Un
filo rosso lega l'opera del Nunzio D'Errico alla testimonianza dei
medici cattolici in Croazia. E' quello del Magistero e
dell'orientamento della Chiesa sulle problematiche della bioetica e
della tutela della vita fin dal suo concepimento. Infatti, fin dai
primi giorni della sua missione a Zagabria e durante la consegna
delle credenziali diplomatiche, l'arcivescovo D'Errico si è
ritrovato a dialogare pubblicamente, come rappresentante della Santa
Sede, su queste problematiche nel cui merito stava allora operando il
Parlamento Croato. Il chiarimento della visione della vita, dalla
prospettiva cattolica ed ecclesiale, è divenuta così una questione
di fondamentale importanza; anche nel dibattito sociale e nella
pratica professionale dei medici cattolici che hanno celebrato la
festa di San Luca, loro celeste patrono, insieme con il Nunzio con
una Santa Messa nella Basilica del Sacro Cuore di Zagabria.
L'avvenimento, che è stato annunziato nel post precedente di questo
blog, ha ricevuto attenzione immediata dall'agenzia informativa
cattolica, la quale ha pubblicato sul suo portale, nel giro di
qualche ora, un commento sulla celebrazione e il discorso in croato
del Nunzio rivolto all'Associazione Medica Croata e agli operatori
sanitari.
L'Eucaristia
è stata concelebrata con i padri Gesuiti, con l'assistente
spirituale dell'Associazione don
Draženko Tomic e don Antonio Bekavac che ha guidato la vigilia di
preparazione spirituale dei partecipanti. Il coro è stato diretto da
Leonard Bergovec.
L'omelia,
sottolineando il significato della festa di San Luca, si è
incentrata sul compito evangelico assegnato all'attività dei medici
e degli operatori della sanità; un compito che invita alla
testimonianza della fede nell'esercizio della professione e
all'assunzione coraggiosa e coerente degli attegiamenti che il
Magistero indica ai fedeli in rapporto alla bioetica e al rispetto
della vita. Riportiamo direttamente le parole di S. E. Alessandro
D'Errico.
Associazione
Croata dei Medici Cattolici
Festa
di San Luca
(Zagabria,
18 ottobre 2012)
Sono grato al Presidente dell’Associazione Croata dei
Medici Cattolici, dott. Franjo Turalija, e al Segretario Generale,
dott. Ivan Ćelić,
per l'invito che mi hanno rivolto a presiedere questa celebrazione
eucaristica, nella festa di San Luca, patrono dei medici cattolici.
L’ho accolto volentieri per l’importanza della vostra
Associazione, e per la considerazione e la stima che ho per voi. E
ciò tanto più che questo momento di preghiera e di riflessione ha
luogo qui, in questa bella Basilica del Sacro Cuore, che rappresenta
uno dei centri più importanti della presenza pastorale dei carissimi
Padri Gesuiti a Zagabria.
Miei cari operatori sanitari cattolici, voi sapete bene
che il Magistero della Chiesa guarda con grande attenzione alle
Associazioni dei Medici Cattolici. E ciò perché voi vi proponete di
vivere la vostra professione nell’ascolto ecclesiale della parola
di Dio e nell’adesione al Magistero della Chiesa. E così,
rivisitando vari interventi recenti del Magistero, nei giorni scorsi
ho trovato due indicazioni, che a me sembrano particolarmente
importanti per le vostre attività, nel nostro concreto contesto
sociale e pastorale della Croazia.
La prima. I documenti della
Chiesa ricordano spesso che anche a voi è rivolta la parola di Gesù:
“Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero
nudo e mi avete vestito, ero malato e mi avete visitato”.
E cioè, l’operatore sanitario cattolico è invitato ad avvicinarsi
al paziente scorgendo in lui il volto sofferente di Gesù. Siete
chiamati a prendervi cura dei pazienti che vengono a voi, come
persone affidate da Dio alla vostra responsabilità, riservando una
speciale preferenza per chi è più povero, più solo e più
bisognoso. Siete invitati a vivere la vostra professione come
esercizio concreto dell’amore per il prossimo. San Giuseppe
Moscati, il grande medico napoletano, amava ripetere: “Sarà
la carità, non la scienza, a cambiare il mondo!”
Perciò, dovrebbe essere qui la vostra identità di operatori
sanitari cattolici. E cioè, di professionisti che non sono mossi da
calcoli umani o interessi mondani, ma sono ispirati dalla parola di
Gesù e dall’esempio del Maestro, che è venuto per servire e non
per essere servito.
Seconda. C’è poi un altro
punto delicato, sul quale ritornano spesso il Santo Padre e la
Gerarchia cattolica. La vostra professione dovrebbe essere sempre,
per la sua stessa natura, un servizio alla vita. Ebbene, voi sapete
bene che, nella prospettiva biblica e cristiana, la vita è dono di
Dio che nessuno può manipolare, né tanto meno eliminare. Tuttavia,
questo principio, che è così chiaro nell’ottica cristiana, si
trova oggi ad incontrare tante difficoltà. Purtroppo ciò non
riguarda soltanto le questioni del rapporto con i pazienti, ma anche
altri ambiti più complessi (e pure di natura legislativa) che
potrebbero mettere a rischio la tutela della vita nel suo inizio, nel
suo termine o nel suo sviluppo. In questa situazione, ciò che la
Chiesa si aspetta da voi è che viviate con coerenza i vostri
convincimenti di fede, anche nelle difficoltà. E che siate attivi e
fedeli testimoni di una visione cristiana della vostra professione,
al servizio della vita.
So per esperienza che questo non sempre è facile.
Perciò affido le vostre intenzioni alla protezione di Maria, Salus
Infirmorum, e di San Luca, patrono dei medici
cattolici. Il mio augurio, che si fa preghiera in questa Eucaristia,
è che possiate sperimentare, oggi e sempre, le consolazioni e la
gioia che vengono dalla testimonianza fedele della missione che a voi
è affidata dall’Associazione dei Medici Cattolici e, attraverso
essa, dalla stessa Chiesa di Cristo.
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