L'opera delle Suore
della Carità di San Vincenzo de' Paoli, già diffusa in tutta
Europa, iniziò a Zagabria intorno alla metà del XIX secolo,
promossa dal Cardinale
George Haulika che le chiamò nel 1846 per
affidare loro un monastero e una intensa attività di assistenza
ospedaliera ed educativa a favore dei poveri. Per oltre un secolo e
mezzo le Suore hanno mantenuto il riferimento spirituale dei
fondatori, San Vincenzo de' Paoli e Santa Luisa de Marillac, ed hanno
esteso la loro opera in svariati campi della formazione
dell'assistenza e dell'artigianato sacro. Alcune suore svolgono il
loro servizio anche nella Nunziatura Apostolica di Zagabria.
Il 27 settembre 2012
l'arcivescovo D'Errico ha celebrato la Santa Messa per la festa di
San Vincenzo de' Paoli nella chiesa del Monastero e ha avuto
occasione di rivolgere alle suore e all'assemblea devota parole che
hanno messo in risalto la figura del Santo e la sua idea della Carità
come esperienza dell'Amore di Dio vissuta sia a livello interiore
personale e sia come testimonianza ed opera comunitaria ed ecclesiale
intensamente svolta ed organizzata a favore di ogni povertà. Diverse
agenzie hanno riportato le sue parole in croato.
Noi leggiamo nella
completezza dei contenuti storici ed agiografici e nella chiarezza
del forte messaggio pastorale, calato anche nella realtà croata, l'omelia del Nunzio Apostolico nella
forma originale da lui direttamente predisposta.
Festa
di San Vincenzo de’ Paoli
Chiesa
di San Vincenzo de’ Paoli
Zagabria,
27 settembre 2012
Sono
lieto di poter presiedere questa celebrazione eucaristica, con la
quale la Famiglia Vicenziana di Zagabria rende grazie a Dio per il
grande dono della vita e dell’esempio di San Vincenzo de’Paoli,
servitore dei poveri e missionario della carità fraterna. Egli fece
ritorno alla casa del Padre nel 1660 (352 anni fa). È una figura che
ha illuminato profondamente, con la sua fede e il suo esempio, non
soltanto la Francia del XVII° secolo, ma vaste aree del continente;
e ancor oggi egli continua ad essere punto di riferimento per
migliaia di persone, sensibili alle necessità delle fasce sociali
più povere. Per la nostra meditazione, vorrei proporre alcune brevi
considerazioni, che mi stanno molto a cuore.
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Di
San Vincenzo mi colpisce la sua straordinaria sensibilità per
i poveri e gli emarginati. Per questo egli fondò la
Congregazione dei Preti della Missione (Lazzaristi) e – con la
collaborazione di Santa Luisa di Marillac – la Congregazione delle
Figlie della Carità. Per questo egli si fece promotore di tante
iniziative di carità che coinvolgessero anche i laici (che oggi sono
conosciute come Società delle Conferenze di San Vincenzo de’
Paoli).
Lo
specifico della sua spiritualità è nell’amore per gli ammalati, i
bambini abbandonati, i carcerati, gli schiavi, i contadini poveri, le
popolazioni affamate per la guerra. “Amiamo Dio – egli
soleva ripetere – ma amiamolo nei fratelli bisognosi, con la
fatica delle nostre braccia e con il sudore del nostro volto”.
Così, in breve tempo egli divenne punto di riferimento per migliaia
di persone generose e sensibili, desiderose di dare il loro
contributo di sollievo per le fasce sociali più povere.
Personalmente,
sono convinto che il suo è un messaggio di perenne attualità, che
può dire molto anche a noi oggi. Il recente magistero dei Papi parla
spesso di amore preferenziale per i poveri. E il Santo Padre
Benedetto XVI ci ricorda spesso che non si può vivere
tranquillamente la fede cristiana, ignorando il grido dei bisognosi,
che giunge a noi da tante parti. Abbiamo il dovere di prestare
attenzione a chi si trova in necessità, perché Dio è Amore. Questo
esige che noi Suoi figli dobbiamo fare come Lui: comportarci come
Lui, sempre, senza interessi e senza distinzioni, perché – come
abbiamo ascoltato dal Vangelo - Gesù dice che nei poveri possiamo
trovare il Suo volto sofferente: “Avevo fame e mi avete dato da
mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere… Ogni volta che avrete
fatto questo ad uno solo dei miei fratelli più piccoli l’avete
fatto a me” (cfr. Mt 25,31-46).
