In
questo blog dedicato al ministero pastorale di S.E. l'Arcivescovo
Alessandro D'Errico, Nunzio Apostolico in Croazia e da sempre
testimone e ministro operoso del Dialogo Interreligioso tra la Chiesa, le Comunità e le Nazioni, trova il
giusto luogo anche il post, annunciato nel precedente, sulla
presentazione del più recente libro di cui la Santa Sede ha promosso
la pubblicazione.
Il
titolo è Il Dialogo Interreligioso nell'insegnamento ufficiale
della Chiesa Cattolica (1963-2013) ed è edito dalla Libreria
Editrice vaticana.
Un
volume di 2100 pagine realizzato “per un
accesso agevole al metodo e ai fondamenti teologici del dialogo
interreligioso insegnato e praticato nel Magistero della Chiesa
cattolica”: tale è la connnotazione proposta dal Cardinale Jean-Louis Tauran per qualificare il libro presentato il 12 Novembre 2013
nella Sala Stampa della Santa Sede. Il libro pubblicato dal
Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso riguarda 50 anni
di Magistero Pontificio, di encicliche documentazioni e studi, che
partono dal Concilio Vaticano II e giungono al compimento del
pontificato di Benedetto XVI. In esso si raccolgono brani conciliari,
encicliche, esortazioni apostoliche, discorsi dei pontefici, da
Giovanni XXIII a Benedetto XVI, e documenti della Curia Romana. Per
la statistica si tratta di 909 documenti: 7 testi conciliari, 2 di
Giovanni XXIII, 97 di Paolo VI, 2 di Giovanni Paolo I, 591 di
Giovanni Paolo II, 188 di Benedetto XVI, 15 della Curia Romana, 3
testi legislativi, e 4 della Commissione Teologica Internazionale.
Un
lavoro poderoso che viene accolto dal nuovo pontificato di Papa
Francesco che ha già dato segni importanti della metodologia del
“dialogo dell'amicizia” della Chiesa con le altre Religioni.
Alla
presentazione sono intervenuti Il Cardinale Tauran, Presidente del
Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Padre Miguel
Angel Ayuso Guixot, Segretario dello stesso Consiglio, ed il Vescovo
Francesco Gioia, Cappuccino, curatore “certosino” del libro.
Il
portale della Sala Stampa presenta i loro interventi sotto la forma
di risposte a domande e questioni.
Riportiamo
di seguito, con qualche rimaneggiamento tali risposte, rimandando la
lettura diretta ed intera al link del portale.
Intervento
del Cardinale Tauran: Prima parte – aspetti generali
Il
Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso è lieto di
pubblicare la terza edizione del volume sul Magistero Pontificio nel
campo del Dialogo Interreligioso dall’inizio del Concilio Vaticano
II fino a Benedetto XVI.
Benedetto
XVI il dialogo interreligioso
La vera novità del volume
consiste proprio nella raccolta ragionata dei testi di Benedetto XVI,
sui quali è bene soffermarsi un istante, perché – soltanto sulla
base di alcuni dati statistici – si può comprendere quanto sia
ingiusta una simile idea.
In sette anni di pontificato, si possono
contare ben 188 interventi di Benedetto XVI sul dialogo
interreligioso, rispetto ai 591 di Giovanni Paolo II in più di un
quarto di secolo. L’attenzione a questo tema è stata costante,
anzi crescente, in un pontificato, come nell’altro. Benedetto XVI
ha proposto il "dialogo della carità nella verità".
Ratisbona
e la relazione col mondo musulmano
Un anno dopo Ratisbona, 38
saggi musulmani, divenuti poi 138, scrissero al papa, in un documento
noto come "A common word between us and you", esponendo i
principi dell’islam e auspicando una mutua comprensione, e un
rapporto tra islam e cristianesimo fondato sull'amore di Dio e del
prossimo, secondo l’insegnamento di Gesù. Frutto di questa
lodevole iniziativa fu la creazione di un Forum islamo-cristiano, che
dura ancora oggi.
La
libertà religiosa e il contributo di Benedetto XVI
Come i
suoi predecessori, Benedetto XVI ha affermato che la libertà
religiosa è un diritto sacro e inalienabile, e non ha perso
occasione per sostenerla.
