venerdì 28 settembre 2012

Pastorale della Carità. Celebrazione della festa di San Vincenzo de' Paoli a Zagabria


L'opera delle Suore della Carità di San Vincenzo de' Paoli, già diffusa in tutta Europa, iniziò a Zagabria intorno alla metà del XIX secolo, promossa dal Cardinale George Haulika che le chiamò nel 1846 per affidare loro un monastero e una intensa attività di assistenza ospedaliera ed educativa a favore dei poveri. Per oltre un secolo e mezzo le Suore hanno mantenuto il riferimento spirituale dei fondatori, San Vincenzo de' Paoli e Santa Luisa de Marillac, ed hanno esteso la loro opera in svariati campi della formazione dell'assistenza e dell'artigianato sacro. Alcune suore svolgono il loro servizio anche nella Nunziatura Apostolica di Zagabria.

Il 27 settembre 2012 l'arcivescovo D'Errico ha celebrato la Santa Messa per la festa di San Vincenzo de' Paoli nella chiesa del Monastero e ha avuto occasione di rivolgere alle suore e all'assemblea devota parole che hanno messo in risalto la figura del Santo e la sua idea della Carità come esperienza dell'Amore di Dio vissuta sia a livello interiore personale e sia come testimonianza ed opera comunitaria ed ecclesiale intensamente svolta ed organizzata a favore di ogni povertà. Diverse agenzie hanno riportato le sue parole in croato. 
Noi leggiamo nella completezza dei contenuti storici ed agiografici e nella chiarezza del forte messaggio pastorale, calato anche nella realtà croata, l'omelia del Nunzio Apostolico nella forma originale da lui direttamente predisposta.

Festa di San Vincenzo de’ Paoli
Chiesa di San Vincenzo de’ Paoli
Zagabria, 27 settembre 2012


Sono lieto di poter presiedere questa celebrazione eucaristica, con la quale la Famiglia Vicenziana di Zagabria rende grazie a Dio per il grande dono della vita e dell’esempio di San Vincenzo de’Paoli, servitore dei poveri e missionario della carità fraterna. Egli fece ritorno alla casa del Padre nel 1660 (352 anni fa). È una figura che ha illuminato profondamente, con la sua fede e il suo esempio, non soltanto la Francia del XVII° secolo, ma vaste aree del continente; e ancor oggi egli continua ad essere punto di riferimento per migliaia di persone, sensibili alle necessità delle fasce sociali più povere. Per la nostra meditazione, vorrei proporre alcune brevi considerazioni, che mi stanno molto a cuore.

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Di San Vincenzo mi colpisce la sua straordinaria sensibilità per i poveri e gli emarginati. Per questo egli fondò la Congregazione dei Preti della Missione (Lazzaristi) e – con la collaborazione di Santa Luisa di Marillac – la Congregazione delle Figlie della Carità. Per questo egli si fece promotore di tante iniziative di carità che coinvolgessero anche i laici (che oggi sono conosciute come Società delle Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli).

Lo specifico della sua spiritualità è nell’amore per gli ammalati, i bambini abbandonati, i carcerati, gli schiavi, i contadini poveri, le popolazioni affamate per la guerra. “Amiamo Dio – egli soleva ripetere – ma amiamolo nei fratelli bisognosi, con la fatica delle nostre braccia e con il sudore del nostro volto”. Così, in breve tempo egli divenne punto di riferimento per migliaia di persone generose e sensibili, desiderose di dare il loro contributo di sollievo per le fasce sociali più povere.


Personalmente, sono convinto che il suo è un messaggio di perenne attualità, che può dire molto anche a noi oggi. Il recente magistero dei Papi parla spesso di amore preferenziale per i poveri. E il Santo Padre Benedetto XVI ci ricorda spesso che non si può vivere tranquillamente la fede cristiana, ignorando il grido dei bisognosi, che giunge a noi da tante parti. Abbiamo il dovere di prestare attenzione a chi si trova in necessità, perché Dio è Amore. Questo esige che noi Suoi figli dobbiamo fare come Lui: comportarci come Lui, sempre, senza interessi e senza distinzioni, perché – come abbiamo ascoltato dal Vangelo - Gesù dice che nei poveri possiamo trovare il Suo volto sofferente: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere… Ogni volta che avrete fatto questo ad uno solo dei miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me” (cfr. Mt 25,31-46).

