine a Dio per quelle esperienze
che ho potuto vivere.
Alla
fine del 2005, Papa Benedetto XVI mi chiese di andare a Sarajevo, suo
Rappresentante in Bosnia Erzegovina e successivamente anche in
Montenegro (dal 2010): altri sette anni, che passarono molto in
fretta. Era un periodo di grandi trasformazioni sociali, dopo la
guerra degli inizi degli anni ’90, che aveva portato alla
disgregazione dell’ex-Yugoslavia. Anche in Bosnia Er-zegovina e
Montenegro le comunità cattoliche erano minoritarie, e il nostro
impegno fu soprattutto di assicurare per esse un quadro giuridico
definito, at-traverso la stipulazione di Accordi-quadro con i
Governi, che assicurassero eguali diritti e doveri rispetto alle
comunità religiose maggioritarie.
Nel
2012 Benedetto XVI nominò Nunzio Apostolico in Croazia, per
continuare da Zagabria - che per i cattolici croati dei Balcani è il
punto di riferimento principale - ciò che avevamo cercato di
realizzare e di seminare a Sa-rajevo e Podgorica. La differenza
principale era che per la prima volta potevo svolgere la mia missione
di Rappresentante Pontificio in un Paese a grande maggioranza
cattolica, pur restando nel contesto balcanico, che ormai cono-scevo
bene.
Passai
in Croazia cinque anni molto intensi, fino a quando lo scorso an-no
Papa Francesco pensò a me per il ruolo di suo Rappresentante a Malta
e in Libia, che - come sapete - costituiscono centri rilevanti nel
Mediterraneo per questioni che spesso si dibattono a livello
internazionale.
A
questo punto, immagino che qualcuno tra voi si domanderà: “Ma in
concreto, cosa fa un Nunzio Apostolico? Quali sono il suo ruolo e le
sue at-tività, come Rappresentante del Santo Padre?” In breve,
direi che la mis-sione del Rappresentante Pontificio si articola in
tre compiti:
Il
primo e quello diplomatico: e cioè, quello di rappresentare il Santo
Padre e la Santa Sede presso gli Stati e le Organizzazione
Internazionali, analogo a quello di altri Ambasciatori. Il secondo
compito è più specificamente ecclesiale: il Nunzio ha una missione
presso la comunità cattolica del Paese al quale è inviato; una
funzione di coordinamento a livello locale, di ponte tra le comunità
cattolica locali e il Governo centrale della Chiesa. Il terzo compito
è ecumenico e interreligioso perché dopo le incomprensioni del
passato, oggi si insiste molto sulla necessità di un dialogo con le
culture e con le religioni.
Forse
è utile chiarire soprattutto la terminologia. La parola Nunzio, di
origine latina, significa messaggero, inviato. La parola Apostolico
fa riferimento al Papa e alla sua missione. Perciò un Nunzio
Apostolico è l’Inviato del Papa, il Rappresentante del Santo
Padre, e spesso è chiamato l’Ambasciatore della Santa Sede.
Tuttavia, dire che il Nunzio Apostolico è “Ambasciatore della
Santa Sede” non afferma interamente la sua funzione e la sua
missione, perché un Nunzio è Rappresentante del Papa non soltanto a
livello diplomatico (come ho cercato di chiarire), ma anche a livello
ecclesiale e di relazioni ecumeniche e interreligiose.
**********
A
conclusione di queste riflessioni, nel contesto di preghiera di
questa bella celebrazione eucaristica, consentitemi di aggiungere un
terzo punto, che ritengo di grande importanza. E cioè, come forse
avrete già notato, il ministero episcopale di un Nunzio Apostolico è
per molti aspetti un servizio missionario, perché per sua natura si
svolge fuori della propria patria, presso i popoli le Nazioni e le
Chiese locali a cui è inviato. Ora, come per ogni ministero
missionario, sono profondamente convinto che esso sarà tanto più
efficace quanto più sarà accompagnato e sostenuto dalla preghiera
delle persone che lo se-guono e gli vogliono bene.
