martedì 21 giugno 2022

MINISTERO DELL'UMILTA'

Quello dell’umiltà è il tratto che più si nota nella esperienza del ritorno al paese natio dell’arcivescovo Alessandro D’Errico. L’amicizia, il sorriso, la partecipazione alla vita della chiesa locale nella semplicità del dialogo e della celebrazione liturgica, si sono manifestati con spontaneità nell’incontro con la gente e con i fedeli che lo hanno accolto ed ascoltato come una divina benedizione. 

La Conferenza Episcopale Maltese aveva salutato Il Nunzio Apostolico, alla fine del lustro della sua missione a Malta e Libia, come “Minister of God’s Epiphany” (Ministro della Epifania del Signore); così intitolando un bel libro dedicato ai significati ecclesiali e pastorali del lavoro svolto dal Nunzio Apostolico fino al suo congedo avvenuto in concomitanza con la storica Visita del Santo Padre a Malta. 

Il testo del libro si conclude con una preghiera formulata dal Servo di Dio Cardinale Rafael Merry del Val, “Litanie dell’umiltà”, recuperata degli Autori per significare la bella virtù del Nunzio Apostolico.

Umilmente il vescovo D’Errico è rientrato nella vita della chiesa locale, dialogando con i fedeli, fraternizzando con il presbiterio frattese e diocesano, con il vescovo Angelo Spinillo e con il vescovo emerito Mario Milano che in Fratta risiede. 

Il rientro a Fratta di mons. D’Errico è avvenuto durante il tempo pasquale, nel cammino della chiesa verso la Pentecoste, e quando si celebrano le devozioni del Maggio a Maria e del Giugno al Sacro Cuore.

Don Sandro in questo tempo ha avuto occasione di presenziare e di presiedere alle celebrazioni giubilari della Basilica Pontificia di San Sossio e a quelle delle Parrocchie locali. Ha svolto incontri di Lectio Divina con il Gruppo Parola di Vita; ha amministrato il Sacramento della Cresima in San Filippo Neri; ha presieduto la celebrazione nel giorno di sant’Antonio nella parrocchia dedicata al santo e alla Vergine Annunziata. In onore del Santo di Padova ha svolto una omelia ricca di spunti agiografici e di esortazioni pastorali.

Un momento culminante della sua presenza a Fratta è consistito nella concelebrazione della Solennità del Corpus Domini. In questa occasione il vescovo Milano, celebrante principale, ha tenuto una omelia di grande significato teologico sulla Eucaristia; mentre il vescovo D’Errico ha portato il Santissimo in processione per le strade della città insieme con il popolo numeroso.

Alla benedizione conclusiva alla città, ripresa da una web TV locale, dal sagrato della Basilica Pontificia, il vescovo D’Errico ha rivolto al popolo e ai fedeli presenti nella piazza parole importanti per la fede e per la vita della comunità locale. 

Ancorché residente in Frattamaggiore, don Sandro ha continuato a comunicare con i suoi followers attraverso la sua pagina social, e non ha fatto mancare documentazioni fotografiche e commenti. Alcuni di questi utilizziamo come fonti per la preparazione di questo post, presentandoli nella consueta scansione temporale a partire dalle comunicazioni più recenti. 


Domenica, 19 giugno 2022.

Solennità del "Corpus Domini" a Frattamaggiore:

- Santa Messa presieduta dall'Arcivescovo MARIO MILANO 

- Processione e Benedizione eucaristica guidate dall'Arcivescovo ALESSANDRO D'ERRICO.




Lunedì, 13 giugno 2022.

Solenne Santa Messa alla Parrocchia Maria Santissima Annunziata e Sant'Antonio in Frattamaggiore per la Festa Patronale.

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Un grande GRAZIE, caro Don Nicola, a te, ai Diaconi, e ai tuoi bravi Collaboratori, per questa bella celebrazione e per l'invito che ho apprezzato molto. 

Possa il grande Sant'Antonio ispirare e sostenere la nostra testimonianza in questo tempo di Nuova Evangelizzazione e ottenerci la celeste protezione di cui avvertiamo il bisogno.




Domenica , 12 giugno 2022.

Solenne Eucaristia presieduta dall Arcivescovo TOMMASO CAPUTO, Prelato di Pompei, in occasione delle celebrazioni giubilari per il QUINTO CENTENARIO di CONSACRAZIONE della BASILICA DI SAN SOSSIO in Frattamaggiore.

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Un grande grazie all' Arcivescovo CAPUTO per la partecipazione e il caldo incoraggiamento e complementi al carissimo Mons. SOSSIO ROSSI e ai suoi solerti Collaboratori per la consueta esemplare preparazione dell'evento.




Domenica, 12 giugno 2022.

Celebrazione della solennità della SANTISSIMA TRINITÀ alla Rettoria "MARIA CONSOLATRICE DEGLI AFFLITTI" presso l' OSPEDALE CIVILE "SAN GIOVANNI DI DIO " di Frattamaggiore. 

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Grazie di cuore, caro DON GIOVANNI, per la esemplare celebrazione di questa mattina.... e complimenti per il lodevole servizio che rendi alla tua comunità, che ho apprezzato molto. 

