sabato 25 luglio 2015

Servizio e non mondanità nel messaggio omiletico della festa di San Giacomo

Il portale della Cattedrale di San Giacomo, patrono della Diocesi di Sebenico in Dalmazia, reca l'annuncio della celebrazione principale delle 20 in onore dell'Apostolo che viene presieduta dall'Arcivescovo Alessandro D'Errico. Nello spirito del pellegrino di San Giacomo il Nunzio Apostolico in Croazia realizza un viaggio in auto da Zagabria di oltre trecento chilometri per rispondere all'invito del Vescovo e dell'Ecclesia della storica città della costa dalmata. Sicuramente l'evento riceverà attenzione e commenti da parte dei media locali e dalle agenzie cattoliche che seguono le attività del Nunzio.
La festa dell'Apostolo Giacomo, che capita di Sabato, ha il suo svolgimento liturgico proprio e in Croazia non si sovrappone alla liturgia della XVII Domenica del tempo ordinario. Nella Santa Messa vespertina del Sabato in Italia avrebbe prevalso la liturgia domenicale. Propongo subito la lettura dell'omelia direttamente predisposta in Italiano dall'Arcivescovo Mons. Alessandro D'Errico, per recepire l'importante insegnamento che proviene dal suo magistero. 

 Festa di San Giacomo Apostolo
Patrono della Cattedrale di Šibenik
(Šibenik,  25 luglio 2015)