Questo
ho ripetuto sin dall’inizio del mio servizio episcopale, nella mia
parrocchia e nella mia diocesi d’origine, e dappertutto dove ho
servito la Santa Sede. Ho sempre insistito sulla necessità di una
preghiera che sostenga questo servizio. Ovviamente, sono certo che
altrettanto avete fatto voi in questi anni per il vostro Arcivescovo
titolare. Ora sono fiducioso che questi vincoli di preghiera si
potranno ancor più rafforzare, dopo questo nostro incontro.
A
questo proposito, vorrei pure far riferimento al mio motto
episcopale. Come sapete, i Vescovi hanno uno stemma araldico, ove
sono presentati in breve la loro origine e il loro programma
pastorale. Sotto lo stemma, è pure indicato un motto che indica
qualche elemento specifico della sua spiritualità. Ebbene, quando
nel 1998 definii il mio stemma, per motto scelsi tre brevi parole,
che sono: Veni Sancte Spiritus (Vieni Spirito Santo). Feci questa
scelta per due motivi. Il primo, perché la mia elezione
all’episcopato era maturata durante l’anno che il Papa di allora,
San Giovanni Paolo II, aveva consacrato allo Spirito Santo nel
cammino di preparazione al Terzo Millennio. Il secondo motivo è che
ritenevo fondamentale accompagnare con la preghiera questo ministero,
e anche invitare amici e conoscenti alla preghiera per me: una
preghiera rivolta specialmente allo Spirito Santo, che è datore di
vita e anima interna della Chiesa.
Perciò,
questo vorrei raccomandare a voi questa sera, con tanto affetto e
gratitudine. Rimanete uniti al vostro Arcivescovo titolare e
sostenetelo, non solo con affetto e amicizia, ma soprattutto con la
preghiera. Vi chiedo di pregare spesso per me lo Spirito Santo, che è
il celeste Patrono del mio ministero episcopale. Vi domando di
invocarlo spesso con questa preghiera semplice, insieme a me. E una
preghiera breve, facile da ricordare. Veni Sancte Spiritus (Vieni
Spirito Santo). Sono sicuro che porterà molti buoni frutti, non solo
per me, ma anche per voi, per la nostra bella e amata Carini, per la
Repubblica di Malta e per la Libia.
Amen.
VISITA
A CARINI
==============
OMELIA
alla PARROCCHIA
DEL
SACRO CUORE DI GESÙ IN Carini
(Domenica,
22 luglio 2018)
Desidero
anzitutto rinnovare al Parroco, il carissimo Don Giuseppe Billeci,
viva gratitudine per l’invito che mi ha rivolto a presiedere questa
Celebrazione Eucaristica, e al tempo stesso dire un grande grazie ai
suoi Collaboratori e agli Operatori di pastorale per tutto ciò che
hanno voluto preparare e organizzare per questo nostro incontro. Ho
accolto volentieri l’invito, perché mi sembrava importante avere a
Carini non soltanto una diretta conoscenza della Parrocchia della
Chiesa Madre, ma anche di un più vasto contesto pastorale.
In
questa Santa Messa domando per voi, cari fratelli e sorelle che
partecipate con tanta devozione a questa solenne Liturgia, abbondanza
di benedizioni e di grazie per ciascuno di voi, per le vostre
famiglie, e specialmente per la testimonianza di fede che rendete in
questa storica e importante città.
**********
Per
la nostra meditazione, vorrei proporre qualche breve riflessione a
partire del Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Contempliamo la
scena. Siamo nella prima parte del ministero pubblico di Gesù,
quando Egli ormai è già conosciuto e ricercato da folle numerose.
Moltissimi vanno da Lui, perché avvertono che Egli non è un profeta
tra i tanti, ma è il Profeta che parla con autorità, e soprattutto
perché accompagna la sua parola e i suoi insegnamenti con tanti
miracoli, che sono sempre un invito alla speranza e alla fiducia
incondizionata in Dio. Poi, come spesso accade in circostanze di
spontanea partecipazione popolare, non sempre riesce facile pensare
agli aspetti organizzativi, e così può succedere anche, come in
questo episodio, che si arrivi a sera inoltrata senza aver pensato a
dove e cosa mangiare, né aver tenuto conto delle distanze che
bisogna percorrere per far ritorno alle proprie case.