Convinto che negare o limitare in
maniera arbitraria la libertà religiosa significhi coltivare una
visione riduttiva della persona umana e rendere impossibile
l’affermazione di una pace autentica e duratura di tutta la
famiglia umana (Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace, 1°
Gennaio 2011, n.1.4.), Benedetto XVI ha individuato nel processo di
globalizzazione mondiale, tuttora in corso, un’occasione propizia
per promuovere relazioni di universale fraternità tra gli uomini.
La
finalità del libro
Il vantaggio di un volume cartaceo, anche
se corposo, perché conta 2100 pagine, è quello di offrire un
accesso agevole al metodo e ai fondamenti teologici del dialogo
interreligioso insegnato e praticato nel Magistero della Chiesa
cattolica.
I tre indici, analitico, geografico e generale,
consentono in pochi minuti di reperire i contenuti più interessanti,
e poi magari di andare a cercare i testi in formato elettronico su
internet. Penso, in particolare, proprio a voi giornalisti, ma anche
agli studenti e ai docenti delle facoltà teologiche, agli incaricati
diocesani per il dialogo interreligioso, e a chi lavora nel campo
della formazione teologica e pastorale ad ogni livello.
Una
eventuale edizione digitale
Non si deve dimenticare poi che il
divario digitale non è ancora del tutto superato, e inoltre vi sono
molti che preferiscono ancora la carta stampata al computer, pur
possedendo adeguate attrezzature elettroniche. Ci si stanca di meno
e, forse si memorizza più facilmente. Questo si vedrà nei prossimi
anni, perché quello degli e-book è un fenomeno troppo recente per
dare valutazioni. Non è escluso, in ogni caso, che se ne possa
realizzare un’edizione digitale.
Il
volume non si rivolge solo ai cattolici
No, lo scopo è anche
quello di presentare direttamente ai seguaci di altre religioni il
pensiero ufficiale della Chiesa, secondo lo spirito della Nostra
aetate, che esorta «per mezzo del dialogo e la collaborazione con i
seguaci delle altre religioni, a rendere testimonianza alla fede e
alla vita cristiana, e a riconoscere, conservare e far progredire i
beni spirituali e morali e i valori socio-culturali che si trovano in
essi» (cfr NA n. 2).
Le
relazioni con gli ebrei
La scelta dei testi rispetta le
competenze del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso,
tralasciando, pertanto, sia il dialogo con gli ebrei, che è di
competenza della Commissione per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo
costituita in seno al Pontificio Consiglio per la Promozione
dell’Unità dei Cristiani, sia il dialogo ecumenico, ossia
l’aspetto delle relazioni con le altre Chiese e comunità
ecclesiali, delle quali si occupa lo stesso Consiglio per l’Unità.
I
contenuti del volume
Per comprendere il cammino
percorso in quest’ultimo mezzo secolo, è utile rievocare
telegraficamente quello che gli ultimi sei Papi hanno affermato nel
loro Magistero sul dialogo con i seguaci delle altre religioni.
Si
può cominciare da Giovanni XXIII, che nel Discorso di
apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962) invitò a
promuovere l’unità basata sulla stima e il rispetto che coloro
che seguono le diverse forme di religione non ancora cristiane
nutrono verso la Chiesa cattolica, e non solo l’unità nella
famiglia cristiana e umana, l’unità dei cattolici, l’unità con
i cristiani non ancora in piena comunione (Gaudet Mater Ecclesia,
§ 8.2). Anche nell’Enciclica Pacem in Terris (11 aprile
1963), Giovanni XXIII metteva in guardia: «Non si dovrà
confondere l’errore con l’errante, anche quando si tratta di
errore o di conoscenza inadeguata della verità in campo morale o
religioso. L’errante è sempre e anzitutto un essere umano e
conserva, perciò, la sua dignità di persona; va sempre considerato
e trattato come si conviene a tanta dignità» (n. 83).
Paolo
VI, nell’ Ecclesiam Suam (6 agosto 1964), espresse la
profonda convinzione che «la Chiesa deve venire a dialogo col mondo
in cui si trova a vivere; la Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa
messaggio; la Chiesa si fa colloquio» (n. 67).
Giovanni
Paolo I, pur nella brevità dei suoi 33 giorni di pontificato, si
è incamminato sulla strada tracciata dal suo Predecessore,
«chiamando tutti alla collaborazione per fare argine, all’interno
delle nazioni, alla violenza cieca e, nella vita internazionale,
promuovere l’elevazione dei popoli meno favoriti».
