Due
discorsi, i più recenti ed ufficiali, pronunciati sulla Croazia che
diviene uno degli Stati dell'Unione Europea, assumono particolare
importanza ed illuminano la conoscenza delle dinamiche storiche e
delle speranze progettuali di questa nazione. Il primo è quello
pronunciato dal
Presidente Ivo Josipovic in occasione della cerimonia centrale di
adesione della Croazia all'UE del 1 luglio 2013,
ed è leggibile sul portale della Presidenza della Repubblica di
Croazia; il secondo è quello pronunciato dall'arcivescovo Dominique
Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, durante l'omelia
della Santa Messa celebrata il 30 giugno a Roma in San Girolamo
dei Croati su invito dall'Ambasciata croata presso la Santa Sede,
ed è leggibile sul numero odierno di L'Osservatore Romano.
Le
parole del Presidente croato rimandano al sogno realizzato
dell'appartenenza della Croazia all'Europa, ai valori della libertà,
della pace e del dialogo democratico, del lavoro e delle speranze cui
hanno creduto e per cui hanno operato il popolo e le sue generazioni.
Le
parole del responsabile del Ministero degli Affari Esteri del
Vaticano, che opera significativamente anche attraverso l'attività dei
Nunzi Apostolici, rievocano le dimensioni storiche ed ecclesiali
delle radici cristiane ed europee della Croazia.
Con
la lettura di ambedue i discorsi si recupera anche la bella
sensazione di un riascolto di parole e di una rimeditazione di
concetti che siamo abituati a conoscere ed ad apprezzare grazie alla
comunicazione legata all'attività diplomatica e all'opera pastorale
ed apostolica dell'arcivescovo Alessandro D'Errico, attuale Nunzio a
Zagabria e sempre amichevolmente ed ufficialmente dialogante con le
due alte personalità.
Con
questo post propongo la lettura diretta dei due discorsi, ovviamente
tradotto ad
sensum
quello del Presidente Josipovic.
01 07 2013
Discorso
del Presidente Josipovic in occasione della cerimonia centrale di
adesione della Croazia all'UE
Cari
ospiti illustri, cari cittadini croati,
oggi
è un giorno grande e gioioso per il nostro paese, la Croazia. Il
giorno in cui apriamo un nuovo capitolo nel grande libro della nostra
storia. Un giorno in cui siamo pienamente accolti come stato membro a pieno
titolo della comunità più grande e di maggior successo dei paesi
europei che sia mai esistita nel nostro continente. Questo è il
giorno in cui realizzano il loro sogno, non solo questa generazione,
ma le molte precedenti generazioni del nostro popolo. Il giorno in
cui creiamo le basi per un futuro democratico ed europeo sicuro per
la nostra nuova generazione. L'Europa è stata, è e sarà un 'idea a
cui apparteniamo. Eravamo, siamo e rimaniamo europei. L'Europa è una
parte fondamentale della nostra identità nazionale. Noi apparteniamo
ad essa, non solo per la posizione geografica in cui ci troviamo, ma
anche per i valori che condividiamo con gli altri. In primo luogo, è
il valore della libertà. La libertà è il bene più grande che
abbiamo. Croazia libera in un'Europa libera - è stato il principio
guida di molti della nostra generazione. Ora ci rendiamo conto. Ma,
l'idea di libertà include la libertà degli individui, la libertà
di ognuno di esprimere se stessi e di essere quello che è - senza
imposizione e coercizione. La libertà include l'uguaglianza di
grandi e piccoli, di maggioranza e di minoranza, il popolo e lo Stato
reciprocamente diversi, ma capaci di rispettare e proteggere la
libertà degli altri. La libertà include la solidarietà tra le
persone. Per noi l'Europa è una comunità di pace e sicurezza. La
nostra storia è stata difficile e spesso tragica. Stiamo andando
verso l'Europa per garantire a noi stessi e alle generazioni future
la pace e la stabilità. In base alla nostra esperienza, vogliamo
sottolineare in questa occasione che l'Europa è emersa come un
progetto contro la guerra, e si è trasformato in un simbolo di pace
e di cooperazione. Si tratta di una garanzia di pace e sicurezza per
tutti coloro che vivono in essa. Pertanto, non vogliamo che l'Europa
si fermi alle nostre frontiere. Cerchiamo di essere aperti a tutti i
paesi e alle persone di buona volontà, a tutti coloro che vogliono
stare in pace con gli altri e vivono la libertà di condividere il
sogno europeo e un futuro europeo.