Questo
è il contesto della pagina evangelica di oggi, che fa capire meglio
la preoccupazione di Gesù per il necessario riposo degli Apostoli
(nella prima parte del brano) e ancor più la nota dell’evangelista
circa le folle che accorrevano a Lui, ove egli dice che Gesù “ebbe
compassione di loro, perche erano come pecore senza pastore”.
Qui
vorrei indicare il primo punto per la nostra meditazione. In questa
pagina, abbiamo un’ulteriore conferma della compassione o
misericordia di Gesù, che lo ha accompagnato e lo accompagna nel
ministero pubblico. Sempre Egli si mostra compassionevole quando
persone in necessità si rivolgono a Lui con cuore sincero. Spesso è
Lui stesso ad avere l’iniziativa, come oggi; o come nel caso della
vedova di Nain che piange la morte dell’unico figlio; o come nel
caso del cieco nato, che non ha chi possa spingerlo nella piscina che
opera la guarigione.
Altrettanto
spesso Gesù accompagna le Sue manifestazioni di misericordia con una
predicazione molto ricca e suggestiva, come per esempio quando
racconta le grandi parabole della misericordia di Dio (quella del
Figlio Prodigo o quella del Buon Pastore).
Sicché,
il messaggio centrale della liturgia di oggi mi sembra abbastanza
chiaro. Siamo inviatati alla speranza, alla fiducia senza limiti in
Gesù, Figlio di Dio e nostro Signore, ricco di misericordia. Come
spesso è ribadito dal Vangelo, soprattutto quando qualcosa non va
per il verso giusto, possiamo andare da Lui, sicuri di avere
attenzione, ascolto e compassione per le nostre necessità. L’unica
condizione che Egli chiede da noi è di andare da Lui come i poveri
del Vangelo, e cioè con la consapevolezza che da soli non posiamo
fare nulla, e gridare la nostra fede in Lui, Maestro e Redentore.
Perciò mi pare molto opportuno ripetere spesso nelle nostre giornate
alcune frasi del Salmo che abbiamo proclamato: “Il Signore è il
mio Pastore, non manco di nulla, se anche vado per valle tenebrosa
non temo alcun male, perché tu sei con me”.
**********
Vorrei
aggiungere anche un’altra breve riflessione, che ritengo molto
importante. E cioè, Gesù non solo pratica e predica la misericordia
di Dio, ma spesso invita pure noi a fare lo stesso. E cioè, ad
essere anche noi compassionevoli e misericordiosi sempre, come Dio ha
compassione e misericordia per noi.
Certamente
ricorderete alcuni principi brevi che Gesù indica per la nostra vita
quotidiana, facili da memorizzare, che dovremmo sempre ripetere a noi
stessi: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”.
“Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15,12).
“Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri
debitori” (Mt 6,12), “Se fate del bene solo a coloro che vi fanno
del bene che merito ne avrete no fanno così anche i pagani (Mt
5,46). Voi invece amati i vostri nemici, pregate per i vostri
persecutori fatte del bene a coloro che vi fanno del male (Mt.
5,45)”.
Ovviamente
Gesù sa bene che non è facile praticare la misericordia e il
perdono, perché la nostra natura umana è decaduta, e in noi spesso
abita ancora l’uomo vecchio: quello del così fan tutti, o del si è
sempre fatto così; quello che ci rende più inclini alla vendetta e
alla ritorsione; quello dell’occhio per occhio e dente per dente.
Ma egli insiste nella sua predicazione sul perdono, sulla
misericordia e sulla compassione, perché per Lui questa è una
questione veramente importate e centrale. Così importante, da farne
il segno distintivo della nostra fede e del nostro comportamento e
del nostro essere cristiani: “Da questo riconosceranno che siete
miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri come io vi ho amati”
(Gv 13,35). E cioè, saremo riconosciuti per veri discepoli di Gesù
non per le belle liturgie che siamo capaci d’organizzare, e neppure
per l’abito che portiamo o per le decorazioni cristiane che
adornano le nostre case e i nostri luoghi sacri, ma per la capacità
di amare e perdonare sempre, o settanta volte sette come dice a
Pietro.