Giovanni
Paolo II sviluppò la "cultura del dialogo". Sarebbe
impossibile elencare qui tutti gli incontri che hanno costellato il
suo pontificato. Mi piace ricordare quando, nel 1986, ad Assisi
incontrò i seguaci di tutte le religioni del mondo per una Giornata
di Preghiera. O quando, nel 2002, dopo i drammatici avvenimenti di
New York e Washington dell’11 settembre 2001 e le loro tragiche
conseguenze nel Medio e Vicino Oriente, propose un Decalogo per la
pace ai Capi di Stato e ai Rappresentanti dei Governi di tutto il
mondo.
Nel
50° dell’apertura del Concilio, Benedetto XVI ha ribadito
che, per trovare l’autentico spirito del Vaticano II, si deve
ritornare alla sua "lettera", cioè ai suoi testi. Ad
illustrare l’apertura della Chiesa vi sono, soprattutto, le due
Dichiarazioni: Nostra Aetate (28 ottobre 1965) e Dignitatis
Humanae (6 dicembre 1965). Nella prima, ormai considerata "la
Magna Charta del dialogo", vi è il riconoscimento del
bene presente in tutte le tradizioni religiose. La seconda insiste
sulla libertà, propria di ogni uomo, di seguire la propria coscienza
in ambito religioso.
In
cinquant’anni sono stati compiuti passi significativi verso le
tappe indicate dal Concilio Vaticano II e dagli ultimi cinque papi,
passi documentati in questo volume.
Il
dialogo secondo Benedetto XVI
Il frutto maturo
del suo pontificato si coglie alla fine. Nel suo ultimo Natale
vissuto da papa, in occasione degli auguri natalizi alla Curia
romana, egli ha colpito tutti con l’affermazione che «non siamo
noi a possedere la verità, ma è essa a possedere noi: Cristo,
che è la Verità, ci ha presi per mano, e sulla via della nostra
ricerca appassionata di conoscenza sappiamo che la sua mano ci tiene
saldamente. L’essere interiormente sostenuti dalla mano di Cristo
ci rende liberi e al tempo stesso sicuri. Liberi: se siamo sostenuti
da Lui, possiamo entrare in qualsiasi dialogo apertamente e senza
paura. Sicuri, perché Egli non ci lascia, se non siamo noi stessi a
staccarci da Lui. Uniti a Lui, siamo nella luce della verità»
(Presentazione degli auguri natalizi della Curia romana, 21
dicembre 2012). Nel cammino del dialogo, è Cristo stesso che ci
garantisce la libertà e la sicurezza che ci sono
necessarie.
D’altronde, all’inizio del Pontificato, egli si è
posto subito sul solco del magistero di papa Wojtyła, dicendo che
"la Chiesa vuolecontinuare a costruire ponti di amicizia
con i seguaci di tutte le religioni, al fine di ricercare il bene
autentico di ogni persona e della società nel suo insieme" (Ai
Delegati delle altre religioni, 25 aprile 2005). E poi, nella
Verbum Domini (30 settembre 2010): «La Chiesa
riconosce come parte essenziale dell’annuncio della Parola
l’incontro, il dialogo e la collaborazione con tutti gli uomini di
buona volontà, in particolare con le persone appartenenti alle
diverse tradizioni religiose dell’umanità, evitando forme di
sincretismo e di relativismo e seguendo le linee indicate dalla
Dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra aetate,
sviluppate dal Magistero successivo dei Sommi Pontefici" (NA, n.
117)».
La
direzione di Papa Francesco
Il cammino è
ancora lungo, ma con papa Francesco esso continua con il "dialogo
dell’amicizia". In pochi mesi, Papa Francesco ha già tenuto
numerosi incontri con rappresentanti di altre religioni e speso molte
parole sul dialogo interreligioso.
Ad esempio, rivolgendosi
all’inizio del Suo Pontificato ai Rappresentanti delle chiese e
delle comunità ecclesiali e di altre religioni, egli ha ricordato e
ripetuto che "La Chiesa cattolica è consapevole dell’importanza
che ha la promozione dell’amicizia e del rispetto tra uomini e
donne di diverse tradizioni religiose (Ai Rappresentanti delle
chiese e delle comunità ecclesiali e di altre religioni, 20
marzo 2013). Vorrei anche ricordare che quest’anno è stato lui
stesso a firmare il messaggio annuale di auguri alla comunità
musulmana per la festa della fine del Ramadan.
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