Il
portale di Laudato ha prodotto un bel video per la lettura in
italiano del Messaggio Pasquale di S. E. Alessandro D'Errico, Nunzio
Apostolico in Croazia, e lo ha divulgato con la traduzione in croato
sovraimpressa in web-streeming anche sul suo profilo su fb e su
youtube. Il messaggio è preceduto da una intervista ed è arricchito
con la visita agli ambienti della Nunziatura Apostolica di Zagabria.
Lo possiamo riguardare ai seguenti link:
Pubblichiamo
anche il testo che il Nunzio Apostolico ha predisposto per la
trasmissione radiofonica nazionale.
Messaggio
pasquale
del Nunzio
Apostolico
Arcivescovo
Alessandro D’Errico
trasmesso dalla
Radio Cattolica Croata
e dal programma
“La voce della Croazia” di Radio Croata
Zagabria, 20 aprile 2014
Sono grato alla Radio
Cattolica Croata e al programma “La voce della Croazia” di
Radio Croata per l’opportunità che mi danno di rivolgere un
fervido augurio pasquale a tutti voi, cari radioascoltatori. Saluto
cordialmente quanti mi state ascoltando nella nostra bella Croazia;
ma mi è caro estendere un fraterno saluto specialmente a quanti sono
fuori della Croazia, e in particolare ai Croati di Bosnia ed
Erzegovina e di Montenegro, ove ho avuto la gioia di servire il Santo
Padre e la Chiesa per diversi anni.
A tutti auguro una
felice e santa Pasqua: una Pasqua che porti la luce, la speranza e la
gioia che ci vengono dalla contemplazione del Signore Risorto. Credo
che soprattutto di questo abbiamo bisogno oggi, nelle sfide non
sempre facili che un po’ tutti ci troviamo ad affrontare.
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Due pensieri mi stanno
accompagnando in questi giorni cosi santi, quando celebriamo i
misteri della festa più importante dell’anno liturgico; e vorrei
condividerli con voi, con tutta semplicità.
Leggendo e rileggendo i
racconti evangelici delle apparizioni di Gesù Risorto, sono stato
colpito da una nota che l’evangelista Giovanni aggiunge,
evidentemente non a caso: “I discepoli gioirono nel vedere il
Signore” (Gv. XX, 20).
Ecco allora la mia prima
riflessione: in che cosa consiste questa gioia dei discepoli? Come
possiamo anche noi gioire nel contemplare oggi Gesù Risorto?
Come questa gioia può accompagnarci sempre, anche nei momenti tristi
della vita? Ricorderete che proprio questi argomenti ritornano spesso
nel magistero del Santo Padre Francesco, che peraltro è molto ben
voluto da tutti anche per quel senso di serenità e gioia che
trasmette, e per il sorriso di pace che accompagna sempre le sue
giornate.
Ebbene, Papa Francesco
propone cose molte interessanti su questi temi, soprattutto nella sua
recente Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, e spesso
nelle meditazioni che fa quasi ogni giorno a Santa Marta.
Cosa dice Papa Francesco
? Anzitutto dice che non bisogna confondere la gioia del Vangelo con
le “allegrie passeggere”, che possono venire dal mondo
attuale. Gli agi della vita, i piaceri mondani, le comodità
consumistiche possono solo dare “allegrie superficiali e
temporanee”; ma queste spesso finiscono con il lasciarci ancora
più insoddisfatti e tristi.
La gioia del Vangelo è
ben altra cosa, di altro livello: essa viene dalla certezza che siamo
amati dal Padre Celeste, così come siamo, con le nostre qualità e i
nostri limiti. Questo amore, questa tenerezza di Dio si sono
manifestati pienamente in Gesù: nella Sua vita, nella Sua passione
per noi, nella Sua risurrezione. Il messaggio centrale di Gesù è
che Dio è vicino a noi sempre, e ci accompagna in ogni momento; Egli
ci cerca come un pastore fa con le pecore smarrite; è un padre che
attende il nostro ritorno, come fa il padre della parabola del figlio
prodigo (Lc XV).