E
anzi, Egli aggiunge pure che proprio su questo dovremo rendere conto
nel Giudizio Finale: Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo
sete e mi avete dato da bere, ero in carcere e mi avete visitato, ero
forestiero e mi avete accolto, ecc. (Mt 25,35). In altre parole
questa è la condizione necessaria per essere figli dell’Altissimo,
che fa splendere il sole indistintamente sui buoni e sui cattivi.
**********
Non
mi dilungo sulle applicazioni concrete che ne vengono per la vita di
ogni giorno, che mi sembrano abbastanza ovvie. Solo vorrei ricordare
che esse riguardano non soltanto la sfera delle nostre relazioni
personali con i fratelli e le sorelle che incontriamo sul nostro
cammino, ma riguardano anche la sfera pubblica e sociale, quando -
come comunità cristiana - siamo chiamati a dare il nostro contributo
per costruire una città migliore, più giusta, più aperta, più
compassionevole, ispirandoci ai criteri di una civiltà dell’amore,
dell’accoglienza, della compassione … Specialmente quando, come
in queste settimane, spesso si dibattono spinose questioni
d’accoglienza cristiana o respingimento pagano, per persone in
necessità (… tanti profughi per esempio), che bussano alle nostre
porte.
Ci
accompagni e ci benedica nel nostro cammino Maria la Madre celeste ed
ottenga per ciascuno di noi tanta luce e tanto coraggio per rendere
sempre più credibile la nostra fede in Dio ricco di misericordia,
che chiama anche noi ad essere segni e strumenti della Sua
misericordia e compassione. Amen.
I
MOMENTI DELLA VISITA A CARINI
18
luglio 2018. Con grande
gioia nel fine settimana farò una breve VISITA ALLA MIA SEDE
TITOLARE e al popolo di Dio che è in CARINI (in provincia di Palermo
e Arcidiocesi di Monreale), che mi ha sempre accompagnato con grande
affetto in questi anni di episcopato e di servizio del ministero
petrino. Domando una preghiera per questa visita, alla
quale attribuisco speciale importanza. Grazie
20
luglio 2018 . Visita alle CATACOMBE
PALEOCRISTIANE DI CARINI, guidata dalla Chiarissima Professoressa
ROSA MARIA CARRA BONACASA, Ispettrice Generale per le Catacombe della
Sicilia Orientale.
21
luglio 2018. Incontro con i Sacerdoti di MONREALE, insieme all'Arcivescovo MICHELE PENNISI.
21
luglio 2018. Visita al Duomo di Monreale
21
Luglio 2018. Messa Pontificale alla
Chiesa Madre.
22
luglio 2018. Santa Messa alla
PARROCCHIA DEL SACRO CUORE.
22
luglio 2018. Visita al CASTELLO DI
CARINI, con il Sindaco e altre Personalità.
23
luglio 2018. VIDEO della BREVE
INTERVISTA circa le RELAZIONI TRA FRATTAMAGGIORE e CARINI, attraverso
"Fenesta ca luciva" di GIULIO GENOINO, alla Casa Comunale
di Carini.
23
luglio 2018. Partenza da Palermo per
il ritorno a Malta.
ATTIVITA’
A MALTA PRIMA DELLA VISITA A CARINI
27
giugno 2018. Incontro con il Sig .
MICHEL PACE ROSS, Segretario amministrativo della Curia arcidiocesana
di Malta, e il Il Sig . OLIVER CARUANA, Direttore dell'Ufficio
informatico della medesima.
Rabat,
Malta, 27 giugno 2018. Incontro con il
MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI della Repubblica di Malta, On. Carmelo
Abela, la gentile Consorte Sig.ra Melanie (Melanie Abela), e
Collaboratori del Ministro.