È stato molto bello trovare anche DON FRANCO LUCA, al quale sono legato da vincoli di gratitudine e comunione sacerdotale da decenni.



Frosinone, 6 giugno 2022.

BENEDIZIONE DI UN' AMBULANZA per l' Ucraina e SPETTACOLO di SOLIDARIETÀ, organizzati dalla Fondazione Internazionale IL GIARDINO DELLE ROSE BLU e ARTISTI VARI.

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Complimenti, caro don Ermanno, anche per questa lodevole iniziativa, a te, ai tuoi Collaboratori e agli Artisti che si sono esibiti con tanta dedizione e tanta bravura.




BUONA DOMENICA DI PENTECOSTE 

a tutti gli Amici (5 giugno 2022).

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"Veni Sancte Spiritus" . 

Rinnova la faccia della Terra;

rendici strumenti della tua Pace; 

fa’ che diventiamo testimoni attivi e credibili 

nel cammino della Nuova Evangelizzazione; 

accompagnaci nel nostro uscire e andare per le strade del mondo, 

specialmente verso le periferie materiali e spirituali più in necessità.

"Veni Sancte Spiritus" . 

Continua ad animare le nostre Chiese, 

guida le nostre scelte secondo le vie di Dio. 

Amen


31 maggio 2022.

Solenne Celebrazione alla BASILICA DI SAN SOSSIO in Frattamaggiore per il 215° ANNIVERSARIO della traslazione dei Corpi dei Santi Patroni SOSSIO e SEVERINO, presieduta dal Cardinale MARCELLO SEMERARO, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. 

- Un grande grazie al Cardinale MARCELLO SEMERARO, per averci fatto dono della sua partecipazione e della sua parola e complimenti all' Arciprete Mons. SOSSIO ROSSI per l'esemplare preparazione dell'evento.




29 maggio 2022.

Meditazione e Santa Messaalla Cappella di SANT'ANTONIO ABATE IN GRICIGNANO per l'Incontro di Preghiera organizzato dalla COMUNITÀ "PAROLA DI VITA".

- UN grande GRAZIE, caro Rocco e cari Fratelli e Sorelle della COMUNITÀ "PAROLA DI VITA". 

Come sempre, ho trovato tanta fraternità, devozione e gioia. Il Signore vi benedica nella preziosa testimonianza che rendete nella nostra società.



26 maggio 2022.

Santa Messa e Cresime alla Parrocchia SAN FILIPPO NERI in Frattamaggiore, in occasione della Solennità patronale.

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Un grande grazie al Parroco don Salvatore Capasso e ai suoi bravi Collaboratori per l'organizzazione di questa bella celebrazione... Possa l'esempio di San Filippo ispirare rinnovato impegno di testimonianza, specialmente ai giovani che oggi hanno ricevuto il Sacramento della Cresima.



21 maggio 2022.

Santa Messa alla (mia) Parrocchia MARIA SANTISSIMA DEL CARMINE in Frattamaggiore.

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È stato un piacere grande rivedere tanti amici e pregare insieme nel giorno della Festa Onomastica del nostro Parroco Don Vittorio.




Sabato, 14 maggio 2022.

Matrimonio di ILARIA MAZZARELLA e PIETRO LUPOLI (Chiesa di Santa Lucia Vergine al Monte, Napoli).

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È stato un piacere grande, carissimi Ilaria e Pietro, pregare insieme a voi per il futuro che vi attende. 

L'augurio sincero e affettuoso è che possiate conservare sempre un gran ricordo di questo giorno e possiate continuare con gioia a dare insieme la vostra testimonianza di famiglia cristiana, nella comunità ecclesiale e nella società civile.




12 maggio 2022.

Commento dell'Oratorio San Filippo Neri.

La comunità si è stretta intorno a don Gennaro Casillo e familiari per celebrare l'Eucarestia in suffragio dell'amata madre Giuseppina, a un mese dalla sua dipartita. Nella Santa messa presieduta dal Vescovo di Aversa, Mons. Angelo Spinillo, si sono uniti anche S. Ecc.Mons. Alessandro D'Errico, sacerdoti e diaconi della zona pastorale. Il Signore la accolga nella comunione dei santi.



30 aprile 2022.

TERMINE DELLA MISSIONE A MALTA E IN LIBIA E PENSIONAMENTO. 

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Oggi la SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE ha dato annuncio ufficiale del termine della mia missione a Malta e in Libia. 

Per comodità degli amici, riporto quanto avevo anticipato nel discorso del 25 gennaio scorso alla Conferenza Episcopale Maltese. 

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"... Ora vorrei dare una notizia un po' più personale, ma importante. Vorrei condividerla con voi fin da subito, anche se non è ancora completamente definita nei dettagli. 

Si tratta di questo ... A Dio piacendo, chiuderò la missione a Malta e in Libia prima di Pasqua, agli inizi di aprile; poi dovrò dedicarmi ad alcune cose personali, e ho in programma di essere in Italia a maggio, se tutto procederà secondo i tempi auspicati.

