martedì 6 settembre 2016

Omelia per la Festa di San Pelagio Patrono di Novi Grad

Da qualche anno il Nunzio Apostolico in Croazia trascorre alcuni giorni di Agosto in Istria, ospite di una pensione di Novi Grad nella Diocesi di Parenzo e Pola. Momenti di riposo e di riflessione spirituale che egli trascorre immerso nella vita comunitaria del luogo, insieme con amici e familiari e vivendo intensamente momenti significativi della tradizione ecclesiale locale.
Quest'anno egli è stato invitato dal Parroco di Novi Grad a celebrare la solennità del Santo Patrono Pelagio martire ed ha avuto occasione di rivolgere un messaggio omiletico ricco di di insegnamento e di esortazione per la testimonianza cristiana.

La presenza del Nunzio a Novi Grad e le sue parole sono state riportate dalla Radio Vaticana nella traduzione croata, commentate sul portale in rete dell'Arcidiocesi di Parenzo e Pola, e presentate con un commento anche da un intervista della Radio Cattolica che ha riguardato aggiornamenti della Santa Sede sulla questione della canonizzazione del Cardinale Stepinac e dei tenimenti monastici istriani di Dajla.
L'approfondimento della conoscenza e di momenti della celebrazione della Festa Patronale di Novi Grad è abbastanza agevole con la la lettura diretta della traduzione informatica dei contributi offerti dai portali in croato. In particolare il portale del'Arcidiocesi presenta anche una vasta galleria fotografica riguardante la celebrazione.



Di seguito presento il testo in italiano personalmente predisposto dall'Arcivescovo D'Errico per la sua omelia nella chiesa di Cittanova (Novi Grad).  


FESTA PATRONALE DI SAN PELAGIO
Omelia del Nunzio Apostolico
(Novigrad, 28 agosto 2016)      
  
          Sono molto grato al carissimo don Luka Pranjić per l'invito che mi ha rivolto a presiedere questa celebrazione Eucaristica nella Festa patronale di San Pelagio. L'ho accolto molto volentieri per i vincoli che mi legano a lui e a Cittanova. Sono ormai quattro anni che vengo qui di estate per qualche giorno, ospite del Vescovo Dražen Kutleša ad Emaus. Da Emaus ho potuto apprezzare non soltanto le bellezze naturali di queste terre, ma anche la cordialità e la laboriosità dei cittanovesi, la vostra storia, la vostra cultura, la vostra fede.

         Sono contento anche per il fatto che questa celebrazione in qualche modo si collega a quelle che fino a qualche anno fa erano qui presiedute da un illustre Rappresentante della Santa Sede, il Cardinale Leonardo  Sandri, che a quel tempo era non solo un'alta autorità vaticana (Sostituto della Segreteria di Stato), ma anche Vescovo titolare di Cittanova. Come allora invitavate il Sostituto della Segreteria di Stato, oggi avete invitato il Nunzio Apostolico, Rappresentante del Santo Padre e della Santa Sede in Croazia. Questo mi pare il segno di un elemento importante della vostra fede e della vostra devozione. E cioè, di una fede ben radicata nella fedeltà alla Sede Apostolica, e di cuore spero e prego che possiate sempre crescere in questa direzione, nonostante i venti contrari che qualche volta possano  venire.

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         Nei giorni scorsi ho cercato di sostare spesso in meditazione dinanzi all' esempio di vita cristiana che ci viene da San Pelagio, e con tutta semplicità vorrei condividere con voi qualche breve riflessione.

         Com'è noto, non sappiamo molto circa la sua vita e il suo martirio. Abbiamo soltanto alcuni elementi. Sappiamo che era figlio di Cittanova e visse nel terzo secolo dell'era cristiana, ai tempi dell'Imperatore Marco Aurelio Numeriano, in tempi difficili  di persecuzioni contro i cristiani. Rimase orfano molto presto e fu educato dal Parroco Uranio. Probabilmente fu Diacono, come si può dedurre da elementi iconografici costanti con cui diversi artisti lo hanno rappresentato lungo il corso dei secoli. Da buon Diacono, si dedicò alla cura dei poveri e dei bisognosi, aiutandoli nei modi più disparati. Specialmente si distinse per le visite che faceva ai cristiani che erano in carcere a motivo della loro fede, in quel tempo di persecuzioni, portando cibo materiale e spirituale, incoraggiandoli a perseverare nella fede. Era molto umile, ma anche molto coraggioso. Perciò nel 283 si rivolse al Rappresentante romano Evilasio, rimproverandolo per la sua crudeltà verso i cristiani. Non piacque questo gesto di coraggio. Fu egli stesso incarcerato e condannato a morte. Il suo martirio avvenne nello stesso anno 283 o secondo alcuni storici nel 284.

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         Cosa insegna a noi San Pelagio?

         1. Anzitutto, meditando sulla sua vita e sul suo martirio, mi sono ritornate alla mente le famose parole di Gesù: "Sarete  miei testimoni". San Pelagio ci ricorda che la fede cristiana non può essere limitata soltanto ad una sfera personale e privata di relazione con Dio, ma deve avere una dimensione pubblica. Come lui, dobbiamo con coraggio e perseveranza  essere "sale della terra e luce del mondo". Con umiltà, ma anche con fermezza dobbiamo affermare e vivere sempre, pure a livello pubblico, secondo i valori che abbiamo appreso dalla nostra fede. Questo mi sembra un insegnamento importante anche oggi, dinanzi alle sfide della secolarizzazione e della progressiva scristianizzazione della nostra società, con cui spesso dobbiamo confrontarci.

         2. In secondo luogo, direi che  l'esempio di San Pelagio mi pare stimolante specialmente in quest'Anno Giubilare della Misericordia che stiamo celebrando. Ricorderete che il Santo Padre Francesco sta articolando le sue catechesi intorno a tre punti fondamentali:
a) Tutta il rivelarsi e l'agire di Dio verso di noi è ispirato  a criteri di misericordia. "Il Suo nome è misericordia".
b) Gesù che muore sulla croce è la massima espressione dell'amore, della tenerezza e della misericordia  del Padre celeste verso l'umanità peccatrice.
c) Ma Gesù non soltanto pratica la misericordia, ma anche predica la misericordia e invita ad essere misericordiosi  come il Padre celeste: "Siate misericordiosi com'è  misericordioso il Padre vostro celeste".

          Questo San Pelagio lo capì molto bene. Le opere di misericordia furono un segno distintivo della sua vita di Diacono, testimone cristiano in tempi difficili. Perciò ci può essere di esempio nell'impegno di misericordia che stiamo vivendo in quest'anno giubilare.

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         Miei cari fratelli e sorelle,

         Fin dalla mia prima visita alla vostra Parrocchia quattro anni fa, sono stato colpito dalla statua di San Pelagio che avete messo in cima al campanile da più di cento anni. Con questo gesto mi pare che i vostri padri  nella fede hanno voluto dire anche pubblicamente non soltanto la fede dei cittanovesi verso il loro grande Patrono, ma anche il desiderio di prenderlo come guida e come esempio. L'augurio che formulo a voi con tanto affetto oggi è che l'esempio di San Pelagio possa sempre illuminare le vostre menti e riscaldare il vostro cuore, per una autentica vita di testimonianza cristiana, specialmente in quest' Anno Straordinario della Misericordia. Possa l'esempio di San Pelagio rendervi artefici di un presente e di un futuro di progresso civile e religioso, nel solco della vostra storia millenaria, fondata sui valori umani e cristiani, che San Pelagio testimoniò con tanta convinzione e tanto coraggio. Amen.


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