Nei giorni della prima
settimana di ottobre le principali agenzie cattoliche della Croazia e
della Bosnia ed Erzegovina, insieme con svariati portali e notiziari
in rete, hanno pubblicato e commentato le dichiarazioni del Nunzio
Apostolico in Croazia riguardanti la canonizzazione del beato Aloisio
Stepinac e la formazione di una Commissione mista proposta dal Santo
Padre.
Le
dichiarazioni di Mons. D'Errico sono riprese dall'intervista
dialogata rilasciata in precedenza alla Radio Cattolica Croata.
Presento il testo rivisto dallo stesso Nunzio.
ZAGABRIA, 18 settembre, 2015
Radio Croata
Cattolica – Messaggio del nunzio apostolico mons. Alessandro D'Errico
circa il beato Alojzije Stepinac
Grazie,
sig.ra Tanja, per l'opportunità che mi da di offrire qualche chiarimento su una
questione così importante, non soltanto per la canonizzazione del nostro
cardinale beato Alojzije Stepinac, ma anche perché mi pare che questa è una
questione molto delicata, per tutto quello che viene scritto e che sentiamo in
questi giorni.
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Mi consenta
anzitutto di inquadrare brevemente la questione, prima di parlare
specificamente della proposta del Santo Padre circa questo gruppo di esperti. E
cioè, mi consenta di richiamare gli avvenimenti che hanno portato a questa proposta.
Ricordo che eravamo parrecchi Vescovi il 10 febbraio dell’anno scorso (2014),
in occasione della festa del card. Stepinac, ospiti a cena del nostro
Arcivescovo Cardinale Bozanić. In quella circostanza qualcuno chiamò il Cardinale
al telefono. Dopo, il cardinale ritornò e disse: “Ho una bella notizia, mi hanno chiamato dal Collegio San Girolamo in
Roma. Lì c'era il Cardinale Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause
dei Santi, per la festa del Cardinale Stepinac. Il Cardinale ha annunciato che
il riconoscimento del miracolo che tutti aspettavamo è venuto, e dunque praticamente la
Congregazione per le Cause dei Santi ha terminato il grosso del suo lavoro. Ora
si tratta soltanto di portare a termine le procedure, ma praticamente la causa
si può dire terminata con un esito positivo circa la santità del Cardinale
Stepinac”. Questo fu motivo di grande gioia per noi, che eravamo ospiti del
Cardinale, perché sappiamo bene cosa significa il beato Stepinac per la Chiesa
Universale e per il popolo croato, per la sua sofferenza, il suo martirio, la
sua testimonianza di fedeltà alla Sede Apostolica.
Purtroppo
però nei giorni successivi ci furono tante reazioni da parte dei Serbi e della
Chiesa Ortodossa Serba. Ora io devo dire sinceramente che non ho letto la
lettera che il Patriarca Ireneo pare abbia mandato a Roma. I media
ripetono spesso, che quando c’è stata la visita del cardinale Mamberti a Belgrado
lo scorso anno (allora il card. Mamberti era il nostro ministro degli esteri),
il card. Mamberti fece visita non soltanto alle autorità politiche, ma anche
alle autorità religiose. Pare che in quella circostanza il patriarca Ireneo
consegnò al card. Mamberti una lettera indirizzata al Santo Padre, nella quale
sembra che il patriarca abbia domandato al Santo Padre di essere prudente su
questa questione, perché la Chiesa ortodossa serba considera il card. Stepinac come
una figura controversa, per il ruolo che egli avrebbe avuto al tempo dello
Stato indipendente croato, perché lui era arcivescovo di Zagabria e non avrebbe
fatto abbastanza per difendere le minoranze serbe e le minoranze rom contro la
politica razziale dello Stato indipendente croato. Questo è quello che, più o
meno, ripetono i media. Ripeto, io
non ho letto la lettera del patriarca Ireneo.
Sta di
fatto che il Santo Padre, con la sua sensibilità ecumenica, a un certo punto ha
preso personalmente - e questo io ci tengo a sottolineare, e me l'ha ripetuto
il card. Parolin, Segretario di stato, l'altro giorno, quando abbiamo di nuovo
parlato di questa questione - la decisione di fare una proposta sia alla Chiesa
Ortodossa Serba, sia alla Conferenza
Episcopale Croata: e cioè, di creare un gruppo di esperti misto,
ortodosso e cattolico, per rileggere i documenti che sono stati studiati dalla
Congregazione per le cause dei santi circa il ruolo del Stepinac all'epoca
dello Stato indipendente croato.