Suppongo che vi domanderete come sono arrivato a questa decisione. È un po' difficile dire in breve: 

a) Un po' ci pensavo da tempo, tenendo presente che ai Nunzi Apostolici è data la possibilità di anticipare il pensionamento ai 70 anni (rispetto ai 75 previsti per i Vescovi). 

b) Poi, durante le ultime vacanze sono andato maturando alcune riflessioni in merito: mi dicevo che, tutto sommato, è meglio fare il passo presto, anziché fra 3-4 anni, quando le forze saranno diminuite. 

c) In seguito, quasi per coincidenza, al ritorno in sede dopo Natale mi hanno cercato dalla Segreteria di Stato e mi hanno detto che nel quadro degli spostamenti dei Rappresentanti Pontifici (sono a Malta da 4 anni e mezzo, nominato da cinque), hanno esaminato anche la mia posizione, e hanno trovato che in passato avevo accennato alla disponibilità di un pensionamento ai 70 anni, per motivi di salute (specialmente per ciò che riguarda l'handicap uditivo) . Hanno aggiunto che potevo pensarci ora seriamente, se lo ritenevo opportuno per il mio bene, con belle parole di apprezzamento - bontà loro - per quello che ho potuto fare in giro per il mondo durante gli anni scorsi, e anche qui a Malta e in Libia. 

d) Il discernimento comune è continuato nei giorni scorsi e siamo giunti ad un programma di massima, nei termini che ho detto sopra. 

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... Per il momento desidero solo aggiungere qualche piccola cosa:

- Grazie di cuore per quanto abbiamo potuto fare insieme durante questi anni.

- Complimenti per quello che fate e per quello che siete. 

- Auguri di ogni bene per le vostre future attività. 

- Conto molto sulla fraterna vicinanza che vorrete continuare ad accordarmi, specialmente in questi giorni. Grazie."


Commento di Antonio Anatriello.

RIPORTO COMMENTO SCRITTO AL MOMENTO DEL TUO ANNUNCIO 'UFFICIOSO': "Data la tua storia personale in un ruolo esercitato con abnegazione, rettitudine, passione, finezza ed efficacia diploma tica unita a profonda sensibilità pastorale, immagino quel che provi nel congedarti e penso pure che ti vai percependo come nel pensiero di S.Paolo "...ho combattuto la buona battaglia..." e saprai progettare di continuarla con nuove modalità degne della tua sensibilità ecclesiale e del ruolo istituzionale svolto, la cui 'altezza' mi auguro che non venga annebbiata dalla tua evangelica umiltà e spirito di comprensione verso gli altri in generale e, in particolare, verso eventuali atteggiamenti inopportuni di quelli che spesso confondono l'umiltà con la debolezza... Sempre 'vicino'. Tonino."





sabato 16 aprile 2022

VIAGGIO APOSTOLICO A MALTA, CONFERMA NELLA FEDE


Durante l’udienza generale di mercoledì 6 aprile 2022 Papa Francesco ha personalmente narrato il significato del suo Viaggio Apostolico a Malta fatto il sabato e la domenica precedenti.

Ha descritto Malta come luogo chiave nella geopolitica del Mediterraneo e come luogo di accoglienza e di pace ispirato al messaggio di San Paolo Apostolo che ivi approdò dopo il naufragio della nave che lo conduceva verso Roma. Papa Francesco come Vescovo di Roma si è recato a Malta per “confermare quel popolo nella fede e nella comunione”.

Il giorno prima dell’Udienza il Santo Padre ha fatto pervenire al Nunzio Apostolico a Malta, l’Arcivescovo Alessandro D’Errico, il ringraziamento scritto per “il lavoro svolto nella preparazione della Visita e per l’accogliente ospitalità ricevuta presso la rappresentanza Pontificia”.

Dalla pagina social del Nunzio Apostolico recuperiamo il ringraziamento con la benedizione di Papa Francesco; e dal portale pontificio recuperiamo il testo intero della Udienza.

Video della Udienza

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI
Mercoledì, 6 aprile 2022

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Sabato e domenica scorsi mi sono recato a Malta: un Viaggio apostolico che era in programma da tempo: è stato rimandato due anni fa, per il covid e le sue conseguenze. Non molti sanno che Malta, pur essendo un’isola in mezzo al Mediterraneo, ha ricevuto prestissimo il Vangelo. Perché? Perché l’Apostolo Paolo fece naufragio vicino alle sue coste e prodigiosamente si salvò con tutti quelli che stavano sulla nave, più di duecentosettanta persone. Racconta il libro degli Atti degli Apostoli che i maltesi li accolsero tutti, e dice questa parola: «con rara umanità» (28,2). Questo è importante, non dimenticarlo: “con rara umanità”. Ho scelto proprio queste parole: con rara umanità, come motto del mio Viaggio, perché indicano la strada da seguire non solo per affrontare il fenomeno dei migranti, ma più in generale perché il mondo diventi più fraterno, più vivibile, e si salvi da un “naufragio” che minaccia tutti noi, che stiamo – come abbiamo imparato – sulla stessa barca, tutti. Malta è, in questo orizzonte, un luogo-chiave.