Cari
cittadini, cari cittadini della Croazia, l'ingresso nell'Unione
europea ha suscitato nuove speranze nel nostro popolo. La nostra
speranza è consapevolezza. Abbiamo dimostrato che quando vogliamo
qualcosa veramente, quando lavoriamo insieme per raggiungere i nostri
desideri e i nostri obiettivi, i desideri si avverano. In effetti, la
storia del successo croato è fatta di unità, di perseveranza, di
ambizione e di ideali. Questo è il messaggio principale di questa
giornata, il messaggio per stare insieme e per realizzare quegli
obiettivi che sembrano difficili da raggiungere. Abbiamo di fronte a
noi molti ed importanti obiettivi non sempre facilmente
raggiungibili. La libertà, la democrazia, la prosperità, la
scienza, e il successo non possono essere raggiunti senza il
coraggio, la conoscenza, la perseveranza e l'unità, senza la volontà
di cooperare e di lavorare sodo. Lasciate che la nube della crisi
economica non oscuri la nostra visione di ottimismo. La crisi è una
sfida, un invito a rendere il domani migliore dell'oggi. Cari ospiti
illustri provenienti da altri paesi membri dell'Unione europea.
Grazie per il sostegno che ci avete fornito durante la nostra
trasformazione in paese di valori e virtù europei, un paese che è
soddisfatto del suo successo e non intossicato da esso. Il Paese sa
di essere preparato per un lavoro serio e responsabile, di essere
capace di assicurare ulteriori progressi e di mettersi al passo con i
paesi più avanzati d'Europa. Grazie per l'amicizia e per la fiducia
che ci avete dato. La Croazia sarà membro responsabile, costruttivo
e attivo dell'Unione Europea.
L’omelia
dell’arcivescovo Dominique Mamberti durante la messa in occasione
dell’entrata di Zagabria nell’Unione europea
La
Croazia testimonianza delle radici cristiane dell’Europa
Accogliendo
l’invito dell’Ambasciata croata presso la Santa Sede, S.E. Mons.
Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, si e
recato ieri, domenica 30 giugno, nella Chiesa
di San Girolamo dei Croati a Roma per presiedere la Santa Messa, in
occasione dell’entrata della Croazia nell’Unione Europea. Oltre
ai numerosi sacerdoti presenti, hanno concelebrato l’Ecc.mo Mons.
Nikola Eterović, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi e l’Ecc.mo
Mons. Đuro Hranić, Arcivescovo metropolita di Đakovo-Osijek.
Insieme al Corpo Diplomatico, erano presenti anche numerosi fedeli
croati.
Eccellenze,
cari sacerdoti, Signori Ambasciatori e distinte Autorità, Cari
amici!
1.
Sono particolarmente lieto di prendere parte a questa solenne
liturgia, che accompagna nel segno della fede un evento che, per la
sua singolarità, segna la nostra storia comune. Mi pare di scorgere
quest’oggi una particolare sintonia tra le parole della Scrittura e
la felice circostanza che ci raduna. Le letture bibliche che abbiamo
appena ascoltato, ci consegnano un’immagine comune, che racchiude
un bel concetto e si sintetizza nella parola “cammino”. Nella
prima lettura si presenta la scena della vocazione profetica di
Eliseo, il quale cessa di guidare i buoi attaccati
all’aratro. Ha lasciato il giogo di legno dei buoi e ha preso
su di se il giogo dello Spirito di Dio, che lo conduce su strade che
fino ad allora egli non aveva neppure immaginato. Nella seconda
lettura, San Paolo ammonisce i cristiani affinché si lascino guidare
dallo Spirito nella loro vita. E da ultimo, il Vangelo ci mostra Gesù
in cammino verso Gerusalemme, dove si compirà il suo destino.
2.
Quello che si compie nella vita dei singoli, in certo senso
accade anche nella vita delle Nazioni. Oggi, siamo radunati nello
storico Tempio di San Girolamo dei Croati, per rendere grazie
al Signore per un traguardo rimarchevole nella storia della nobile
Nazione Croata, che, da domani, entrerà a far parte dell’Unione
Europea. Traguardo di un cammino che il popolo croato ha iniziato
a intrecciare con la storia europea a partire dal VII secolo, con
l’arrivo delle tribù croate sul territorio dell’odierna
Croazia e soprattutto con il battesimo della Nazione Croata.