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So bene che
questa proposta ha provocato tanta sorpresa in Croazia, ma personalmente non sono stato sorpreso, perché
conosco bene il Santo Padre. A mio parere, questa è una proposta che dovrebbe
essere inquadrata a partire dalle linee direttrici di questo pontificato e in
particolare dall'Evangelii gaudium e
dall'insistenza con cui Papa Francesco quasi ogni giorno parla delle necessità di
un cambiamento di mentalità. È cioè di
una Chiesa che si apra, con serenità e fiducia, all'azione dello Spirito Santo,
e che privilegi una cultura del dialogo e dell'incontro. Questo mi sembra
particolarmente importante.
Quello che
vorrei suggerire a Lei, signora Tanja, e a tutti quelli che hanno scritto e
scrivono su questo argomento, e a quelli che restano perplessi dinanzi a questa
proposta del Santo Padre, è che bisognerebbe rileggere l' Evangelii gaudium e allora tutto sarà chiaro. Li troviamo quale
tipo di Chiesa il Santo Padre propone, quali sono le direttive principali che
il Papa propone in questa Esortazione Apostolica. È la prospettiva di una
chiesa che non si chiude, che non va avanti da sola, che non procede per la sua
strada, che non dice ‘questa e una questione
mia e voi non c'entrate". Propone bensì un tipo di Chiesa che parte
dal mandato di Gesù, dalle ultime parole di Gesù, pronunciate prima che egli
ritornasse al cielo, “Andate, andate,
annunciate la Buona Nuova a tutti i popoli“. Il Papa ripete quasi ogni
giorno la necessità - la prima necessità pastorale per i nostri tempi e per il
cammino di Nuova Evangelizzazione - di vivere nella vita di ogni giorno questo mandato
di Gesù, e realizzare un cammino di Chiesa che esce, che va, che privilegia una
cultura dell'incontro e del dialogo verso tutti, e in particolare verso le
periferie. Ovviamente, quando parliamo di periferie, parliamo sia delle
periferie materiali (i poveri), sia delle periferie spirituali (i lontani).
Il Santo
Padre lo ha ripetuto di nuovo qualche giorno fa ai nuovi vescovi. La
preoccupazione della Chiesa deve essere non soltanto per quelli che vengono da
noi, ma deve essere preoccupazione anche per quelli che venivano e non vengono
più, e deve essere preoccupazione anche per quelli che non sono mai venuti. È
cioè, realizzare nella vita di ogni giorno il testamento che Gesù ha lasciato
prima di ritornare in cielo: di andare, prendere l'iniziativa, essere una
Chiesa che esce e dialoga.
Ovviamente in questo movimento di Chiesa verso
le periferie, l'ecumenismo ha un ruolo particolare, perché è vero che tanti
nostri fratelli sono separati, ma dobbiamo andare anche da loro, e specialmente
da loro, in particolare quando poi si tratta di cristiani ortodossi, con i
quali condividiamo la stessa fede e la stesa liturgia, anche se ci sono differenze che sono venute nel corso dei
secoli, per le tante zone di ombra che abbiamo dovuto registrare nella storia
tra le due Chiese.
Allora
ripeto: se si inquadra questa proposta del Papa nell’ insieme dell’ Evangelii gaudium, nell’insieme della richiesta
trasformazione di mentalità - in termini pastorali, in termini di servizio, in
termini di dialogo, in termini di incontro -, allora anche questa proposta che
lui sta facendo riguardo alla
commissione di esperti a livello ortodosso e cattolico sulla questione del Cardinale
Stepinac, risulterà una logica e naturale conseguenza. A mio parere, chi legge
bene l’Evangelii gaudium, o chi
ascolta regolarmente quello che il Papa propone ogni giorno, credo che non avrà
assolutamente niente di che meravigliarsi circa questa proposta. Egli non sta
facendo niente contro i Croati, ma sta
semplicemente tirando le conclusioni della visione ecclesiologica che propone fin dal
primo giorno di Pontificato.
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Ciò posto,
vorrei, sulla base di quello che leggo e sulla base di quello che ascolto, dirvi qualcosa di più concreto su questa
proposta del Santo Padre.
1. Prima cosa, come menzionavo la commissione non è stata
ancora formata. Siamo ancora a livello di proposta accettata in termini
generali, di una proposta che è stata fatta personalmente dal Papa al Patriarca Ireneo e che il Cardinale
Parolin a nome del Santo Padre ha fatto alla Conferenza Episcopale Croata.