Lo è anzitutto geograficamente, per la sua posizione al centro del Mare che sta tra Europa e Africa, ma che bagna anche l’Asia. Malta è una specie di “rosa dei venti”, dove si incrociano popoli e culture; è un punto privilegiato per osservare a 360 gradi l’area mediterranea. Oggi si parla spesso di “geopolitica”, ma purtroppo la logica dominante è quella delle strategie degli Stati più potenti per affermare i propri interessi estendendo l’area di influenza economica, o influenza ideologica o influenza militare: lo stiamo vedendo con la guerra. Malta rappresenta, in questo quadro, il diritto e la forza dei “piccoli”, delle Nazioni piccole ma ricche di storia e di civiltà, che dovrebbero portare avanti un’altra logica: quella del rispetto e della libertà, quella del rispetto e anche la logica della libertà, della convivialità delle differenze, opposta alla colonizzazione dei più potenti. Lo stiamo vedendo adesso. E non solo da una parte: anche da altre … Dopo la seconda guerra mondiale si è tentato di porre le basi di una nuova storia di pace, ma purtroppo – non impariamo – è andata avanti la vecchia storia di grandi potenze concorrenti. E, nell’attuale guerra in Ucraina, assistiamo all’impotenza della Organizzazione delle Nazioni Unite.

Secondo aspetto: Malta è un luogo-chiave per quanto riguarda il fenomeno delle migrazioni. Nel Centro di accoglienza Giovanni XXIII ho incontrato numerosi migranti, che sono approdati sull’Isola dopo viaggi terribili. Non bisogna stancarsi di ascoltare le loro testimonianze, perché solo così si esce dalla visione distorta che spesso circola nei mass-media e si possono riconoscere i volti, le storie, le ferite, i sogni e le speranze di questi migranti. Ogni migrante è unico: non è un numero, è una persona; è unico come ognuno di noi. Ogni migrante è una persona con la sua dignità, le sue radici, la sua cultura. Ognuno di essi è portatore di una ricchezza infinitamente più grande dei problemi che comporta. E non dimentichiamo che l’Europa è stata fatta dalle migrazioni.

Certo, l’accoglienza va organizzata – è vero, questo – va governata, e prima, molto prima, va progettata insieme, a livello internazionale. Perché il fenomeno migratorio non può essere ridotto a un’emergenza, è un segno dei nostri tempi. E come tale va letto e interpretato. Può diventare un segno di conflitto, oppure un segno di pace. Dipende da come lo prendiamo, dipende da noi. Chi a Malta ha dato vita al Centro Giovanni XXIII ha fatto la scelta cristiana e per questo lo ha chiamato “Peace Lab”: laboratorio di pace. Ma io vorrei dire che Malta nel suo insieme è un laboratorio di pace! Tutta la nazione con il suo atteggiamento, con il proprio atteggiamento, è un laboratorio di pace. E può realizzare questa sua missione se, dalle sue radici, attinge la linfa della fraternità, della compassione, della solidarietà. Il popolo maltese ha ricevuto questi valori insieme con il Vangelo, e grazie al Vangelo potrà mantenerli vivi.

Per questo, come Vescovo di Roma, sono andato a confermare quel popolo nella fede e nella comunione. Infatti – terzo aspetto – Malta è un luogo-chiave anche dal punto di vista dell’evangelizzazione. Da Malta e da Gozo, le due Diocesi del Paese, sono partiti tanti sacerdoti e religiosi, ma anche fedeli laici, che hanno portato in tutto il mondo la testimonianza cristiana. Come se il passaggio di San Paolo avesse lasciato la missione nel DNA dei maltesi! Per questo la mia visita è stata anzitutto un atto di riconoscenza, riconoscenza a Dio e al suo santo popolo fedele che è a Malta e a Gozo.

Tuttavia, anche lì soffia il vento del secolarismo e della pseudocultura globalizzata a base di consumismo, neocapitalismo e relativismo. Anche lì, perciò, è tempo di nuova evangelizzazione. La visita che, come i miei Predecessori, ho compiuto alla Grotta di San Paolo è stata come un attingere alla sorgente, perché il Vangelo possa sgorgare a Malta con la freschezza delle origini e ravvivare il suo grande patrimonio di religiosità popolare. Questa è simboleggiata dal Santuario mariano nazionale di Ta’ Pinu, nell’isola di Gozo, dove abbiamo celebrato un intenso incontro di preghiera. Lì ho sentito battere il cuore del popolo maltese, che ha tanta fiducia nella sua Santa Madre. Maria ci riporta sempre all’essenziale, a Cristo crocifisso e risorto, e questo per noi, al suo amore misericordioso. Maria ci aiuta a ravvivare la fiamma della fede attingendo dal fuoco dello Spirito Santo, che anima di generazione in generazione il gioioso annuncio del Vangelo, perché la gioia della Chiesa è evangelizzare! Non dimentichiamo quella frase di San Paolo VI: la vocazione della Chiesa è evangelizzare; la gioia della Chiesa è evangelizzare. Non dimentichiamola perché è la definizione più bella della Chiesa.