Questa gioia vera e
duratura la compresero bene i discepoli. La risurrezione era il
sigillo di Dio sulla Buona Novella della tenerezza e della
misericordia di Dio, che Gesù aveva predicato. E non ci fu prova,
per quanto dolorosa potesse essere, dal poter togliere o offuscare
questa gioia ai primi cristiani. Questo è il motivo per cui i
discepoli di duemila anni fa, come tanti cristiani nel corso dei
secoli, sono andati fino al martirio con gioia, come a una “festa
di nozze”. Anche nelle prove e nelle tribolazioni essi
sentivano che Dio era con loro; e anzi li prediligeva, chiamandoli ad
essere più vicini a Gesù sulla Croce, e - attraverso la Croce - a
partecipare della risurrezione e della gloria di Gesù.
Perciò, molte volte il
Santo Padre ripete che è un non senso vedere in giro cristiani
tristi e melanconici, come se vivessero “in una continua veglia
funebre”; e neppure cristiani inamidati, rigidi e
formalisti, che sempre hanno da lamentarsi di tante cose. Altrettanto
spesso Papa Francesco indica la strada per avere la gioia della fede:
bisogna ritornare a Gesù, morto per noi e risorto; costruire la
nostra vita su di Lui, la roccia, che ci invia lo Spirito, per farci
andare avanti con gioia, nel Suo cammino e secondo le Sue proposte.
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Un altro elemento mi
sembra importante nell’insegnamento del Santo Padre sulla gioia. E’
evidente che, come cristiani, dobbiamo mettere Gesù al centro della
nostra vita, e guardare a Lui come modello perenne per il nostro
cammino. Ebbene, Gesù non solo è il profeta che vive nella
serenità, nella pace e nella gioia che vengono dal fare la volontà
del Padre celeste. Egli è il Maestro che non può tenere la gioia
per sé, ma vuole comunicarla: “Vi ho detto queste cose,
affinché la mia gioia sia in voi, e la vostra sia piena” (Gv.
XV, 11).
Queste parole di Gesù
devono essere un monito per noi, che vogliamo camminare con Lui per i
cammini della vita. Non possiamo trattenere la gioia per noi. E
neppure possiamo accontentarci di comunicarla soltanto a quelli che
ci sono cari, o ci sono più vicini. Con Gesù abbiamo il dovere di
trasmetterla a tutti, senza differenze. Questo è il dinamismo di una
fede matura. Il Santo Padre - con un’altra immagine concreta, come
usa fare nelle meditazioni di Santa Marta - dice che non possiamo
“imbottigliare la gioia”. La gioia non può restare ferma:
solo per noi, o solo per un gruppo. Deve andare, deve espandersi. E’
un dono che deve camminare. E’ una virtù dei grandi, di quei
grandi che sanno elevarsi al di sopra dei propri interessi, delle
proprie amarezze, delle pochezze e delle piccolezze umane, e sanno
sempre allargare lo sguardo agli orizzonti di Dio e dei fratelli, e
in particolare dei più poveri e dei lontani che più necessitano di
solidarietà e di conforto.
D’altra parte, questo
è il senso profondo delle ultime parole di Gesù, prima di far
ritorno al cielo: “Andate, annunciate la Buona Novella a tutti i
popoli” (Matt. XXVIII, 19). Queste parole devono
risuonare profondamente per noi soprattutto oggi, quando celebriamo
con gioia Gesù Risorto, nella ricerca di vie adeguate per una nuova
evangelizzazione.
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In questo spirito,
rinnovo gli auguri pasquali a tutti e a ciascuno di voi. Per voi e
con voi prego che le festività pasquali portino tanta serenità,
tanta rinnovata speranza e tanta gioia: a tutti, e specialmente a
coloro che - pur non riconoscendosi cristiani o appartenenti ad
alcuna tradizione religiosa - si sentono tuttavia in ricerca della
verità, della luce, e del senso della vita.
Sretan
Uskrs.
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