Il
giorno 8 ottobre la città di Zara, la principale della Dalmazia,
celebra la festa di San Simeone, il suo amato Patrono, che fu il
primo “giusto” in Israele a riconoscere il Salvatore nel Bambino
Gesù presentato da Giuseppe e da Maria al Tempio di Gerusalemme. Il
Vangelo (Lc 2, 25-32) lo presenta come “uomo
giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito
Santo era su di lui” e che poté finalmente chiedere congedo al
Signor (cantico "nunc dimittis"
della compieta) perché i suoi occhi “hanno visto la tua salvezza
preparata da te davanti a tutti i popoli”.
Il
Santuario dedicato al Santo in Zara è uno dei luoghi più
significativi del pellegrinaggio in Croazia. Il corpo di San Simeone
si venera in esso dal XIII secolo e fu portato da un nobile crociato
in navigazione verso Venezia che lo aveva devotamente traslato dalla
Siria. La narrazione agiografica della traslazione e della presenza
della reliquia di Simeone a Zara registra anche una controversia con
Venezia che pure ha dedicato al santo una chiesa. Questa narrazione è
ricca di riferimenti storici e rappresenta il fondamento devozionale
sia della dedicazione della chiesa patronale e sia della grande arca
di legno rivestita d'argento, considerata l'opera più notevole e
preziosa dell'arte orafa croata, fatta costruire dalla regina
Elisabetta nel XIV secolo per contenere il corpo di San Simeone.
Zara
è una città ricca di storia antica, di archeologia romana e di
espressioni monumentali dell'arte cristiana bizantina e romanica
medievale, come la cattedrale di Santa Anastasia, la basilica di San
Donato ed altri luoghi del complesso episcopale urbano. In essa
particolare rilievo assume anche il patrimonio storico-religioso
legato alla celebrazione di San Simeone, la cui arca viene
devotamente aperta ogni anno nel giorno celebrativo per offrire ai
fedeli e ai pellegrini la visione del suo corpo intero.
La
celebrazione serotina del Nunzio Apostolico nel santuario di San
Simeone, invitato nel giorno della festa patronale da Mons. Želimir
Puljić arcivescovo di Zara, è stata annunziata e commentata dalle
agenzie cattoliche ed è stata seguita e raccontata sul portale
dell'Arcidiocesi di Zara. L'agenzia IKA ha dedicato un ampio commento
all'omelia del Nunzio ed al suo messaggio spirituale. Ines
Grbic, che ha postato una bella descrizione della
celebrazione sul portale dell'Arcidiocesi, ha messo in risalto i
contenuti pastorali ed ecclesiali dello scambio dialogale, ispirato
al magistero e agli auspici di Papa Francesco, avutosi tra il Nunzio
Apostolico in Croazia ed il vescovo di Zara che è Presidente della
Conferenza Episcopale Croata. Ha anche narrato i sentimenti
dell'incontro fraterno e caloroso che si è avuto tra i due Vescovi,
i quali hanno annunciato di voler celebrare insieme il 40°
anniversario della loro ordinazione sacerdotale avvenuta per ambedue
nello stesso giorno del 24 Marzo del 1974.
Il
post sul portale dell'Arcidiocesi evidenzia anche i contenuti del
discorso di accoglienza di Mons. Puljić che ha ripercorso la
travagliata storia recente della Croazia e le vicende della Chiesa
croata evidenziando la gratitudine per l'opera di Giovanni Paolo II.
Il post è arricchito da una bella galleria fotografica che da il
segno della grande partecipazione, del popolo e del clero, e dei
momenti più significativi e devoti della celebrazione in onore di
San Simeone.
Di
seguito leggiamo il testo intero dell'omelia di S. E. Mons.
Alessandro D'Errico, ricca dei messaggi spirituali ed esortativi
riferiti all'exemplum del Santo ed attualizzati rispetto alle
problematiche della chiesa locale e croata.
Festa di San Simeone, Patrono di Zadar
Santuario di San Simeone in Zadar
(8
ottobre 2013)
Rendo grazie alla Provvidenza di Dio,
per la gioia che mi da’ oggi di celebrare con voi la Festa di San Simeone. E’
un giorno importante specialmente per Zadar, che ha scelto San Simeone come
Patrono della città. Perciò ho accolto volentieri l’invito del vostro
Arcivescovo, Mons. Želimir Puljić. Insieme con lui, in questa Santa Messa affido
a San Simeone i progetti e i programmi della Chiesa di Dio che è in Zadar, e
prego che la sua intercessione ottenga per ciascuno d voi abbondanza di benedizioni
e di grazie.
