Il
breve commento apparso sul portale in rete di Radio Croata,
riguardante la trasmissione del Messaggio Natalizio Del Nunzio
Apostolico in Croazia, ha messo in risalto il suo rivolgersi agli
emigrati, ai lontani dalla patria, ai Croati di Bosnia-Erzegovina e
ai poveri in difficoltà nella vita sociale ed economica della
nazione. Ha evidenziato il suo riferirsi al magistero di Papa
Francesco sull'atteggiamento etico e di fede cristiana da assumere
nei confronti degli altri, ispirandosi all'accoglienza e alla carità
del Padre del cielo. Sono sicuramente giuste chiavi di lettura che
colgono nella prospettiva croata un messaggio semplice sul
significato molteplice del Natale a Zagabria, che peraltro va
recepito nella complessità delle sue dimensioni pastorali,
teologiche ed esortative. Diamo lettura del testo originale ed intero
del Messaggio Natalizio di S. E. l'Arcivescovo Alessandro D'Errico
trasmesso dalla Radio Croata il giorno della Vigilia di Natale.
Auguri
natalizi
del
Nunzio Apostolico
Arcivescovo
Alessandro D’Errico
trasmessi
alla Radio Croata
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Zagabria,
Santo Natale 2013
Cari
ascoltatori della Radio Croata, Sretan
Božić!
Come
Rappresentante del Santo Padre Francesco, sono lieto di poter porgere
a ciascuno di voi e alle vostre famiglie auguri di un felice,
cristiano e Santo Natale. Mi rivolgo a voi, cari amici che vivete in
Croazia, e a tutti voi, che - per vari motivi - siete lontani dalla
patria, in diverse parti del mondo. Un saluto particolare mi è caro
indirizzare agli amici croati che sono in Bosnia ed Erzegovina e in
Montenegro, ove ho avuto la gioia di servire la Chiesa per parecchi
anni.
**********
Come
forse saprete, questo è il secondo Natale che trascorro in Croazia.
Qui, come avviene un pò dappertutto nei Paesi a grande maggioranza
cattolica, direi che in questi giorni tutto parla di Natale: le
strade, i negozi, il presepe, l’albero di Natale, i canti! Questo è
bello. Questo senz’altro accresce il fascino di Natale. Ma insieme
a Voi, oggi vorrei soprattutto cercare di approfondire il senso
autenticamente cristiano del Natale, in maniera che possiamo
valorizzare ancora di più i tanti segni esteriori che ci parlano di
questa bella festa cristiana.
Un
elemento mi sembra importante rilevare, come punto di partenza. Cosa
celebriamo a Natale? La risposta è evidente. A Natale celebriamo il
grande mistero di Dio che viene incontro a noi, nella nostra
debolezza, e ci invia il Figlio, per liberarci dal peccato e
indicarci la strada da seguire. È un mistero grande, che vogliamo
contemplare dinanzi al presepe. Sono certo che questa contemplazione
potrà portare molti frutti: di consolazione, di speranza e di pace,
nella nostra vita personale, nelle nostre famiglie, in Croazia e
dappertutto dove viviamo la nostra testimonianza di vita cristiana.
Possiamo
poi aggiungere un secondo elemento, che ritengo altrettanto
importante. Come il Santo Padre Francesco ripete spesso, la
contemplazione del Padre Celeste che a Natale viene incontro a noi,
ci invita anche a realizzare nella nostra vita quotidiana un
movimento analogo, verso tutti i fratelli che incontriamo per le
strade del mondo. In altre parole, anche noi siamo chiamati a
comportarci con gli altri, come Dio si comporta con noi. Il Papa
insiste molto sulla necessità che noi cristiani, come il Padre
Celeste, dovremmo prendere l’iniziativa, uscire dai nostri piccoli
o grandi egoismi, essere capaci di farci poveri in spirito, andare
verso tutti, senza differenze, fino alle periferie del mondo, con
amicizia e rispetto, lieti di annunciare e testimoniare la gioia del
Vangelo, per la costruzione di una società migliore. In particolare,
dovremmo andare verso coloro che sono un pò lontani dalla fede, e
verso le fasce più povere della società, che di più avvertono il
bisogno di una parola di solidarietà e di speranza.
Consentitemi
di aggiungere una terza breve riflessione. Un po’ tutti ripetono
che Natale è tempo di pace. Per noi questo è profondamente vero,
perché, nella nostra visione cristiana, a Natale il “Principe
della Pace”
viene per noi e per tutti gli uomini di buona volontà! Perciò,
soprattutto a Natale siamo chiamati ad essere operatori di pace,
secondo la famosa beatitudine di Gesù “Beati
gli operatori di pace”.
E’ lui la nostra pace, e con Lui vogliamo annunciare con gioia la
Sua pace per tutti gli uomini, specialmente nei contesti più
difficili e delicati.
Personalmente
sono convinto che, se troveremo il tempo di “andare”
spiritualmente a Betlemme - nelle nostre chiese, nelle nostre case,
nella nostra vita - sarà Natale vero anche per noi, come lo fu per i
Magi e per i Pastori. Lì, a Betlemme, troveremo il Principe della
Pace, l’Emmanuele, Dio che viene a noi. Ma al tempo stesso,
troveremo una fonte inesauribile di energia e di grazia, che ci
spingerà a fare la nostra parte per la costruzione di una società
migliore.
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Cari
ascoltatori, questo è l’augurio natalizio che mi è caro formulare
oggi. Sia tempo di gioia, di pace e di amore, perché il Principe
della Pace viene incontro a noi. Ma sia anche tempo di rinnovato
impegno, di solidarietà, d’incontro, di dialogo, di attenzione
agli altri. Accogliamo l’invito del Santo Padre! Andiamo a
Betlemme! E da lì usciamo, andiamo fino alle periferie del mondo!
Sretan
Božić!
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