Rendo grazie alla Provvidenza di Dio per la gioia che mi dà oggi di celebrare con voi la Festa di San Giacomo. E' un giorno importante per la Chiesa di Dio che è in Šibenik, che ha scelto san Giacomo come il titolare della Cattedrale. Perciò ho accolto volentieri l'invito del vostro Vescovo, Mons. Ante Ivas. Insieme con lui, in questa Santa Messa affido a san Giacomo i progetti, i programmi e le speranze della Diocesi, e prego che la sua intercessione ottenga per ciascuno di voi abbondanza di benedizioni e di grazie. 
Sono grato a Mons. Ivas non solo per l'invito a presiedere  questa Eucaristia, ma anche per le parole di benvenuto che mi rivolto e per la fraterna cordialità con cui mi ha accolto. Saluto fraternamente i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, gli operatori di pastorale, ed in particolare il Parroco di questa storica chiesa cattedrale, don Krešimir Mateša. A tutti sono onorato di portare una speciale benedizione del Santo Padre Francesco, che sarò felice di impartire al termine di questa Santa Messa.
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Miei cari fratelli e sorelle, per la nostra meditazione, vorrei contemplare insieme a voi due scene dal Vangelo che la liturgia di oggi propone al nostro sguardo di fede. 
1. In primo luogo, c'è la scena di una madre con i suoi figli. Possiamo facilmente immaginare che Gesù doveva prestarsi ad innumerevoli richieste e suppliche di ogni genere, di persone che credevano fermamente che Egli poteva esaudire le loro preghiere. Nel Vangelo odierno, si tratta di una donna che viene a fargli una richiesta abbastanza singolare. Ma, occorre notare subito che non si tratta di una donna sconosciuta. E' la madre di due apostoli, ai quali tra i primi si è rivolta la chiamata di Gesù – Giacomo. di cui celebriamo la festa oggi, e Giovanni, il discepolo prediletto. Perciò, non ci meravigliamo che la madre senza timore sottoponga al Maestro la sua richiesta: "Di’ che questi due miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel Tuo regno". Come tutte le mamme, ella nutre grandi ambizioni per i figli. Quale mamma non vuole che il figlio non divenga una persona importante? E per lei non basta desiderarlo. Ella vuole giocare un ruolo determinante nel destino dei figli, anche nella linea di tante sante donne di cui parlano le Sacre Scritture. Ma è evidente che - pur con le migliori intenzioni - ella domanda per Giacomo e Giovanni qualcosa che non corrisponde all'insegnamento ed all'esempio del Maestro. 
2. Ed ecco allora la seconda scena. Gli altri apostoli restano sdegnati, come lo saremmo anche noi. E così, Gesù prende la parola e propone un insegnamento, che si dirige non solo ai discepoli di allora, ma ai cristiani di ogni tempo. Perciò insieme con voi, vorrei soffermarmi brevemente sulla seconda parte della Sua risposta, che offre preziose indicazioni per il nostro impegno di testimonianza cristiana, nel cammino di nuova evangelizzazione che caratterizza questo periodo intenso di attività e di riflessioni della Chiesa in Croazia.
  Che cosa dice Gesù? 
a) In primo luogo, Egli mostra di conoscere bene i criteri mondani che ispirano tante persone nelle loro attività e nelle loro aspirazioni all'interno delle società civili. Sono criteri di potere, di interesse personale, di vanagloria, che possono spingersi fino a calpestare la dignità degli altri. "Voi sapete che i governanti della nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono". È ciò che purtroppo dobbiamo sperimentare anche noi tante volte nella vita sociale di ogni giorno, con tanta amarezza specialmente quando costatiamo che i criteri di potere e d'interesse vengono preposti senza scrupolo a quelli del bene comune e delle comunità, nonostante le sfide gravi che oggi le nostre società - un po' dappertutto nel mondo - si trovano ad affrontare. 
b) Contro questi criteri mondani, Gesù fa risuonare la voce autorevole del Suo monito e del suo insegnamento: "Tra voi non sarà così". E' una parola tagliente, che giunge fino a noi con una proposta concreta di vita. La comunità cristiana che Gesù auspica non può essere ispirata ai criteri del mondo, ma da ben altri criteri, che sono proprio l'opposto di quelli. Gesù dice qui e tante volte nel Vangelo che nelle comunità cristiane (o di ispirazione cristiana) bisogna cercare non il potere ed il proprio tornaconto, ma il bene degli altri. Bisogna guardare agli altri come persone, nella loro dignità di figli di Dio. Bisogna rispettare gli altri e volere il bene dell'altro, allo stesso modo come si comporta con noi il Padre celeste, che è Amore. E cioè, bisogna comportarsi con gli altri con criteri di amore e di servizio, e non di potere, di dominio e di sfruttamento. Perciò Egli dice qui: "Chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servo; chi vuol essere primo tra voi, sarà vostro schiavo". 
c) Il Maestro si rende conto del capovolgimento radicale di prospettiva che sta proponendo, e delle difficoltà che spesso si frappongono per la realizzazione di questo tipo di comunità che Egli desidera. Perciò, Egli dice ancora qualcosa, proponendo un modello concreto, che al tempo stesso è anche la motivazione di fondo del comportamento che sta chiedendo: "Come il Figlio dell'uomo, che è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la Sua vita in riscatto per molti". 
