La
mattina di venerdì 22 marzo 2013 ho avuto occasione di ascoltare in
diretta televisiva il discorso di Papa Francesco al Corpo Diplomatico
riunito in udienza nella Sala Regia al Vaticano.
Ho
avvertito nella sintesi del Santo Padre il dono della rinnovata
prospettiva spirituale ed ecclesiale che è necessaria al linguaggio
antropologico e politico-diplomatico che impegna la Chiesa a livello
internazionale. Il dialogo per la pace e lo sviluppo della società
civile, la lotta alle povertà e alle emarginazioni, l'aiuto ai
profughi e ai rifugiati, la carità eroica ed operante, l'ecumenismo
ed il dialogo con le religioni, trovano l'annuncio più alto e
desiderato nelle parole del Papa; e così ritrovano senso discorsi ed
esperienze ispirati al Vangelo negli ambiti del pragmatismo
socio-economico e delle relazioni diplomatiche vissute in luoghi
aspri della terra. Immagino anche la letizia di Mons. D'Errico nel
ricevere dalle parole del Papa la conferma dell'impostazione che
ispira la sua testimonianza e la sua missione di Nunzio Apostolico.
Nel
suo discorso rivolto al Corpo Diplomatico, riunito in udienza nella
Sala Regia al Vaticano, Papa Francesco ha comunicato le ispirazioni
legate alla scelta del nome del Santo di Assisi per il suo
pontificato. Dopo i ringraziamenti rivolti ai rappresentanti delle
varie nazioni del mondo egli ha prefigurato le aspettative e gli
orientamenti della Santa Sede rispetto alle relazioni diplomatiche
internazionali. Il riferimento a San Francesco, come ad “una
personalità che è ben nota al di là dei confini dell’Italia e
dell’Europa e anche tra coloro che non professano la fede
cattolica”, significa per la Chiesa il suo “amore per i poveri “,
l'adoperarsi di tanti “per aiutare i malati, gli orfani, i
senzatetto e tutti coloro che sono emarginati, e che così lavorano
per edificare società più umane e più giuste”. Con queste
ispirazioni Papa Francesco, ricordando anche le origini italiane
della sua famiglia, ha esortato tutti i diplomatici a collaborare
con il Pontefice nella realizzazione di “ponti” di dialogo con
Dio e tra i popoli e le religioni, superando anche le “povertà
spirituali” di tanti paesi ricchi che rischiano di subire, secondo
l'accezione di Benedetto XVI, la “dittatura del relativismo che
lascia ognuno come misura di se stesso e mette in pericolo la
convivenza tra gli uomini”.
In
perfetta sintonia con lo spirito di Assisi, il Papa Francesco ha
tracciato i riferimenti di un cammino diplomatico e ha rivolto un
invito a tutti: “Lottare contro la povertà sia materiale, sia
spirituale; edificare la pace e costruire ponti. Sono come i punti di
riferimento di un cammino al quale desidero invitare a prendere parte
ciascuno dei Paesi che rappresentate”.
Il
Decano del Corpo Diplomatico ha rivolto i saluti introduttivi in
francese. Papa Francesco ha tenuto il suo discorso in italiano. Di
seguito leggiamo il testo del discorso del Santo Padre.
Eccellenze,
Signore e
Signori,
Ringrazio di cuore il vostro Decano, Ambasciatore
Jean-Claude Michel, per le belle parole che mi ha rivolto a nome di
tutti e con gioia vi accolgo per questo scambio di saluti, semplice
ma nello stesso tempo intenso, che vuole essere idealmente
l’abbraccio del Papa al mondo. Attraverso di voi, infatti, incontro
i vostri popoli, e così posso, in un certo senso, raggiungere
ciascuno dei vostri concittadini, con le sue gioie, i suoi drammi, le
sue attese, i suoi desideri.
La vostra numerosa presenza è
anche un segno che le relazioni che i vostri Paesi intrattengono con
la Santa Sede sono proficue, sono davvero un’occasione di bene per
l’umanità. È questo, infatti, che sta a cuore alla Santa Sede: il
bene di ogni uomo su questa terra! Ed è proprio con questo
intendimento che il Vescovo di Roma inizia il suo ministero, sapendo
di poter contare sull’amicizia e sull’affetto dei Paesi che voi
rappresentate, e nella certezza che condividete tale proposito. Allo
stesso tempo, spero sia anche l’occasione per intraprendere un
cammino con quei pochi Paesi che ancora non intrattengono relazioni
diplomatiche con la Santa Sede, alcuni dei quali - li ringrazio di
cuore - hanno voluto essere presenti alla Messa per l’inizio del
mio ministero, o hanno inviato messaggi come gesto di
vicinanza.