Il Beato Giovanni Paolo II, durante la sua seconda visita
in Croazia nel 1998, celebrando l’Eucarestia a Spalato, ha detto:
≪La decisione dei vostri padri di accogliere la fede cattolica,
la fede annunciata e professata dai Santi Apostoli Pietro e Paolo, ha
avuto un ruolo centrale nella storia religiosa e civile della
Nazione. “Questo fu un evento di capitale importanza
per i Croati, perché da quel momento accettarono con grande
prontezza il Vangelo di
Cristo come veniva propagato e insegnato da Roma. La fede cattolica
ha permeato la vita nazionale dei Croati ” (Lettera pastorale del
16 marzo 1939)” (Omelia Santa Messa a Spalato 4 ottobre
1998).
3.
La Nazione Croata, e poi lo Stato, hanno cioè ricevuto, sin dal
loro sorgere, la propria caratterizzazione dal sigillo battesimale.
Mentre si rafforzavano i legami con la Chiesa di Roma,
esso e stato l’elemento qualificante dell’autocoscienza di un
insieme di tribù che si è riconosciuto Popolo e ha dato vita, in un
determinato territorio, allo Stato dei Croati. E non sono
mancate da subito figure insigni per il popolo e per la Chiesa:
Papa Giovanni IV era originario
della Dalmazia, e il primo re croato, Tomislav, ha ricevuto
il titolo di “ottimo figlio della Chiesa Romana”. Nella
difficile storia del popolo croato, il radicarsi della fede
cattolica progredisce
di pari passo con il rafforzamento della consapevolezza di
un ruolo e di un insieme di virtù che hanno consentito alla
nazione croata di conquistare, attraverso i secoli, talvolta al
prezzo del duro sacrificio dei suoi figli, il posto che oggi viene ad
occupare nell’Unione Europea, la Comunità degli Stati e
dei Popoli d’Europa.
Alla
vigilia dell’ingresso a pieno titolo dell’Unione Europea, quale
28° membro, possiamo ben ripetere le parole del Papa Leone X, che
anche il Beato Giovanni Paolo II volle ricordare durante l’Udienza
Generale nel 1994: ≪All’epoca della penetrazione ottomana in
Europa, Leone X
tributò ai Croati il titolo di “scutum saldissimum et antemurale
Christianitatis”. E un titolo che aveva il suo significato piu
profondo e vero nella storia di fede e di santità che il popolo
croato ha saputo realizzare≫ (Giovanni Paolo II, udienza del 14
settembre 1994).
4.
Molte persone oggi sono disorientate, e si chiedono: ≪In quale
direzione dobbiamo camminare? Dove andiamo? Quali sono le indicazioni
che dobbiamo seguire?≫. La risposta è molto breve: è il Cristo Signore. Ben sei volte san Luca nel brano
evangelico che oggi abbiamo proclamato dice che Gesù è in cammino.
Gerusalemme non è solo la meta geografica del suo viaggio, ma anche
il punto di arrivo delle promesse e delle attese dell’intera storia
di Israele. Nei Salmi e nei profeti la città di Gerusalemme è il
simbolo e il centro verso il quale converge tutta la storia di
speranza del popolo di Dio. Il cammino di Gesù è diretto a
Gerusalemme per compiere il suo “esodo”. Nella città santa egli
farà il passaggio attraverso il “battesimo” e il
“fuoco” della sofferenza e della morte, per entrare nella gloria
della salvezza e della libertà definitiva. Questa è la via che Gesù
inaugura con il suo viaggio a Gerusalemme. Al seguito di Gesù sono i
dodici apostoli, i discepoli e la folla. Sullo sfondo stanno i
responsabili e capi della società ebraica di allora, gli scribi e i
farisei. Il cammino di Gesù diventa la cornice per proporre
l’insegnamento rivolto ai discepoli e al popolo, che rappresentano
la comunità cristiana. Gesù nel suo viaggio a Gerusalemme fornisce
ai discepoli gli orientamenti ideali e pratici per proseguire sulla
via che egli apre per primo.
5.
Il tema della via al seguito di Gesù, la sequela Christi, qualifica
l’esistenza cristiana personale e comunitaria come esperienza
aperta e dinamica. La prospettiva immediata del cammino di Gesù è
quella della sua morte a Gerusalemme. E quel fine Luca lo richiama
sei volte. Questo dovrebbe scongiurare la tentazione di trasformare
il cammino verso la città santa in una marcia trionfalistica. Ma la
meta ultima del viaggio di Gesù non è la morte, bensì la
risurrezione.