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C’è
poi un altro aspetto che mi colpisce dell’opera di San Vincenzo. Un
giorno, quando era ancora giovane sacerdote e parroco in zone rurali,
egli ebbe notizia che un’intera famiglia della parrocchia era
ammalata e senza un minimo di assistenza. Allora fece un appello ai
parrocchiani che si attivassero per aiutarli. L’appello fu accolto
subito e con molta generosità. San Vincenzo ne fu contento, ma poi
fece una considerazione: “Oggi questi poveretti avranno tutto, e
anzi più del necessario. Ma tra qualche giorno, cosa sarà?
Certamente saranno di nuovo nel bisogno”. Da ciò maturò
l’idea di una Confraternita di persone, che si impegnassero a turno
ad assistere gli ammalati della parrocchia. Era il 1617; San Vincenzo
aveva 36 anni. Dopo quella Confraternita, egli ispirò la nascita di
tante istituzioni laiche, che poi sono confluite nella Società
delle Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli; e – come ho
menzionato – fondò la Congregazione dei Lazzaristi (nel 1625) e,
insieme a Santa Luisa di Marillac, quella delle Figlie della Carità
(nel 1633). Esse si propongono di assicurare in maniera stabile
un minimo di assistenza ai bisognosi, al fine di rendere la loro vita
più degna, e il loro futuro più sicuro.
In
altre parole, San Vicenzo intuì che la carità è un dovere
cristiano, che non può essere vissuto solo a livello personale. La
carità necessita di essere organizzata, resa stabile, per
portare i frutti che Gesù chiede da noi. E cioè, essa deve avere
anche una dimensione comunitaria, come era nella prima
comunità di Gerusaleme, e come possiamo leggere negli Atti degli
Apostoli. Ma ciò può avvenire solo se noi cristiani abbiamo la
consapevolezza di essere popolo di Dio, un solo corpo, uniti nella
lode a Dio e nel servizio ai fratelli.
Anche
questa intuizione di San Vincenzo – la necessità di organizzare la
carità – mi pare di grande attualità per le nostre comunità.
Grazie a Dio, in Croazia abbiamo tante forme organizzate di carità:
c’è la Caritas – a livello di Conferenza Episcopale e
delle singole diocesi - e ci sono tante iniziative di gruppi formati
da persone di buona volontà. In questi anni del mio servizio al
popolo croato – qui in Croazia e, prima, in Bosnia ed Erzegovina –
ho potuto costatare con ammirazione come le nostre istituzioni –
specialmente durante gli anni della guerra e nel periodo di
ricostruzione che ne è seguito – si sono adoperate con esemplare
spirito di amore verso tutti, senza distinzioni.
Ciò
mi viene ripetuto spesso anche da alte personalità (civili e
religiose), le quali sempre tangono a ribadire la loro gratitudine
per ciò che la Santa Sede e la Chiesa Cattolica hanno fatto e stanno
facendo durante questi anni delicati. Ed io sono solito rispondere
che anche questo fa parte della nostra vocazione e della nostra
missione cristiana: dal punto di vista del Vangelo e della logica di
Dio – che è Amore, e ci vuole tutti fratelli – riteniamo che i
poveri non possono essere lasciati soli.
Perciò
sono convinto che l’organizzazione della carità deve restare
tra le priorità pastorali della Chiesa ovunque, anche in
Croazia. Solo così potremo essere fedeli alla nostra vocazione
cristiana, e al tempo stesso continuare a dare il nostro contributo
per la costruzione di un futuro migliore per tutti.
Sapete
meglio di me che tante persone vivono con grande incertezza per il
futuro. Ebbene, anche attraverso il nostro impegno di carità
organizzata dobbiamo trasmettere una speranza. La speranza che è
possibile realizzare un mondo migliore: un mondo senza povertà,
senza barriere, senza odio, senza guerra, senza violenza. Un mondo in
cui possiamo veramente sentirci tutti come fratelli, e amarci tutti
come Dio ci ama.
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Miei
cari fratelli e sorelle, ringrazio Madre Miroslava Bradica, Superiora
Generale e Madre Marija Vlasta Tkalec, Superiora Provinciale, per la
gioia che mi hanno dato di condividere con voi questo momento di
preghiera e di riflessione. Insieme a voi elevo un inno di
ringraziamento e di lode a Dio per ciò che San Vicenzo de’ Paoli
ha operato con il rigore della sua fede luminosa, e per quello che ha
ispirato in questi ultimi quattro secoli di storia della Chiesa. Il
mio augurio – che accompagno con preghiera intensa – è che anche
questa annuale celebrazione della festa di San Vicenzo possa essere
occasione propizia – per la Famiglia Vincenziana, per tutta la
Chiesa, e in particolare per la Chiesa di Dio che è in Croazia –
per approfondire e promuovere un rinnovato concreto impegno di
carità, a favore di tanti poveri Lazzaro, che incontriamo –
purtroppo ancor oggi – lungo le strade del mondo. Amen.
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