Sono grato al carissimo Arcivescovo Puljić non solo per l’invito a presiedere questa
Eucarestia, ma anche per le parole di benvenuto che mi ha rivolto e per la
fraterna cordialità con cui mi ha accolto. Saluto fraternamente i sacerdoti, i
religiosi, le religiose, gli operatori di pastorale, e in particolare il
Parroco di questo storico Santuario, Don Josip Lenkić. A tutti sono onorato di
portare una speciale Benedizione del Santo Padre Francesco, che sarò felice di
impartire al termine di questa Santa Messa.
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Miei cari
Fratelli e Sorelle,
Per la nostra meditazione, vorrei
contemplare insieme a voi la scena che il Vangelo di Luca propone al nostro
sguardo di fede. Come abbiamo ascoltato, Simeone era una persona anziana, alla
quale lo Spirito Santo aveva preannunziato che avrebbe visto il Messia. San Luca lo descrive come “giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele”. Era
un uomo “giusto”, e cioè santo. Un
uomo distaccato dai pettegolezzi e dai discorsi inutili del mondo. Un uomo
saggio e di preghiera. Una persona che viveva “nel timor di Dio”, conscio di trovarsi sempre alla Sua presenza.
Viene il giorno della presentazione di Gesù Bambino al Tempio, secondo la
Legge. Ed ecco arriva Simeone, che riconosce in Gesù il Messia e lo stringe tra
le braccia, benedicendo il Signore.
San Simeone fu dunque uno dei primi a “vedere” Gesù (Gv. I, 39; XII, 21) - e cioè, a riconoscerLo - e a
prenderLo tra le braccia. Non solo. Le brevi note del Vangelo che ci parlano di
lui, ci indicano anche un cammino spiri-tuale,
sul quale vorrei soffermarmi per una breve riflessione.
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Di San Simeone, come abbiamo ascoltato, l’evangelista dice pure: “Mosso dallo Spirito, si recò al Tempio”.
Cosa significa questo “essere mosso”?
Evidentemente significa ricevere una
spinta, esser messo in movimento. Nel caso di Simeone,
è lo Spirito di Dio a spingere e a muovere i suoi passi, verso il Tempio e
verso Gesù.
Ebbene, qualcosa di analogo avviene anche nella nostra vita spirituale ed
ecclesiale. Anche noi abbiamo ricevuto il dono dello Spirito per una missione,
fin dal giorno del battesimo. Questo dono si accresce in noi ogni volta che
riceviamo i Sacramenti, per far sì che ognuno faccia buon uso dei talenti
ricevuti, per l’edificazione del Corpo di Cristo, che è la Chiesa. E cioè, anche in noi agisce lo Spirito di Dio; ma, per
rendere efficace e fruttuosa la Sua presenza, come San Simeone dobbiamo essere
docili alla Sua azione. Solo così potremo
tutti, ciascuno in una maniera priora e singolare, fare la nostra parte nella
Chiesa.
Possiamo allora capire alcuni punti, sui quali ritorna spesso il Santo
Padre Francesco. Dinanzi alle sfide complesse che la Chiesa deve affrontare
nell’ora presente, quando urge una nuova evangelizzazione anche nei Paesi
tradizionalmente a maggioranza cristiana, è necessario che tutti ci rendiamo
docili al soffio dello Spirito. E cioè, non dovremmo porre diaframmi all’opera
dello Spirito di Dio. Non dovremmo chiuderci nelle nostre umane illusioni o in
false certezze. Non dovremmo restare seduti,
soddisfatti per quello che ancora ci resta di una gloriosa eredità del passato.
Non dovremmo frapporre la superbia del mondo, nel nostro servizio allo Spirito
e alla Chiesa di Cristo.
Al contrario, dovremmo avere sempre - come atteggiamento di
fondo - una disponibilità sincera a metterci in discussione, e mossi dallo Spirito andare per le vie
del mondo, verso le periferie del mondo, in povertà di spirito, lieti di
annunciare e di testimoniare a tutti la buona Novella di Gesù. In altre parole,
non possiamo restar fermi. Non possiamo ancorarci al passato. Non possiamo
chiuderci a nessuno. Mossi dallo Spirito,
dobbiamo essere
sinceri e fedeli “servitori della
comunione e della cultura dell’incontro… quasi ossessionati in questo senso. E
farlo senza essere presuntuosi, imponendo ‘le nostre verità’, ma bensì guidati
dall’umile e felice certezza di chi è stato trovato raggiunto e trasformato
dalla verità che è Cristo, e non può non annunciarla!” (Papa Francesco, Rio
di Janeiro, 27 luglio 2013).