Come sapete, ci sono vari motivi per cui ho scelto
il mio nome pensando a Francesco di Assisi, una personalità che è
ben nota al di là dei confini dell’Italia e dell’Europa e anche
tra coloro che non professano la fede cattolica. Uno dei primi è
l’amore che Francesco aveva per i poveri. Quanti poveri ci sono
ancora nel mondo! E quanta sofferenza incontrano queste persone!
Sull’esempio di Francesco d’Assisi, la Chiesa ha sempre cercato
di avere cura, di custodire, in ogni angolo della Terra, chi soffre
per l’indigenza e penso che in molti dei vostri Paesi possiate
constatare la generosa opera di quei cristiani che si adoperano per
aiutare i malati, gli orfani, i senzatetto e tutti coloro che sono
emarginati, e che così lavorano per edificare società più umane e
più giuste.
Ma c’è anche un’altra povertà! È la
povertà spirituale dei nostri giorni, che riguarda gravemente anche
i Paesi considerati più ricchi. È quanto il mio Predecessore, il
caro e venerato Benedetto XVI, chiama la “dittatura del
relativismo”, che lascia ognuno come misura di se stesso e mette in
pericolo la convivenza tra gli uomini. E così giungo ad una seconda
ragione del mio nome. Francesco d’Assisi ci dice: lavorate per
edificare la pace! Ma non vi è vera pace senza verità! Non vi può
essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno
può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo
stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura
che accomuna ogni essere umano su questa terra.
Uno dei titoli
del Vescovo di Roma è Pontefice, cioè colui che costruisce ponti,
con Dio e tra gli uomini. Desidero proprio che il dialogo tra noi
aiuti a costruire ponti fra tutti gli uomini, così che ognuno possa
trovare nell’altro non un nemico, non un concorrente, ma un
fratello da accogliere ed abbracciare! Le mie stesse origini poi mi
spingono a lavorare per edificare ponti. Infatti, come sapete la mia
famiglia è di origini italiane; e così in me è sempre vivo questo
dialogo tra luoghi e culture fra loro distanti, tra un capo del mondo
e l’altro, oggi sempre più vicini, interdipendenti, bisognosi di
incontrarsi e di creare spazi reali di autentica fraternità.
In
quest’opera è fondamentale anche il ruolo della religione. Non si
possono, infatti, costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio.
Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con
Dio, ignorando gli altri. Per questo è importante intensificare il
dialogo fra le varie religioni, penso anzitutto a quello con l’Islam,
e ho molto apprezzato la presenza, durante la Messa d’inizio del
mio ministero, di tante Autorità civili e religiose del mondo
islamico. Ed è pure importante intensificare il confronto con i non
credenti, affinché non prevalgano mai le differenze che separano e
feriscono, ma, pur nella diversità, vinca il desiderio di costruire
legami veri di amicizia tra tutti i popoli.
Lottare contro la
povertà sia materiale, sia spirituale; edificare la pace e costruire
ponti. Sono come i punti di riferimento di un cammino al quale
desidero invitare a prendere parte ciascuno dei Paesi che
rappresentate. Un cammino difficile però, se non impariamo sempre
più ad amare questa nostra Terra. Anche in questo caso mi è di
aiuto pensare al nome di Francesco, che insegna un profondo rispetto
per tutto il creato, il custodire questo nostro ambiente, che troppo
spesso non usiamo per il bene, ma sfruttiamo avidamente a danno l’uno
dell’altro.
Cari Ambasciatori, Signore e Signori, grazie
ancora per tutto il lavoro che svolgete, insieme alla Segreteria di
Stato, per costruire la pace ed edificare ponti di amicizia e di
fraternità. Attraverso di voi, desidero rinnovare ai vostri Governi
il mio grazie per la loro partecipazione alle celebrazioni in
occasione della mia elezione, con l’auspicio di un fruttuoso lavoro
comune. Il Signore Onnipotente ricolmi dei suoi doni ciascuno di voi,
le vostre famiglie e i popoli che rappresentate. Grazie!
Papa
Francesco
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