Nella
sera di sabato 28 settembre 2013, all'indomani della celebrazione dei
funerali solenni in San Sossio di Frattamaggiore, Mons. D'Errico ha
celebrato nel Santuario di San Gennaro di Cervinara una Santa Messa
in suffragio per il fratello Luigi D'Errico. Leggiamo di seguito il
testo della sua omelia predisposto nella condizione del “carico
emotivo”, che ha accompagnato i sofferti giorni della dipartita di
Luigi, ed articolato nello sviluppo di tre punti commemorativi: la
gratitudine, la preghiera e la riflessione.
Messa di
suffragio per Gino
Santuario di San
Gennaro in Cervinara
(28 settembre 2013)
Miei
cari fratelli e sorelle,
A
conclusione di questa incredibile settimana di dolore e di preghiera, siamo
riuniti nel nome del nostro carissimo Gino, in questo Comune e in questo
Santuario a lui tanto cari. Durante questi giorni, abbiamo ascoltato - quasi
come un ritornello - da parte di tanti amici: “E’ incredibile che tutto si sia consumato così presto, all’età di soli 61
anni. È incredibile come tutto si sia risolto
così in fretta, in meno di una settimana, tra il ricovero in ospedale per
accertamenti e i giorni imprevisti che sono seguiti di terapia intensiva”.
Abbiamo
sofferto tanto. Abbiamo fatto il possibile per far sì che egli ritornasse alle
sue attività e al nostro affetto. Abbiamo anche fatto tutto ciò che - diciamo
così - era richiesto dalle consuetudini sociali e religiose. Ora, come fratello
maggiore e come Vescovo della Chiesa di Dio, sento il dovere di invitare tutti
a dire di nuovo: “Sia fatta la volontà di
Dio”. E cioè sento il dovere di invitare tutti a guardare a ciò che è avvenuto
nella giusta prospettiva di fede e di preghiera.
Ci è
caro pensare che anche per lui lunedì notte è passato l’eterno Signore della
vita e della storia, per sussurrargli - come talvolta ha fatto agli apostoli e
ai discepoli durante la sua vita terrena: “Caro
Gino, passiamo all’altra riva” (Lc. 8,22). E cioè, passiamo dall’altra parte, alla vita eterna.
Di
là, dalla vita eterna, dall’altra riva, siamo certi - nella prospettiva di fede
e di preghiera che anima questa Eucaristia
- che egli è presente con noi
questa sera. Di là siamo certi che continuerà con noi il cammino della vita di ogni giorno. E non ci farà mancare,
come ha fatto durante la sua vita terrena, il suo consiglio, il suo
incoraggiamento, il suo sostegno, soprattutto nei momenti di necessità.
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Con
tutta semplicità, consentitemi di dire che in queste ore non è stato facile per
me organizzare una riflessione articolata, per il carico emotivo che
inevitabilmente ha accompagnato questi giorni. Ma nella meditazione e nella
preghiera, ho trovato utile soffermarmi su tre parole.
La
prima parola è gratitudine. Sì, in
questo momento così denso di sentimenti e di affetti, sento il dovere di dire
un grande grazie. Anzitutto, grazie a tante persone che sono venute, o ci hanno
scritto, o hanno telefonato per manifestarci la loro sofferta partecipazione e
la loro solidarietà in questo momento di prova. La gratitudine non è solo mia,
ma di tutta la famiglia D’Errico-Luongo-Del Prete. In questi gesti di vicinanza
e di amicizia abbiamo trovato un prezioso umano sostegno. Ma in essi abbiamo
visto con piacere anche un segno di stima e di considerazione per ciò che Gino
aveva cercato di fare durante 61 anni di vita intensa.
La
nostra gratitudine si rivolge in particolare a lui – a Gino che ci ha lasciato
– per quello che ci ha dato (ed è veramente tanto!) durante il cammino che
insieme abbiamo percorso durante la sua vita terrena. Oggi tutto parla di lui,
come prima e più di prima. Lo ricordiamo per la grande sensibilità di cuore.
Una sensibilità umana e spirituale che lo portava naturalmente a stare dalla
parte di chi era nel bisogno. Lo ricordiamo per la capacità di farsi carico
delle nostre situazioni, sempre: nei momenti lieti e nei momenti meno lieti,
che insieme abbiamo affrontato in famiglia. Lo ricordiamo per la sua esemplare
disponibilità a mettere tutto da parte in qualsiasi momento, per stare con noi
e farci sentire il suo incoraggiamento.
Aveva
un grande amore per la famiglia. In particolare, lo ricordiamo per l’esemplare
cura che ha avuto per i figli, che egli considerava pupille dei suoi
occhi, dei quali spesso mi diceva di essere veramente orgoglioso.