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E allora dobbiamo domandarci: In cosa consiste questo modello? Come Gesù ha vissuto questi criteri di amore e di servizio? Come possiamo presentare a noi stessi ed agli altri il modello che Egli ci propone? 
Ebbene, basandoci sull'insegnamento di Papa Francesco, direi che possiamo trovare nel modello di Gesù alcuni punti specifici, molto utili e attuali per le esigenze delle nostre comunità. In breve: 
a) il Suo è un servizio disinteressato e perciò aperto a tutti; e cioè è senza pregiudizi, senza preconcetti, senza astio per eventuali torti subiti;
  b) è un servizio dinamico: nel senso che non si accontenta di accogliere quanti vanno da Lui, ma si spinge fino a prendere l'iniziativa e ad andare incontro agli altri ... anche ai nemici, anche ai lontani, alle pecore smarrite, e in particolare ai poveri (in senso materiale e in senso spirituale);
  c) è un servizio pieno di gioia, nella certezza che questo è il progetto di Dio sull'uomo e sul mondo, e solo con amore operoso e disinteressato e con un servizio senza barriere e senza limiti può circolare in noi la stessa vita di Dio che è Amore. 
Questo modello di Gesù mi sembra di grande attualità per noi e per le nostre comunità, anche in Croazia. Anche a noi Gesù oggi ripete: "Tra voi non sarà così...". E chiede di far vivere di più e meglio nella nostra vita personale e nelle nostre comunità il Suo modello di servizio gioioso e di amore disinteressato. Sopratutto, anche a noi Gesù domanda di far vivere il Suo modello non solo dentro la Chiesa, ma anche nelle relazioni che abbiamo con coloro che non si riconoscono cristiani, e specialmente nella sollecitudine che dobbiamo avere per le fasce più povere della società. In altre parole, Gesù chiede di avere la stessa apertura, senza pregiudizi e senza paure; lo stesso dinamismo, con iniziative che ci spingano a fare umilmente il primo passo; la stessa gioia, come segno caratteristico della Buona Novella del Vangelo, che abbiamo il dovere di annunciare e testimoniare. 
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Come sapete, su queste direttrici di base si muovono l'insegnamento e le attività del nostro amatissimo Papa Francesco, che incessantemente mette in guardia contro il rischio sempre ricorrente della mondanità spirituale, che può albergare anche tra persone pie e nelle comunità cristiane, e insiste sulla necessità di aprire i nostri orizzonti a quelli dello Spirito di Dio, che ci libera dalle chiusure del nostro egoismo. Perciò, a conclusione di questa meditazione vorrei proporre alcune riflessioni di Papa Francesco, tratte dall' Evangelii Gaudium, dal capitolo sulla mondanità spirituale, che mi sembrano il miglior commento alla pagina di Vangelo che abbiamo ascoltato. 
"La mondanità spirituale che si nasconde dietro apparenze di religiosità.... consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana e il benessere personale ... Si tratta di un modo sottile di cercare i propri interessi e non quelli di Gesù Cristo (Fil. 2,21). Assume molte forme, a secondo del tipo di persona e della condizione nella quale si insinua... (93).
"In tutti i casi, è priva del sigillo di Cristo incarnato, crocifisso e risuscitato... Non va realmente in cerca dei lontani,  né delle immense moltitudini assetate di Cristo. Non c'è fervore evangelico, ma il godimento spurio di un autocompiacimento egocentrico...(95) 
Chi è caduto in questa mondanità, guarda dall'alto e da lontano, .... rifiuta la profezia dei fratelli, squalifica chi gli pone domande, fa risaltare continuamente gli errori degli altri ed è ossessionato dall'apparenza. Ha ripiegato il riferimento del cuore all'orizzonte chiuso della sua immanenza e dei suoi interessi... E' una tremenda corruzione, con apparenza di bene. Bisogna evitarla, mettendo la Chiesa in movimento di uscita da sé, in movimento di missione centrata in Gesù Cristo, di impegno verso i poveri. Dio ci liberi da una Chiesa mondana sotto drappeggi spirituali o pastorali! Questa mondanità asfissiante si sana assaporando l'aria pura dello Spirito Santo, che ci libera dal rimanere centrati in noi stessi, nascosti in una apparenza religiosa vuota di Dio. Non lasciamoci rubare... il Vangelo! (97)".
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Miei cari fratelli e sorelle, so bene che queste indicazioni spirituali e pastorali del Santo Padre sono oggetto di attenta considerazione nella Diocesi di Šibenik e nella Chiesa di Dio che è in Croazia. Come Rappresentante Pontificio, non posso che rallegrarmene con voi. Perciò con San Giacomo elevo a Dio, eterno Signore della vita e della storia, il mio cantico di lode e di ringraziamento. Al tempo stesso, a lui che è stato tra i primi a versare il sangue per Gesù, in spirito di amore e di servizio, affido la mia preghiera, affinché ci faccia ancora più docili all'azione dello Spirito, per continuare - secondo il modello di Gesù - ad andare con gioia, con semplicità e con fiducia verso tutti, per le vie del mondo. Amen.


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