Colgo questa occasione per rinnovare il mio ringraziamento al Signor Presidente della Repubblica di Malta, così cortese e fratello: grazie a lui e alla sua famiglia; al Signor Primo Ministro e alle altre Autorità civili, che mi hanno accolto con tanta gentilezza; come pure ai Vescovi e a tutti i membri della comunità ecclesiale, ai volontari e a quanti mi hanno accompagnato con la preghiera. Non vorrei trascurare di menzionare il Centro di accoglienza per i migranti Giovanni XXIII: lì quel frate francescano che lo porta avanti, padre Dionisio Mintoff, ha 91 anni e continua a lavorare così, con l’aiuto dei collaboratori della Diocesi. È un esempio di zelo apostolico e di amore ai migranti, che oggi ci vuole tanto. Noi, con questa visita, seminiamo, ma è il Signore che fa crescere. Che la sua bontà infinita conceda frutti abbondanti di pace e di ogni bene al caro popolo maltese! Grazie a questo popolo maltese per la sua accoglienza così umana, così cristiana. Grazie tante.




lunedì 4 aprile 2022

VIAGGIO APOSTOLICO A MALTA, TAPPE SPIRITUALI E CONGEDO DEL SANTO PADRE


Papa Francesco ha concluso la sua Visita Apostolica salutando all’aeroporto di Malta tutte le Autorità Civili e Religiose, ed il popolo numeroso, che lo hanno accompagnato durante le due giornate programmate (vedi post precedente). Sono state due giorni vissuti, con risonanza globale ed ecumenica, nel dialogo e nella preghiera con la comunità ecclesiale maltese. 

Nel pomeriggio del primo giorno della Visita, partendo dalla Nunziatura di Rabat, il Santo Padre si è recato all’isola di Gozo in devoto pellegrinaggio al Santuario della Madonna Ta’ Pinu. Accompagnato dai Vescovi Maltesi si è posto in preghiera nella Cappella dedicata alla Madonna offrendole una rosa d’oro e recitando 3 Ave Maria. Poi si è portato sulla spianata esterna per un incontro dialogante con i fedeli e le famiglie. 

Al mattino del secondo giorno Papa Francesco ha prima tenuto un incontro in Nunziatura con i Padri Gesuiti, e poi si è recato ancora devoto pellegrino alla Grotta di San Paolo presso la Basilica dedicata all’Apostolo.

Tra ali di folla il Santo Padre si è poi portato al gremito Piazzale dei Granai a Floriana per la celebrazione solenne della Santa Messa.

Il pomeriggio dello stesso giorno, prima di recarsi all’aeroporto per ritornare in serata a Roma, Papa Francesco ha avuto un incontro al Centro per Migranti “Giovanni XXII Peace Lab” gestito dai Francescani.

Tutti i momenti della Visita Apostolica sono stati sia televisivamente ripresi dal vivo e sia pubblicati con sistematicità dal portale delle Comunicazioni del Vaticano insieme con i testi dei discorsi, omelie e preghiere di Papa Francesco. Da questa fonte attingiamo per la carrellata che segue.




Pellegrinaggio al Santuario della Madonna Ta’ Pinu

Il brano esortativo dell’omelia di Papa Francesco è sviluppato sulla lettura del Vangelo di Giovanni.

INCONTRO DI PREGHIERA

OMELIA DEL SANTO PADRE

Santuario Nazionale di "Ta' Pinu" a Gozo
Sabato, 2 aprile 2022

[...]

Guardiamo ancora alle origini, a Maria e Giovanni sotto la croce. Alle sorgenti della Chiesa c’è il loro reciproco gesto di affidamento. Il Signore, infatti, affida ciascuno alle cure dell’altro: Giovanni a Maria e Maria a Giovanni, così che «da quell’ora il discepolo l’accolse con sé» (Gv 19,27). Ritornare all’inizio significa anche sviluppare l’arte dell’accoglienza. Tra le ultime parole di Gesù dalla croce, quelle rivolte alla Madre e a Giovanni esortano a fare dell’accoglienza lo stile perenne del discepolato. Non si trattò, infatti, di un semplice gesto di pietà, per cui Gesù affidò la mamma a Giovanni perché non rimanesse da sola dopo la sua morte, ma di un’indicazione concreta su come vivere il comandamento sommo, quello dell’amore. Il culto a Dio passa per la vicinanza al fratello.

E quanto è importante nella Chiesa l’amore tra i fratelli e l’accoglienza del prossimo! Il Signore ce lo ricorda nell’ora della croce, nella reciproca accoglienza di Maria e Giovanni, esortando la comunità cristiana di ogni tempo a non smarrire questa priorità. «Ecco tuo figlio», «ecco tua madre» (vv. 26.27); è come dire: siete salvati dallo stesso sangue, siete un’unica famiglia, dunque accoglietevi a vicenda, amatevi gli uni gli altri, curate le ferite gli uni degli altri. Senza sospetti, senza divisioni, dicerie, chiacchiere e diffidenze. Fratelli e sorelle, fate “sinodo”, cioè “camminate insieme”. Perché Dio è presente dove regna l’amore!

Carissimi, l’accoglienza reciproca, non per pura formalità ma in nome di Cristo, è una sfida permanente. Lo è anzitutto per le nostre relazioni ecclesiali, perché la nostra missione porta frutto se lavoriamo nell’amicizia e nella comunione fraterna. Siete due belle comunità, Malta e Gozo, Gozo e Malta – non so quale sia la più importante o quale la prima! –, proprio come due erano Maria e Giovanni! Le parole di Gesù sulla croce siano allora la vostra stella polare, per accogliervi a vicenda, creare familiarità, lavorare in comunione! E sempre andando avanti nell’evangelizzazione, perché la gioia della Chiesa è evangelizzare.