Qual'è
la meta del nostro cammino? Qual'è la meta dell’Europa e, in essa,
della Croazia? La piena integrazione nell’Unione Europea non è
un punto d’arrivo, ma un punto di partenza per una nuova
missione. Questo vuol dire un impegno ancora più intenso nella
costruzione della casa
comune che e il nostro continente. La Croazia non entra in Europa,
perchè ne fa da sempre parte, ma soltanto rafforza i legami che la
uniscono con altri componenti del vecchio continente. Durante la sua
storia plurisecolare, soprattutto gli intellettuali croati, come
Ermanno Dalmata, il beato Agostino Kažotić, Giorgio di Sclavonia,
professore alla Sorbona, Giovanni Stojković di Ragusa, Marco
Marulić, Antonio Veranzio, Giorgio Križanić, Giuseppe Ruggiero
Bosković, per nominare soltanto alcuni, hanno contribuito alla
creazione dell’ecumene cristiano-occidentale vedendo in essa non
soltanto l’opportunità per il progresso e la prosperità della
propria patria, ma anche per la costruzione dell’Europa come una
casa comune di popoli di pari dignità.
6.
Ogni costruzione per essere solida deve avere un forte fondamento.
Ogni albero per resistere a tempeste, venti, uragani deve avere
radici forti. In questo giorno cosi solenne possiamo chiederci su
quali radici si costruisce l’Unione Europea.
Il
Santo Padre Benedetto XVI nel 2007, durante il suo viaggio in Austria
ha detto a tale proposito: ≪La “casa Europa”, come amiamo
chiamare la comunità di questo Continente, sarà per tutti luogo
gradevolmente abitabile solo se verrà costruita su un solido
fondamento culturale e morale di valori comuni che traiamo dalla
nostra storia e dalle nostre tradizioni. L’Europa non può e non
deve rinnegare le sue radici cristiane. Esse sono una componente
dinamica della nostra civiltà per il cammino nel terzo millennio≫
(Benedetto XVI, Incontro con il corpo diplomatico e con le Autorità,
Vienna, 7 settembre 2007).
Nella
storia moderna della Croazia, il Beato Cardinale Alojzije
Stepinac, Arcivescovo di Zagabria, faro di luce nei tempi bui dei
totalitarismi del ventesimo secolo, assurge a personaggio simbolo di
questi valori. Nel suo cammino, seguendo il Cristo Signore, mostrava
ai suoi compatrioti la strada giusta, la strada del Vangelo.
7.
Nella sua storia, il popolo croato è sempre venuto in chiesa nei
momenti più importanti del suo cammino: a ringraziare per le
vittorie e per implorare da Dio aiuto e misericordia nei momenti
delle sconfitte. Perciò, è molto lodevole l’iniziativa del Sig.
Filip Vučak, Ambasciatore di
Croazia presso la Santa Sede, di promuovere la celebrazione di questa
Santa Messa di Ringraziamento, proprio in questa chiesa di San
Girolamo, che è cosi cara per ogni croato.
Porgendo
i migliori auguri a tutto il popolo croato, in questo momento
storico, vorrei ricordare le parole di Papa Francesco, pronunciate il
giorno dopo la sua elezione: ≪Io vorrei che tutti, dopo questi
giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di
camminare in presenza del
Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue
del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica
gloria: Cristo Crocifisso. E cosi la Chiesa andrà avanti≫
(Francesco, omelia Cappella Sistina, 14 marzo 2013).
E
cosi andrà avanti anche la Croazia. Se un compito ha oggi la
Croazia, se c’e un impegno che oggi possiamo consegnare con fiducia
al popolo croato, è quello di ravvivare in Europa la consapevolezza
delle radici cristiane mediante la testimonianza dei valori di cui
essa stessa è portatrice.
I sacrifici e le croci che hanno marcato ed accompagnato la storia
della nobile nazione croata, non sono stati inutili, anzi possono
aiutarla nella storia presente a concorrere anche con il suo
patrimonio spirituale all’edificazione della casa comune europea.
Preghiamo
infine per l’Unione Europea, affinché porti sempre più pace e
prosperità a tutti i Paesi del Continente. E cosi sia!
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