Sembra che essa avrà sei membri, tre da parte ortodossa e tre da parte
cattolica, ai quali sei membri si aggiungeranno - su richiesta dalla parte
ortodossa - altri due membri indipendenti. Di questa richiesta, il Cardinale
Parolin ha parlato già con i membri del Consiglio Permanente della Conferenza
Episcopale Croata, che l'hanno accolta
favorevolmente, perché i membri indipendenti possono dare una maggiore
oggettività al lavoro della commissione.
2. Secondo, non è stato ancora stabilito chi sarà il presidente
di questa commissione. Lo stanno cercando, perché è una cosa molto delicata; ma
in ogni caso, il cardinale Parolin diceva che per il lavoro della Commissione
ci sarà il patrocinio della Santa Sede, attraverso un dicastero della Curia Romana.
Stanno valutando bene quale può essere il Dicastero che possa prendere il
patrocinio di questo delicato lavoro.
3. Terzo, evidentemente, se non è stata formata la
commissione, non si può ancora parlare di un’agenda concreta di lavoro, e
neppure è stato stabilito concretamente quanto tempo richiederà il lavoro di
questa commissione. Il Cardinale Parolin diceva che tutto questo sarà discusso
alla prima riunione, che si farà a Roma, quando la commissione sarà formata.
Alla prima riunione si stabilirà l’agenda, che cosa si vuole chiarire con il
lavoro di questa commissione, e soprattutto si fisserrano bene i tempi di
lavoro, perché qualcuno ha detto che c’è il rischio che poi non si finisce più,
che non si finisce mai questo lavoro.
4. Un’ultima osservazione. Mi dispiace quando leggo che
il Papa vorrebbe che il Cardinale Stepinac sia di nuovo giudicato da Belgrado.
Non è cosi. Credo di conoscere bene il Papa. Lui ha un’enorme considerazione
del popolo croato, della Croazia e della santità di Stepinac. Quando la presidente
Kolinda Grabar Kitarović è stata dal Papa, ha parlato anche di questo. Il Papa
le ha detto - e lei l'ha ripettuto ai giornalisti - che per lui è fuori
discussione che il cardinale Stepinac sia santo, perché il lavoro che doveva
essere fatto dalla Congregazione per le cause dei santi sostanzialmente è terminato. Qui non ci sono dubbi. Il dubbio era soltanto
se vogliamo procedere subito, andando avanti per la nostra strada, chiudendo
l’orecchio a ciò che ci viene detto dalla Chiesa Ortodossa Serba, o se invece vogliamo fare un
gesto di carità ecumenica. Il Papa ha deciso per un gesto di carità ecumenica, che
non significa discutere di nuovo la santità di Stepinac. Questo è stato già fatto
ed è fuori discussione. Si tratta soltanto di rileggere il lavoro che la Congregazione
ha fatto per i documenti storici e di presentarlo con serenità. Quindi non si
tratta di un riesame della santità di Stepinac. Si tratta di rileggere i
documenti e di mostrare il lavoro che è stato fatto, con serenità e fiducia
ecumenica, e soprattutto con tanta fede nello Spirito Santo che anima il
cammino della Chiesa. Con la speranza, dice il Papa, che questo possa servire
anche a far apprezzare ancor di più la figura e la santità del cardinale
Stepinac, e possa pure servire ad un
miglioramento delle relazioni tra le due
chiese (la Chiesa ortodossa serba e la Chiesa Cattolica croata) e finalmente
possa servire al processo di piena riconciliazione tra i due popoli, che a noi
sembra assolutamente necessario in questo momento di grandi difficoltà
economiche e di grandi problemi sociali. Come la questione dei profughi che
arrivano dal Medio oriente sta dimostrando, è necessario che ci sia un approccio
comune, una politica comune, una strategia comune tra la Croazia e i Paesi vicini per far fronte a questa e ad
altre emergenze.
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Questa è la
nostra speranza, questo il nostro augurio. Sono certo che - a parte le
comprensibili emozioni, che possono essere venute in un primo tempo, quando si
e parlato di questa proposta del Santo Padre - la Chiesa di Dio che è in
Croazia saprà anche in questa circostanza dare un ulteriore segno di fedeltà e
di devozione alla Sede Apostolica e al nostro amatissimo papa Francesco.
Testo e commento su: Laudato IKA KTA Vecernji list