lunedì 17 febbraio 2014

Vangelo Diplomazia e Rinnovamento della Chiesa

I concetti sono emersi dall'intervista rilasciata il 8 febbraio 2014 dal Segretario di Stato Mons. Pietro Parolin ad Avvenire, giornale dei Vescovi Italiani; ed attengono la Diplomazia Vaticana e l'orientamento dello stile operativo della nuova Segreteria di Stato.
Mons. Parolin ritiene che la collaborazione con Papa Francesco sia una grande grazia ed una seria responsabilità “in riferimento soprattutto a quel rinnovamento della Chiesa a cui egli tutti ci chiama, con insistenza”. Egli dice anche che il suo stile operativo si identifica profondamente con quello del Papa: “semplicità, apertura, vicinanza serenità e gioia. Uno stile il più possibile simile a quello di Gesù Buon Pastore”.
Il pensiero di Mons. Parolin circa l'azione della Segreteria di Stato, circa il Dialogo Diplomatico, e circa il Magistero pontificio di Papa Francesco, si eplicita nelle sue risposte che sintetizziamo di seguito.

La Segreteria di Stato. Essendo l’organo che coadiuva da vicino il Sommo Pontefice nell’esercizio della sua suprema missione, dovrà assumere con cordiale e totale disponibilità la conversione pastorale proposta da Papa Francesco; anzi, diventarne, in un certo senso, un modello per l’intera Chiesa. E far brillare in modo particolarmente intenso, nelle persone che la compongono e nelle attività che svolge, quelle dimensioni, da sempre valide, che il Papa ha indicato il 21 dicembre scorso come indispensabili per la Curia Romana: professionalità, servizio e santità di vita.

Il Dialogo Diplomatico. Il cattolico è la persona dell’"et-et" e non dell’"aut-aut", anche se tale sintesi, a livello personale, può risultare talvolta difficile, perfino lacerante. Trovo a riguardo illuminatrici le parole della prima lettera di san Pietro: siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi, ma fatelo con dolcezza, rispetto e retta coscienza. Circa la diplomazia, la Chiesa, nella sua storia, l’ha considerata uno strumento a servizio della sua missione, in relazione alla sua libertà, alla libertà religiosa e alla pace nel mondo.

La Diplomazia Vaticana. In un mondo plurale, che anzi rischia la frammentazione, la diplomazia vaticana può e deve affiancarsi agli uomini e ai popoli per aiutarli a rendersi conto che le loro differenze sono una ricchezza e una risorsa, e per contribuire a far convergere tali differenze, nella maniera più armoniosa possibile, alla costruzione di un mondo umano e fraterno, nel quale ci sia posto per tutti, soprattutto per i più deboli e i più vulnerabili. Questo appello che il Papa rivolge a coloro che hanno responsabilità politiche e agli uomini di buona volontà, deve trovare speciale eco in quanti, nella Chiesa, operiamo in tale ambito.

Il Magistero del Papa. Il Papa stesso è il primo "agente" diplomatico della Santa Sede. Siamo stati testimoni di come abbia assunto vigorosamente tale ruolo nella crisi in Siria. Per questo è diventato un interlocutore ricercato e autorevole a livello mondiale. I compiti e gli obiettivi della diplomazia pontificia sono quelli da lui stesso indicati nel primo incontro con gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede nel marzo 2013: costruire ponti, nel senso di promuovere il dialogo e il negoziato come mezzo di soluzione dei conflitti, diffondere la fraternità, lottare contro la povertà, edificare la pace. Non esistono altri "interessi" e "strategie" del Papa e dei suoi rappresentanti quando agiscono sulla scena internazionale. 


Nessun commento:

Posta un commento