Ma l’accoglienza è anche la cartina di tornasole per verificare quanto effettivamente la Chiesa è permeata dallo spirito del Vangelo. Maria e Giovanni si accolgono non nel caldo rifugio del cenacolo, ma presso la croce, in quel luogo oscuro in cui si veniva condannati e crocifissi come malfattori. E anche noi, non possiamo accoglierci solo tra di noi, all’ombra delle nostre belle Chiese, mentre fuori tanti fratelli e sorelle soffrono e sono crocifissi dal dolore, dalla miseria, dalla povertà, dalla violenza. Vi trovate in una posizione geografica cruciale, che si affaccia sul Mediterraneo come polo di attrazione e approdo di salvezza per tante persone sballottate dalle tempeste della vita che, per motivi diversi, arrivano sulle vostre sponde. Nel volto di questi poveri è Cristo stesso che si presenta a voi. Questa è stata l’esperienza dell’Apostolo Paolo che, dopo un terribile naufragio, fu calorosamente accolto dai vostri antenati. Gli Atti degli Apostoli affermano: «Gli abitanti ci accolsero tutti attorno a un fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia e faceva freddo» (At 28,2).

Ecco il Vangelo che siamo chiamati a vivere: accogliere, essere esperti di umanità, accendere fuochi di tenerezza quando il freddo della vita incombe su coloro che soffrono. E anche in questo caso da un’esperienza drammatica nacque qualcosa di importante, perché Paolo annunciò e diffuse il Vangelo e, in seguito, tanti annunciatori, predicatori, sacerdoti e missionari seguirono le sue orme, spinti dallo Spirito Santo, per evangelizzare, per portare avanti la gioia della Chiesa che è evangelizzare. Vorrei dire un grazie speciale a loro, a questi evangelizzatori, ai numerosi missionari maltesi che diffondono nel mondo intero la gioia del Vangelo, ai tanti sacerdoti, alle religiose e ai religiosi e a tutti voi. Come ha detto il vostro vescovo, Mons. Teuma, siete un’isola piccola, ma dal cuore grande. Siete un tesoro nella Chiesa e per la Chiesa. Lo dico un’altra volta: siete un tesoro nella Chiesa e per la Chiesa. Per custodirlo, bisogna tornare all’essenza del cristianesimo: all’amore di Dio, motore della nostra gioia, che ci fa uscire e percorrere le strade del mondo; e all’accoglienza del prossimo, che è la nostra testimonianza più semplice e bella nel mondo, e così andare avanti percorrendo le strade del mondo, perché la gioia della Chiesa è evangelizzare.

Il Signore vi accompagni su questa via e la Vergine Santa vi guidi. Lei, che chiese di pregare tre “Ave Maria” per ricordarci del suo cuore materno, riaccenda in noi suoi figli il fuoco della missione e il desiderio di prenderci cura gli uni degli altri. La Madonna vi custodisca e vi accompagni nell’evangelizzazione.




Pellegrinaggio alla Grotta di San Paolo 

Leggiamo il testo della preghiera che il Santo Padre ha dedicato a San Paolo Apostolo

VISITA ALLA GROTTA DI SAN PAOLO

PREGHIERA DEL SANTO PADRE

Basilica di San Paolo a Rabat
Domenica, 3 aprile 2022

Dio di misericordia,
nella tua mirabile provvidenza
hai voluto che l’Apostolo Paolo
annunciasse il tuo amore agli abitanti di Malta,
i quali non ti conoscevano ancora.
Egli ha proclamato loro la tua parola
e ha guarito le loro infermità.

Salvati dal naufragio,
San Paolo e i compagni di viaggio
trovarono qui ad accoglierli
gente pagana di buon cuore,
che li trattò con rara umanità,
rendendosi conto che avevano bisogno
di rifugio, di sicurezza e di assistenza.
Nessuno conosceva i loro nomi,
la provenienza o la condizione sociale;
sapevano soltanto una cosa:
che avevano bisogno di aiuto.

Non c’era tempo per le discussioni,
per i giudizi, le analisi e i calcoli:
era il momento di prestare soccorso;
lasciarono le loro occupazioni
e così fecero.

Accesero un gran fuoco,
e li fecero asciugare e riscaldare.
Li accolsero con cuore aperto
e, insieme con Publio,
primo nel governo e nella misericordia,
trovarono per loro un alloggio.

Padre buono,
concedi a noi la grazia di un buon cuore
che batta per amore dei fratelli.
Aiutaci a riconoscere da lontano i bisogni
di quanti lottano tra le onde del mare,
sbattuti sulle rocce di una riva sconosciuta.
Fa’ che la nostra compassione
non si esaurisca in parole vane,
ma accenda il falò dell’accoglienza,
che fa dimenticare il maltempo,
riscalda i cuori e li unisce:
focolare della casa costruita sulla roccia,
dell’unica famiglia dei tuoi figli,
sorelle e fratelli tutti.
Tu li ami senza distinzione
e vuoi che diventino una cosa sola
con il tuo Figlio, Gesù Cristo, nostro Signore,
per la potenza del fuoco mandato dal cielo,
il tuo Spirito Santo,
che brucia ogni inimicizia,
e nella notte illumina il cammino
verso il tuo regno di amore e di pace.