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Questa necessità di andare, di uscire - mossi dallo Spirito - è stata sottolineata più volte da Papa
Francesco, fin dall’inizio del Suo pontificato. Ricorderete che già durante la
Messa del 14 marzo 2013 nella Cappella Sistina, il giorno seguente la Sua
elezione al Supremo Pontificato, Egli diceva che nelle letture del giorno
vedeva qualcosa di comune: il movimento
necessario per la Chiesa di oggi. Il movimento nel cammino; il movimento nell’edificazione
della Chiesa; il movimento nella confessione. Queste tre parole (camminare, edificare, confessare) furono oggetto di una
meditazione semplice nella presentazione, ma profonda nel contenuto. E il Santo
Padre sottolineò che è nel movimento il
compito principale che lo Spirito di Dio affida alla Chiesa oggi.
Per la verità, questi pensieri Egli li aveva già proposti ai Cardinali
convocati per il Conclave (dopo le dimissioni di Benedetto XVI), poco prima
della Sua elezione a Successore di Pietro. “Evangelizzare
presuppone nella Chiesa la ‘parresia’ di uscire da se stessa. La Chiesa è chiamata
a uscire da se stessa ed ad andare verso le periferie. Non solo quelle
geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del
dolore, dell’ingiustizia; quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle
del pensiero, quelle di ogni forma di miseria. Quando la Chiesa non esce da se
stessa per evangelizzare, diviene autoreferenziale e allora si ammala. I mali
che, nel trascorrere del tempo, affliggono le istituzioni ecclesiastiche hanno
una radice nell’autoreferenzialità, in una sorta di narcisismo teologico… La
Chiesa autoreferenziale pretende di tenere Gesù per sé e di non lasciarlo
uscire”.
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Ecco allora il messaggio importante e attuale che viene per noi oggi,
dalla meditazione della figura del grande San Simeone. Siamo invitati a farci muovere dallo Spirito. A metterci in cammino, per seguire Cristo, e
- con Lui - andare verso tutti, senza preclusioni, lasciando da parte i nostri
schemi precostituiti. Siamo invitati a lasciarci plasmare dallo Spirito con
fiducia, perché Lui sa meglio di noi sa dove e come guidare la Chiesa di
Cristo.
Mossi dallo Spirito, siamo
invitati a coltivare la grande eredità del Concilio, che è di una sincera
apertura al mondo, e di un autentico dialogo con gli altri – anche con i
lontani – con un atteggiamento positivo e costruttivo. Un dialogo che privilegi
ciò che c’è in comune, anziché ciò che divide. Un dialogo che manifesti il
sincero desiderio di lavorare insieme, con tutte le persone di buona volontà,
in un’atmosfera di fiducia reciproca. Un dialogo, per il quale cerchiamo
sinceramente di capire l’altro, di ascoltare l’altro, di credere nell’altro.
A questo proposito consentitemi pure di menzionare che San Paolo ancora
oggi ammonisce che al di sopra di tutto, nel nostro movimento di Chiesa, ci deve sempre essere la carità. Ecco il principio al quale dovremmo ispirarci sempre, anche
nelle difficoltà che purtroppo non mancano. Solo così sarà possibile giungere
alle tanto auspicate soluzioni di armonia sociale, dove le parti trovano un
comune accordo, sulla base di ciò che hanno in comune; e, per il bene comune,
rinunciano ad elementi minori, senza snaturare le convinzioni di principio che
guidano il loro impegno nella società.
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So bene che queste indicazioni del Santo Padre sono oggetto di attenta
considerazione in questa gloriosa Chiesa di Zadar e in Croazia. Come
Rappresentante Pontificio, non posso non rallegrarmene con voi. Perciò, con San
Simeone elevo a Dio, eterno Signore della vita e della storia, il mio cantico
di lode e di ringraziamento. Al tempo stesso, a lui - che è stato tra i primi a
vedere Gesù e a tenerLo tra le
braccia – affido la mia preghiera, affinché ci faccia ancora più docili
all’azione dello Spirito, per continuare - insieme al Santo Padre Francesco e a
tutta la Chiesa – ad andare con gioia e con fiducia verso tutti, per le vie del
mondo. Amen.
Commento di Antonio Anatriello su fb:
RispondiElimina"Grande abilità nel collegare il ‘mosso dallo spirito’ di Simeone al nuovo stile di tolleranza, misericordia e apertura di Papa Bergoglio; cose queste, poi, comunicate a un uditorio nel quale probabilmente albergano non pochi credenti ‘sconcertati’ e preoccupati proprio per questo stile del Papa.
Colgo molta sintonia con Papa Bergoglio e, conoscendo bene Il Nunzio, egli si esprime così non per ‘adattarsi’ al nuovo Papa, ma semplicemente perché già è così; e esprime con disinvoltura e naturalezza la sua vera natura di uomo e credente aperto e tollerante e, pertanto, capace di armonizzare i contrasti sia sociali che ecclesiali…"