Lo
ricordiamo per la grande laboriosità, che lo aveva portato a ricoprire
responsabilità importanti a livello sociale e politico. Aveva incominciato
praticamente da zero. Ora si ritrovava a essere Commissario della Regione
Campania per l’Istituto Autonomo Case
Popolari di Avellino.
Lo ricordiamo
per il tratto signorile e distinto. Sì, anche questo abbiamo sentito spesso
durante questi giorni: “Era un signore, un
gran signore”. Ma era un signore non soltanto per la maniera di presentarsi
e di vestire - alla quale dava sempre molta cura. Era un signore soprattutto
per i sentimenti e per la vita interiore di cui era capace.
Lo ricordiamo per la sua fede semplice,
ma matura. Una fede che l’ha sostenuto nei momenti di difficoltà e che sempre
riusciva a trasmettere a noi, talvolta in maniera bonaria come sapeva fare lui,
ma indubbiamente con grande efficacia.
Perciò, per le tante belle qualità
della sua personalità e per i tanti talenti che egli aveva ricevuto dal Padre
Celeste, vogliamo pure, una volta di più, ripetere: “O Signore, non ci lamentiamo perché ce l’hai tolto; piuttosto dobbiamo
ringraziarTi perché ce lo hai dato”.
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La
seconda parola è preghiera.
Nell’atmosfera particolare di questa sera, a conclusione di questa settimana
intensa, sento il dovere di invitare tutti a pregare. È vero, capita sempre
così. E’ sopratutto nei momenti un po’ tristi che avvertiamo quanto sia
importante la preghiera.
Vogliamo
pregare anzitutto per Gino, perché - pur con le sue belle qualità -
evidentemente anche lui aveva qualche limite. Preghiamo per lui, affinché il
Padre ricco di misericordia gli mostri il Suo volto di misericordia e perdono e
lo accolga presto nella sua luce e nella sua gioia.
Al
tempo stesso, vogliamo pregare per noi, che ancora non riusciamo a capacitarci
di ciò che è avvenuto. Preghiamo in particolare per Maria, per Teresa, per Alberto
e Mario. E per tutti noi, me suo fratello, le sue e mie sorelle, i cugini, i nipoti, gli amici, perché
anche noi in quest’ora dolorosa abbiamo bisogno di tanto sostegno dall’Alto.
Abbiamo bisogno della luce e del conforto della fede. Abbiamo bisogno di
ritrovare serenità interiore per poter ritornare alle nostre attività con il
ricordo tenero di Gino, fiduciosi che da esso potremo trarre nuova ispirazione
e nuove motivazioni.
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La
terza parola è riflessione. Avvenimenti come questi – tristi e dolorosi -
ci invitano a meditare di nuovo sugli interrogativi profondi della vita e della
storia. Chi siamo? Dove andiamo? Che
senso ha questa nostra vita se poi tutto finisce così all’improvviso? Quali
sono i valori ai quali dovremmo dare priorità nella nostra esistenza?
La
risposta che ci viene dalla fede è che siamo popolo in cammino, secondo la bella immagine biblica; in cammino
verso la Patria eterna. Crediamo nella vita eterna. Crediamo che un giorno
anche a noi il Signore Gesù dirà, come a Gino e agli apostoli: “Passiamo all’altra riva, passiamo dall’altra
parte”, dove potremo contemplare faccia a faccia il volto di Dio. Dove
potremo contemplare il volto del Padre misericordioso, ricco di amore per noi
suoi figli, per quanto poveri e peccatori.
Crediamo
che la morte non è la fine. La morte è soltanto un passaggio, da questa vita
all’altra, come ci viene ricordato dalla bella espressione che è riportata sul
frontone d’ingresso del cimitero di Frattamaggiore: Vita
mutatur non tollitur. E cioè, è trasformata, ma
non è tolta.
Crediamo
nella comunione dei santi. Comunione tra noi - Chiesa pellegrina sulla terra,
Chiesa militante, come si diceva un tempo - con i nostri cari trapassati,
quelli che sono in Purgatorio e quelli che sono in cielo: Chiesa purgante e
Chiesa trionfante. Questa comunione ci fa sentire ancora uniti, nonostante la
morte. È per questa comunione che fermamente crediamo che Gino, e i nostri cari
che ci hanno preceduto nel segno della fede, sono qui realmente presenti oggi.
È per questa comunione che noi possiamo offrire al Padre la nostra preghiera di
suffragio, nella cristiana fiducia che soprattutto ciò può servire per essi.
È
così, in questa prospettiva spirituale e di matura riflessione cristiana, che
dobbiamo chiudere questa settimana. Da questa visione di fede, invito a
rivolgere al nostro carissimo Gino un cordiale e affettuoso “Arrivederci in Paradiso”. Ed è in
questa prospettiva che invito a ripetere insieme, una volta di più, la bella
preghiera che abbiamo recitato tante volte in questi giorni per lui e per i
nostri cari defunti: L’eterno riposo dona
loro Signore. Splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen.
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