. Amen.


PREGHIERA NELLA BASILICA DI SAN PAOLO

O Dio, la tua misericordia è infinita
e inesauribile il tesoro della tua bontà:
accresci benigno la fede del popolo a Te consacrato,
perché tutti comprendano con sapienza
quale amore li ha creati,
quale Sangue li ha redenti,
quale Spirito li ha rigenerati.
Per Cristo nostro Signore.

. Amen.




Omelia di Papa Francesco per la V Domenica di Quaresima a Malta

SANTA MESSA

OMELIA DEL SANTO PADRE

Piazzale dei Granai, Floriana
Domenica, 3 aprile 2022

Gesù «al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui» (Gv 8,2). Così comincia l’episodio della donna adultera. Lo sfondo si presenta sereno: una mattinata nel luogo santo, al cuore di Gerusalemme. Protagonista è il popolo di Dio, che nel cortile del tempio cerca Gesù, il Maestro: desidera ascoltarlo, perché quello che Lui dice illumina e riscalda. Il suo insegnamento non ha nulla di astratto, tocca la vita e la libera, la trasforma, la rinnova. Ecco il “fiuto” del popolo di Dio, che non si accontenta del tempio fatto di pietre, ma si raduna attorno alla persona di Gesù. Si intravede in questa pagina il popolo dei credenti di ogni tempo, il popolo santo di Dio, che qui a Malta è numeroso e vivace, fedele nella ricerca del Signore, legato a una fede concreta, vissuta. Vi ringrazio per questo.

Davanti al popolo che accorre a Lui, Gesù non ha fretta: «Sedette – dice il Vangelo – e si mise a insegnare loro» (v. 2). Ma alla scuola di Gesù ci sono dei posti vuoti. Ci sono degli assenti: sono la donna e i suoi accusatori. Non si sono recati come gli altri dal Maestro, e le ragioni della loro assenza sono diverse: scribi e farisei pensano di sapere già tutto, di non aver bisogno dell’insegnamento di Gesù; la donna, invece, è una persona smarrita, finita fuori strada cercando la felicità per vie sbagliate. Assenze dunque dovute a motivazioni differenti, come diverso è l’esito della loro vicenda. Soffermiamoci su questi assenti.

Anzitutto sugli accusatori della donna. In loro vediamo l’immagine di coloro che si vantano di essere giusti, osservanti della legge di Dio, persone a posto e perbene. Non badano ai propri difetti, ma sono attentissimi a scovare quelli degli altri. Così vanno da Gesù: non a cuore aperto per ascoltarlo, ma «per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo» (v. 6). È un intento che fotografa l’interiorità di queste persone colte e religiose, che conoscono le Scritture, frequentano il tempio, ma subordinano tutto ai propri interessi e non combattono contro i pensieri malevoli che si agitano nel loro cuore. Agli occhi della gente sembrano esperti di Dio, ma proprio loro non riconoscono Gesù, anzi lo vedono come un nemico da far fuori. Per farlo, gli mettono davanti una persona, come se fosse una cosa, chiamandola con disprezzo «questa donna» e denunciando pubblicamente il suo adulterio. Premono perché la donna sia lapidata, riversando contro di lei l’avversione che loro hanno per la compassione di Gesù. E fanno tutto questo sotto il manto della loro fama di uomini religiosi.

Fratelli e sorelle, questi personaggi ci dicono che anche nella nostra religiosità possono insinuarsi il tarlo dell’ipocrisia e il vizio di puntare il dito. In ogni tempo, in ogni comunità. C’è sempre il pericolo di fraintendere Gesù, di averne il nome sulle labbra ma di smentirlo nei fatti. E lo si può fare anche innalzando vessilli con la croce. Come verificare allora se siamo discepoli alla scuola del Maestro? Dal nostro sguardo, da come guardiamo al prossimo e da come guardiamo a noi stessi. Questo è il punto per definire la nostra appartenenza.

Da come guardiamo al prossimo: se lo facciamo come Gesù ci mostra oggi, cioè con uno sguardo di misericordia, oppure in modo giudicante, a volte persino sprezzante, come gli accusatori del Vangelo, che si ergono a paladini di Dio ma non si accorgono di calpestare i fratelli. In realtà, chi crede di difendere la fede puntando il dito contro gli altri avrà pure una visione religiosa, ma non sposa lo spirito del Vangelo, perché dimentica la misericordia, che è il cuore di Dio.