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C’è poi un altro aspetto che mi colpisce dell’opera di San Vincenzo. Un giorno, quando era ancora giovane sacerdote e parroco in zone rurali, egli ebbe notizia che un’intera famiglia della parrocchia era ammalata e senza un minimo di assistenza. Allora fece un appello ai parrocchiani che si attivassero per aiutarli. L’appello fu accolto subito e con molta generosità. San Vincenzo ne fu contento, ma poi fece una considerazione: “Oggi questi poveretti avranno tutto, e anzi più del necessario. Ma tra qualche giorno, cosa sarà? Certamente saranno di nuovo nel bisogno”. Da ciò maturò l’idea di una Confraternita di persone, che si impegnassero a turno ad assistere gli ammalati della parrocchia. Era il 1617; San Vincenzo aveva 36 anni. Dopo quella Confraternita, egli ispirò la nascita di tante istituzioni laiche, che poi sono confluite nella Società delle Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli; e – come ho menzionato – fondò la Congregazione dei Lazzaristi (nel 1625) e, insieme a Santa Luisa di Marillac, quella delle Figlie della Carità (nel 1633). Esse si propongono di assicurare in maniera stabile un minimo di assistenza ai bisognosi, al fine di rendere la loro vita più degna, e il loro futuro più sicuro.

In altre parole, San Vicenzo intuì che la carità è un dovere cristiano, che non può essere vissuto solo a livello personale. La carità necessita di essere organizzata, resa stabile, per portare i frutti che Gesù chiede da noi. E cioè, essa deve avere anche una dimensione comunitaria, come era nella prima comunità di Gerusaleme, e come possiamo leggere negli Atti degli Apostoli. Ma ciò può avvenire solo se noi cristiani abbiamo la consapevolezza di essere popolo di Dio, un solo corpo, uniti nella lode a Dio e nel servizio ai fratelli.

Anche questa intuizione di San Vincenzo – la necessità di organizzare la carità – mi pare di grande attualità per le nostre comunità. Grazie a Dio, in Croazia abbiamo tante forme organizzate di carità: c’è la Caritas – a livello di Conferenza Episcopale e delle singole diocesi - e ci sono tante iniziative di gruppi formati da persone di buona volontà. In questi anni del mio servizio al popolo croato – qui in Croazia e, prima, in Bosnia ed Erzegovina – ho potuto costatare con ammirazione come le nostre istituzioni – specialmente durante gli anni della guerra e nel periodo di ricostruzione che ne è seguito – si sono adoperate con esemplare spirito di amore verso tutti, senza distinzioni.

Ciò mi viene ripetuto spesso anche da alte personalità (civili e religiose), le quali sempre tangono a ribadire la loro gratitudine per ciò che la Santa Sede e la Chiesa Cattolica hanno fatto e stanno facendo durante questi anni delicati. Ed io sono solito rispondere che anche questo fa parte della nostra vocazione e della nostra missione cristiana: dal punto di vista del Vangelo e della logica di Dio – che è Amore, e ci vuole tutti fratelli – riteniamo che i poveri non possono essere lasciati soli.
Perciò sono convinto che l’organizzazione della carità deve restare tra le priorità pastorali della Chiesa ovunque, anche in Croazia. Solo così potremo essere fedeli alla nostra vocazione cristiana, e al tempo stesso continuare a dare il nostro contributo per la costruzione di un futuro migliore per tutti.

Sapete meglio di me che tante persone vivono con grande incertezza per il futuro. Ebbene, anche attraverso il nostro impegno di carità organizzata dobbiamo trasmettere una speranza. La speranza che è possibile realizzare un mondo migliore: un mondo senza povertà, senza barriere, senza odio, senza guerra, senza violenza. Un mondo in cui possiamo veramente sentirci tutti come fratelli, e amarci tutti come Dio ci ama.

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Miei cari fratelli e sorelle, ringrazio Madre Miroslava Bradica, Superiora Generale e Madre Marija Vlasta Tkalec, Superiora Provinciale, per la gioia che mi hanno dato di condividere con voi questo momento di preghiera e di riflessione. Insieme a voi elevo un inno di ringraziamento e di lode a Dio per ciò che San Vicenzo de’ Paoli ha operato con il rigore della sua fede luminosa, e per quello che ha ispirato in questi ultimi quattro secoli di storia della Chiesa. Il mio augurio – che accompagno con preghiera intensa – è che anche questa annuale celebrazione della festa di San Vicenzo possa essere occasione propizia – per la Famiglia Vincenziana, per tutta la Chiesa, e in particolare per la Chiesa di Dio che è in Croazia – per approfondire e promuovere un rinnovato concreto impegno di carità, a favore di tanti poveri Lazzaro, che incontriamo – purtroppo ancor oggi – lungo le strade del mondo. Amen.






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