-
GRAZIE caro Ministro per il tempo che ha voluto dedicare a questo
nostro incontro di oggi, che è stato ancora più significativo e
importante per le questioni di cui abbiamo parlato, nel quadro
attuale delle relazioni bilaterali e delle sfide che Malta si trova
ad affrontare nella travagliata situazione mediterranea.
30
giugno alle ore 15:03. Pranzo in onore di S.E. Mons. CARLOS ALBERTO
DE PINHO MOREIRA AZEVEDO, Delegato del Pontificio Consiglio per la
Cultura, con la partecipazione di: S.E. Mons. Charles J. Scicluna,
Arcivescovo di Malta; Mons. Louis Camilleri, Presidente del Capitolo
Cattedrale; Mons. Aloysius Deguara, Presidente della Commissione per
il Museo della Cattedrale; Mons. Gwann Azzopardi, Presidente
dell’Archivio Diocesano e curatore del Museo di San Paolo (Rabat);
Mons. Edgar Vella, curatore del Museo della Cattedrale; Mons. Victor
Zammit, Pro-Rettore della Co-Cattedrale di San Giovanni Rev.do Don
Alber Buhagiar, Rettore del Seminario Arcivescovile; Rev.do Can
Brendan Gatt, Vicario Giudiziale; Mons.
Hector Scerri, Vice-Decano della Facoltà Teologica.
30
giugno 2018. Festa patronale alla
Parrocchia di San Paolo in Rabat (Malta). Solenne processione con la
reliquia del Santo, Vespri solenni e Benedizione Eucaristica.
Rabat,
Malta, 2 luglio 2018. Ricevimento del
CORPO DIPLOMATICO per la partenza dell'AMBASCIATORE DI OLANDA, S. E.
il Sig. JOOP NIJSSEN.
RABAT,
MALTA, 4 luglio 2018. Incontro con il Rev. P. SANDRO OVEREND, OFM.,
Delegato del Ministro Generale O.F.M . per la Libia.
Rabat,
14 luglio 2018. Visita al Santuario della MADONNA DELLA GROTTA e
all'annesso Convento domenicano. Incontro con la comunità
domenicana, con la partecipazione del Rev.mo Superiore Provinciale,
P. FRANS MICALLEF, 0.P, il Priore del Convento P. CHRISTOPHER
CARUANA, O. P. e l' Arcivescovo emerito di Malta, S. E. Mons. PAUL
CREMONA, O. P..
La
Valletta, Malta, 15 luglio 2018. Santa Messa alla BASILICA DELLA
BEATA MARIA VERGINE VERGINE del CARMELO in La Valletta, - in
occasione dell' ANNIVERSARIO DELL ' INCORONAZIONE della venerata
icona da parte del Capitolo Vaticano (del 15 luglio 1881) - con la
partecipazione del Priore Generale dell'Ordine, del Priore
Provinciale e del Priore del Convento.
DALL
''OMELIA DEL 15 LUGLIO 2018. (Santa Messa alla Basilica della Beata
Maria Vergine del Carmelo In La Valletta, Malta): "Vorrei pure
aggiungere che ho accolto volentieri l’invito anche per motivi più
personali. Come forse saprete, sono originario della provincia di
Napoli, e a Napoli la devozione alla Madonna del Carmine e la
devozione dello Scapolare sono molto diffuse. Anzi, la parrocchia da
cui provengo (in Frattamaggiore, diocesi di Aversa e provincia di
Napoli) è dedicata proprio alla Madonna del Carmine. Sicché,
celebrando con voi questa festa, ho l’occasione di unirmi ancora
più solennemente ai Sacerdoti e ai pellegrini che oggi si recano
alla mia parrocchia di origine, per cantare le lodi di Maria,
affidare a Lei i loro progetti e le loro speranze, e domandare da Lei
aiuto e protezione nelle diverse circostanze della vita".
Alessandro D'Errico.
Alessandro
D'Errico. 15 luglio alle ore 22:09 -
SPIRITUALMENTE UNITO ALLA PARROCCHIA DI
PROVENIENZA, PER LA FESTA PATRONALE DI MARIA SANTISSIMA DEL CARMINE.
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