Per capire se siamo veri discepoli del Maestro, occorre anche verificare come guardiamo a noi stessi. Gli accusatori della donna sono convinti di non avere nulla da imparare. In effetti il loro apparato esterno è perfetto, ma manca la verità del cuore. Sono il ritratto di quei credenti che, in ogni tempo, fanno della fede un elemento di facciata, dove ciò che risalta è l’esteriorità solenne, ma manca la povertà interiore, che è il tesoro più prezioso dell’uomo. Infatti, per Gesù quello che conta è l’apertura disponibile di chi non si sente arrivato, bensì bisognoso di salvezza. Ci fa bene allora, quando stiamo in preghiera e anche quando partecipiamo a belle funzioni religiose, chiederci se siamo sintonizzati con il Signore. Possiamo chiederlo direttamente a Lui: “Gesù, sono qui con Te, ma Tu che cosa vuoi da me? Cosa vuoi che cambi nel mio cuore, nella mia vita? Come vuoi che veda gli altri?”. Ci farà bene pregare così, perché il Maestro non si accontenta dell’apparenza, ma cerca la verità del cuore. E quando gli apriamo il cuore nella verità, può compiere prodigi in noi.

Lo vediamo nella donna adultera. La sua situazione sembra compromessa, ma ai suoi occhi si apre un orizzonte nuovo, impensabile prima. Ricoperta di insulti, pronta a ricevere parole implacabili e castighi severi, con stupore si vede assolta da Dio, che le spalanca davanti un futuro inatteso: «Nessuno ti ha condannata? – le dice Gesù – Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (vv. 10.11). Che differenza tra il Maestro e gli accusatori! Quelli avevano citato la Scrittura per condannare; Gesù, la Parola di Dio in persona, riabilita completamente la donna, restituendole speranza. Da questa vicenda impariamo che ogni osservazione, se non è mossa dalla carità e non contiene carità, affossa ulteriormente chi la riceve. Dio, invece, lascia sempre aperta una possibilità e sa trovare ogni volta vie di liberazione e di salvezza.

La vita di quella donna cambia grazie al perdono. Si sono incontrati la Misericordia e la miseria. Misericordia e miseria sono lì. E la donna cambia. Viene persino da pensare che, perdonata da Gesù, abbia imparato a sua volta a perdonare. Magari avrà visto nei suoi accusatori non più delle persone rigide e malvagie, ma coloro che le hanno permesso di incontrare Gesù. Il Signore desidera che anche noi suoi discepoli, noi come Chiesa, perdonati da Lui, diventiamo testimoni instancabili di riconciliazione: testimoni di un Dio per il quale non esiste la parola “irrecuperabile”; di un Dio che sempre perdona, sempre. Dio sempre perdona. Siamo noi a stancarci di chiedere perdono. Un Dio che continua a credere in noi e dà ogni volta la possibilità di ricominciare. Non c’è peccato o fallimento che, portato a Lui, non possa diventare un’occasione per iniziare una vita nuova, diversa, nel segno della misericordia. Non c’è peccato che non possa andare su questa strada. Dio perdona tutto. Tutto.

Questo è il Signore Gesù. Lo conosce veramente chi fa esperienza del suo perdono. Chi, come la donna del Vangelo, scopre che Dio ci visita attraverso le nostre piaghe interiori. Proprio lì il Signore ama farsi presente, perché è venuto non per i sani ma per i malati (cfr Mt 9,12). E oggi è questa donna, che ha conosciuto la misericordia nella sua miseria e che va nel mondo risanata dal perdono di Gesù, a suggerirci, come Chiesa, di rimetterci da capo alla scuola del Vangelo, alla scuola del Dio della speranza che sempre sorprende. Se lo imitiamo, non saremo portati a concentrarci sulla denuncia dei peccati, ma a metterci con amore alla ricerca dei peccatori. Non staremo a contare i presenti, ma andremo in cerca degli assenti. Non torneremo a puntare il dito, ma inizieremo a porci in ascolto. Non scarteremo i disprezzati, ma guarderemo come primi coloro che sono considerati ultimi. Questo, fratelli e sorelle, ci insegna oggi Gesù con l’esempio. Lasciamoci stupire da Lui e accogliamo con gioia la sua novità.




PREGHIERA AL TERMINE DELL’INCONTRO CON I MIGRANTI

Signore Dio, creatore dell’universo,
sorgente di libertà e di pace,
di amore e di fraternità,
Tu ci hai creato a tua immagine
e hai infuso in tutti noi il tuo soffio vitale,
per farci partecipi del tuo essere in comunione.
Anche quando abbiamo infranto la tua alleanza
Tu non ci hai abbandonato in potere della morte
ma nella tua infinita misericordia
sempre ci hai chiamato a ritornare a Te
e a vivere come tuoi figli.
Infondi in noi il tuo Santo Spirito
e donaci un cuore nuovo,
capace di ascoltare il grido, spesso silenzioso,
dei nostri fratelli e sorelle che hanno perduto
il calore della casa e della patria.
Fa’ che possiamo donare loro speranza
con sguardi e gesti di umanità.
Fa’ di noi strumenti di pace
e di concreto amore fraterno.
Liberaci dalle paure e dai pregiudizi,
per fare nostre le loro sofferenze
e lottare insieme contro l’ingiustizia;
perché cresca un mondo in cui ogni persona
sia rispettata nella sua inviolabile dignità,
quella che Tu, o Padre, hai posto in noi
e il tuo Figlio ha consacrato per sempre.

Amen.



Fonti da : vatican.va
               vaticannews.va